Giorgio Moccheggiani

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Giorgio Moccheggiani
NascitaSedico, 23 aprile 1917
MorteCielo della Marmarica, 14 dicembre 1940
Cause della morteCaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Aeronautica
Specialitàbombardamento
Reparto60ª Squadriglia
33º Gruppo Autonomo Bombardamento Terrestre
Anni di servizio1937 - 1940
Gradosottotenente a.a.r.n. in s.p.e.
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna del Nordafrica
BattaglieOperazione Compass
Decorazionivedi qui
dati tratti da Medaglie d'Oro al Valor Militare[1]
voci di militari presenti su Wikipedia

Giorgio Moccheggiani (Sedico, 23 aprile 1917Cielo della Marmarica, 14 dicembre 1940) è stato un militare e aviatore italiano, decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Sedico il 23 aprile 1917.[1] Dopo aver conseguito il diploma di geometra presso l'Istituto tecnico "Pier Crescenzi" di Bologna, il 1º dicembre 1937 fu ammesso a frequentare la Regia Accademia Aeronautica di Caserta, Corso Sparviero.[2] Conseguì il brevetto di pilota militare il 6 maggio 1940 e dopo pochi giorni fu promosso sottotenente in servizio permanente effettivo.[2] Dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 10 giugno dello stesso anno, fu assegnato alla 60ª Squadriglia Bombardamento Terrestre Veloce del 33º Gruppo Autonomo B.T. di stanza in Africa Settentrionale Italiana[2] equipaggiata con i bombardieri Savoia-Marchetti S.79 Sparviero.[1] Cadde in combattimento nel corso dell'operazione Compass il 14 dicembre 1940, e per il coraggio dimostrato nell'ultima missione fu decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria, massima onorificenza italiana.[1][2]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Giovane ufficiale pilota di apparecchio da bombardamento, chiedeva ed otteneva di partecipare a numerosi voli di guerra diurni e notturni, dando chiara prova di perizia e di sprezzo del pericolo. Durante un’azione di bombardamento su divisioni corazzate inglesi, benché ferito e con il velivolo in fiamme, in seguito ad attacco della caccia nemica, con suprema energia e grande spirito di sacrificio riusciva ad aprire la cabina di pilotaggio e con disperata volontà si adoperava perché il primo pilota venisse salvato col paracadute, conscio che il suo atto di superba generosità precludeva a se stesso ogni possibilità di salvezza. Investito dalle fiamme faceva olocausto della sua fiorente giovinezza alla Patria. Cielo della Marmarica, 18 ottobre-14 dicembre 1940.[3]
— Regio Decreto 24 ottobre 1941.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Aeronautica 1969, p. 221.
  2. ^ a b c d Combattenti Liberazione.
  3. ^ [1] Quirinale - scheda - visto 23 dicembre 2020
  4. ^ Bollettino Ufficiale 1941, dispensa 45ª, pag.2978 e disp.52, pag.2551.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Chris Dunning, Combat Units od the Regia Aeronautica. Italia Air Force 1940-1943, Oxford, Oxford University Press, 1988, ISBN 1-871187-01-X.
  • Chris Dunning, Solo coraggio! La storia completa della Regia Aeronautica dal 1940 al 1943, Parma, Delta Editrice, 2000.
  • I Reparti dell'Aeronautica Militare Italiana, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1977.
  • Medaglie d'Oro al Valor Militare, Roma, Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Aeronautica, 1969.
  • (EN) Marco Mattioli, Savoia-Marchetti S.79 Sparviero Bomber Units, Botley, Osprey Publishing Company, 2018.
  • Gianni Rocca, I disperati - La tragedia dell'aeronautica italiana nella seconda guerra mondiale, Milano, 1993, ISBN 88-04-44940-3.
  • Franco Pagliano, Storia di diecimila aeroplani, Milano, Edizioni Europee, 1954.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]