Eugenio Di Rienzo

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Pio Eugenio Di Rienzo (Roma, 13 ottobre 1952) è uno storico italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1976 si è laureato in Lettere moderne all'Università di Roma. Entrato come ricercatore alla Facoltà di Magistero dell'Università degli Studi di Salerno, vi ha insegnato Storia delle dottrine politiche dal 1991 al 1998 e Storia moderna dal 1998 al 2006. Dal 2006 professore ordinario di Storia moderna presso la Facoltà di Scienze politiche dell'Università La Sapienza di Roma. È direttore di Nuova rivista storica e membro del comitato scientifico di Geopolitica. Collabora alle pagine culturali de Il Giornale.

Nel 2004 ha pubblicato il saggio Un dopoguerra storiografico, in cui sono esaminate le vicende umane e professionali degli storici italiani in seguito alla transizione dal fascismo alla Repubblica, con particolare attenzione verso la figura di Gioacchino Volpe, che essendo stato il massimo esponente della storiografia negli anni del regime fu radiato dall'insegnamento nel 1945, sebbene fosse riconosciuto come maestro anche da diverse personalità dell'antifascismo (Gaetano Salvemini lo aveva definito «il miglior storico della mia generazione»). Secondo Di Rienzo, Volpe fu il capro espiatorio di una generazione di storici tutti a vario titolo compromessi con il fascismo. Nella seconda parte del volume, si evidenziano i vani sforzi di Federico Chabod – allievo e amico di Volpe pur nella lontananza delle rispettive posizioni politico-ideologiche (Chabod era stato presidente del CLN della Valle d'Aosta) – volti a ottenere il reintegro del maestro.

L'opera ha alimentato un dibattito tra studiosi a cui hanno partecipato, tra gli altri, Ernesto Galli della Loggia,[1] Gennaro Sasso,[2] Angelo D'Orsi[3] e Mario Isnenghi.[4] Ha scritto nel 2010 una biografia di Napoleone III, in cui ne rivaluta l'operato attribuendogli il merito di aver dato avvio agli eventi che portarono all'unità d'Italia. L'opera è giudicata da Paolo Mieli «il primo esauriente studio italiano» sulla figura del fondatore del Secondo Impero francese. Il medievalista Franco Cardini ha dedicato a Di Rienzo un suo studio sull'imperatore francese,[5] edito lo stesso anno, con le parole: «studioso autentico di Luigi Napoleone, con la doverosa riconoscenza di un onesto dilettante»[6].

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Per il Dizionario Biografico degli Italiani dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana ha scritto diverse voci relative a personalità del Regno di Napoli vissute tra il XVII e il XVIII secolo: Niccolò Fraggianni,[11] Celestino Galiani,[12] Gaetano Gambacorta,[13] Costantino Gatta,[14] Biagio Garofalo[15] e Domenico Gentile.[16]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Ernesto Galli della Loggia La storia smemorata, in Corriere della Sera, 9 giugno 2004.
  2. ^ Se la stor diventa aneddoto, in la Repubblica, 18 giugno 2004.
  3. ^ Angelo d'Orsi, Dalla camicia nera alla cattedra rossa, su archivio.lastampa.it, LA STAMPA.it, 27 novembre 2004, p. 7. URL consultato il 28 luglio 2021 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2013).
  4. ^ Recensione per la Società Italiana per lo Studio della Storia Contemporanea (SISSCO).
  5. ^ Napoleone III, Sellerio Editore, Palermo, 2010.
  6. ^ Paolo Mieli, L'imperatore che avviò l'unità d'Italia, 19 ottobre 2010.
  7. ^ Mirella Serri, Intellettuali e utopie in camicia nera, su archivio.lastampa.it, LA STAMPA.it, 24 febbraio 2007, p. 8. URL consultato il 28 luglio 2021 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2013).
  8. ^ Romano e Di Rienzo finalisti all'Acqui Storia, in Corriere della Sera, 11 luglio 2008.
  9. ^ L'errore dei Borbone fu inimicarsi Londra, 10 gennaio 2012.
  10. ^ Giuseppe Galasso, Il governo di Francesco II in esilio e il problema dell'unità d'Italia, in Corriere del Mezzogiorno, 12 febbraio 2017.
  11. ^ Niccolò Fraggianni, vol. 49, 1997.
  12. ^ Celestino Galiani, vol. 51, 1998.
  13. ^ Gaetano Gambacorta, vol. 52, 1999.
  14. ^ Costantino Gatta, vol. 52, 1999.
  15. ^ Biagio Garofalo, vol. 52, 1999.
  16. ^ Domenico Gentile, vol. 53, 2000.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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