Gaetano Paternò di Manchi di Bilici

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Gaetano Paternò di Manchi di Bilici fotografato da Mario Nunes Vais

Gaetano Paternò e Paternò Castello, marchese dei Marchesi di Manchi di Bilici, meglio noto come Gaetano Paternò di Manchi di Bilici (Catania, 9 novembre 1879Roma, 5 agosto 1949), è stato un nobile e diplomatico italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Appartenente alla nobile famiglia siciliana dei Paternò di Raddusa, nacque a Catania nel 1879 da Michele, nobile dei Marchesi di Manchi di Bilici (1840-1917), e dalla di lui consorte la nobildonna Agata Paternò Castello Grifeo dei Duchi di Carcaci (1852-1912), di cui era il quarto di sei figli.[1]

Laureato in giurisprudenza, iniziò nel 1909 come addetto al consolato italiano di Costantinopoli, e fu successivamente viceconsole a Barcellona (1910) e Trieste (1911).[1] Ebbe in seguito gli incarichi di capo dell'ufficio di segreteria del Commissario dell'Emigrazione (1912) e di segretario di legazione a Cettigne (1913-17).[1] Durante la prima guerra mondiale fu al fronte con il grado di capitano del 3º Reggimento genio guastatori del Regio Esercito, e decorato alla medaglia di bronzo.[1] Al termine del conflitto fu addetto alla delegazione italiana a Parigi alla Conferenza di Pace del 1919.[1]

Il Paternò ebbe i seguenti incarichi all'estero: primo segretario di legazione con patente di consigliere generale a Damasco (1920); consigliere di legazione per merito distinto (1920); inviato con patente di ministro plenipotenziario a Kabul (1922); ambasciatore italiano a Mosca (1923-24); inviato straordinario con credenziali di ministro a Helsingfors (1924); ministro plenipotenziario di seconda classe (1925); ambasciatore italiano a Il Cairo (1926-30); ambasciatore italiano ad Addis Abeba (1930-31)[2]; console generale ad Amburgo (1931-32); ambasciatore italiano a Stoccolma con funzioni di inviato straordinario e ministro plenipotenziario (1932-35); ambasciatore italiano a Berna (1935-43).[1][3][4]

Con Regio Decreto motu proprio dell'8 dicembre 1921, ebbe concessione del titolo di marchese.[5] Morì a Roma nel 1949.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Grand'Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Gran cordone dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f Dizionario degli italiani d'oggi.
  2. ^ C. Del Papa, La Residenza dell'Ambasciata d'Italia in Etiopia, collana Villa Italia, Internationalia, 2017, p. 128.
  3. ^ I documenti diplomatici italiani: 1922-1935, Libreria dello Stato, 1990, p. 982.
  4. ^ S. Zappulla Muscarà (a cura di), Nel tempo della lontananza (1915-1938), Salvatore Sciascia Editore, 2008, p. 434, nota 576.
  5. ^ Bollettino ufficiale della Consulta araldica, Istituto Poligrafico dello Stato, 1937, p. 153.
  6. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, n. 229 del 2 ottobre 1913, p. 6171
  7. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, n. 45 del 23 febbraio 1914, p. 998
  8. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, n. 126 del 31 maggio 1929, p. 2420
  9. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, n. 122 del 27 maggio 1936, p. 1756

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Chi è? Dizionario degli italiani d'oggi, Roma, Formiggini, 1928, p. 373.
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