Giannantonio Selva

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Ritratto di Selva dal monumento nel Teatro la Fenice (1837)

Giannantonio Selva (Venezia, 2 settembre 1751Venezia, 22 gennaio 1819) è stato un architetto e architetto del paesaggio italiano, importante esponente del Neoclassicismo.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di Lorenzo Selva, ottico e scienziato, studiò architettura a Venezia e fu allievo di Tommaso Temanza. Visitò Roma (dove conobbe Antonio Canova), Londra e Parigi, e viaggiò in Belgio e in Olanda (1778-81). Fu titolare della cattedra di architettura all'Accademia di Venezia e, come architetto, ebbe una fortunata carriera; operò soprattutto nella sua regione d'origine, divenendo il più noto degli architetti veneziani a cavallo tra Settecento e Ottocento.

Le sue opere risentono della lezione neoclassica, pur denotando uno stile ancora ancorato alla tradizione. I primi lavori furono impostati su un Neopalladianesimo semplificato, come il Teatro La Fenice (1792, ritenuta la sua opera migliore). Solo più tardi volse al Neoclassicismo in maniera più rigorosa, come nel caso del Duomo di Cologna Veneta. I suoi edifici, di corrette proporzioni e basati su pochi temi, risultano trattati con grande competenza e hanno rilevanza oltre la regione.

Teatro La Fenice, facciata, Venezia

Curò gli allestimenti effimeri per l'entrata in città di Napoleone durante l'occupazione francese, infatti nel gennaio del 1806, e fino al 1814, Venezia divenne parte del regno napoleonico d’Italia e la cessione venne ratificata con la pace di Presburgo, iniziò così in governo del Regno d'Italia napoleonico anche su Venezia e nel gennaio del 1807 venne costituita la Commissione per la gestione urbanistica ed architettonica della città lagunare. La Commissione all'Ornato introduceva la città nell’età moderna, ai criteri urbanistici previsti con il decreto del viceré si attennero tutti gli operatori del XIX secolo, e il Selva assieme ad altri quattro membri ne fu principale promotore delle opere previste. Fu incaricato di realizzare alcuni giardini pubblici nel sestiere di Castello, della creazione della via Eugenia prossima all'area dei giardini di Castello e il cimitero comunale nell'isola di San Cristoforo posta tra il fronte nord della città e l'isola di Murano. L'amicizia con il Canova ha fatto attribuire a Selva il Tempio Canoviano di Possagno, felice fusione tra il tema del Partenone e quello del Pantheon, da alcuni ritenuto il capolavoro del Neoclassicismo in Veneto. Progettò anche le chiese di San Maurizio e quella del Nome di Gesù, poi terminate dal suo assistente Antonio Diedo.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Elizabeth Greene, voce Selva, Giovanni Antonio, in MacMillan Encyclopedia of Art, 1982, vol. 4, pp. 24–25
  • A. Diedo, Elogio del Prof. G. A. Selva, Venezia 1819
  • G. Casoni, Memoria storica del teatro La Fenice in Venezia: Almanacco galante dedicato alle dame, Venezia 1828
  • Tommaso Temanza, Lettere al Selva, Venezia 1865
  • Antonio Canova, Lettere a G. A. Selva, Venezia 1865
  • Elena Bassi, Giannantonio Selva: Architetto veneziano, Padova 1936
  • Elena Bassi, Giannatonio Selva, in "Bollettino del Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio", V (1963), pp. 135–143
  • N. Mangini, I teatri di Venezia, Milano 1974, pp. 165–176
  • G. Romanelli, Venezia Ottocento, Roma 1977, pp. 50–70
  • Venezia nell'età di Canova, 1780-1830, catalogo della mostra, a cura di G. Pavanello e G. Romanelli, Venezia 1978, pp. 196–206, 211-212
  • T. Pignatti (a cura di), Gran teatro La Fenice, Venezia 1981
  • P. de la Ruffinière du Prey, Giannantonio Selva in England, in "Architectural History", XXV (1982), pp. 20–34
  • S. Rudolph, Dai diari inediti di Giannantonio Selva: Il viaggio in Inghilterra, in "Labyrinthos, V/VI (1984), pp. 218–249
  • M. Brusatin e G. Pavanello, Il teatro La Fenice, Venezia 1987
  • V. Fontana, Giardini pubblici di Castello, in Il giardino veneto, a cura di M. Azzi Visentini, Milano 1988, pp. 175–178
  • Margherita Azzi Visentini, voce Selva, Giovanni Antonio, in The Dictionary of Art, ed. Jane Turner, 1996, vol. 28, pp. 389–391

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