Giuseppe Rosso

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Giuseppe Rosso
NascitaRoma, 1907
MorteMaghec, 13 settembre 1941
Cause della morteCaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaCavalleria
CorpoRegio corpo truppe coloniali della Cirenaica
Regio corpo truppe coloniali d'Eritrea
Anni di servizio1925-1941
GradoCapitano in s.p.e.
GuerreGuerra di Spagna
Seconda guerra mondiale
Comandante di1º Squadrone
XIV Gruppo squadroni cavalleria delle Truppe Amara
Decorazionivedi qui
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
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Giuseppe Rosso (Roma, 1907Maghec, 13 settembre 1941) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale[2].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Roma nel 1907, figlio di Francesco e Anna Carle[N 1][2][3] Iscrittosi alla facoltà di legge nell'università di Roma, nel 1925 si arruolò volontario nel Regio Esercito in qualità di allievo ufficiale di complemento dell'arma di cavalleria e nell'anno successivo, conseguita la promozione a sottotenente, fu destinato a prestare servizio nel Reggimento "Piemonte Reale Cavalleria" (2º).[1] Posto in congedo nel settembre 1926, due mesi dopo entrava, come allievo, nella Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena uscendone nel luglio 1929 con il grado di tenente in servizio permanente effettivo, assegnato al Reggimento "Nizza Cavalleria" (1º) di stanza a Torino.[1] Sempre a Torino fu poi comandante dello squadrone palafrenieri prima presso la Scuola di guerra e dal 1935, operò presso la Scuola di applicazione di cavalleria a Pinerolo.[1] Promosso capitano nel luglio 1937, nell’ottobre dello stesso anno partì volontario per combattere nella guerra di Spagna dove prese parte alle azioni di Tortosa, Sagunto e Madrid.[1] Ritornato in Patria nel maggio 1939, due mesi dopo, sempre come volontario, partì per l'Africa Orientale Italiana dove assunse il comando del 1º Squadrone del XIV Gruppo squadroni cavalleria delle Truppe Amara, allora al comando del colonnello Giulio De Sivo.[3] Dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 10 giugno 1940, si distinse in combattimento venendo insignito di una medaglia di bronzo al valor militare.[1] Citato due volte sul Bollettino di guerra del Comando Supremo,[3] cadde in combattimento a Maghecc il 13 settembre 1941, durante una carica contro le truppe etiopi di Ras Cassa Darghiè,[3] venendo insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di squadrone di cavalleria coloniale, di provata capacità e ardimento, impegnava ripetutamente il reparto contro formazioni nemiche più numerose, caricandole e ponendole in fuga con sicura perizia. In tre cariche guidava i suoi cavalieri alla vittoria, contribuendo all’azione del gruppo di squadroni che, da solo, contro un migliaio di nemici, coglieva un importante successo. Successivamente, in dura, gloriosa giornata di combattimento, individuati forti nuclei nemici, oltre un grosso torrente, forzava il guado sotto intenso fuoco, li caricava due volte travolgendoli e mettendoli in rotta. Penetrato profondamente nello schieramento nemico e non pago di aver assolto la sua missione, tornava per altre quattro volte alla carica di formazioni che giungevano da ogni lato, incurante del numero e del rischio. Affrontava sempre primo la reazione avversaria, combattendo a cavallo ed appiedato con indomito ardore. Colpito ad un braccio e successivamente al petto, trovava ancora la forza per incitare i dipendenti alla lotta e moriva in un’aureola di purissima gloria. Barghim, 24-25 agosto - Maghec (A.O.I.), 13 settembre 1941 .[4]»
— Regio Decreto 4 agosto 1942.
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di squadrone di cavalleria coloniale di provato ardimento, dava successive prove di valore personale in numerosi combattimenti. Animoso e temerario, intravista una situazione favorevole al raggiungimento dell'obiettivo, malgrado il limitato compito ricevuto, si slanciava all'attacco caricando per vari chilometri il nemico superiore di numero ed agguerrito. Con lancio di varie bombe a mano da cavallo e con azione travolgente lo disorientava, gli produceva perdite e lo cacciava in fondo in fondo a un burrone. Esempio luminoso di qualità guerriere di un cavaliere. Dabat, 13-13 aprile - Amba Gheorghis, 24 aprile - Gegeb, 2 aprile 1941
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Capitano addetto al comando di un reggimento, durante il combattimento per raggiungere il Rio Matarrana, affrontava serenamente pericoli e insidie del terreno particolarmente favorevole alle imboscate, per assolvere incarichi di capo pattuglia allo scopo di precisare ubicazione e consistenza nemica, dimostrandosi ufficiale valoroso e audace, pronto e deciso in ogni momento alla battaglia. Foyas-Ponte di Casos sul Rio Matarrana, 30 marzo 1938

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Figlia del Senatore del Regno d'Italia Giuseppe Carle.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f Combattenti Liberazione.
  2. ^ a b c Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare 1965, p. 720.
  3. ^ a b c d Chiusa antica.
  4. ^ Rosso, Giuseppe Medaglia d'oro al valor militare, su quirinale.it, Quirinale. URL consultato l'11 luglio 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Angelo Del Boca, Gli italiani in Africa orientale. Vol. 2: La conquista dell'Impero, Milano, A. Mondadori Editore, 1992.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, Le medaglie d'oro al valor militare Volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 270.
  • Ufficio Propaganda del Ministero della Guerra, Gondar, epopea dell'Impero, Roma, Edizioni Marte, 1942.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]