Rhinopithecus bieti: differenze tra le versioni

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==Biologia==
==Biologia==
Conosciamo ben poco riguardo alle abitudini di questa scimmia elusiva, e i primi studi accurati sulla sua ecologia e sul suo comportamento sono stati effettuati solamente nel corso degli anni novanta<ref name=Institute/>.
Conosciamo ben poco riguardo alle abitudini di questa scimmia elusiva, e i primi studi accurati sulla sua ecologia e sul suo comportamento sono stati effettuati solamente nel corso degli anni novanta<ref name=Institute/>. Diversamente dagli altri [[Colobinae|Colobini]] (che generalmente si nutrono di [[Foglia|foglie]]), il rinopiteco bruno si nutre soprattutto di [[Lichene|licheni]], in particolare di quelli del genere ''Bryotia''<ref name=Small>Small, F.M. (1997) China's Mountain Monkeys. ''New Scientist'', '''154'''(2084): 38 - .</ref>. I licheni sono una fonte di cibo abbondante e facile da digerire, ma sono anche piuttosto carenti da un punto di vista nutrizionale; questa [[dieta]] insolita ha spinto questo primate [[arboricolo]] a comportamenti piuttosto inusuali<ref name=Institute/>. Ad esempio, sono stati osservati gruppi numerosi costituiti anche da 300 esemplari<ref name=Institute/>, probabilmente a causa del basso tasso di competizione per il cibo tra i vari componenti<ref name=Small/>. Queste bande sembrano essere costituite da piccoli gruppi familiari comprendenti un maschio adulto e da tre a cinque femmine con i loro piccoli<ref name=Institute/>, ma tutti i membri della banda tendono a spostarsi e a riposare insieme<ref name=Small/>.

Diversamente dagli altri [[Colobinae|colobini]] (che generalmente si nutrono di [[Foglia|foglie]]), il rinopiteco bruno si nutre soprattutto di [[Lichene|licheni]], in particolare di quelli del genere ''[[Bryotia]]''<ref name=Small>{{cita pubblicazione|autore=Small F.M. |anno=1997 |titolo=China's Mountain Monkeys |rivista=New Scientist |volume=154 |numero=2084 |pagine=38|lingua=en}}</ref>. I licheni sono una fonte di cibo abbondante e facile da digerire, ma sono anche piuttosto carenti da un punto di vista nutrizionale; questa [[dieta]] insolita ha spinto questo primate [[arboricolo]] a comportamenti piuttosto inusuali<ref name=Institute/>. Sono stati osservati gruppi numerosi costituiti anche da diverse centinaia di esemplari che tendono a spostarsi e a riposare insieme<ref name=Institute/><ref name=Small/>, all'interno dei quali si distinguono piccole unità familiari di due tipi: unità riproduttive, rappresentate dall'harem del maschio con le sue femmine e la prole (dette OMU=''One Male Unit''), e unità non riproduttive, formate da gruppi di soli maschi (dette AMU=''All Male Unit'')<ref name=Kirkpatrick1998>{{cita pubblicazione|autore= Kirkpatrick R.C., Y. C. Long, T. Zhong, L. Xiao|titolo=Social Organization and Range Use in the Yunnan Snub-Nosed Monkey Rhinopithecus bieti |rivista=International Journal of Primatology |anno=1998 |volume=19 |numero=1 |pagine=13-51 |url=http://link.springer.com/article/10.1023%2FA%3A1020302809584 |lingua=en}}</ref>. Nella stagione degli accoppiamenti i maschi sessualmente maturi segnalano il loro status con un pronunciato arrossamento della pelle delle labbra.<ref name=Grueter2015>{{cita pubblicazione| autore=Grueter C.C., Pingfen Zhu, William L. Allen, James P. Higham, Baoping Ren, Ming Li |titolo=Sexually selected lip colour indicates male group-holding status in the mating season in a multi-level primate society |rivista=R. Soc. open sci. |anno=2015 |volume=2 |numero= |pagine=150490 |url=http://rsos.royalsocietypublishing.org/content/2/12/150490 |lingua=en}}</ref>.


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Rinopiteco bruno
Stato di conservazione
In pericolo[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Mammalia
Ordine Primates
Sottordine Haplorrhini
Infraordine Simiiformes
Superfamiglia Cercopithecoidea
Famiglia Cercopithecidae
Sottofamiglia Colobinae
Genere Rhinopithecus
Specie R. bieti
Nomenclatura binomiale
Rhinopithecus bieti
Milne Edwards, 1897
Areale

Il rinopiteco bruno (Rhinopithecus bieti Milne Edwards, 1897) è un primate della famiglia dei Cercopitecidi originario della Cina[2].

Il suo nome è un omaggio a Félix Biet (1838-1901) delle Missioni Estere di Parigi, missionario francese e naturalista nel Tibet.

Descrizione

Il rinopiteco bruno è la più minacciata delle tre specie di rinopitechi presenti in Cina. Misura 51–83 cm di lunghezza e ha una coda di 52–75 cm; i maschi pesano 15–17 kg, mentre le femmine, più piccole, non superano i 9,2–12 kg[3]. Il manto, lungo e ispido, è di colore prevalentemente nero su dorso e zampe e bianco sulle regioni inferiori[3]. Altri peli bianchi, particolarmente lunghi nei maschi adulti, sono presenti anche sui fianchi. Le labbra sono di colore rosa intenso, mentre la faccia è di colore più chiaro; sulle spalle vi sono dei peli grigio-giallastri[3]. Questa scimmia deve il nome comune di «rinopiteco», cioè «scimmia nasuta», alla struttura insolita del naso, privo di ossa nasali e con le narici rivolte all'insù[3][4]. Alla nascita i piccoli sono bianchi, ma divengono grigi nel giro di pochi mesi[3].

Distribuzione e habitat

Il rinopiteco bruno è presente, con circa 13 sottopopolazioni isolate, sui monti Yunling, una catena montuosa della Cina sud-occidentale al confine tra lo Yunnan nord-occidentale e il Tibet sud-orientale[5][6].

Vive ad altitudini maggiori di qualsiasi altro primate, a eccezione dell'uomo[6]. Abita le foreste di conifere, ad altitudini comprese tra i 3000 e i 4500 m, dove il gelo regna incontrastato per circa 280 giorni all'anno[3][5] e il suolo è ricoperto da un manto nevoso spesso anche più di un metro[6].

Biologia

Conosciamo ben poco riguardo alle abitudini di questa scimmia elusiva, e i primi studi accurati sulla sua ecologia e sul suo comportamento sono stati effettuati solamente nel corso degli anni novanta[4].

Diversamente dagli altri colobini (che generalmente si nutrono di foglie), il rinopiteco bruno si nutre soprattutto di licheni, in particolare di quelli del genere Bryotia[7]. I licheni sono una fonte di cibo abbondante e facile da digerire, ma sono anche piuttosto carenti da un punto di vista nutrizionale; questa dieta insolita ha spinto questo primate arboricolo a comportamenti piuttosto inusuali[4]. Sono stati osservati gruppi numerosi costituiti anche da diverse centinaia di esemplari che tendono a spostarsi e a riposare insieme[4][7], all'interno dei quali si distinguono piccole unità familiari di due tipi: unità riproduttive, rappresentate dall'harem del maschio con le sue femmine e la prole (dette OMU=One Male Unit), e unità non riproduttive, formate da gruppi di soli maschi (dette AMU=All Male Unit)[8]. Nella stagione degli accoppiamenti i maschi sessualmente maturi segnalano il loro status con un pronunciato arrossamento della pelle delle labbra.[9].

La necessità di licheni, che hanno bisogno di 10-15 anni per rigenerarsi, ha spinto queste scimmie a condurre uno stile di vita più errabondo[4]. Ciascuna banda copre una distanza di 1500 m al giorno e occupa un territorio che può raggiungere i 25 km² di estensione[7]. Questa specie ha inoltre un tasso di natalità molto basso; gli scienziati stimano che le femmine partoriscano un unico piccolo ogni tre anni[4].

Conservazione

Il numero dei rinopitechi bruni è diminuito soprattutto a causa della distruzione dell'habitat e della pressione venatoria[6]. La popolazione umana di questo remoto angolo della Cina è aumentata moltissimo nel corso degli ultimi decenni e una vasta area delle foreste dove vive il rinopiteco è stata abbattuta, sia per far fronte alla richiesta di legname che per fare spazio ai terreni agricoli[4]. I pochi esemplari rimasti, meno di 2000, sono isolati in sacche forestali frammentate[10]. La caccia a questo primate è vietata dal 1975, ma la mancanza di fondi e di uno staff adeguato fa sì che la legge sia difficile da rispettare, e la caccia continua tuttora[3]. Le scimmie vengono inoltre catturate accidentalmente in trappole poste per altri animali selvatici[6].

Note

  1. ^ (EN) Mittermeier, R.A. & Rylands, A.B. (Primate Red List Authority) 2008, Rhinopithecus bieti, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Rhinopithecus bieti, in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
  3. ^ a b c d e f g Macdonald, D. (2001) The New Encyclopedia of Mammals. Oxford University Press, Oxford.
  4. ^ a b c d e f g Institute of East Asian Studies, University of California - MYSTERY OF THE YUNNAN SNUB-NOSED MONKEY (November, 2002).
  5. ^ a b Richardson, M. (2006) Pers. comm.
  6. ^ a b c d e Animal Info (November, 2002).
  7. ^ a b c (EN) Small F.M., China's Mountain Monkeys, in New Scientist, vol. 154, n. 2084, 1997, p. 38.
  8. ^ (EN) Kirkpatrick R.C., Y. C. Long, T. Zhong, L. Xiao, Social Organization and Range Use in the Yunnan Snub-Nosed Monkey Rhinopithecus bieti, in International Journal of Primatology, vol. 19, n. 1, 1998, pp. 13-51.
  9. ^ (EN) Grueter C.C., Pingfen Zhu, William L. Allen, James P. Higham, Baoping Ren, Ming Li, Sexually selected lip colour indicates male group-holding status in the mating season in a multi-level primate society, in R. Soc. open sci., vol. 2, 2015, p. 150490.
  10. ^ Renmei, R., Kirkpatrick, R.C., Jablonski, N.G., Bleisch, W.V. and Canh, L.X. (1998) Conservation status and prospects of the snub-nosed langurs (Colobinae: Rhinopithecus). In: Jablonski, N.G. (Ed) The Natural History of the Doucs and Snub-nosed Monkeys. World Scientific, Singapore.

Voci correlate

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