Chiesa di San Giovanni Evangelista (Lurago d'Erba)

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Chiesa di San Giovanni Evangelista
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàLurago d'Erba
IndirizzoPiazza Vittorio Veneto
Coordinate45°45′10.3″N 9°13′30.42″E / 45.752862°N 9.225116°E45.752862; 9.225116
Titolaresan Giovanni Evangelista
Consacrazione1913
ArchitettoEnrico Locatelli

La chiesa prepositurale[1] di San Giovanni Evangelista è la parrocchiale di Lurago d'Erba, in provincia di Como ed arcidiocesi di Milano[2][3]; fa parte del decanato di Erba.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La prima citazione di una cappella risale alla fine del XIII secolo ed è contenuta nel Liber Notitiae Sanctorum Mediolani[4] di Goffredo da Bussero, in cui si legge che era filiale della pieve di Incino; una siffatta situazione si riscontra pure nella Notitia cleri del 1398[5] e nella relazione della visita del 1454 del frate agostiniano Gabriele Sforza[2].

La parrocchia di Lurago venne eretta nel 1529[2]; nel 1565 ricevette la visita del vicario foraneo Cristoforo Carpani (o Carpano[6]) e l'anno seguente di due sacerdoti legati dell'arcivescovo Carlo Borromeo[7][2].

Nel 1569, la chiesa di Santo Stefano era si presentava come un edificio lungo circa 22 m e largo circa 15 m, dotato di facciata dotata di un portone principale sormontato da una finestra circolare.[8] Un'entrata secondaria si trovava lungo il lato destro,[8] mentre sul lato sinistro si innestava una cappella contenente un altare secondario,[8] dedicato a San Sebastiano[9]. In precedenza, tale cappella aveva ospitato anche un secondo altare, intitolato a San Gottardo,[8] costruito a seguito di un lascito testamentario di un tal Giussani[7] e demolito per ordine del visitatore apostolico del 1565[9].

Il 20 ottobre 1569, la giurisdizione della parrocchia facente capo alla chiesa di Santo Stefano venne ufficialmente estesa anche a quella di San Giorgio in Calpuno,[10] concretizzando un desiderio di unione già espresso cinque anni prima dagli abitanti di Colciago, di Calpuno e della Careggia[6].

Nel 1574 l'arcivescovo Carlo Borromeo rilevò che la chiesa, pur essendo di piccole dimensioni, non era priva di ornamenti, che vi erano due altari e che la sagrestia, accessibile dalla cappella dell'altare maggiore,[11] era stata ultimata non da molto tempo[2]. Nello stesso anno, la facciata risultava possedere anche tre piccole finestre, disposte una sopra a quella circolare e le altre ai lati del portone.[9] La cappella dell'altare maggiore, così come quella di San Sebastiano, risultavano essere riccamente decorate da numerosi dipinti[9].

A causa dell'insufficienza di questo luogo di culto a soddisfare le esigenze dei fedeli, nel 1589 fu ordinato dall'autorità ecclesiastica di riedificarlo,[12] ma nel 1596 i lavori non erano ancora partiti: l'avviamento avvenne tra il 1602 e il 1603,[12] e nel 1615 l'arcivescovo Federico Borromeo trovò che la chiesa era stata ricostruita ed esortò ad erigere anche un nuovo campanile[2] da terminare a cuspide[13].

Nel primo trentennio del XVIII secolo, la facciata della chiesa di San Giovanni, costruita su una tribuna, si presentava con tre archi a tutto sesto, scanditi da quattro lesene in serizzo decorate da capitelli e piedistalli.[14] La facciata era sormontata da un frontone tripartito.[15] L'apparenza della facciata suggeriva la struttura dell'interno della chiesa, a tre navate intervallate da archi e coperte da volte a crociera.[16] Oltre a una piccola cappella battesimale, la chiesa ospitava due cappelle laterali tra loro affacciate,[14] poste in testa alle rispettive navate[17]. Di queste due cappelle, una era dedicata alla Madonna del Rosario, raffigurata in un'ancona circondata da dipinti di vari santi;[18] l'altra, intitolata ai Santi Pietro e Paolo, ospitava alcune sepolture della famiglia Giussani, con relativo altare[18].

Dalla relazione della visita pastorale del 1752[18] dell'arcivescovo Giuseppe Pozzobonelli si apprende che i fedeli ammontavano a 1437 e che la parrocchiale aveva come filiali gli oratori della Beata Vergine Maria Lauretana, di Sant'Antonio da Padova, dei Santi Rocco e Sebastiano, di Santo Stefano Protomartire, di Sant'Antonio Abate in località Calpuno e di San Carlo[5]; in quell'occasione il presule consigliò di ampliare la chiesa, opera che venne effettivamente svolta tra il 1790 e il 1794[19][2]. Tra le varie iniziative per finanziare l'ampliamento, la parrocchia di Lurago dovette vendere l'oratorio detto di San Rocco[19].

Nel 1814 la parrocchiale divenne sede del neo-costituito vicariato foraneo di Lurago d'Erba[5]; nel 1829 il campanile fu dotato del nuovo concerto di campane e nel 1853 si procedette alla realizzazione del nuovo organo ad opera della ditta varesina Bernasconi[2][20].

Nel 1901 l'arcivescovo Andrea Carlo Ferrari, durante la sua visita, trovò che dalla parrocchiale dipendevano la chiesa sussidiaria di San Carlo a Lambrugo e gli oratori di Santa Maria di Loreto, di Santo Stefano alla Careggia, dell'Assunta e di Sant'Antonio da Padova in Calpuno[5]; egli inoltre esortò a ricostruire il luogo di culto,[21] ordine poi ripetuto nel 1907[21]. Il progetto del nuovo edificio venne affidato ad Enrico Locatelli e il 9 aprile 1912 si tenne la cerimonia di posa della prima pietra;[17] la consacrazione fu poi impartita il 13 agosto 1913[5][17].

In ossequio alle norme postconciliari, nel 1970 la chiesa venne dotata della mensa eucaristica rivolta verso l'assemblea[2]; nel 1969, in seguito alla soppressione del vicariato luraghese, la parrocchia confluì nel vicariato di Incino e tra il 1971 e il 1972, con la riorganizzazione territoriale dell'arcidiocesi voluta dal cardinale Giovanni Colombo, entrò a far parte del decanato di Erba[5].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Esterno[modifica | modifica wikitesto]

La facciata a salienti della chiesa, rivolta a nord-ovest, è suddivisa da una cornice marcapiano modanata in due registri; quello inferiore, scandito lesene e controlesene composite, presenta nel mezzo l'ampio portale maggiore, affiancato da due nicchie con le statue di San Domenico e San Francesco, mentre quello superiore, scandito da quattro lesene d'ordine corinzio, è caratterizzato da un finestrone centrale murato e da due simulacri ed è coronato dal timpano triangolare[2].

Annesso all'edificio è il campanile a base quadrata, inaugurato il 9 aprile 1928,[22] che si erge su un alto basamento a scarpa; la cella presenta su ogni lato una monofora a tutto sesto, affiancata da lesene, ed è coronata dalla guglia aperta[2]. La torre venne elevata come monumento ai caduti della prima guerra mondiale[22] .

Interno[modifica | modifica wikitesto]

L'interno dell'edificio, la cui pianta è a croce latina con cappelle laterali, si compone di tre navate, coperte da soffitti piani cassettonati e separate da pilastri e da possenti colonne, sorreggenti la trabeazione aggettante e modanata sopra la quale si erge un registro caratterizzato da finestre; al termine dell'aula si sviluppa il presbiterio, sopraelevato di tre gradini, ospitante l'altare maggiore e chiuso dall'abside di forma semicircolare[2].

Qui sono conservate diverse opere di pregio, tra le quali i quattro affreschi raffiguranti rispettivamente l'Adorazione del Crocifisso, con i Santi Maria, Giovanni e Maria Maddalena e l'Annunciazione, la Guarigione dello storpio e la Conversione di San Paolo, eseguiti da Mario Amedeo Cornali, e la statua avente come soggetto San Rocco con il cane[2].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Prepositura di San Giovanni evangelista, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 26 febbraio 2024.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m Chiesa di San Giovanni Evangelista <Lurago d'Erba>, su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 26 febbraio 2024.
  3. ^ BeWeB.
  4. ^ Marcora, p. 12
  5. ^ a b c d e f Parrocchia di San Giovanni evangelista, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 26 febbraio 2024.
  6. ^ a b Marcora, p. 15
  7. ^ a b Marcora, p. 16
  8. ^ a b c d Marcora, p. 19
  9. ^ a b c d Marcora, p. 22
  10. ^ Marcora, p. 20
  11. ^ Marcora, p. 21
  12. ^ a b Marcora, p. 31
  13. ^ Marcora, p. 32
  14. ^ a b Marcora, p. 43
  15. ^ Marcora, pp. 62, 68-69
  16. ^ Marcora, pp. 68-69
  17. ^ a b c Marcora, p. 69
  18. ^ a b c Marcora, p. 49
  19. ^ a b Marcora, pp. 52-53
  20. ^ Marcora, pp. 63-65
  21. ^ a b Marcora, p. 67
  22. ^ a b Marcora, p. 70

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Carlo Marcora e Rosa Maria Bertelè Picotti, Lurago d'Erba - Note storiche, Inverigo, Graffiti Edizioni, 1990 [1960].

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]