Carlo Gardan

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Carlo Gardan
NascitaSanta Maria di Sala, 21 aprile 1893
Mortebasso Piave, 25 giugno 1918
Cause della mortecaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Regno d'Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
Reparto81º Reggimento fanteria "Torino"
Anni di servizio1915-1918
GradoAiutante di battaglia
GuerrePrima guerra mondiale
BattaglieBattaglia di Caporetto
Battaglia del solstizio
Decorazionivedi qui
Frase celebrePiuttosto morire che cedere un palmo di terreno!
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
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Carlo Gardan (Santa Maria di Sala, 21 aprile 1893basso Piave, 25 giugno 1918) è stato un militare italiano, decorato di medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della prima guerra mondiale[2].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Santa Maria di Sala il 21 aprile 1893, figlio di Giuseppe e Placida Benfatto.[1] Frequentata una Scuola professionale a Venezia, lavorò come capomastro muratore.[1] Nel novembre 1913 fu arruolato nel Regio Esercito in forza all'81º Reggimento fanteria della Brigata Torino.[1] Promosso caporale zappatore nel maggio 1914, fu trattenuto in servizio e, dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 24 maggio 1915, raggiunse con il suo reggimento la zona di operazioni.[1] Fu promosso sergente nel mese di novembre e sergente maggiore nel luglio 1916, distinguendosi sul Col di Lana, sull'alto Isonzo e sul Carso.[1] Nel settembre 1917 fu promosso aiutante di battaglia e, dopo la ritirata in seguito alla battaglia di Caporetto, passò il corso dell'Isonzo al ponte di Peteano, raggiungendo quindi la linea del Piave, schierandosi tra Maserada e Candelù.[1] Con l'inizio della battaglia del solstizio, il 15 giugno 1918, in qualità di comandante di un plotone della 6ª Compagnia del II Battaglione schierato in località Cà Bellesine, respinse gli attacchi portati dalle truppe austro-ungariche per i successivi dieci giorni.[3] Il 25 giugno, passato il Piave vecchio davanti alle Porte del Taglio al fine di rinforzare le altre compagnie del battaglione impegnate in combattimento da forze superiori di numero, cadde in combattimento, ucciso da una pallottola sparata a bruciapelo mentre, ritto sulla trincea, incitava i suoi uomini a combattere.[3] Con Decreto Luogotenenziale del 23 marzo 1919 fu insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[4]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Nei periodi di preparazione e nelle lunghe veglie di trincea seppe infondere i più nobili sentimenti di fede e di entusiasmo nei dipendenti. Sul campo dimostrò perizia ed ardimento ammirevoli. In uno dei primi giorni dell’ultima offensiva nemica accorse dalla linea per unirsi ad un gruppo di valorosi che attaccavano alla baionetta l’avversario penetrato in forze preponderanti nelle nostre trincee, e cooperò efficacemente a respingerlo ed a fare dei prigionieri. Due giorni dopo, uscì di sua iniziativa con tre compagni dai nostri reticolati e si impadronì di una mitragliatrice nemica, catturandone tre serventi e liberando un militare di un altro nostro corpo caduto in una precedente nostra azione in mano dell’avversario. Durante una rischiosa azione offensiva oltre il Vecchio Piave, vista un’ala della propria compagnia sul punto di essere soverchiata dal nemico avanzante in forze molto superiori, balzò sul ciglio della trincea, e, in piedi, gridò ai suoi uomini ed all’avversario già vicino:"Qui si muore, ma non si cede ! “. Dopo aver inutilmente tentato di rovesciare un cavallo di frisia delle sconvolte difese nemiche per ostruire un camminamento dal quale erano per spuntare i primi nuclei del contrattacco avversario, fedele al suo grido di guerra, si tenne ritto sul punto più esposto. Aggredito, si difese valorosamente, incitando ancora i dipendenti con fulgido esempio di tenacia, finchè cadde gloriosamente colpito a morte. Case Bellesine - Porte del Taglio, 16 - 25 giugno 1918.[5]»
— Decreto Luogotenenziale 23 marzo 1919.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]


Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gaetano Carolei, Guido Greganti e Giuseppe Modica, Le Medaglie d'oro al Valor Militare 1918, Roma, Tipografia regionale, 1968, p. 122.
  • Massimo Coltrinari e Giancarlo Ramaccia, 1918. L’anno della gloria: Dalla battaglia d'arresto, alla battaglia del solstizio, alla vittoria, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2018.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]