Bill Alexander

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William Alexander Paterson, noto semplicemente come Bill Alexander (Hunstanton, 23 febbraio 1948) è un regista teatrale britannico.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Bill Alexander è nato a Hunstanton, figlio di William Paterson e Rosemary McCormack. Dopo la laurea in letteratura inglese all'Università di Keele, Alexander ha iniziato a lavorare come regista presso il Bristol Old Vic nel 1974 e qui ha diretto allestimenti di opere di Shakespeare, Noël Coward e Alan Ayckbourn. Nel 1975 si è unito al Royal Court come regista associato, ottenendo grandi apprezzamenti per la sua regia di Nemico di classe di Nigel Williams.[1]

Nel 1977 si è unito alla Royal Shakespeare Company come assistente alla regia di Trevor Nunn e John Barton. Duranti i suoi quattordici anni con la compagnia, Alexander ha diretto apprezzati allestimenti del Tartuffo di Molière, Cimbelino di Shakespeare e Volpone di Ben Jonson. Nel 1980 ha debuttato sulle scene internazionali dirigendo Tradimenti di Harold Pinter a Tel Aviv, mentre nel 1986 ha vinto il Premio Laurence Olivier per la miglior regia per Le allegre comari di Windsor.[2] Negli anni successivi ha diretto Sean Bean in Sogno di una notte di mezza estate (1986), La dodicesima notte con Harriet Walter (1987) e Il mercante di Venezia con Antony Sher (1987).[3] Nel 1992 ha lasciato la Royal Shakespeare Company per diventare direttore artistico del Birmingham Repertory Theatre, con cui è rimasto sette anni dirigendo numerosi classici del teatro rinascimentale e moderno.

È sposato con l'artista Juliet Harmer dal 1977 e la coppia ha avuto due figlie.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Marty Hughley, The Oregonian, Northwest Classical Theatre Company uses something small to lure illustrious director, su oregonlive, 11 ottobre 2012. URL consultato il 14 maggio 2021.
  2. ^ (EN) Best Shakespeare productions: The Merry Wives of Windsor, su the Guardian, 15 aprile 2014. URL consultato il 14 maggio 2021.
  3. ^ (EN) Bill Alexander, Off with their hands, su the Guardian, 22 settembre 2003. URL consultato il 14 maggio 2021.

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Controllo di autoritàVIAF (EN93381565 · ISNI (EN0000 0001 0925 7337 · LCCN (ENn92100003 · WorldCat Identities (ENlccn-n92100003