Isterectomia: differenze tra le versioni

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* Tempo medio per via vaginale: 46,6 minuti (range 14-168)
* Tempo medio per via vaginale: 46,6 minuti (range 14-168)
* Tempo medio per via laparoscopica (include tutte le varianti): 82,5 minuti (range 10-325; valori ottenuti combinando i dati di tutti i bracci del trial)
* Tempo medio per via laparoscopica (include tutte le varianti): 82,5 minuti (range 10-325; valori ottenuti combinando i dati di tutti i bracci del trial)
La pratica della [[morcellazione]] è stata ampiamente utilizzata soprattutto nelle tecniche laparoscopiche e talvolta per la tecnica vaginale, ma dati attuali sembrano associarla ad un considerevole rischio di diffusione di tumori benigni o maligni.
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== Rischi ed effetti avversi ==
== Rischi ed effetti avversi ==

Versione delle 10:27, 17 mag 2018

Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
Isterectomia
Procedura chirurgica
Disegno di un'isterectomia
TipoGinecologia, Chirurgia
Anestesiaanestesia generale (per procedura laparoscopica) e/o anestesia epidurale (per procedura laparotomica) o anestesia subaracnoidea (procedura vaginale)
Indicazioni
patologie uterine
MeSHD007044
MedlinePlus002915
eMedicine267273

L'isterectomia è una tecnica chirurgica che comporta l'asportazione dell'utero. Può anche comportare la rimozione della cervice, delle ovaie, delle tube di Falloppio e di altre strutture circostanti. Generalmente eseguita da un chirurgo ginecologo, l'isterectomia può prevedere la rimozione dell'intero utero (quindi di corpo, fondo, collo dell'utero; si parla in questo caso di isterectomia totale) oppure essere parziale (rimozione del corpo uterino lasciando intatta la cervice; si parla allora di isterectomia sopracervicale o isterectomia subtotale. In molti casi nel corso dell'intervento vengono asportate anche le ovaie e si parla allora di isterectomia con annessiectomia (generalmente vengono asportate le ovaie di entrambi i lati, perciò si esegue un'annessiectomia bilaterale). L'isterectomia è la procedura chirurgica ginecologica di esecuzione più comune. Nel 2003, oltre 600.000 isterectomie sono state eseguite solo negli Stati Uniti , di cui oltre il 90% sono state eseguite per condizioni benigne. In Italia nel 2010 sono state eseguite circa 70.000 isterectomie: la gran parte per miomi o metrorragia, solo un 18% per cancro dell'utero; in base a questi dati in Italia ogni anno sarebbero eseguite 50 mila isterectomie "inutili".[1] Questi elevatissimi tassi di intervento hanno portato a diverse controversie e molti medici ritengono che le isterectomie vengano largamente eseguite per ragioni ingiustificate e non necessarie. L'isterectomia è spesso praticata in modo improprio per trattare anche condizioni benigne (ad esempio, come già citato, per le mestruazioni abbondanti), sebbene ci siano spesso alternative.[2][3]

La rimozione dell'utero rende la paziente incapace di generare figli (similmente la rimozione delle ovaie e delle tube di Falloppio) e comporta rischi chirurgici oltre che effetti a lungo termine; per questo motivo l'intervento dovrebbe essere normalmente raccomandato solo quando altre opzioni di trattamento non sono disponibili o hanno fallito. Un approccio personalizzato ai problemi della paziente, l'utilizzo di dispositivi intrauterini a rilascio di levonorgestrel, il ricorso a innovative tecniche chirurgiche (che risultano anche più conservative) come la chirurgia isteroscopica o la miomectomia ad ansa fredda, tutte queste opzioni fanno prevedere che la frequenza delle isterectomie per indicazioni diverse dal cancro all'utero diminuirà nel tempo.[4]
L'ovariectomia (la rimozione delle ovaie) viene frequentemente eseguita insieme all'isterectomia per ridurre il rischio di cancro ovarico. Tuttavia, studi recenti hanno dimostrato che l'ooforectomia profilattica (senza che vi sia un'indicazione medica urgente) riduce sostanzialmente il tasso di sopravvivenza a lungo termine della paziente e può associarsi ad altri gravi effetti avversi.[5][6] Questo effetti negativi della procedura chirurgica non sono limitati alle donne in pre-menopausa. Anche le donne che sono già entrate in menopausa hanno evidenziato una riduzione a lungo termine della sopravvivenza, dopo essere state sottoposte a ovariectomia.

Usi medici

Il diagramma mostra quali parti sono rimosse con un'isterectomia radicale

L'isterectomia è una procedura chirurgica importante che presenta rischi e benefici e influisce sull'equilibrio ormonale della donna e sulla salute generale per il resto della sua vita. Per questo motivo, l'isterectomia è normalmente raccomandata come ultima risorsa per porre rimedio a certe condizioni intrattabili del sistema riproduttivo. Tali condizioni includono, ma non sono limitate a:

  • Endometriosi grave e intrattabile (crescita dell'endometrio, il rivestimento uterino, al di fuori della cavità uterina) e/o adenomiosi (una forma di endometriosi, in cui una parte del tessuto endometriale si sviluppa attraverso la la muscolatura e le pareti muscolari dell'utero), dopo che sono state esaurite le altre opzioni farmaceutiche o chirurgiche.
  • Dolore pelvico cronico, dopo che sono state esaurite le diverse opzioni farmaceutiche o chirurgiche disponibili.
  • Postpartum: quando si rende necessario rimuovere un caso grave di placenta previa (placenta che si è venuta ad inserire in corrispondenza del segmento inferiore dell'utero, sopra o all'interno del canale del parto) o placenta percreta (una placenta che è cresciuto nella e attraverso la parete uterina andando poi ad attaccarsi ad altri organi), come ultima possibilità in caso di eccessiva emorragia ostetrica.
  • Diverse forme di prolasso vaginale.

Le donne possono anche esprimere il desiderio di sottoporsi a una isterectomia elettiva per ragioni diverse dalla risoluzione di condizioni o malattie del sistema riproduttivo. Alcune delle condizioni in base alle quali una donna può richiedere un'isterectomia per motivi diversi da una malattia in atto includono una profilassi contro alcuni tipi di cancro del sistema riproduttivo, specialmente se vi è una forte storia familiare di tumori del sistema riproduttivo (in particolare il tumore alla mammella in combinazione con la mutazione BRCA1 o BRCA2). Alcuni donne con gravi disabilità dello sviluppo possono essere dottoposte a isterectomia, tuttavia questa indicazione appare molto controversa.

Neoplasie ginecologiche

Molti tipi di tumori del sistema riproduttivo sono trattati chirurgicamente. Questi tumori includono il cancro dell'utero, del collo dell'utero, il cancro delle ovaie, i tumori dell'endometrio, così come i fibromi uterini che non rispondono a opzioni di trattamento più conservative.

Metodologia

Come già ricordato l'isterectomia è la procedura chirurgica più frequentemente eseguita sull'apparato genitale femminile e, nel 90% circa dei casi, viene effettuata per patologie di tipo benigno (ad esempio fibromi, prolassi, endometriosi).

La scelta della tecnica chirurgica dipende dalle indicazioni per l'isterectomia, da eventuali procedure aggiuntive che si rendono necessarie, dalla dimensione, forma e mobilità dell'utero, dalle apparecchiature disponibili in quel preciso ospedale e naturalmente dall'esperienza del chirurgo. In questi anni sta prendendo piede la tecnica "robotica" riservata perlopiù alle procedure più complesse (oncologiche), dove il chirurgo "guida" da una postazione remota a pochi metri dalla paziente il robot (sistema Da Vinci) che esegue materialmente la procedura. Tutto ciò ha portato a risultati operatori decisamente migliori, tuttavia con un importante aumento dei costi.

Oggi sono disponibili varie tecniche chirurgiche per la rimozione completa o parziale di un utero:

  • Isterectomia laparotomica avviene mediante un'incisione e apertura della parete addominale; può prevedere la conservazione della cervice (isterectomia subtotale ovvero isterectomia sovracervicale); in altri casi prevede anche la rimozione della cervice (isterectomia addominale totale)
  • Isterectomia vaginale (definita anche colpoisterectomia, l'intervento avviene cioè attraverso la vagina)
  • Isterectomia laparoscopica totale (TLH - Total Laparoscopic Hysterectomy) eseguita per la prima volta nel 1989 da un ginecologo americano, Harry Reich); l'intervento prevede l'esecuzione di 4 piccole incisioni di pochi millimetri nell'addome, al fine di poter introdurre il laparoscopio, il tubo per insufflare l'anidride carbonica e i necessari strumenti chirurgici.
  • Isterectomia vaginale laparoscopicamente assistita (LAVH - Laparoscopically Assisted Vaginal Hysterectomy)
  • Isterectomia sopracervicale laparoscopica (LASH - Laparascopic Supracervical Hysterectomy) cioè la rimozione del corpo dell'utero per via laparoscopica

Questi metodi vengono meglio descritti di seguito.

Isterectomia addominale

La maggior parte delle isterectomie viene ancora oggi effettuata tramite laparotomia (cioè un'incisione addominale, da non confondere con la laparoscopia). Un'incisione trasversale viene effettuata attraverso la parete addominale, di solito subito sopra l'osso pubico, il più vicino possibile alla linea dei peli pubici, similmente a quanto avviene per l'esecuzione di un taglio cesareo. Questa tecnica consente al chirurgo il massimo accesso possibile alle strutture riproduttive e viene normalmente effettuata quando si rende necessaria la rimozione dell'intero complesso riproduttivo. Il tempo di convalescenza e pieno recupero dopo un'isterectomia "a cielo aperto" è di 4-6 settimane e talvolta più lungo: ciò è ssostanzialmente dovuto alla necessità di procedere con il taglio la parete addominale. Storicamente, il problema più grande che doveva essere affrontato eseguendo questa tecnica, era rappresentato dalle infezioni, ma i tassi di infezione sono attualmente ben controllati e non rappresentano una preoccupazione importante nella moderna pratica medica. Un'isterectomia aperta fornisce il modo più efficace per esplorare la cavità addominale ed eseguire interventi chirurgici complicati. Prima del perfezionamento delle tecniche vaginali e laparoscopiche, l'isterectomia addominale rappresentava anche l'unica possibilità di eseguire l'isterectomia subtotale, mentre attualmente la via vaginale è la tecnica preferibile nella maggior parte delle circostanze.[7][8]

Isterectomia vaginale

L'isterectomia vaginale viene eseguita interamente attraverso il canale vaginale e presenta chiari vantaggi rispetto alla chirurgia addominale: un minor numero di complicanze, tempo di ricovero ospedaliero più breve, ma anche un tempo di guarigione e convalescenza più brevi. L'isterectomia addominale, il metodo più comune, viene utilizzata in casi come dopo il parto cesareo, quando l'indicazione all'intervento è un cancro, oppure quando si prevedono complicazioni o è richiesta un'esplorazione chirurgica.

Isterectomia vaginale laparoscopicamente assistita

Con lo sviluppo delle tecniche laparoscopiche negli anni '70 e '80, l'isterectomia vaginale laparoscopicamente assistita (LAVH) ha acquisito grande popolarità tra i ginecologi perché rispetto alla procedura addominale è meno invasiva e il recupero post-operatorio è molto più veloce. Permette anche una migliore esplorazione, risultando un intervento solo leggermente più complicato rispetto alla procedura vaginale. La tecnica LAVH inizia con una normale laparoscopia ed è completata in modo tale che la rimozione definitiva dell'utero (con o senza rimozione delle ovaie) avviene attraverso il canale vaginale. Nel corso d'esecuzione di LAVH generalmente si esegue un'isterectomia totale, la cervice cioè viene ad essere rimossa con l'utero. L'operatore procede quindi al raccordo (sutura) della parte superiore della vagina al tessuto che in precedenza era adiacente all'utero, ovvero ad una tecnica definita con il termine di cuffia vaginale.[9][10]

Isterectomia sopracervicale laparoscopica

L 'isterectomia sopracervicale laparoscopica" (LASH - acronimo inglese di Laparascopic Supracervical Hysterectomy) è stata successivamente sviluppata per rimuovere l'utero senza rimuovere la cervice usando un morcellatore (un particolare strumento chirurgico che taglia (tritura) l'utero in piccoli pezzi che possono essere rimossi dalla cavità addominale attraverso le porte laparoscopiche.

Isterectomia laparoscopica totale

L'isterectomia totale laparoscopica (TLH) è stata sviluppata nei primi anni '90 da Prabhat K. Ahluwalia nell'Upstate di New York.[11] La TLH viene eseguita esclusivamente attraverso l'utilizzo di laparoscopi introdotti nell'addome, iniziando dalla parte superiore dell'utero, tipicamente con un manipolatore uterino. L'intero utero è disconnesso dai suoi punti di ancoraggio usando strumenti lunghi e sottili attraverso le "porte laparocopiche". Quindi tutto il tessuto da rimuovere viene fatto passare attraverso le piccole incisioni addominali.

Altre tecniche

  • L'isterectomia sopracervicale laparoscopica (LSH) viene eseguita in modo simile alla chirurgia laparoscopica totale, ma l'utero viene amputato tra la cervice e il fondo, pertanto si tratta di un'isterectomia subtotale (o, per l'appunto, sopracervicale).
  • La laparoscopia a doppia porta è una forma di chirurgia laparoscopica che utilizza due incisioni sulla linea mediana di circa 5 mm: l'utero è disconnesso dai tessuti contigui tramite le due porte e rimosso attraverso la vagina.
  • L'isterectomia "robotica" è una variante della chirurgia laparoscopica che utilizza speciali strumenti controllati a distanza, tramite i quali il chirurgo riesce ad avere un controllo più preciso e una visione ingrandita tridimensionale.

Confronto delle tecniche

L'approccio chirurgico per l'esecuzione di un'isterectomia è influenzato da diversi aspetti: le caratteristiche della paziente, le indicazioni (la ragione) per le quali la donna necessita di un'isterectomia, le dimensioni dell'utero, la posizione (discesa) dell'utero in addome, l'eventuale presenza di tessuti malati (che possono dover essere asportati) e che circondano l'utero, pregressi interventi chirurgici già effettuati in regione pelvica, obesità, pregresse gravidanze e loro evoluzione, possibilità di endometriosi, le necessità o meno di un'ovariectomia, eventuali preferenze della paziente.[12]

L'isterectomia vaginale è raccomandata rispetto ad altre tecniche, ove possibile, per le donne affette da malattie benigne. L'isterectomia vaginale è risultata superiore alla LAVH. D'altro canto alcuni tipi di chirurgia laparoscopica causano meno complicanze a breve e lungo termine, un effetto più favorevole sull'esperienza sessuale post-intervento, con tempi di recupero più brevi e costi minori.[13][14][15]

La chirurgia laparoscopica offre alcuni vantaggi quando la chirurgia vaginale non è un'opzione praticabile; sfortunatamente la tecnica ha anche l'importante svantaggio si richiedere un tempo di intervento chirurgico significativamente più lungo. In uno studio del 2004 condotto in Gran Bretagna nel quale si confrontavano le tecniche addominale (laparotomica) e laparoscopica, è stato scoperto che la chirurgia laparoscopica causa tempi di intervento più lunghi e un più alto tasso di complicanze maggiori, offrendo al tempo stesso una guarigione molto più rapida.[16] In un altro studio condotto nel 2014, la laparoscopia risultava essere "un'alternativa sicura alla laparotomia": lo studio era inerente donne sottoposte a isterectomia totale per carcinoma dell'endometrio. I ricercatori concludevano che la procedura "offre risultati perioperatori nettamente migliorati con un tasso di reintervento inferiore e un minor numero di complicanze postoperatorie quando lo standard di cura passa dalla chirurgia a cielo aperto alla laparoscopia, in un ospedale universitario".[17] La tecnica addominale è molto spesso applicata in circostanze difficili o quando si prevedono complicazioni. Se si considerano queste premesse, il tasso di complicanze e il tempo richiesto per la chirurgia sono molto favorevoli se paragonati ad altre tecniche, tuttavia il tempo richiesto per la guarigione è molto più lungo.[12] L'isterectomia eseguita tramite laparotomia addominale è correlata con un'incidenza molto più elevata di aderenze intestinali rispetto ad altre tecniche.[18] Il tempo richiesto per il completamento della chirurgia nel già citato studio eVALuate del 2004 è riportato come segue:[16]

  • Tempo medio per via addominale: 55,2 minuti (range 19-155)
  • Tempo medio per via vaginale: 46,6 minuti (range 14-168)
  • Tempo medio per via laparoscopica (include tutte le varianti): 82,5 minuti (range 10-325; valori ottenuti combinando i dati di tutti i bracci del trial)

La pratica della morcellazione è stata ampiamente utilizzata soprattutto nelle tecniche laparoscopiche e talvolta per la tecnica vaginale, ma dati attuali sembrano associarla ad un considerevole rischio di diffusione di tumori benigni o maligni.[19]

Rischi ed effetti avversi

La mortalità a breve termine (entro 40 giorni dall'intervento) si aggira intorno a 0,38 casi su 1000 se l'intervento è eseguito per cause benigne. I rischi di complicanze è correlato alla presenza di fibromi, all'età più giovane (la pelvi è più vascolarizzata con conseguente maggior rischio di sanguinamento, inoltre l'utero è più ampio), sanguinamento uterino disfunzionale e parità di gravidanze. Il tasso di mortalità è parecchie volte superiore se l'intervento è eseguito in pazienti in gravidanza, con tumore o altre complicanze. Le donne di età inferiore ai 45 anni hanno una mortalità a lungo termine significativamente aumentata, che si ritiene sia causata dagli effetti collaterali ormonali dell'isterectomia e della ooforectomia profilattica.

Circa il 35% delle donne dopo l'isterectomia subisce un altro intervento chirurgico correlato entro un periodo di 2 anni.

La lesione ureterale non è rara e si verifica in circa 0,2 casi per 1.000 casi di isterectomia vaginale e 1,3 soggetti per 1.000 casi di isterectomia addominale. La lesione si verifica di solito nell'uretere distale vicino al legamento infundibulopelvico o nelpunto in cui l'uretere attraversa al di sotto l'arteria uterina, spesso a causa del clampaggio alla cieca e per il posizionamento di una legatura per controllare l'emorragia.

Prognosi e riabilitazione

La degenza ospedaliera dura circa 5 giorni o più in caso di intervento per via addominale e circa 1-2 giorni (ma talvolta più a lungo) in caso di procedura vaginale o intervento per via laparoscopica assistita.

Sterilizzazione degli animali domestici

Nel caso di intervento finalizzato alla sterilizzazione degli animali domestici di sesso femminile, in special modo cani e gatti, si esegue preferibilmente una ovarioisterectomia che consiste nell'asportazione delle ovaie oltre all'utero, con lo scopo di evitare completamente l'estro nell'animale.

Note

  1. ^ Salute femminile. Ogni anno in Italia 50 mila isterectomie inutili, su quotidianosanita.it, Quotidiano Sanità. URL consultato il 13 Maggio 2018.
  2. ^ Dueholm M, Levonorgestrel-IUD should be offered before hysterectomy for abnormal uterine bleeding without uterine structural abnormalities: there are no more excuses!, in Acta Obstet Gynecol Scand, vol. 88, n. 12, 2009, pp. 1302–4, DOI:10.3109/00016340903322776. URL consultato il 13 maggio 2018.
  3. ^ Pakarinen P, Luukkainen T, Treatment of menorrhagia with an LNG-IUS, in Contraception, vol. 75, 6 Suppl, June 2007, pp. S118–22, DOI:10.1016/j.contraception.2007.01.008. URL consultato il 13 maggio 2018.
  4. ^ Bahamondes L, Bahamondes MV, Monteiro I, Levonorgestrel-releasing intrauterine system: uses and controversies, in Expert Rev Med Devices, vol. 5, n. 4, July 2008, pp. 437–45, DOI:10.1586/17434440.5.4.437. URL consultato il 13 maggio 2018.
  5. ^ Shuster LT, Gostout BS, Grossardt BR, Rocca WA, Prophylactic oophorectomy in premenopausal women and long-term health, in Menopause Int, vol. 14, n. 3, September 2008, pp. 111–6, DOI:10.1258/mi.2008.008016. URL consultato il 13 maggio 2018.
  6. ^ Blank SV, Prophylactic and risk-reducing bilateral salpingo-oophorectomy: recommendations based on risk of ovarian cancer, in Obstet Gynecol, vol. 117, 2 Pt 1, February 2011, pp. 404; author reply 404, DOI:10.1097/AOG.0b013e3182083189. URL consultato il 13 maggio 2018.
  7. ^ Thomas B, Magos A, Subtotal hysterectomy and myomectomy - vaginally, in Best Pract Res Clin Obstet Gynaecol, vol. 25, n. 2, April 2011, pp. 133–52, DOI:10.1016/j.bpobgyn.2010.11.003. URL consultato il 16 maggio 2018.
  8. ^ Sheth SS, Paghdiwalla KP, Hajari AR, Vaginal route: a gynaecological route for much more than hysterectomy, in Best Pract Res Clin Obstet Gynaecol, vol. 25, n. 2, April 2011, pp. 115–32, DOI:10.1016/j.bpobgyn.2010.12.005. URL consultato il 16 maggio 2018.
  9. ^ Cronin B, Sung VW, Matteson KA, Vaginal cuff dehiscence: risk factors and management, in Am. J. Obstet. Gynecol., vol. 206, n. 4, April 2012, pp. 284–8, DOI:10.1016/j.ajog.2011.08.026. URL consultato il 16 maggio 2018.
  10. ^ Smith K, Caceres A, Vaginal Cuff Closure in Minimally Invasive Hysterectomy: A Review of Training, Techniques, and Materials, in Cureus, vol. 9, n. 10, October 2017, pp. e1766, DOI:10.7759/cureus.1766. URL consultato il 16 maggio 2018.
  11. ^ Ahluwalia PK, Total Laparoscopic Hysterectomy, in J Am Assoc Gynecol Laparosc, vol. 3, 4, Supplement, August 1996, pp. S1–2.
  12. ^ a b Aarts JW, Nieboer TE, Johnson N, Tavender E, Garry R, Mol BW, Kluivers KB, Surgical approach to hysterectomy for benign gynaecological disease, in Cochrane Database Syst Rev, n. 8, August 2015, pp. CD003677, DOI:10.1002/14651858.CD003677.pub5. URL consultato il 16 maggio 2018.
  13. ^ Stovall TG, Summitt RL, Laparoscopic hysterectomy--is there a benefit?, in N. Engl. J. Med., vol. 335, n. 7, August 1996, pp. 512–3, DOI:10.1056/NEJM199608153350712. URL consultato il 16 maggio 2018.
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  16. ^ a b Garry R, Fountain J, Mason S, Hawe J, Napp V, Abbott J, Clayton R, Phillips G, Whittaker M, Lilford R, Bridgman S, Brown J, The eVALuate study: two parallel randomised trials, one comparing laparoscopic with abdominal hysterectomy, the other comparing laparoscopic with vaginal hysterectomy, in BMJ, vol. 328, n. 7432, January 2004, p. 129, DOI:10.1136/bmj.37984.623889.F6. URL consultato il 17 maggio 2018.
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  19. ^ Seidman MA, Oduyebo T, Muto MG, Crum CP, Nucci MR, Quade BJ, Peritoneal dissemination complicating morcellation of uterine mesenchymal neoplasms, in PLoS ONE, vol. 7, n. 11, 2012, pp. e50058, DOI:10.1371/journal.pone.0050058. URL consultato il 17 maggio 2018.

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