Eccidio di Thiene

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Eccidio di Thiene
strage
TipoFucilazione
Data inizio17 maggio 1945
Data fine19 maggio 1945
LuogoLusiana (VI), Arsiero (VI)
StatoBandiera dell'Italia Italia
ResponsabiliPartigiani forlivesi
Conseguenze
Morti27

L'eccidio di Thiene riguarda l'uccisione avvenuta tra il 17 ed il 19 maggio 1945 di 25 prigionieri ex appartenenti della XXV Brigata Nera "Arturo Capanni" (più altri due di provenienza non conosciuta) da parte di ex partigiani forlivesi, con la complicità di alcuni partigiani locali. Le vittime erano tenute prigioniere a Thiene e le uccisioni avvennero a Lusiana e ad Arsiero.

Antefatto[modifica | modifica wikitesto]

Nell'estate 1944, con l'avvicinarsi degli Alleati, la 25ª Brigata Nera "Arturo Capanni", guidata dal locale segretario del PFR Guido Garaffoni, si era resa responsabile nella zona di Cesena di gravi fatti di sangue contro la Resistenza locale come l'eccidio del ponte di Ruffio, l'eccidio della Rocca Malatestiana o i fatti di San Giorgio[1]. Nell'ottobre 1944, con l'approssimarsi della liberazione della Romagna da parte degli Alleati, fi brigatisti neri cesenati fuggirono a nord, insediandosi a Thiene. Le famiglie dei militi furono alloggiate a Fara Vicentino. Forse per la presenza dei familiari, i militi della formazione non si erano resi responsabili di particolari episodi di violenza in zona. Nei giorni della Liberazione, avvenne qualche sparatoria, ma il 26 aprile quasi tutti i componenti si arresero ai partigiani e vennero rinchiusi come prigionieri nell'edificio della Scuola Professionale a Thiene.[2]

I responsabili[modifica | modifica wikitesto]

Il 17 maggio 1945 arrivarono a Thiene alcuni ex partigiani comunisti forlivesi a bordo di un furgoncino rosso della ditta Becchi, successivamente conosciuti come "La squadra della morte"[3]. Si trattava di ex componenti dell'8ª Brigata Garibaldi "Romagna":

  • Annibale Bertaccini (21 anni);
  • Bruno Servadei "Parolin" (23 anni);
  • Renato Morigi (21 anni);
  • Dino Sughi "Scalabrinon" (36 anni).

Un quinto forlivese, Pietro Savelli, sarà assolto nel successivo processo, per insufficienza di prove.

Prima esecuzione[modifica | modifica wikitesto]

I quattro si presentarono al comando della Brigata "Mazzini" a Thiene, esigendo la consegna dei prigionieri forlivesi. Il comandante partigiano Renato Nicolussi (successore da pochi giorni di Chilesotti) intuendo le intenzioni di costoro, rifiutò (secondo alcuni anche il professor Arnaldo Giovanardi, esponente partigiano, negò l'autorizzazione). Entrambi i comandanti locali appartenevano alla Brigata "Mazzini" di ideologia cattolica.

Dopo qualche ora i quattro ex partigiani forlivesi tornarono accompagnati dal partigiano thienese Bonifacio Brusaterra (Balestra) e, presentando un documento del C.L.N. di Forlì, ottennero la consegna di 14 prigionieri, tutti originari della provincia emiliana. Caricati sul furgone, dissero di doverli portare a Forlì per il processo ma invece presero la direzione verso Lusiana, un vicino comune montano dove esiste la "Spaluga di Lusiana", una cavità carsica in cui i partigiani dell'Altipiano dei Sette Comuni già avevano infoibato numerose persone.

Oltre al citato Brusaterra, si aggiunsero al gruppo anche i partigiani locali Mario Saugo[4] e Pietro Zanella.

Arrivati nella località Valli di Sopra, frazione di Tezze di Covalo, dovettero interrompere il viaggio in quanto un ponte della strada era in rifacimento. Allora obbligarono i pochi operai intenti al riassetto a seguirli fino ad un trincerone approntato dalla TODT. Qui, dopo averli derubati e denudati, fucilarono i 15 prigionieri (un altro era stato caricato oltre ai 14 delle carceri) ed obbligarono gli operai a seppellirli. Il parroco di Covolo di Lusiana, chiese invano ad un partigiano locale, Giovanni Nicolli, di porre una croce, ma si sentì rispondere "terra sì, croce no"[5].

Elenco delle vittime[modifica | modifica wikitesto]

  • Aguzzoni Angelo (44 anni) da Porto Anzi Termoli (CB);
  • Castagnoli Benito (31) da Predappio (FO);
  • Cimatti Alfredo (41) da Fiumana/Predappio (FO);
  • Fabbroni Giovanni (43) da Predappio (FO)
  • Guardigli Ermanno (38) da Forlì;
  • Lazzarini Olindo (43) da Teodorano (FO);
  • Leonardi (nome sconosciuto) da Forlimpopoli (CS):
  • Montanari Luigi Pietro (40) da Terra del Sole (FO) - Maresciallo;
  • Picchi Odone (29) da Predappio (FO);
  • Picchi Nello (38) da Predappio (FO);
  • Regazzini Egisto Liuseppe (61) da Forlì;
  • Rossi Libero (36) da Forlì - Sergente Maggiore;
  • Sampieri Francesco (49) da Savignano di Romagna (FO)
  • Simoncelli Giuseppe (41) da Predappio (FO) - Sergente;
  • Valbruccioli Domenico (46) da Civitella (FO).

Seconda esecuzione[modifica | modifica wikitesto]

Il giorno seguente (18 maggio 1945), al mattino i partigiani forlivesi prelevarono dalla sua abitazione Augusto Battistini, che aveva lavorato per la B.N. come autista. Portato alla scuola dove erano incarcerati i restanti prigionieri, venne bastonato e derubato. Nel pomeriggio, fattisi consegnare altri 13 prigionieri, li trasportarono con il solito furgone fino a Villaverla nel greto del torrente Igna per fucilarli. L'intervento di alcuni abitanti del posto (possibili testimoni) tra cui Teresa Zolin, li costrinse però a desistere ed a riportare i prigionieri a Thiene.

Il 19 maggio 1945 tornarono a prelevare gli stessi prigionieri, escludendone però due (Amos Tafani ed Egisto Casadei) grazie a raccomandazioni di partigiani locali. Stavolta il furgoncino prese la strada per Arsiero. Da lì gli 11 prigionieri (oltre ad un altro di provenienza sconosciuta) salirono a piedi verso località Costalunga a 800 metri di quota dove, dopo essere stati derubati e spogliati, furono mitragliati presso uno scavo della TODT. Uno dei prigionieri, che per l'età non riusciva più a camminare, fu mitragliato prima di arrivare alla località destinata.

Elenco delle vittime[modifica | modifica wikitesto]

  • Arrigoni Giuseppe Aldo (40 anni) da Meldola (FO);
  • Bondi Camillo (63) da Forlì - Maggiore;
  • Brighenti Mario;
  • Fiuzzi Amedeo Adelmo (30) da Bertinoro (CS);
  • Garaffoni Guido (40) da Cesena - Capitano;
  • Mazzocchi Giordano (39) da Cesena;
  • Morghenti Secondo (41) da Bertinoro (FO);
  • Rocchi Amleto (33) nato a Zurigo;
  • Santarelli Romeo (44) da Cesena;
  • Savoia Mario (33) da Cesena;
  • Sibirani Aldo da Cesena - Tenente;
  • Valentini Dino (36) da Cesena;

Ulteriore tentativo[modifica | modifica wikitesto]

Il 20 maggio 1945 i forlivesi intendevano procedere ad una nuova esecuzione di massa, da attuare alla Spaluga di Lusiana, visto che il ponte era stato nel frattempo riparato, ma il deciso intervento di Giovan Battista Galvan, farmacista di Lugo Vicentino bloccò l'iniziativa.

Il coinvolgimento dei partigiani vicentini[modifica | modifica wikitesto]

Dallo svolgersi dei fatti risulta evidente che oltre ai tre citati ex partigiani Brusaterra, Zanella e Saugo, i forlivesi ottennero appoggi ed informazioni dalle locali organizzazioni partigiane.[senza fonte] Infatti le informazioni concernenti la Spaluga di Lusiana, i trinceroni a Covalo ed a Costalunga, dove furono eseguite le esecuzioni, non potevano essere conosciute dai partigiani venuti da Forlì. D'altronde la testimonianza del parroco di Covolo[5] circa il commento del partigiano Giovanni Nicolli, suo parrocchiano, avvalora e conferma la partecipazione dei locali.

Il processo[modifica | modifica wikitesto]

Nel dopoguerra il processo ai quattro assassini presso la Corte d'Assise di Vicenza si concluse solo nel 1958. Il 4 marzo 1958 ognuno degli ex partigiani forlivesi fu condannato a 20 anni di reclusione per omicidio. Le pene furono condonate a causa delle numerose amnistie intervenute. In tale occasione furono invece assolti, per insufficienza di prove, Bruno Savelli, Bonifacio Brusaterra e Pietro Zanella.

Dall'accusa di furto aggravato Bruno Savelli e Pietro Zanella furono assolti per non avere commesso il fatto, tutti gli altri invece per insufficienza di prove.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ [1]Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia - 25. Brigata nera “Arturo Capanni” di Forlì-Cesena
  2. ^ Luca Valente 2006.
  3. ^ Pubblicazioni di storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea, su istrevi.it, Istituto storico della Resistenza e dell'età contemporanea della provincia di Vicenza "Ettore Gallo". URL consultato il 6 novembre 2023., tratto da Luca Valente 2006 e da Gianni Giolo 2006
  4. ^ Omonimo di Mario Saugo cl. 1924 fucilato l'08/04/1945.
  5. ^ a b Angelo Dal Zotto, Cronistoria Parrocchiale, in Pierantonio Gios (a cura di), Clero, Guerra e Resistenza, Tipografia moderna, 2000.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]