Bartolomeo Campi

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Bartolomeo Campi (Pesaro, circa 1510Liegi, 1573) è stato un orafo, ingegnere militare e architetto italiano, oltre che armaiolo.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1545 Campi entrò a far parte del Consiglio comunale di Pesaro; durante la sua carriera fu molto apprezzato dai suoi contemporanei sia per le sue opere da orafo sia per i suoi lavori di ingegneria militare,[1] come ad esempio particolari fortificazioni per città assediate,[1] realizzati in molti paesi d'Europa,[2]al servizio di Enrico II di Francia, di Carlo IX di Francia, del duca di Guisa, del duca d'Alba, della Repubblica di Venezia e del duca Guidobaldo II Della Rovere.[1]

Sempre nel 1545 soggiornò a Venezia, dove si mise in evidenza per la capacità nella esecuzione delle ageminature e nei ceselli con le quali adornò le armature,[1] e nel 1546 realizzò l'armatura di Carlo V d'Asburgo, conservata a Madrid,[2]impreziosita da una damaschinatura in oro.[1]

L'armatura si caratterizzò per la pregevole decorazione in oro raffigurante elementi mitologici, ispirati dal mondo animale e vegetale, e arrivò all'imperatore tramite Guidobaldo II Della Rovere, marito di Vittoria Farnese.[2]

Campi divenne noto anche per i suoi dispositivi e macchinari, tra i quali una tartaruga d'argento che spostandosi sulla tavola, si apriva e offriva ai commensali lo stuzzicadenti; inoltre progettò una macchina per sollevare dal fondo del mare un galeone veneziano.[2]

Secondo la documentazione storica, tra il 1554 e il 1557 Campi lavorò come ingegnere militare a Siena e a Venezia, oltre che, grazie alle sue capacità, al servizio del re di Francia e del duca d'Alba.[2]

Importante fu il contributo dato da Campi nell'ottobre 1562 per consentire ad Antonio di Borbone-Vendôme re di Navarra dii espugnare Rouen; ingegnose si dimostrarono le macchine, le trincee mobili, i ponti di circostanza,[1] e i nuovi strumenti bellici inventati, come ad esempio i cannoni scomponibili,[1] che l'anno successivo aiutarono il duca di Guisa di conquistare Orléans.[2]

Successivamente passò al servizio del re di Spagna occupandosi della cittadina di Anversa nei Paesi Bassi, che poi fu distrutta nel 1874.[2]

Inoltre Campi lavorò e decorò numerose monete, come quelle da quattro scudi, una d'oro e l'altra d'argento, raffiguranti al diritto la testa di Guidobaldo barbuto e al rovescio la scritta In mem. aete... erit iustu, con l'albero di rovere sormontato dalla corona sullo sfondo.[2]

Campi realizzò anche monete con due rovesci, sempre per Guidobaldo, con nel retro rappresentata una città fortificata.[2]

Campi morì nell'assedio di Haarlem tra l'8 gennaio e l'11 febbraio 1573, con molti rimpianti da parte del re di Spagna.[2]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Fortificazioni;
  • Macchine belliche;
  • Trincee mobili;
  • Ponti di circostanza;
  • Cannoni scomponibili;
  • Ageminature e ceselli per armature;
  • Armature;
  • Armatura di Carlo V d'Asburgo;
  • Monete.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g Campi, Bartolomeo, in le muse, III, Novara, De Agostini, 1965, p. 23.
  2. ^ a b c d e f g h i j Maria Pia Rossi Pernier e Marcello Terenzi, Campi, Bartolomeo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 17, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1974. URL consultato il 5 dicembre 2020.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • P. Aretino, Lettere sull'arte (commentate da F. Pertile), I, Milano, 1957, p. 231.
  • (ES) Duquese de Benwick y de Alba, Documentos escogidos del archivo de la casa de Alba, Madrid, 1891.
  • G. Colucci Fermo, Delle Antichità picene, XII, 1791, p. 36.
  • A. Angelucci, Documenti inediti per la storia delle armi da fuoco italiane, Torino, 1869, pp. 330-333, 447-454.
  • C. Quarenghi, Tecno-cronografia delle armi da fuoco, Napoli, 1880, p. 243.
  • C. Promis, Biografie degli ingegneri militari italiani, Torino, 1869, pp. 592-605.
  • (FR) A. Armand, Les médailleurs italiens, II, III, Parigi, 1883, p. 186.

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