Adolf de Meyer

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Adolf de Meyer

Adolf de Meyer, anche Adolphe de Meyer (Parigi, 3 settembre 1868[1]Los Angeles, 6 gennaio 1946), è stato un fotografo francese.

Divenne famoso in tutto il mondo per i suoi eleganti ritratti fotografici di persone famose.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato da padre tedesco e madre scozzese, venne educato a Dresda e nel 1893 entrò a far parte della Royal Photographic Society, trasferendosi a Londra nel 1895. Prese il cognome di Meyer-Watson nel 1896, mentre dal 1899 si nomina Barone Adolph de Meyer. Nel 1899, sposò a Chelsea Olga de Meyer, il cui padrino era Edoardo VII. Questo era per lo più un matrimonio di convenienza, in quanto de Meyer era omosessuale, e sua moglie Olga era bisessuale.[2]. Dal 1898 al 1913, visse nei giardini Cadogan, Londra e tra il 1903 e il 1907 i suoi lavori vennero pubblicati nella rivista trimestrale Camera Work di Alfred Stieglitz; Cecil Beaton lo definì "il Debussy della fotografia". Nel 1912 fotografò Nizinsky a Parigi.

Sebbene de Meyer usasse il titolo di Barone e il Whitaker's Peerage disse che questo gli era stato concesso da Federico Augusto III di Sassonia nel 1897, non è stata mai trovata alcuna prova che ufficializzasse questa decisione[3].

Nel 1914, con lo scoppio della prima guerra mondiale, Adolf e Olga si trasferirono a New York, dove divenne un fotografo per Vogue (1914-21) e per Vanity Fair. Nel 1922, dopo aver adottato il cognome Gayne per evidenziare la sua rinascita spirituale, de Meyer accettò l'offerta di diventare il capo-fotografo di Harper's Bazaar a Parigi, dove trascorse sedici anni. Con l'avvento della seconda guerra mondiale nel 1938, de Meyer ritornò negli Stati Uniti, e vide che ora era una reliquia al cospetto del nascente modernismo dell'arte. Morì a Los Angeles 1946 e la sua morte venne registrata come "Gayne Adolphus Demeyer, scrittore (in pensione)"[4]. Solo poche delle sue opere sopravvissero fino ad oggi, mentre la maggior parte rimase distrutta nella seconda guerra mondiale.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Numero 729, su canadp-archivesenligne.paris.fr. URL consultato il 29 marzo 2012 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2016).
  2. ^ History of Art: Adolf de Meyer, su all-art.org. URL consultato il 25 settembre 2009 (archiviato dall'url originale il 5 agosto 2021).
  3. ^ Anthony Camp, Royal Mistresses and Bastards: fact and fiction 1714-1936 (London, 2007) 357-8.
  4. ^ Anthony Camp, op.cit., 358.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN74651887 · ISNI (EN0000 0001 1673 2378 · Europeana agent/base/16858 · ULAN (EN500115553 · LCCN (ENn84239927 · GND (DE118912194 · BNF (FRcb14959539w (data) · J9U (ENHE987007500818105171 · WorldCat Identities (ENlccn-n84239927