Ali Dia

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Ali Dia Layer
Nazionalità Bandiera del Senegal Senegal
Altezza 180 cm
Calcio
Ruolo Attaccante
Termine carriera 1997
Carriera
Squadre di club1
1988-1989Beauvais1 (0)
1989-1990Digione3 (0)
1990-1991La Rochelle? (?)
1991-1992Bandiera non conosciuta Saint-Quentin6 (1)
1993-1994Bandiera non conosciuta Châteaubriant? (?)
1995FinnPa5 (0)
1995PK-35 Vantaa3 (1)
1995Lubecca2 (0)
1996Blyth Spartans1 (0)
1996Southampton1 (0)
1996-1997Gateshead8 (2)
1997Spennymoor Utd? (?)
1 I due numeri indicano le presenze e le reti segnate, per le sole partite di campionato.
Il simbolo → indica un trasferimento in prestito.
 

Ali Dia (Dakar, 20 agosto 1965) è un ex calciatore senegalese, di ruolo attaccante.

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Nato in Senegal, Dia si trasferisce in Francia per giocare a calcio, vestendo i colori di quattro squadre diverse in quattro anni, passando dalla seconda divisione francese a quelle minori. A circa 30 anni gioca per diverse squadre finlandesi, collezionando poche presenze (5 delle quali in prima divisione con il FinnPa) prima di tentare l'esperienza con i tedeschi del Lubecca, dove gioca solo 2 incontri. Nel 1996 passa agli inglesi del Blyth Spartans, rimanendo per diversi mesi e giocando solamente una partita di campionato.

Nello stesso anno Dia decide di andare a giocare in Premier League: convince un amico dell'università a telefonare agli allenatori delle squadre di Premier League, fingendosi l'ex Pallone d'oro George Weah. L'amico contatta inizialmente il West Ham di Harry Redknapp, ma l'allenatore intuisce la truffa e decide di lasciar perdere. Al secondo tentativo, invece, il manager del Southampton Graeme Souness decide di acquistare il calciatore: il finto Weah spiega a Souness che Dia è suo cugino, che ha un glorioso passato al PSG e che vanta 13 presenze con la Nazionale senegalese.[1][2] Souness, convinto dal falso Weah, ingaggia Dia facendogli firmare un contratto mensile.

Inizialmente Dia è convocato per una partita della squadra riserve contro l'Arsenal, ma a causa di un nubifragio l'incontro salta. Nei giorni successivi Dia si allena con la squadra e, nonostante i compagni capiscano che non è adatto a giocare nella prima divisione inglese, Souness decide di convocarlo per la partita di campionato contro il Leeds United, prevista per il 23 novembre 1996. L'allenatore porta l'attaccante senegalese in panchina, ma al 32º Matthew Le Tissier s'infortuna e Souness decide di schierare Dia: il senegalese, vestendo il numero 33, gioca per 53 minuti fino a quando l'allenatore del Southampton decide di toglierlo per il difensore Ken Monkou.[3] Per 20 minuti non tocca palla, vagando per il campo, poi va incredibilmente vicino al gol con un bel tiro di piatto.

Dopo l'incontro (e dopo 45' in un incontro riserve contro il Chelsea)[4], il Southampton rescinde il contratto di Dia, che in seguito gioca per i dilettanti del Gateshead, squadra per la quale sigla una rete all'esordio, concludendo la sua ultima esperienza calcistica con due reti in otto presenze.[5] Ritiratosi dal calcio giocato nel 1997, decide di proseguire gli studi all'Università di Northumbria, a Newcastle, laureandosi nel 2001 in Business Administration.[6] Anni dopo, interrogato sulla vicenda, Le Tissier disse: «Correva qua e là per il campo come Bambi sul ghiaccio; fu davvero imbarazzante da vedere» (in inglese: «He run around the pitch like Bambi on ice; it was very embarrassing to watch»).[7][8][9]

Dopo il ritiro[modifica | modifica wikitesto]

Dopo essersi ritirato dal calcio, Dia cambia nome (cambiandolo da Ali Dia in Aly Dia) e migra negli Stati Uniti, nel 2003; qui ottiene un master in economia aziendale all'Università di San Francisco, che oggi esercita a Doha, in Qatar.

Nella cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]

Oggi Dia è noto, soprattutto in Inghilterra, come il peggior calciatore ad aver calcato i campi della Premier League, spesso inserito nelle liste dei peggiori calciatori o dei peggiori trasferimenti.[1][10] È al primo posto nella classifica dei 50 peggiori calciatori stilata dal Times,[11] è inserito nella lista di 10 peggiori calciatori stilata dal Sun[12] e risulta in quarta posizione nella lista dei 50 peggiori attaccanti secondo il Daily Mail.[13]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) David Hills, The 10 worst foreign signings of all time, in The Guardian, 6 agosto 2000. URL consultato il 18 dicembre 2012.
  2. ^ (EN) Never again..., in BBC Sport, 1º aprile 2003. URL consultato il 18 dicembre 2012.
  3. ^ Duncan Holley e Chalk, Gary, In That Number – A post-war chronicle of Southampton FC, Hagiology, 2003, pp. 248 & 504, ISBN 0-9534474-3-X.
  4. ^ Ali Dia 23 anni dopo: la storia del finto cugino di Weah che truffò la Premier League, su eurosport.it.
  5. ^ (EN) Gateshead F.C. Season 1996/97, su gfcstats.webs.com, Unofficial Gateshead Football Club Statistics Database. URL consultato il 23 luglio 2011 (archiviato dall'url originale il 9 ottobre 2011).
  6. ^ (EN) Nick Harris, Meet the BBC's guest editor (and other accidental heroes), in The Independent, 17 maggio 2006. URL consultato il 18 dicembre 2012.
  7. ^ (EN) Thom Gibbs, Five terrible debuts to make Fernando Torres feel better, in The Daily Telegraph, 7 febbraio 2011. URL consultato il 18 dicembre 2012.
  8. ^ (EN) The one-off who played for Southampton, in The Guardian, 22 novembre 2008. URL consultato il 3 dicembre 2013.
  9. ^ (EN) The Journal of Failure, su journaloffailure.wordpress.com. URL consultato il 3 dicembre 2013 (archiviato dall'url originale il 12 dicembre 2013).
  10. ^ (EN) Premiership's Top 10 Foreign Flops, in Who Ate All the Pies?, 25 maggio 2008. URL consultato il 18 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale il 25 maggio 2008).
  11. ^ (EN) Alex Murphy, The 50 worst footballers, in The Times, Londra, 4 luglio 2007. URL consultato il 20 luglio 2007.
  12. ^ (EN) Gavin Glicksman, Top 10 rubbish footballers, in The Sun, 23 febbraio 2009. URL consultato il 18 dicembre 2012.
  13. ^ (EN) Tom Bellwood, The worst strikers to have played in the Premier League, in Daily Mail, 9 ottobre 2009. URL consultato il 18 dicembre 2012.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]