Baldus (poema)

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Baldus
AutoreTeofilo Folengo
1ª ed. originale1517
Generepoema
Sottogenereparodistico
Lingua originalelatino maccheronico
AmbientazioneMantova
ProtagonistiBaldus
Teofilo Folengo

Il Baldus è un poema in latino maccheronico scritto nel XVI secolo da Teofilo Folengo, sotto lo pseudonimo di Merlin Cocai,[1] e uscito nella sua versione definitiva nel 1552. Il poema, cui Folengo continuò a lavorare tutta la vita, contenuto all'interno delle Maccheronee, è l'opera più importante dell'autore ed una delle più rappresentative del genere letterario della poesia maccheronica.

La composizione è una parodia dei tradizionali poemi cavallereschi, dei quali sovverte e stravolge i classici valori eroici e cortesi; il dileggio avviene sia tramite la narrazione di eventi paradossali e surreali che mostrano un mondo dominato solo da fame, violenza e sopraffazioni, sia attraverso l'utilizzo in esametri di un latino grottesco e comico, ricco di errori grammaticali e mescolato a numerosissimi elementi dialettali e volgari.

Il Baldus mostra inoltre un chiaro elogio della vita contadina (cui l'autore si sente profondamente legato) e l'elevazione di questa al pari della nobiltà, solita protagonista dell'epica, a partire dalla scelta di un protagonista campagnolo.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

La storia ha come protagonista Baldus, eroe popolare cresciuto nel borgo di Cipada, nella campagna mantovana. Dopo la classica invocazione alle Muse (riadattate allo spirito dell'opera),[2] il poema si apre con la storia d'amore dei suoi genitori - Guidone da Montalbano, discendente di Rinaldo, e Baldovina, figlia del re di Francia - che, dopo numerose peripezie, arrivano nel mantovano, dove sono accolti da un contadino locale, Berto Panada; qui i due scoprono il piacere del quieto e umile vivere agreste e decidono di rimanervi a crescere il loro figlio. In questo contesto rurale cresce l'esuberante Baldus, che fin dalla tenera età, tramite i primi scontri con i monelli di Mantova, mostra quello che sarà il suo futuro agire spregiudicato. Ben presto, infatti, il giovane, pur mosso dal desiderio di portare ordine nelle ingiustizie del mondo, diventa lui stesso il primo autore di angherie e soprusi, soprattutto ai danni di Tognazzo, podestà del paese, e Zambello, figlio del contadino Berto Panada. In seguito, a causa delle sue malefatte, Baldus finisce in prigione; una volta uscito, però, il giovane, a capo di una banda di violenti e facinorosi, tra i quali Cingar, Falchetto e il gigante Fracasso, si lancia in una serie di avventure fantastiche e paradossali, pullulanti di mostri, streghe, fate, diavoli e draghi, che infine lo portano persino all'inferno. In questo luogo Baldus finisce in un'immensa zucca dove sono puniti i bugiardi, tra i quali incontra Merlin Cocai, ovvero l'autore del poema stesso, e anche Omero e Virgilio, a voler mostrare come non vi sia differenza tra i poeti epici e quelli maccheronici. A questo punto l'opera si interrompe bruscamente, lasciando volutamente spazio all'immaginazione del lettore.[3][4]

Personaggi[modifica | modifica wikitesto]

  • Baldovina: figlia del re di Francia e madre di Baldus;
  • Baldus: eroe popolare, è il protagonista del poema, compie mirabolanti e sregolate prodezze fino a giungere nell'inferno;
  • Berto Panada: contadino di Cipada, accoglie Guidone e Baldovina in fuga;
  • Cingar: compagno di malefatte di Baldus;
  • Falchetto: essere mezzo uomo e mezzo cane, compagno di Baldus;
  • Fracasso: gigante compagno di Baldus;
  • Guidone da Montalbano: discendente di Rinaldo e padre di Baldus;
  • Tognazzo: podestà di Cipada;
  • Zambello: figlio di Berto Panada.

Edizioni[modifica | modifica wikitesto]

L'opera conta 4 edizioni principali, corrispondenti alle 4 edizioni delle Maccheronee, all'interno delle quali è contenuta: una prima del 1517 in 17 libri, due intermedie del 1521 e del 1538-40, e l'edizione definitiva, postuma, del 1552, nella quale l'opera arriva ad essere composta da 25 libri.[5]

Analisi[modifica | modifica wikitesto]

L'opera è considerata uno dei massimi capolavori della cosiddetta letteratura carnevalesca, teorizzata da Michail Bachtin nel saggio L'opera di Rabelais e la cultura popolare. Come maggior esponente di questo filone culturale rinascimentale, definito come anti-classicismo o anti-rinascimento, è universalmente riconosciuto François Rabelais, sul quale Folengo ebbe un'enorme influenza.[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La spiegazione del nome è data dal poeta stesso: cocaium è il tappo di un barilotto, che sua madre cercava mentre stava per partorirlo; Merlinus è ricavato invece dalla merla che ogni giorno gli portava il cibo nella culla
  2. ^ Il proemio di Baldus, su letteritaliana.weebly.com. URL consultato il 7 aprile 2022.
  3. ^ Teofilo Folengo, su sapere.it. URL consultato il 7 aprile 2022.
  4. ^ Baldus, su treccani.it. URL consultato il 7 aprile 2022.
  5. ^ Foléngo, Teofilo, su treccani.it. URL consultato il 7 aprile 2022.
  6. ^ La letteratura italiana alternativa del Cinquecento. Teofilo Folengo, su imalpensanti.it. URL consultato il 12 aprile 2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Teofilo Folengo, Baldus, 1552.
  • Guido Baldi, Silvia Giusso, Mario Razetti e Giuseppe Zaccaria, I classici nostri contemporanei, L'Umanesimo, il Rinascimento e l'età della Controriforma, Milano, Paravia, 2019, pp. 204-206.

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