Punta della lingua: differenze tra le versioni

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Si è visto<ref name="Kozlovskiy">{{cita news|cognome1=Kozlovskiy|nome1=S.A.|cognome2=Shirenova|nome2=S.D.|cognome3=Neklyudova|nome3=A.K.|cognome4=Vartanov|nome4=A.V.|titolo=Brain mechanisms of the Tip-of-the-Tongue state:An electroencephalography-based source localization study|rivista=Psychology in Russia: State of the Art|data=2017|volume=10|articolo=3|pp=218–230|doi=10.11621/pir.2017.0315}}</ref> che nello stato TOT l'attivazione del [[paraippocampo]] è diminuita. Ad ogni modo, si possono fare inferenze sui ruoli di queste strutture in base a teorie sulle loro funzioni derivate da altri studi su queste strutture, non correlate al TOT.
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Non si sa molto dell'esatta funziona di queste aree nel fenomeno punta della lingua. Le aree attivate durante il TOT possono variare a seconda della natura della parola bersaglio. Ad esempio, se la parola bersaglio è il nome di una persona l'[[area fusiforme facciale]] probabilmente apparirà attivata mentre chi cerca di ricordare elabora il volto della persona. Problemi come questo rendono difficile determinare quali aree siano specificamente coinvolte negli stati TOT, e quali siano un sottoprodotto di altre funzioni cognitive. Si ipotizza che la corteccia cingolata anteriore e la corteccia dorsolaterale prefrontale destra operino come un circuito per scoprire il conflitto, e possano svolgere questo ruolo nello scoprire il conflitto tra la sensazione di conoscere la parola bersaglio e l'incapacità di ricordare.<ref name="Maril 2005"/>
Non si sa molto dell'esatta funziona di queste aree nel fenomeno punta della lingua. Le aree attivate durante il TOT possono variare a seconda della natura della parola bersaglio. Ad esempio, se la parola bersaglio è il nome di una persona l'[[area fusiforme facciale]] probabilmente apparirà attivata mentre chi cerca di ricordare elabora il volto della persona. Problemi come questo rendono difficile determinare quali aree siano specificamente coinvolte negli stati TOT, e quali siano un sottoprodotto di altre funzioni cognitive. Si ipotizza che la corteccia cingolata anteriore e la corteccia dorsolaterale prefrontale destra operino come un circuito per scoprire il conflitto, e possano svolgere questo ruolo nello scoprire il conflitto tra la sensazione di conoscere la parola bersaglio e l'incapacità di ricordare.<ref name="Maril 2005"/> La corteccia cingolata anteriore è coinvolta anche nelle emozioni e può mostrare attivazione a causa della reazione emotiva allo stato punta della lingua.<ref name="Schwartz 2010">{{Cita news|cognome1=Schwartz|nome1=BL.|data=Feb 2010|titolo=The effects of emotion on tip-of-the-tongue states.|url=http://www2.fiu.edu/~schwartb/totemotion.pdf|journal=Psychonomic Bulletin & Review|volume=17|numero=1|pp=82–7|doi=10.3758/PBR.17.1.82|pmid=20081165|accesso=20 ottobre 2013|doi-access=free}}</ref>


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Punta della lingua (nella lingua inglese noto anche con l'acronimo TOTtip of (the) tongue — o con il termine lethologica,[1] derivato dal greco antico[2]) è il fenomeno per cui non si riesce a richiamare dalla memoria una parola o un termine, accompagnato dal parziale ricordo e dalla sensazione che il "recupero" di tale informazione è imminente.[3] Il nome del fenomeno viene dal modo di dire "Ce l'ho sulla punta della lingua".[4][5][6] Il fenomeno "punta della lingua" dimostra che l'accesso lessicale avviene per fasi.[7][8]

Le persone che vivono il fenomeno punta della lingua riescono spesso a ricordare una o più caratteristiche della parola ricercata, ad esempio la lettera iniziale, su quale sillaba cada l'accento, e parole simili nel suono, nel significato, o entrambi.[5] I soggetti riferiscono la sensazione di essere colti dallo stato (di blocco mnestico), una sensazione di vaga angoscia durante la ricerca della parola, ed un senso di sollievo quando si ritrova la parola.[5][9] Benché molti aspetti dello stato punta della lingua rimangano incerti, ci sono due teorie principali che competono per spiegare l'accadimento, la concezione dell'accesso diretto e la concezione inferenziale. Anche l'emozione e i legami emotivi con quel che si cerca di rammentare possono avere un'incidenza sul fenomeno TOT. Quanto più forte è il legame emotivo, tanto più tempo ci vorrà per far riemergere l'elemento dalla memoria.[10]

Gli stati TOT vanno distinti dagli stati FOK (feeling of knowing, sensazione di conoscere). FOK, invece, è la sensazione per cui una persona ritiene che sarà in grado di riconoscere — da una lista di oggetti — un oggetto che attualmente è inaccessibile. Ci sono alcune prove che (gli stati) TOT e FOK fanno ricorso a diverse parti del cervello. I TOT sono associati alla corteccia cingolata anteriore, alla corteccia prefrontale dorsolaterale destra, e alla corteccia inferiore destra; non è così per gli stati FOK.[11] I FOK possono essere valutati attraverso dei test di monitoraggio della memoria in cui al soggetto "testato" viene chiesto di "stimare la probabilità" di riconoscere quando "sollecitato da un indizio" o informazione che in precedenza non era riuscito a ricordare.[12][13] Questo test punta a misurare la precisione del soggetto nel monitoraggio della memoria durante lo "stadio di estrazione della memoria".[12][14]

Uno stato punta della lingua è normale per persone di tutte le età; tuttavia, diviene più frequente con l'invecchiamento.[3] TOT può essere definito come un'effettiva malattia, ma solo quando diventa abbastanza frequente da interferire con con l'apprendimento o la vita quotidiana. Il disturbo è detto disnomia se arrecato da un danno cerebrale, di solito da trauma alla testa, ictus, o demenza.[15]

Il fenomeno punta della lingua ha implicazioni per la ricerca nei campi della psicolinguistica, memoria, e metacognizione.[4]

Storia

William James fu il primo psicologo a descrivere il fenomeno punta della lingua, benché non avesse usato questa espressione.

Il termine "punta della lingua" è mutuato dall'uso colloquiale,[4] e potrebbe essere un calco linguistico dalla frase francese avoir le mot sur le bout de la langue ("avere la parola sulla punta della lingua"). Il fenomeno punta della lingua fu descritto per la prima volta come fenomeno psicologico nel testo The Principles of Psychology di William James (1890), sebbene non avesse usato tale espressione.[9]

Anche Sigmund Freud discusse fattori psicologici inconsci, come pensieri inconsci ed impulsi che potrebbero far dimenticare parole familiari.[16]

La prima ricerca empirica su questo fenomeno fu intrapresa dai ricercatori di Harvard Roger Brown e David McNeill e pubblicata nel 1966 dal Journal of Verbal Learning and Verbal Behavior.[5] Brown e McNeill volevano determinare se la sensazione di imminente ricordo percepita nello stato punta della lingua fosse basata sull'effettiva capacità (di richiamare il ricordo) o se fosse soltanto un'illusione.[17]

Nel loro studio, Brown e McNeill leggevano ai partecipanti all'esperinento le definizioni (e soltanto le definizioni) di parole rare, e chiedevano loro di nominare l'oggetto o il concetto che era stato definito. Quando la parola bersaglio veniva poi letta dallo sperimentatore, ai partecipanti veniva indicato di riferire se avessero provato uno stato punta della lingua.[5][17] Brown e Mitchell identificarono tre tipi di stato TOT positivo:

  1. Il partecipante riconosceva la parola letta dallo sperimentatore come la parola che aveva cercato (di ricordare).
  2. Il partecipante ricordava correttamente la parola prima che fosse letta dallo sperimentatore.
  3. Il soggetto ricordava la parola che stava cercando prima che la parola bersaglio fosse letta dallo sperimentatore, ma la parola ricordata non era il "bersaglio" previsto.[5]

Se un partecipante indicava uno stato punta della lingua, gli veniva chiesto di fornire ogni informazione che potesse ricordare circa la parola bersaglio.[5][17] Brown e McNeill rilevarono che i partecipanti potevano identificare la lettera iniziale della parola bersaglio, il numero delle sue sillabe, parole dal suono simile, parole di significato simile, lo schema sillabico, e la posizione seriale di alcune lettere della parola bersaglio con un risultato migliore di quello che ci si potrebbe attendere tirando a caso.[5][17] Le loro risultanze dimostravano la legittimità della sensazione di sapere ("la so, ma al momento mi sfugge") avvertita in uno stato punta della lingua. Questo studio costituì la base per la successiva ricerca sul fenomeno punta della lingua.

Universalità

Le esperienze punta della lingua avvengono sia negli uomini sia nelle donne, e notoriamente viene nei giovani adulti, nelle persone di mezze età, e in quelle più anziane. Le esperienze TOT nell'infanzia non sono state studiate. Il livello di istruzione non è ritenuto un fattore nell'esperienza degli stati TOT.[18] Monolingui, bilingui, e poliglotti incorrono tutti negli stati punta della lingua, sebbene con frequenze diverse (come verrà discusso nel prosieguo della voce).

Oltre all'inglese, molte altre lingue hanno termini informali per descrivere l'esperienza punta della lingua, facendo supporre che si tratti di un'esperienza che accomuna le culture più diverse.[4] In uno studio di B. L. Schwartz (1999), 45 delle 51 lingue esaminate hanno una frase idiomatica indicante il fenomeno punta della lingua che si riferisca a lingua, bocca, o gola in senso metaforico.[4] Le traduzioni letterali inglesi di queste frasi si possono rendere come "sulla punta/testa della lingua", "in cima alla lingua", "davanti alla lingua", "scintillante in fondo alla lingua", e "nella bocca e in gola".[4] In particolare, le lingue studiate che non hanno una frase idiomatica equivalente a punta della lingua sono lingua dei segni americana, amarico, islandese, kalenjin, e swahili.[4] Comunque, anche chi usa la lingua dei segni riferisce esperienze (analoghe a) punta della lingua.[19]

Cause

Le cause del TOT sono in gran parte sconosciute ma sono state proposte numerose spiegazioni. Esse possono essere ricondotte a due concezioni principali: quella dell'accesso diretto e la inferenziale.[4]

Concezione dell'accesso diretto

La concezione dell'accesso diretto assume che lo stato avvenga quando la forza della memoria non è sufficiente a rievocare un elemento, ma basta a far scattare lo stato.[4] Ossia il soggetto ha accesso diretto alla presenza della parola bersaglio nella memoria, anche se essa non può essere immediatamente rievocata. Le teorie sulle cause del fenomeno punta della lingua che adottano la concezione dell'accesso diretto sono costituite dall'ipotesi del blocco, l'ipotesi dell'attivazione incompleta, e dal modello del deficit di trasmissione.[4]

Ipotesi del blocco

L'ipotesi del blocco afferma che gli indizi di ricordo provocano la rievocazione di una parola legata al bersaglio che poi blocca la rievocazione della parola corretta e dà luogo al fenomeno punta della lingua.[4] In altri termini, i TOT avvengono quando alla mente giungono rapidamente risposte plausibili ma inesatte ad una richiesta.[4] La persona riconosce che le parole collegate non sono corrette ma non riesce a recuperare la parola giusta perché è inibita.[4] Queste parole collegate sono dette bloccanti perché bloccano la capacità di recuperare la parola corretta.[4] Questo spiega perché i TOT consentono di prevedere le prestazioni della memoria. Una volta rimossa l'inibizione della parola corretta o dimenticate le bloccanti, il TOT sarà superato.[4] Le prove che dimostrerebbero la fondatezza di questa ipotesi sono minime perché è difficile da misurare.[4] La maggior parte delle ricerche che muovono da questo approccio dànno ai partecipanti dei bloccanti e vedono se producono stati TOT.[4] Questo metodo è controverso poiché non è chiaro se i bloccanti somministrati producano stati TOT o fungano da indizi per ricordare.[4]

L'ipotesi che i bloccanti si comportino più similmente ad indizi per ricordare è confortata principalmente dall'idea delle somiglianze fonologiche tra la parola bersaglio e la parola bloccante. I bloccanti fonologici sono parole che suonano simili alla parola bersaglio. Secondo Bown & Harley, "i vicini fonologici (o bloccanti) di solito agiscono come supporto nel recupero lessicale piuttosto che come un ostacolo".[20] Di converso, un argomento alternativo suggerisce che i bloccanti fonologici ostacolino la capacità di richiamare il bersaglio provocando uno stato punta della lingua.[21]
Sembra più condivisa l'idea che bloccanti non agiscano come inneschi né come potenziatori, ma piuttosto come un effetto laterale. Nella ricerca di Metcalf e Kornell il periodo di incubazione aiutava i partecipanti a richiamare la parola nella stessa misura nei TOT originali non bloccati e nei TOT bloccati.[4] Questo suggerisce che i bloccanti non abbiano alcun effetto sul richiamo o sulle cause degli stati punta della lingua.

Ipotesi dell'attivazione incompleta

L'ipotesi dell'attivazione incompleta afferma che i TOT avvengono quando la parola bersaglio nella memoria non è attivata quanto basta per essere richiamata ma i soggetti che vi incorrono possono ugualmente percepire la sua presenza.[4] L'accessibilità della parola bersaglio fluttua a causa di fattori che aumentano il suo livello di attivazione, quali gli indizi.[4] Il livello di attivazione della parola bersaglio può fluttuare ad un livello abbastanza alto da permettere che sia richiamata (dalla memoria), risolvendo lo stato TOT.[4]

Modello del deficit di trasmissione

Il modello del deficit di trasmissione è basato su una teoria multi-componente della rappresentazione della memoria che suggerisce che le informazioni semantiche o fonologiche siano immagazzinate nella memoria e richiamate separatamente. Il modello del deficit di trasmissione assume che i TOT avvengano quando c'è l'attivazione della componente semantica della memoria della parola bersaglio ma questa attivazione non passa al livello fonologico della memoria della parola bersaglio.[4] Pertanto, i TOT sono causati dal deficit di trasmissione di attivazione dal deposito della memoria semantica al deposito della memoria memoria fonologica.[22]

Secondo gli psicologi cognitivi Deborah M. Burke, del Pomona College, and Donald G. MacKay, dell' UCLA, questo fenomeno avviene principalmente per tre ragioni, tutte basate su una connessione neurale indebolita: il mancato uso frequente di una parola, il mancato uso recente di una parola, e l'invecchiamento.[23]

Concezione inferenziale

La concezione inferenziale del TOT afferma che i TOT non sono completamente inaccessibili, ma scaturiscono da indizi sul bersaglio che chi cerca di ricordare può mettere assieme.[4] Vale a dire che chi cerca di ricordare inferisce la sua conoscenza sulla parola bersaglio, e l'imminenza del recupero dipende dalle informazioni cui può accedere dalla memoria a proposito della parola bersaglio. Queste concezioni negano che la presenza della parola bersaglio nella memoria possa avere un effetto nella creazione degli stati punta della lingua.

Teoria della consuetudine con l'indizio

La teoria della consuetudine con l'indizio suggerisce che i forti sentimenti suscitati dal riconoscimento di un indizio consueto inerente alla parola bersaglio causino il fenomeno punta della lingua.[4] Un indizio consueto dovrebbe creare uno stato TOT, sia che la parola bersaglio sia conosciuta, sia che non lo sia.[4] Quando si incontra un indizio per una parola bersaglio, si valuta il livello di riconoscimento, e un livello forte di riconoscimento provocherà uno stato punta della lingua.[4] Si è rilevato che gli indizi ripetitivi tendono a creare più TOT che nel caso in cui viene dato un singolo indizio.[4] Questo potrebbe indicare che i fattori indizio possono svolgere un ruolo nel causare stati TOT.[4]

Euristica dell'accessibilità

L'euristica dell'accessibilità afferma che gli stati TOT sono indotti dalla quantità e forza delle informazioni che sono recuperate dalla memoria quando la parola bersaglio stessa non emerge.[4] Quando si cerca una parola bersaglio, e quanto più le informazioni che sono recuperate dalla memoria sono percepite come connesse alla parola bersaglio, tanto più probabilmente saranno suscitati stati TOT.

Fenomeno nel cervello

Tecniche di neuroimaging usate nello studio del TOT

Il corpo della ricerca sui meccanismi neurologici del fenomeno punta della lingua è limitato. La ricerca in questa area ha usato la magnetoencefalografia (MEG)[24] e la risonanza magnetica funzionale (fMRI) correlata all'evento.[25][26]

Attivazione neurologica nello stato TOT

La corteccia cingolata anteriore mostra un'attivazione aumentata negli stati TOT.

Parecchie zone del cervello mostrano un'attivazione aumentata in uno stato TOT. Di seguito un elenco delle strutture specifiche che mostrano attivazione aumentata durante uno stato punta della lingua:

Si è visto[28] che nello stato TOT l'attivazione del paraippocampo è diminuita. Ad ogni modo, si possono fare inferenze sui ruoli di queste strutture in base a teorie sulle loro funzioni derivate da altri studi su queste strutture, non correlate al TOT.

Non si sa molto dell'esatta funziona di queste aree nel fenomeno punta della lingua. Le aree attivate durante il TOT possono variare a seconda della natura della parola bersaglio. Ad esempio, se la parola bersaglio è il nome di una persona l'area fusiforme facciale probabilmente apparirà attivata mentre chi cerca di ricordare elabora il volto della persona. Problemi come questo rendono difficile determinare quali aree siano specificamente coinvolte negli stati TOT, e quali siano un sottoprodotto di altre funzioni cognitive. Si ipotizza che la corteccia cingolata anteriore e la corteccia dorsolaterale prefrontale destra operino come un circuito per scoprire il conflitto, e possano svolgere questo ruolo nello scoprire il conflitto tra la sensazione di conoscere la parola bersaglio e l'incapacità di ricordare.[25] La corteccia cingolata anteriore è coinvolta anche nelle emozioni e può mostrare attivazione a causa della reazione emotiva allo stato punta della lingua.[29]

Note

  1. ^ Ad vocem, thefreedictionary.com
  2. ^ Ad vocem, unusedwords.com
  3. ^ a b AS. Brown, A review of the tip-of-the-tongue experience., in Psychological Bulletin, vol. 109, n. 2, Mar 1991, pp. 204–23, DOI:10.1037/0033-2909.109.2.204, PMID 2034750.
  4. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac ad BL. Schwartz, Sparkling at the end of the tongue: the etiology of tip-of-the-tongue phenomenology. (PDF), in Psychonomic Bulletin & Review, vol. 6, n. 3, Sep 1999, pp. 379–93, DOI:10.3758/bf03210827, PMID 12198776.
  5. ^ a b c d e f g h Roger Brown e David McNeill, The "tip of the tongue" phenomenon (PDF), in Journal of Verbal Learning and Verbal Behavior, vol. 5, n. 4, 1966, pp. 325–337, DOI:10.1016/S0022-5371(66)80040-3. URL consultato l'8 gennaio 2022 (archiviato dall'url originale il 20 ottobre 2013).
  6. ^ Kathleen G. Rastle e Deborah M. Burke, 4, in Priming the Tip of the Tongue: Effects of Prior Processing on Word Retrieval in Young and Older Adults, Journal of Memory and Language, vol. 35, 1996, pp. 586–605, DOI:10.1006/jmla.1996.0031.
  7. ^ G. Beattie e J. Coughlan, An experimental investigation of the role of iconic gestures in lexical access using the tip-of-the-tongue phenomenon., in Br J Psychol, vol. 90, n. 1, Feb 1999, pp. 35–56, DOI:10.1348/000712699161251, PMID 10085545.
  8. ^ BL. Schwartz e J. Metcalfe, 5, in Tip-of-the-tongue (TOT) states: retrieval, behavior, and experience, Memory & Cognition, vol. 39, Jul 2011, pp. 737–49, DOI:10.3758/s13421-010-0066-8, PMID 21264637.
  9. ^ a b James, W. (1890). Principles of Psychology. Consultato in http://psychclassics.yorku.ca/James/Principles/
  10. ^ BL Schwartz, The relation of the tip-of-the-tongue states and retrieval time, in Memory & Cognition, vol. 117, n. 1, Jan 2001, pp. 117–126, DOI:10.3758/BF03195746, PMID 11277455. Ospitato su doi:10.3758/BF03195746. PMID 11277455.
  11. ^ Bennett L. Schwartz, Tip-of-the-tongue states as metacognition (PDF), in Metacognition and Learning, vol. 1, n. 2, Apr 2006, pp. 149–158, DOI:10.1007/s11409-006-9583-z. URL consultato il 9 gennaio 2022 (archiviato dall'url originale il 20 ottobre 2013).
  12. ^ a b Yu, Hui, Wang, Kai, Zhong, Ping, Cheng, Huai-Dong, Lv, Xin-Yi, Yuan, Li-Li. Investigations of memory monitoring in individuals with subjective cognitive decline and amnestic mild cognitive impairment. Cognitive and Behavioral Neurology. 2020;33(3):201-207. doi:10.1097/WNN.0000000000000242.
  13. ^ Irak M, Soylu C, Turan G, et al. 2019. Neurobiological basis of feeling ofknowing in episodic memory.Cogn Neurodyn. 13:239–256.doi:10.1007/s11571-019-09520-5
  14. ^ Seelye AM, Schmitter-Edgecombe M, Flores J. 2010. Episodic memorypredictions in persons with amnestic and nonamnestic mild cognitiveimpairment.J Clin Exp Neuropsychol. 32:433–441. doi:10.1080/13803390903201751
  15. ^ Robyn Ann Howarth, Examining the neurocognitive profile of dysnomia: a comparison of school-aged children with and without dyslexia across the domains of expressive language, attention/memory, and academic achievement (PDF), su ir.uiowa.edu, University of Iowa. URL consultato il 23 maggio 2011.
    «Dysnomia is the inability to retrieve the correct word from memory when it is needed»
  16. ^ Freud, S. (1965). The Psychopathology of Everyday Life. New York: Norton.
  17. ^ a b c d Baddeley, A, Eysenck, M., & Anderson, M. (2009). Memory. New York: Psychology Pres Inc.
  18. ^ Tim Brennen, Anne Vikan & Ragnhild Dybdahl (2007) Are tip-of-the-tongue states universal? Evidence from the speakers of an unwritten language, Memory, 15:2, 167-176, DOI: 10.1080/09658210601164743
  19. ^ R. Thompson, K. Emmorey e T. Gollan, Tip-of-the-fingers experiences by ASL signers: insights into the organization of a sign-based lexicon, in Psychological Science, vol. 16, n. 11, 2005, pp. 856–860, DOI:10.1111/j.1467-9280.2005.01626.x, PMID 16262769.
  20. ^ H. Bown e Harley, T., What causes a tip-of-the-tongue state? evidence for lexical neighbourhood effects in speech production, in British Journal of Psychology, vol. 89, n. 1, 1998, pp. 151–174, DOI:10.1111/j.2044-8295.1998.tb02677.x. citazione a pag. 164
  21. ^ G. V. Jones e Langford, S., Phonological blocking in the tip of the tongue state, in Cognition, vol. 26, n. 2, 1987, pp. 115–122, DOI:10.1016/0010-0277(87)90027-8, PMID 3652647.
  22. ^ Trevor A. Harley e Helen E. Bown, What causes a tip-of-the-tongue state? Evidence for lexical neighbourhood effects in speech production, in British Journal of Psychology, vol. 89, n. 1, 1998, pp. 151–174, DOI:10.1111/j.2044-8295.1998.tb02677.x.
  23. ^ Lise Abrams, 3, in Tip-of-the-Tongue States Yield Language Insights: Probing the recall of those missing words provides a glimpse of how we turn thoughts into speech and how this process changes with age, American Scientist, vol. 96, 2008, pp. 234–239, DOI:10.1511/2008.71.3626, ISSN 0003-0996 (WC · ACNP), JSTOR 27859151.
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  26. ^ a b c d e f H. Kikyo, K. Ohki e K. Sekihara, Temporal characterization of memory retrieval processes: an fMRI study of the 'tip of the tongue' phenomenon, in European Journal of Neuroscience, vol. 14, n. 5, 2001, pp. 887–892, DOI:10.1046/j.0953-816x.2001.01711.x, PMID 11576194.
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