Carybdea rastonii

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Carybdea rastonii
C. rastoni da A.G. Mayer (1906)[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Phylum Cnidaria
Classe Cubozoa
Ordine Carybdeida
Famiglia Carybdeidae
Genere Carybdea
Specie C. rastonii
Nomenclatura binomiale
Carybdea rastonii
Haacke, 1886
Sinonimi

C. rastoni

Carybdea rastonii Haacke, 1886 è una cubomedusa tropicale della famiglia delle Carybdeidae[2].

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

La specie è tipica dell'Oceano Pacifico, delle acque australiane[3], sulle coste est ed ovest dell'oceano e nei pressi delle isole Hawaii. Frequenti sono gli avvistamenti presso le spiagge di Waikiki, Ala Moana Beach Park e della baia di Hanauma[4]. La specie nuota in acque poco profonde[5].

Anche se la C. rastonii si incontra durante tutto l'anno, la specie si raggruppa in banchi di alcune centinaia di esemplari in alcuni periodi dell'anno. Così, in Australia la specie si incontra abbondante e in banchi durante i mesi da febbraio ad aprile, in California nei mesi di ottobre e novembre[3].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Le dimensioni sono ridotte, come per la maggior parte dei cubozoi: 35mm di lunghezza dell'ombrella per 25mm a 30mm di diametro[5]. I tentacoli misurano una volta e mezzo l'altezza della campana. Il velarium è ampio, con 16 canali, ossia quattro per ogni quadrante dell'ombrella.

Ciò che contraddistingue la C. rastonii è la forma delle facelle (o phacellae), organi siti nello stomaco della medusa: come la C. arborifera e della C. philipinensis, la specie ha facelle a forma di spazzola. Come gli altri cubozoi, questa specie è dotata di un complesso apparato sensoriale ed in particolare di ropali, gruppi di occhi di cui alcuni sono dotati di lenti. La C. rastonii è dotata di quattro ropali, ognuno con sei occhi: quattro semplici e due complessi, ossia dotati di una cornea fatta di materiale epidermico, lenti sfericoidali e di una retina verticale[5]. Questi occhi sono sensibili alla luminosità: meduse hanno mostrato in più occasioni attrazione per la luce, nuotando verso di essa[3], seppur preferendo luci fioche[6]. Mentre nuota, la medusa è capace di evitare piccoli ostacoli, il che indica l'abilità di possedere un vero e proprio senso della vista.

Dieta[modifica | modifica wikitesto]

La medusa usa i tentacoli per catturare piccoli pesci (Gambusia affinis e Kestratherina brevirostris), crostacei (Artemia salina) o artropodi (isopodi o anfipodi). Per catturare le prese, la C. rastonii nuota verticalmente per pochi secondi, poi si ferma e gira di 180º, lasciando cadere con i tentacoli la preda nella bocca. Questa "ginnastica alimentare" è facilmente interrotta dalla corrente, al che la medusa ricomincia nuovamente la manovra[3].

L'alimentazione della C. rastonii è quindi composta al 50% da zoea di granchi e da larve di gamberi[7], mentre la restante parte è costituita da larve di pesci, copepodi ed artropodi[8].

Ciclo vitale[modifica | modifica wikitesto]

Probabilmente la riproduzione avviene durante i raggruppamenti degli esemplari in folti banchi. Il maschio rilascia dalle gonadi dei filamenti di sperma lunghi 180 mm che vengono a fecondare la femmina. Gli embrioni, rilasciati in acqua, crescono fino allo stadio di polipo in due settimane. I polipi misurano 1mm circa e posseggono da 6 a 9 tentacoli.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Mayor, Alfred Goldsborough, Medusae of the Hawaiian Islands Collected by the Steamer Albatross in 1902, in Bulletin of the United States Fish Commission Carnegie institution of Washington, 23/1903, parte III, Washington D.C., Government Printing Office, 1906. URL consultato il 3 ottobre 2014.
  2. ^ (EN) J. van der Land (ed), update 2007, Carybdea rastonii Haacke, 1886, in WoRMS (World Register of Marine Species). URL consultato il 3 ottobre 2014.
  3. ^ a b c d (EN) G.I. Matsumoto, Zooplankton: Sensory Ecology and Physiology, Amsterdam, Gordon and Breach, Observations on the anatomy and behaviour of the cubozoan Carybdea rastonii Haacke [1996], pp. 501-510, ISBN 90-5699-022-5.
  4. ^ (EN) The most venomous jellyfish, su Venomous, Poisonous, Dangerous, and other Wonders. URL consultato il 3 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 12 ottobre 2014).
  5. ^ a b c (EN) Mayor, Alfred Goldsborough, Medusae of the world, vol. 3, Washington D.C., Carnegie institution of Washington, 1910. URL consultato il 3 ottobre 2014.
  6. ^ Naohide Yatsu, Notes on the physiology of Charybdea rastonii, 1917.
  7. ^ M. J. Kingsford e C. J. Mooney, The ecology of box jellyfishes (Cubozoa), in Kylie A. Pitt, Cathy H. Lucas (a cura di), Jellyfish Blooms, Springer Science & Business Media, 2013, p. 293, ISBN 9400770154.
  8. ^ (EN) C. Lai, Ecological study of the box jellyfish, Carybdea rastonii (Cnidaria: Cubozoa), in the coastal waters of eastern Taiwan, Taiwan, National Sun Yat-sen University, 2010.

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