Giuseppe Silicani

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Giuseppe Silicani
NascitaCarrara, 29 settembre 1881
MorteDosso Faiti, 26 ottobre 1917
Cause della morteCaduto in combattimento
Luogo di sepolturaSacrario di Redipuglia
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Regno d'Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
Anni di servizio1916-1917
GradoCaporale
GuerrePrima guerra mondiale
BattaglieDecima battaglia dell'Isonzo
battaglia di Caporetto
Comandante diII Battaglione, 69º Reggimento fanteria "Ancona"
Decorazionivedi qui
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
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Giuseppe Silicani (Carrara, 29 settembre 1881Dosso Faiti, 26 ottobre 1917) è stato un militare italiano, decorato di medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della prima guerra mondiale[2].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Carrara il 29 settembre 1881, figlio di Eugenio e Antonietta Danesi.[1] Nel 1901, dopo aver sostenuto la visita militare, fu dichiarato abile e inserito nella terza categoria venendo posto in congedo illimitato, lavorando come lizzatore nella locale industria del marmo e poi emigrò in Sud America.[3] Dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 24 maggio 1915, il 7 febbraio 1916 fu chiamato a prestare servizio attivo nel Regio Esercito, e non essendosi presentato il 12 febbraio fu dichiarato temporaneamente disertore.[3] Appena ricevuta la notizia della chiamata alle armi lasciò il Sud America e ritornò in Italia nel mese di novembre presentandosi al suo Distretto Militare il giorno 15 dello stesso mese, dove sul suo foglio matricolare venne aggiunta la nota Presentatosi con giustificato ritardo.[3] Assegnato alla Milizia Volontaria chiese immediatamente di essere trasferito ai reparti combattenti del Regio Esercito, cosa considerata eccezionale a quel tempo.[3] Fu destinato al deposito di Firenze dell'64º Reggimento fanteria della Brigata Venezia per ricevere l’addestramento di base.[3] Promosso caporale nel febbraio 1917 fu trasferito alla 1ª Compagnia del 69º Reggimento fanteria della Brigata Ancona che poi raggiunse in zona di operazioni sul Pasubio.[1] Nel corso della decima battaglia dell'Isonzo la Brigata fu trasferita sul fronte del Carso partecipando agli infruttuosi attacchi contro la linea di Flondar,[N 1] a ridosso della risorgiva del Timavo.[4]

Dopo un breve periodo di riposto a Gradisca fu assegnato al plotone arditi del battaglione ritornando in linea nel settore trincerato di Dosso Faiti, sul Carso.[4] Il 24 ottobre 1917 iniziò la battaglia di Caporetto e il suo reparto sostenne il pesante attacco delle truppe austro-tedesche.[1] Nel posto avanzato dove era stato assegnato come osservatore per le armi pesanti del reggimento,[5] sottoposto a violento e incessante tiro d'artiglieria, che uccise e ferì molti difensori rese importanti servizi di osservazione e di informazione al comando di battaglione.[1][4] Cadde colpito a morte da una scheggia di granata all'addome mentre ritto in piedi sulla trincea combatteva per respingere, con pochi compagni, l'attacco nemico.[1] Sepolto inizialmente in un cimitero provvisorio a Dosso Faiti, nel dopoguerra la salma fu traslata nel Sacrario di Redipuglia.[4] Con Decreto Luogotenenziale del 25 maggio 1919 fu insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[5]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Volontario di guerra, già distintosi per fulgido valore in numerosi fatti d’arme, col reparto arditi del battaglione, durante quattro giorni di azione, offertosi per comandare un posto avanzato, importantissimo punto dì osservazione violentemente battuto dall’artiglieria nemica, rese preziosissimo servizio di informazioni, rimanendovi saldo anche dopo avere avuto il riparo completamente sconvolto dai tiri avversari. Mortalmente ferito, con l’addome squarciato da una scheggia di granata, si interessava ancora del buon andamento del servizio, incitando ed incuorando i compagni. Agonizzante, chiedeva di essere informato sull’andamento dell’azione, rallegrandosi nell’apprendere che l’attacco nemico era stato respinto e spirava dichiarandosi felice di dare la vita per la Patria e per il Re. Dosso Faiti, 23 - 26 ottobre 1917 .[6]»
— Decreto Luogotenenziale 25 maggio 1919.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La Brigata in questi attacchi perse circa 3.000 uomini dei quali 92 ufficiali (uno dei quali era il sottotenente Ezio Babboni, di Carrara decorato con medaglia d'argento al valor militare).

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gaetano Carolei, Guido Greganti e Giuseppe Modica, Le Medaglie d'oro al Valor Militare 1917, Roma, Tipografia regionale, 1968, p. 172.
  • Massimo Coltrinari e Giancarlo Ramaccia, 1917. L'anno terribile: Dalla Bainsizza alla sorpresa strategica di Caporetto, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2018.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]