Frutta su un tavolo

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Frutta su un tavolo
AutoreÉdouard Manet
Data1864
Tecnicaolio su tela
Dimensioni45×73,5 cm
UbicazioneMuseo d'Orsay, Parigi

Frutta su un tavolo è un dipinto a olio su tela (45,2×73,5 cm) del pittore francese Édouard Manet, realizzato nel 1864 e conservato al museo d'Orsay di Parigi.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

L'opera, dal formato di medie dimensioni e dal carattere poco impegnato, denuncia l'influenza di Jean-Baptiste-Siméon Chardin, celebre autore di nature morte dal sapore semplice e autenticamente elegante. Manet, infatti, realizza una composizione molto sobria, ben differente dai quadri gremiti di porcellane Secondo Impero che circolavano nella Parigi ottocentesca, e si preoccupa di indagare l'identità materica tra il colore, i corpi e gli effetti generati dalla plasticità della luce.[1] L'amico Philippe Burty ci testimonia come Manet si relazionava alle nature morte, riportandoci lo stralcio di una discussione che il maestro ebbe con la sua unica allieva, Eva Gonzales:

«Non stia tanto a guardare lo sfondo. Pensi soprattutto ai valori [...] E l'uva! Vuol contare gli acini? Certo che no. Quello che colpisce è il tono d'ambra chiara e la polvere che modella le forme e insieme le addolcisce. È la luminosità della tovaglia ...»

Le prescrizioni di Manet si rispecchiano splendidamente in Frutta su un tavolo. Manet, infatti, dipinge lo sfondo per sommi capi, limitandosi agli elementi fondamentali e trascurando i particolari, e si preoccupa piuttosto di descrivere il piano bianco su cui poggia la canestra di frutta, il quale occupa gran parte della superficie pittorica, lasciando l'impressione che prosegui ben oltre i margini del quadretto. La tovaglia si flette qua e là in varie pieghe, le quali ravvivano il ritmo della composizione e ne esaltano le qualità luministiche, accogliendo la luce mobile che inonda il dipinto e generando piccole zone d'ombra. I colori sono arpeggiati sulle armonie del verde, controbilanciate dall'arancio acceso delle pesche e dalla lucentezza del bicchiere e del coltello d'argento.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Marco Abate, Giovanna Rocchi, Manet, collana I Classici dell'Arte, vol. 12, Firenze, Rizzoli, 2003, p. 90.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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