Erika Lechner

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Erika Lechner
Nazionalità Bandiera dell'Italia Italia
Altezza 168 cm
Peso 60 kg
Slittino
Specialità Singolo
Squadra S.C. Monteguzzo
Termine carriera 1972
Palmarès
Competizione Ori Argenti Bronzi
Olimpiadi 1 0 0
Mondiali 0 1 0
Europei 1 0 0
Campionati italiani 7 2 0

Per maggiori dettagli vedi qui

Statistiche aggiornate al 20 maggio 2011

Erika Lechner (Maranza, 28 maggio 1947) è un'ex slittinista italiana. È stata la prima donna italiana a vincere una medaglia d'oro ai Giochi olimpici invernali.

È sorella di Emil, a sua volta ex slittinista di alto livello.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Cominciò a farsi conoscere a livello agonistico appena sedicenne, quando conquistò il primo dei suoi sette titoli nazionali; nello stesso anno esordì anche alle Olimpiadi di Innsbruck 1964, senza però riuscire a concludere la gara.

Quattro anni più tardi fece nuovamente parte della spedizione olimpica a Grenoble 1968 e nella gara del singolo femminile, quando erano già state disputate tre delle quattro discese in programma, la Lechner si trovava in terza posizione, dietro le tedesche orientali Ortrun Enderlein e Anna-Maria Müller e subito prima dell'altra atleta della DDR Angela Knösel. Tuttavia un controllo effettuato dalla giuria dopo la terza discesa rivelò che i pattini delle slitte utilizzate dalla squadra della Germania Est erano stati riscaldati, una pratica proibita che rende minore l'attrito della lama sul ghiaccio, di conseguenza le tre atlete vennero squalificate dalla giuria e la Lechner si ritrovò al primo posto prima dell'ultima discesa, che a causa del maltempo venne in principio rinviata e successivamente annullata dalla stessa giuria, conquistando in questo modo la medaglia d'oro[1][2][3][4][5][6].

Altro anno memorabile per l'atleta altoatesina fu il 1971: in quella stagione infatti conquistò il titolo europeo sulla pista di Imst[7] e la medaglia d'argento ai mondiali di Valdaora, arrivando a pochi centesimi dalla prima posizione, ma un errore nella fase finale e soprattutto una pista allentata per la temperatura relativamente alta nell'ultima manche, che sfavorisce gli atleti più leggeri, la relegarono al secondo posto dietro la tedesca orientale Elisabeth Demleitner[8]. L'anno seguente concluse la sua carriera dopo aver preso parte alle Olimpiadi di Sapporo 1972, gara che però non riuscì a terminare.

Palmarès[modifica | modifica wikitesto]

Olimpiadi[modifica | modifica wikitesto]

Mondiali[modifica | modifica wikitesto]

Europei[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere Ordine al merito della Repubblica Italiana - nastrino per uniforme ordinaria
Collare d'oro al merito sportivo - nastrino per uniforme ordinaria
— 15 dicembre 2015[11]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gigi Boccacini, L'azzurra Lechner (con slitta regolare) è in testa e punta alla medaglia d'oro, in La Stampa, 14 febbraio 1968, p. 12. URL consultato l'11 ottobre 2012.
  2. ^ Giorgio Viglino, Un «trucco» per scendere più veloci, in La Stampa, 14 febbraio 1968, p. 12. URL consultato l'11 ottobre 2012.
  3. ^ Giorgio Viglino, Piove sulle speranze di una timida ventenne, in Stampa Sera, 14 febbraio 1968, p. 11. URL consultato l'11 ottobre 2012.
  4. ^ Gigi Boccacini, L'azzurra ha ottenuto il titolo senza disputare l'ultima gara, in La Stampa, 16 febbraio 1968, p. 10. URL consultato l'11 ottobre 2012.
  5. ^ Franco Sitton, Nones, la Lechner e Monti: l'inedito 68 ai Giochi di Grenoble (PDF) [collegamento interrotto], in Alto Adige, 5 febbraio 2008, p. 33. URL consultato il 20 maggio 2011.
  6. ^ (EN) Report della gara, in www.sports-reference.com. URL consultato il 20 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 26 ottobre 2012).
  7. ^ Slittino:ai nostri due titoli "europei", in Stampa Sera, 18 gennaio 1971, p. 14. URL consultato l'11 ottobre 2012.
  8. ^ Nello slittino vince una tedesca, troppo leggera la nostra Lechner, in Stampa Sera, 1º febbraio 1971, p. 14. URL consultato l'11 ottobre 2012.
  9. ^ Il commendator Monti festeggiato a Cortina, in La Stampa, 22 febbraio 1968, p. 11. URL consultato l'11 ottobre 2012.
  10. ^ Monti e gli altri olimpionici ricevuti a Roma da Saragat, in La Stampa, 29 marzo 1968, p. 10. URL consultato l'11 ottobre 2012.
  11. ^ Collari d'oro 2015, su coni.it. URL consultato il 27 dicembre 2018.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]