Chiesa-oratorio della Madonna del Carmelo

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Chiesa della Madonna del Carmelo
La facciata della chiesa
StatoBandiera della Svizzera Svizzera
CantoneTicino
LocalitàColdrerio
IndirizzoStrada Cantonale
Coordinate45°51′23.04″N 8°59′19.68″E / 45.8564°N 8.9888°E45.8564; 8.9888
Religionecattolica
TitolareMadonna del Carmine
Diocesi Lugano
Stile architettonicorinascimentale, barocco, neoclassico
Inizio costruzionesecolo XVI
Completamentosecolo XVIII

La chiesa-oratorio della Madonna del Carmelo[1] è un edificio religioso cinquecentesco che si trova sulla strada cantonale a Villa di Coldrerio.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'affresco sulla facciata.

La struttura originaria fu modificata nel 1621, quando fu costruita la cappella dell'Assunta, poi fra il 1667 e il 1669, quando fu aggiunto il campanile, e infine nel 1768, quando fu realizzato il coro. L'anno successivo, infine, Antonio Monzini realizzò l'altare in marmo policromo, successivamente modificato e decorato. Nel XX secolo fu restaurata tre volte: un primo intervento fra il 1942 e il 1954, un secondo nel 1968 e l'ultimo fra il 1982 e il 1983.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Esterno[modifica | modifica wikitesto]

Sulla facciata, dotata di copertura a capanna, spicca un affresco tardocinquecentesco, realizzato forse da Giovanni Battista Tarilli, che rappresenta l'Assunta[2]. Il campanile è barocco.

Interno[modifica | modifica wikitesto]

L'interno della chiesa.

L'edificio è dotato di una navata unica con volta a botte lunettata che culmina in un presbiterio quadrangolare la cui volta è dotata di una balaustra in marmo realizzata nel 1704 da Agostino Rossi. Il portichetto nella parte sinistra della chiesa è neoclassico. Interessanti le decorazioni della volta: quella della navata ospita affreschi eclettici del 1899, mentre quella del presbiterio, divisa in quattro parti, custodisce alcuni stucchi seicenteschi cariatidi, opera forse di Domenico Fontana, e le figure degli Evangelisti affrescate nello stesso secolo. Quella del coro, infine, ospita un affresco di Francesco Silva[3] che rappresenta l'Incoronazione della Vergine e le quadrature (1770) realizzate da Francesco Calvi. Ancora nel coro spiccano, nell'emiciclo, i medaglioni settecenteschi sui quali nel secolo successivo fu rappresentata, in sette quadri, la Storia della consegna dello scapolare a frate Simone Stock.

Il tabernacolo e il tempietto dell'altare furono realizzati da Gaetano Cantoni nel 1826. Qui si trovano una Madonna, scultura di Giulio Cesare Mangone risalente al 1618, e una tela di Florindo Soldini[4], sulla parete sinistra, che rappresenta la Crocifissione di Gesù. L'arco trionfale, invece, ospita un affresco quattrocentesco che raffigura la Madonna del Latte, nota anche come Madonna del pezöö ("della pezzuola").

Ricca di decorazione anche la cappella dell'Assunta: la volta ospita gli affreschi Dio Padre e Madonna del Carmelo con i confratelli e le Anime purganti (1641-1642), di Pier Francesco Mola[5], che nello stesso periodo realizzò anche San Rocco e San Sebastiano sugli stucchi realizzati fra il 1622 e 1624 da Francesco Silva[3] e Cristoforo Reina ai fianchi dell'altare. La cappella, dotata di un piccolo coro che ospita i gonfaloni della Confraternita del Carmine, decorati con la Madonna dello scapolare e i confratelli realizzata nel 1834 da Alfonso Mola[6] e le rappresentazioni tardo-ottocentesche di San Giorgio e San Vittore. Delle decorazioni fanno parte la pala con l'Assunta (1588), realizzata da Domenico Pozzi[7] forse per l'altare maggiore, e un'ancona in marmo, opera di Antonio Monzini del 1773.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Siro Borrani, Il Ticino Sacro. Memorie religiose della Svizzera Italiana raccolte dal sacerdote Siro Borrani prevosto di Losone, Tip. e Libreria Cattolica di Giovanni Grassi, Lugano 1896.
  • Giuseppe Martinola, Inventario d'Arte del Mendrisiotto, I, Edizioni dello Stato, Bellinzona 1975, 168-199.
  • Bernhard Anderes, Guida d'Arte della Svizzera Italiana, Edizioni Trelingue, Porza-Lugano 1980, 364.
  • AA.VV., Guida d'arte della Svizzera italiana, Edizioni Casagrande, Bellinzona 2007, 454-455.

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