Antoine-Marin Lemierre

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Antoine-Marin Lemierre

Antoine-Marin Lemierre (Parigi, 12 gennaio 1721/1723/1733[1][2]Saint-Germain-en-Laye, 4 luglio 1793) è stato un drammaturgo e poeta francese, uno dei poeti più dotati dell'Illuminismo e importante soprattutto per le sue tragedie[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

La Peinture (1769), poema in tre canti

Antoine-Marin Lemierre, la cui data di nascita è incerta, 1721, 1723 o 1733,[1] figlio di un artigiano, studiò con i gesuiti al Collège Louis-le-Grand, in seguito diventò assistente sacrestano presso la chiesa di Saint-Paul, compose versi che vinsero molti premi accademici (due volte premio dell'Accademia di Pau),[2] come il poema didattico La Peinture che contiene nel secondo canto il famoso elogio della chimica,[3] godeva ai suoi tempi di una certa fama tra gli uomini di lettere, che lo portarono a succedere all'abate Charles Batteux all'Académie française il 25 gennaio 1781,[4] oltre che a insegnare retorica al Collège di Harcourt.[5]

Lemierre aderì perfettamente alla tragedia dei Lumi, ispirato dai principi féneloniani, tendendo negli ultimi anni verso il teatro rivoluzionario, di cui fu un precursore.[5]

Discepolo di Voltaire incentrò le sue tragedie sulle idee illuminate, sulla paura del fanatismo, sull'odio della superstizione, sull'esaltazione del buon principe, sulla tolleranza e sul lessico dei filosofi: la natura, l'umanità, la sensibilità, la felicità, che verso la fine del secolo saranno sostituite dai temi di patria, della repubblica, della libertà.[5]

Lemierre si distinse nelle sue tragedie per il gusto nella composizione scenica di tipo pittorico, utilizzando sia soggetti mitologici sia moderni.[2]

Tre tragedie di Lemierre anticiparono i temi caratterizzanti il teatro rivoluzionario:[4] il suo primo vero successo, Idomeneo, rappresentata per la prima volta il 13 febbraio 1764, tipico dramma del XVIII secolo, che propone un governo innovativo e condanna la superstizione sull'esempio mitologico di sacrificio per la devozione.[5]

Guillaume Tell (1766), un dramma non alla moda, ma di un autore originale che condivide le idee dei filosofi, rappresentato il 17 dicembre 1766, che inaugurò la stagione della tragedia politicizzata incentrata sul tema patriottico e sugli ideali repubblicani. Per difendere l'ideale repubblicano, Lemierre scelse la figura di Guglielmo Tell, non quella del romano virtuoso molto di moda ai suoi tempi, come dimostrano i miti costruiti attorno a Bruto, a Regolo e a Catone.[5]

Scegliendo la Svizzera e non Roma, per promuovere i valori della repubblica, l'audace Lemierre aprì la strada a una serie di Guglielmo Tell, tra i quali quello di Schiller nel 1804, che si distinguerà dalla tragedia di Lemierre per un quadro storico più ampio e più forte.[5]

Per evocare la morte del saggio, Lemierre non usa la figura di Socrate ma quella di Barnevelt, tragedia scritta intorno al 1770, bandita per venti anni, e rappresentata per la prima volta il 30 giugno 1790, ambientata ai tempi della dominazione spagnola nei Paesi Bassi.[5]

Grande successo ottenne anche la tragedia Hypermnestre nel 1758.[2]

Molto influenzato dalla Rivoluzione francese, Lemierre cadde in una sorta di prostrazione e morì sotto il Regime del Terrore, nel 1793.[6][7]

(FR)

«La guerre dure encore quand la haine y survit.»

(IT)

«La guerra continua quando l'odio sopravvive.»

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Teatro[modifica | modifica wikitesto]

  • Hypermnestre, tragedia, 1758;
  • Térée, tragedia, 1761;
  • Idoménée, tragedia, 1764;
  • Artaxerce, tragedia, 1766;
  • Guillaume Tell, tragedia, 1766, riproposta nel 1786;
  • La Veuve du Malabar, tragedia, 30 luglio 1770, riproposta nel 1780;
  • Céramis, tragedia, 1785;
  • Barnevelt, tragedia, 1790.

Poesie[modifica | modifica wikitesto]

  • La Peinture, poema in tre canti, 1769;
  • Les Fastes, ou les Usages de l'année, poema in sedici canti, 1779.

Collezioni e antologie[modifica | modifica wikitesto]

  • Théâtre, Parigi, 1795;
  • Œuvres, Parigi, 1810;
  • Œuvres choisies, Parigi, 1811.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c (FR) Lemierre Antoine Marin, su universalis.fr. URL consultato il 7 novembre 2018.
  2. ^ a b c d le muse, VI, Novara, De Agostini, 1964, p. 414.
  3. ^ (FR) Le théâtre d’Antoine-Marin Lemierre, une école des citoyens, su rechercheisidore.fr. URL consultato il 7 novembre 2018.
  4. ^ a b Antoine-Marin Lemierre, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 7 novembre 2018.
  5. ^ a b c d e f g (FR) Le théâtre d’Antoine-Marin Lemierre, une école des citoyens, su cairn.info. URL consultato il 7 novembre 2018.
  6. ^ (FR) Antoine-Marin-Lemierre, su babelio.com. URL consultato il 7 novembre 2018.
  7. ^ (FR) Antoine-Marin-Lemierre, su academie-francaise.fr. URL consultato il 7 novembre 2018.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Jean-Marie Apostolidès, "La Guillotine littéraire", in The French Review, LXII, n. 6, 1989, pp. 985-996.
  • (FR) Paul d'Estrée, Le théâtre sous la Terreur: théâtre de la peur, 1793-1794 : d'après des publications récentes et d'après les documents révolutionnaires du temps imprimés ou inédits, Parigi, Emile-Paul, 1913.
  • (EN) Edward Forman, Historical Dictionary of French Theatre, Lanham, Scarecrow Press, 2010.
  • (EN) Hugh Chisholm, Lemierre, Antoine Marin, in Encyclopædia Britannica, XVI, Cambridge, Cambridge University Press, 1911, p. 411.
  • (FR) Sylvain Maréchal, Le Jugement dernier des rois, Parigi, 1793.
  • (EN) Susan Maslan, Revolutionary Acts: Theatre, Democracy, and the French Revolution, Baltimora, Johns Hopkins University Press, 2005.
  • (FR) Henri Welschinger, Le théâtre de la révolution, 1789-1799, Parigi, Charavay frères, 1880.
  • (DE) Antoine-Marin Lemierre, in Meyers Konversations-Lexikon, X, Vienna, Verlag des Bibliographischen Instituts, 1892, p. 680.

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Controllo di autoritàVIAF (EN95197215 · ISNI (EN0000 0001 2144 1727 · SBN RMLV034921 · BAV 495/355511 · CERL cnp01265405 · LCCN (ENn83041661 · GND (DE123749069 · BNF (FRcb12127853h (data) · J9U (ENHE987007311930005171 · WorldCat Identities (ENlccn-n83041661