Ferruccio Tempesti

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Ferruccio Tempesti
NascitaPisa, 12 gennaio 1912
MorteLeopoli, 11 febbraio 1943
Cause della morteMorto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaArtiglieria
SpecialitàAlpini
Reparto2º Reggimento artiglieria alpina
Anni di servizio1929-1943
GradoMaresciallo ordinario
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna italiana di Grecia
Campagna italiana di Russia
BattaglieBattaglia delle Alpi Occidentali
Seconda battaglia difensiva del Don
Decorazionivedi qui
dati tratti da Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959) [1]
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Ferruccio Tempesti (Pisa, 12 gennaio 1912Leopoli, 11 febbraio 1943) è stato un militare italiano decorato con medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Pisa il 12 gennaio 1912, figlio di Alfredo e Irma Paoletti.[2][3] Arruolatosi volontario nel Regio Esercito all'età di diciassette anni, frequentò la Scuola allievi sottufficiali di Modena nel 1929, e fu promosso sergente nel 2º Reggimento artiglieria alpina nel 1930 e sergente maggiore nel 1932.[2] Ammesso in servizio permanente effettivo, dall'11 giugno 1940 prese parte alle operazioni militari svoltesi alla frontiera alpina occidentale contro la Francia e dal 15 novembre dello stesso anno a quelle svoltesi sul fronte greco-albanese.[2] Rientrato in Italia il 15 luglio 1941, nel mese di dicembre dello stesso anno venne promosso maresciallo ordinario e fu assegnato alla maggiorità. Un anno dopo, nel luglio del 1942, partì per l'Unione Sovietica con il suo reparto inquadrato nella 2ª Divisione alpina "Tridentina" assegnata all'ARMIR.[3] Durante la seconda battaglia difensiva del Don rimase ferito nel combattimento di Arnautowo il 26 gennaio 1943, decedendo presso l'ospedale di riserva n. 10 a Leopoli l'11 febbraio successivo.[3]

Nel 1951 fu insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[4] Il gruppo dell'Associazione Nazionale Alpini di Pisa, e le sezioni di Pisa, Lucca e Livorno portano il suo nome.[3] La città di Pisa gli ha intitolato una via.[3]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Maresciallo di maggiorità, assumeva volontariamente il comando di un plotone di formazione conducendolo valorosamente in aspri, continui, estenuanti combattimenti diurni e notturni. In uno degli ultimi disperati attacchi per rompere l'accerchiamento nemico, sempre alla testa del suo plotone, veniva gravemente ferito, ma continuava a guidare e ad incitare i suoi alpini su una slitta ambulanza. Conquistata un'altura con rilevanti perdite, ai feriti offriva il suo posto sulla slitta e per altri tre giorni continuava la marcia ed i combattimenti fino all'uscita dalla sacca, nascondendo al suo comandante la gravita delle ferite riportate, per non cedere il comando dei resti gloriosi del suo plotone e l'incarico di custodire personalmente lo stendardo reggimentale. Dopo qualche giorno in seguito alle ferite e ai disagi spirava. Fulgido esempio di eroismo. Fronte russo, 26 gennaio 1943.[5]»
— Decreto del Presidente della Repubblica 1 ottobre 1951.[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare 1965, p.195.
  2. ^ a b c Combattenti Liberazione.
  3. ^ a b c d e Bianchi, Cattaneo 2011, p.420.
  4. ^ Bianchi, Cattaneo 2011, p.419.
  5. ^ Quirinale - scheda - visto 23 marzo 2023
  6. ^ Registrato alla Corte dei conti lì 12 novembre 1951, Esercito registro 41, foglio 145.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Andrea Bianchi e Mariolina Cattaneo, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro, Roma, Associazione Nazionale Alpini, 2011, ISBN 978-88-902153-1-5.
  • Franco Dell'Uomo e Roberto De Rosa, L'Esercito italiano verso il 2000. I corpi disciolti. Tomo II, Roma, Stato Maggiore dell'Esercito Ufficio Storico, 2001.
  • Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 195.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]