Chiesa di Santa Maria Assunta e San Sigismondo

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Chiesa di Santa Maria Assunta e San Sigismondo
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàRivolta d'Adda
Indirizzopiazza Vittorio Emanuele II 20
Coordinate45°28′14.88″N 9°30′44.77″E / 45.470799°N 9.512435°E45.470799; 9.512435
Religionecattolica di rito romano
Diocesi Cremona
ConsacrazioneXI secolo
Stile architettonicoromanico

La chiesa di Santa Maria Assunta e San Sigismondo è il principale luogo di culto cattolico di Rivolta d'Adda, in provincia e diocesi di Cremona; fa parte della zona pastorale 1.[1][2].

La chiesa è un'importante testimonianza di un recupero architettonico secondo i canoni romanici con la rimozione della settecentesca architettura.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Progettata già negli anni 1030,[3] l'antica chiesa fu edificata sul finire dell'XI secolo come indicato in una bolla papale di papa Lucio II[3] del 13 aprile 1144. Il documento conferma, infatti, i benefici che erano stati concessi da papa Urbano II. Forse, come documenterebbero le raffigurazioni incise su alcuni capitelli, il medesimo papa nel suo viaggio in Francia, si fermò proprio presso l'antica chiesa. La consacrazione della chiesa potrebbe essere pertanto avvenuta attorno al 1095-1096.[3] Nel 1150 sicuramente risulta essere ultimata e funzionante come indicato da un atto rogato ante chiesa di San Sigismondo.

La chiesa durante i secoli fu molte volte rimaneggiata; una relazione del 1793, che la fabbriceria aveva mandato alle autorità, indicava le cattive condizioni in cui si trovava l'edificio, con stucchi non di buona qualità che erano soggetti a caduta ed era inoltre troppo buia e umida a causa delle poche, piccole aperture. Un ulteriore documento conservato nell'archivio parrocchiale indicherebbe la chiesa edificata in stile longobardo nel Quattrocento, affrescata da Bernardino Luini, compreso un dipinto posto nel coro raffigurante la Madonna Assunta opera di Bernardino Campi, poi coperto nelle modifiche successive.

La chiesa fu ricostruita a partire dal 1903 per volontà del monsignor Luigi Desirelli,[4] su disegno degli ingegneri Cesare Nava e Gaetano Moretti, invitati a eseguire una "risurrezione completa e scrupolosa del monumento primitivo".[2] Durante questa ricostruzione fu possibile riportare alla luce le antiche testimonianze architettoniche il cui studio ha permesso la ricostruzione della sua storia architettonica. I lavori terminarono nel 1906.[5] Fu questo un importante restauro atto a riportare la chiesa - che si presentava in stile barocco e neoclassico - alla sua struttura romanica originaria. Ai pochi capitelli romanici rinvenuti durante il restauro ne vennero aggiunti di nuovi, basati su analoghe opere presenti all'interno delle chiese romaniche del milanese e del pavese[3].

I lavori avevano però un costo notevole e crearono un certo astio da parte dell'opinione pubblica. La scarsa disponibilità di denaro e l'ostilità dell'opinione pubblica indussero il parroco a vendere la celebre Pace di Rivolta d'Adda: un tabernacolo del Quattrocento con ante in argento dorato e smalti, poi conservata nel museo Poldi Pezzoli di Milano,[6], e all'Ufficio Regionale per la conservazione dei monumenti. I lavori portarono a una demolizione importante, tanto da riportare: "centinaia e centinaia di carri di calcinacci, di mattoni e di stucchi...".[2]

Navata della basilica

L'ammodernamento novecentesco con la rimozione di parti dell'architettura gotica, unico esempio lombardo, riportando alla luce complementi plastici non sempre integri:

«"non si creda che tutte queste sculture si sieno trovate intatte. Disgraziatamente alcune furono malconce dal martello dei riformatori del secolo 16° […]. Quindi andarono di mezzo artigli, rostri ed ali di aquile, nasi, orecchie di sirene, zanne e code di cinghiali […] per non dire che in qualche parte si fece strage di ogni bassorilievo"»

Il vescovo di Cremona Geremia Bonomelli benedisse il 9 luglio 1905 la posa della prima pietra del nuovo atrio che precede la facciata.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Esterno[modifica | modifica wikitesto]

La grande basilica si presenta con la facciata a salienti e con tre ingressi protetti da una cancellata, due dei quali furono aggiunti solo nel Settecento. Lo stile romanico con cui è stata ricostruita è il fedele riproporsi della sua originale struttura. La parte frontale a capanna è di misura inferiore rispetto alla facciata e si presenta con tre aperture ad archi di cui quello centrale di maggior misura rispetto ai laterali. Le murature sono in mattoni disposti a lisca di pesce. Il pronao è stato aggiunto solo nei primi anni del Novecento.
La facciata ha ben sette aperture di piccole dimensioni e poste in corrispondenza delle volte a crociera, piccole feritoie sono poste su quelle laterali. Una finestra strombata completa di paraste cordonate e archetti pensili con tetto a ventaglio è posta sulla parte esterna dell'abside. L'ingresso principale con portico aggettante è riccamente scolpito. Tra le immagini in rilievo è identificabile quella di sant'Ambrogio. Non è possibile definire se tale immagine sia quella originale o frutto del restauro novecentesco. I due ingressi minori sono completi di paraste e architrave che reggono l'arco semicircolare in pietra lavorata con affresco conservato nella parte lunettata.
Esternamente l'abside maggiore con tetto a ventaglio conserva le cinque antiche finestre strombate, con lesene che proseguono negli archetti pensili della loggetta[3] per proseguire negli archetti a racemi bordati dalla dentellatura.

La torre campanaria posta a fianco dell'edificio è edificata con la base coeva risalente al XIV secolo con aperture a bifora coronate da merli.

Interno[modifica | modifica wikitesto]

Internamente presenta tre navate;[3] la centrale, di misura maggiore, è divisa in tre campate:[3] due presentano volte a crociera costolonate,[3] poggianti su archi in ceppo posti diagonalmente, mentre una è a botte[3] con arco in pietra che la sorregge. Le due navate laterali, di misura inferiore, sono divise in sei campate con volte a crociera.[3] Le tre navate terminano con le absidi corrispondenti.

L'altare maggiore è composto da un corpo centrale in marmi policromi ed è completo di un tempietto che protegge il tabernacolo composto da colonne, le quali formano un baldacchino completo di angeli adoranti, mentre la parte termina con due angeli che sorreggono la croce, riportante la data e la scritta "la pietà dei Rivoltani eresse nell'anno 1761 e completò nell'anno 1765".

Su alcuni pilastri e pareti si trovano lacerti di affresco databili ai secoli XIV-XV.[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Chiesa di Santa Maria Assunta e di San Sigismondo, su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana.
  2. ^ a b c Chiesa di Santa Maria Assunta e San Sigismondo, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia. Modifica su Wikidata
  3. ^ a b c d e f g h i j k Tettamanzi, cap. "San Sigismondo RIVOLTA D'ADDA - Cremona".
  4. ^ Basilica di Santa Maria e San Sigismondo, su basilicadirivoltadadda.it, Basilica di Rivolta d'Adda. URL consultato il 24 dicembre 2020.
  5. ^ Laura Marini, La chiesa romanica di S. Maria e S. Sigismondo a Rivolta d'Adda. Materiale per un'edizione critica, Vita e Pensiero - Pubblicazioni dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.
  6. ^ Sotto il segno di Leonardo, su museopoldipezzoli.it, Museo Poldi Pezzoli. URL consultato il 24 dicembre 2020.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Laura Marini, La chiesa romanica di S. Maria e S. Sigismondo a Rivolta d'Adda. Materiale per un'edizione critica, Vita e Pensiero - Pubblicazioni dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, 1984.
  • Cesare Sottocorno, La chiesa di Santa Maria Assunta e San Sigismondo, Rivolta d'Adda, Arti grafiche, 2013.
  • Mauro Carlo Bonazzoli, La chiesa dell'Immacolata : tracce di Leonardo a Rivolta d'Adda, Banca dell'Adda, 2007.
  • Cesare Sottornocro, Facchinetti, E. Calvi, La Basilica di Santa Maria e San Sigismondo e le Chiese minori, 1991.
  • Carlo Perogalli, Enzo Pifferi e Laura Tettamanzi, Romanico in Lombardia, Como, Editrice E.P.I., 1981.
  • Sandro Chierici, San Sigismondo in Rivolta d'Adda, Milano, Jaca Book, 1978, pp. 70-85.
  • Cesare Nava, La Chiesa di Rivolta d'Adda Lettura fatta al Collegio degli ingegneri ed Architetti nella seduta del 4 maggio 1903, Milano, Tipografia e litografia degli ingegneri, 1903.

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