Utente:Sigfdsd/Guerre Tedesco-Polacche

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Impero bizantino
Βασιλεία Ῥωμαίων
Impero bizantino Βασιλεία Ῥωμαίων - Stemma
Impero bizantino Βασιλεία Ῥωμαίων - Localizzazione
Impero bizantino
Βασιλεία Ῥωμαίων - Localizzazione
L'Impero Bizantino nel 1340, durante il regno di Andronico III
Dati amministrativi
Lingue ufficialiGreco e latino (solo cerimoniale)
Lingue parlateGreco medievale
CapitaleCostantinopoli
Politica
Nascita25 dicembre 1261 con Michele VIII Paleologo
Causariconquista Costantinopoli
Fine29 maggio 1453 con Costantino XI Paleologo
CausaCaduta di Costantinopoli
Territorio e popolazione
Bacino geograficoBalcani, Anatolia, Grecia
Religione e società
Religione di StatoCristianesimo ortodosso
Evoluzione storica
Preceduto daImpero di Trebisonda
Impero di Nicea
Despotato dell'Epiro
Impero latino d'oriente
Succeduto daImpero ottomano
Questa voce è parte della serie
Storia dell'Impero bizantino
Stato precedente
Impero romano
330–717
Dinastie costantiniana e valentiniana · Dinastia teodosiana · Dinastia leoniana · Dinastia giustinianea · Dinastia eracliana · Anarchia dei vent'anni
717–1204
Dinastia isauriana · Dinastia niceforiana · Dinastia amoriana · Dinastia macedone · Dinastia dei Ducas · Dinastia comnena · Dinastia angeliana
1204–1453
Quarta crociata e dominio latino (Impero latino · Principato d'Acaia)
Stati eredi dell'impero bizantino (Nicea · Epiro/Tessalonica · Trebisonda · Teodoro)
Dinastia paleologa (Despotato di Morea) · Declino dell'Impero bizantino · Caduta di Costantinopoli
Portale Bisanzio

L'Impero bizantino fu governato dalla dinastia Paleologa fra il 1261, anno della ripresa di Costantinopoli, sottratta dall'Impero latino d'oriente fondato dopo la quarta crociata (1202-1204) e dell'incoronazione di Michele VIII, e il 1453, anno della caduta di Bisanzio a opera dell'Impero ottomano.

Fin dai primi tempi, la dinastia Paleologa dovette affrontare diversi nemici che minacciavano l'ormai quasi millenario impero bizantino. In primis, i Turchi avevano iniziato, nel 1263, appena due anni dopo l'inizio del dominio Paleologo, a condurre diverse scorrerie e infine a espandersi in Asia Minore. Infatti, l'Anatolia, che aveva per secoli costituito il cuore economico e sociale dello stesso impero, fu progressivamente perduta a causa dei continui attacchi ottomani, il cui esercito era costituito dai così detti ghazi, unità militari turche specializzate nelle incursioni e nei saccheggi. Col tempo, le aspirazioni degli ottomani mutarono, sia per un aspetto economico (la regione greco-turca che occupava l'Impero romano d'oriente era infatti molto prospera) sia a causa delle continue pressioni esercitate dai mongoli (non a caso, pochi anni prima, nel 1243, l'Impero mongolo aveva sbaragliato le forze turche nella battaglia di Köse Dağ). Inoltre, i Paleologi dovettero confrontarsi anche su diversi altri fronti, spesso senza mai concludere le inimicizie con i propri nemici e arrivando dunque a combattere quasi ininterrottamente, mentre in patria la produzione dei viveri e della manodopera diminuivano gradualmente. L'Impero bizantino, infatti, affrontò durante questo periodo diverse guerre civili e diversi conflitti con imperi confinanti, che talvolta erano addirittura di fede cristiana. Gli avversari dell'Impero di Costantinopoli furono infatti: il Secondo Impero bulgaro, l'Impero Serbo, gli ultimi manipoli dell'Impero latino, la Repubblica di Venezia, l'Impero ottomano e talvolta anche con alcuni avamposti gestiti dai Cavalieri Ospitalieri.

La privazione dei possedimenti in Anatolia a causa dei Turchi e di quelli in occidente a causa delle forze bulgare avvenne inoltre in contemporanea a diversi eventi nefasti per l'Impero bizantino. Infatti, proprio nello stesso periodo scoppiarono due cruente guerre civili, la Peste Nera colpì Bisanzio e, nel 1354, un terremoto colpì Gallipoli, evento del quale i Turchi approfittarono conquistando la penisola. Ormai, nel 1380, i possedimenti dell'Impero bizantino erano stati ridimensionati soltanto alla capitale Costantinopoli e ad alcune exclavi isolate, che tuttavia riconoscevano soltanto formalmente l'autorità dei Paleologi. Nonostante tale situazione, l'abile diplomazia bizantina e le campagne militari condotte dal condottiero turco-mongolo Tamerlano che ostacolarono i Turchi permisero al millenario impero bizantino di sopravvivere fino al 1453. Le ultime due exclavi dell'impero, il Despotato di Morea e l'Impero di Trebisonda, crollarono poco tempo dopo.

Sebbene questo periodo della storia bizantina sia stato caratterizzato da una forte frammentarietà politico-militare e una generale decadenza della società, il periodo paleologo vide un rifiorire dell'arte e della letteratura, tant'è che gli studiosi moderni parlano di rinascenza paleologa. Con la caduta dell'Impero romano d'oriente, tutto il sapere accumulato dagli studiosi bizantini venne portato in Italia proprio da questi ultimi, contribuendo a dare inizio al rinascimento italiano.

Antefatti[modifica | modifica wikitesto]

In seguito alla quarta crociata (1202-1204), l'Impero bizantino si frantumò in diverse realtà più deboli e più piccole: l'Impero di Nicea, il Despotato dell'Epiro e l'Impero di Trebisonda. La capitale, Costantinopoli, e diversi altri possedimenti adiacenti caddero sotto il controllo dell'Impero latino d'oriente, il quale era sotto il controllo principalmente dei nobili franchi, tant'è che gli storici definirono questo periodo della storia bizantina francocrazia. Inoltre, questa frammentarietà permise ai bulgari e ai serbi di conquistare parte dei Balcani e della Tracia, mentre permise ai diversi emirati turcomanni di occupare diverse terre in Anatolia. Nonostante il Despotato dell'Epiro fosse inizialmente il più organizzato e il più prospero fra gli stati successori dell'Impero di Bisanzio, fu poi la realtà politica che si era formata a Nicea che riuscì a sottrarre la capitale all'Impero latino.

L'Impero di Nicea fu infatti in grado di resistere ai agli attacchi sia delle truppe europee, sia di quelle selgiuchidi. Difatti, nella battaglia della Valle del Meandro, le forza turcomanne, che tentavano di assediare proprio Nicea, furono duramente respinte dall'imperatore Teodoro I Lascaris, le cui truppe riuscirono a uccidere lo stesso sultano selgiuchide Kaykhusraw I. Tale vittoria fu agevolata anche dal fatto che la minaccia europea non si fece sentire. Infatti, i nobili franchi furono costantemente impegnati in guerre contro i Bulgari, che pian piano cercavano di penetrare in Tracia.

Nel 1258, venne posto sul trono dell'Impero di Nicea il giovane Giovanni IV Laskaris, bambino di ancora otto anni. Il suo reggente divenne ben presto un importante generale di famiglia nobile, un tale chiamato Michele Paleolgo, che ben presto oscurò la figura dell'imperatore concentrando su di sé tutto il potere.

Il regno di Michele VIII Paleologo (1261–1282)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Michele VIII Paleologo.

Nel 1261, mentre il grosso delle forze militari europee erano impegnate contro i Bulgari e dunque assenti da Costantinopoli, l'abile generale bizantino Alessio Strategopoulo, cogliendo l'opportunità per lanciare un attacco alla città, riprese Bisanzio con solo 600 soldati. Nel frattempo, l'Impero di Nicea era riuscito, nel 1246, a occupare la Tracia, la Macedonia e la città di Tessalonica. Dopo la presa di Costantinopoli, Michele approfittò della situazione e, attuando un vero e proprio colpo di stato, il 25 dicembre 1261, depose Giovanni IV, accecandolo e facendosi incoronare unico imperatore. Considerando tale colpo di stato un affronto anche verso la religione, il patriarca di Costantinopoli Arsenio lanciò un anatema contro l'ormai imperatore Michele VIII Paleologo, che tuttavia lo costrinse con la forza ad abbandonare la sua carica sostituendolo con Giuseppe I.

Politica interna e rinascita di Costantinopoli[modifica | modifica wikitesto]

La quarta crociata e la gestione della città da parte dell'Impero latino d'oriente avevano avuto su Costantinopoli delle conseguenze laceranti. La città era infatti caduta in uno stato di degrado totale, con diversi edifici pubblici lasciati in abbandono e un generale sovrappopolamento in tutti i quartieri di Bisanzio. Una delle azioni che compì il neo imperatore Michele VIII fu proprio quella di restaurare diversi monasteri, strade, chiese ed edifici pubblici e militari. Ad esempio, la Basilica di Santa Sofia, che fu pesantemente saccheggiata durante la quarta crociata, fu ristrutturata mantenendo il precedente gusto dell'arte greco-ortodossa. Anche il porto di Giuliano e le mura di Costantinopoli subirono diverse opere di ristrutturazione. Inoltre, grazie al sostegno economico fornito dalle famiglie mercantili di Costantinopoli, furono costruiti ex novo molti ospedali, locande, mercati, terme, strade e chiese. Fu pure costruita una moschea per consolidare la nuova alleanza in chiave anti-europea e anti-ottomana che Michele VIII aveva stipulato con il Sultanato dei Mamelucchi. Tuttavia, tutti queste opere di costruzione e ristrutturazione richiesero una somma di denaro non indifferente, che Michele VIII ottenne aumentando enormemente le tasse sui contadini e sui piccoli artigiani, di cui perse ben presto l'appoggio.

Politica estera[modifica | modifica wikitesto]

Il Sultanato di Rum, realtà politica situata in Anatolia e nemico storico dei bizantini, era dal 1240, anno in cui vennero invasi dai Mongoli, entrato in una profonda crisi politico-militare e di conseguenza non rappresentò più una grande minaccia per i Paleologi. Infatti, i bizantini percepivano che i loro nemici più insidiosi fossero i latini e non i mussulmani. Non a caso, Michele VIII, che era pressappoco sicuro che i veneziani e i franchi avrebbero condotto un'altra spedizione verso la Grecia al solo fine di restaurare l'Impero latino di Costantinopoli, diede l'ordine di spostare la maggior parte delle truppe sul confine occidentale e di costruire diverse piazzeforti in quei luoghi. Poco tempo dopo, la situazione in Europa si fece più tesa per Bisanzio. Difatti, Carlo I d'Angiò, nel 1266, era riuscito a sottrarre la Sicilia alla famiglia degli Hohenstaufen, mentre nel 1267 papa Clemente IV stipulò un patto con il nuovo re di Sicilia in base al quale quest'ultimo, nel caso conducesse un'altra crociata contro Costantinopoli, avrebbe ricevuto la maggior parte delle terre conquistate in Oriente. Tuttavia, l'iniziale titubanza di Carlo I permise a Michele VIII di negoziare col pontefice durante il secondo concilio di Lione del 1274, nel quale il papa rinunciò formalmente alle sue pretese sui territori bizantini.

Ciononostante, sfortunatamente per Michele VIII, il successore di Clemente IV, papa Martino IV, annullò la "pace" stipulata dal suo predecessore, scomunicando nuovamente tutta la chiesa greca e invitando nuovamente Carlo I a compiere una spedizione contro Bisanzio. Temendo una nuova aggressione da occidente, Michele VIII finanziò in termini militari ed economici ile truppe di Pietro III d'Aragona, il quale da tempo tentava di sottrarre la Sicilia a Carlo. Le spedizioni di conquista condotte da Pietro III furono agevolate dallo scoppio dei Vespri Siciliani, rivolta che rovesciò definitivamente il dominio angiolino sulla Sicilia e instaurò quello aragonese nel 1281, sventando una possibile nuova spedizione verso Bisanzio.

Durante gli ultimi anni del suo regno, Michele VIII condusse una serrata campagna militare contro le ultime roccaforti dei crociati rimaste in Grecia, conquistando diverse isole del mar Egeo e costruendo diverse piazzeforti nel Peloponneso, le quali infatti avrebbero costituito in futuro il fulcro del Despotato di Morea, una delle exclavi bizantine. Michele VIII perseguì inoltre diversi successi militari nei Balcani, combattendo contro il Secondo Impero bulgaro. Tuttavia, concentrando la manodopera e gli sforzi bellici quasi solo verso i confini occidentali, Michele VIII commise l'errore logistico di trascurare le province asiatiche, ove una nuova e potente minaccia si stava avvicinando ai confini bizantini: le truppe turco ottomane di Osman I, che nel 1263 aveva conquistato l'importante città di Söğüt. Tuttavia, nonostante ciò, durante il regno di Michele VIII il confine orientale non subì drastici mutamenti, rimanendo una regione generalmente sicura.

Ultimi anni[modifica | modifica wikitesto]

Nonostante Michele VIII preferì spesso servirsi di vie diplomatiche, egli condusse diverse e costose campagne militari, con un esercito su cui è doveroso spendere alcune parole. Le tattiche militari e l'esercito bizantino erano ancora modellate sulle riforme apportate dalla dinastia dei Comneni, all'epoca, alla luce delle nuove strategie elaborate, viste come antiquate e desuete. Inoltre, il sistema di tassazione introdotto al fine di mantenere tale apparto militare gravava molto sulle tasche del popolo, specialmente dei contadini, che iniziarono col tempo ad accogliere sempre meglio gli invasori Ottomani, i quali promettevano tasse più basse.

Sul piano religioso la politica di Michele VIII è considerata dagli storici generalmente fallimentare. Il Secondo Concilio di Lione e una proposta di riunione fra le due Chiese cristiane non fecero altro che far apparire l'imperatore come un traditore agli occhi della popolazione bizantina di fede ortodossa, a tal punto che quando, Michele VIII morì nel 1282, gli fu negato il funerale ortodosso.

Giudizio storico[modifica | modifica wikitesto]

Michele VIII è stato spesso descritto come un regnante molto energico, ambizioso e capace, il quale era riuscito ad ampliare e a preservare l'Impero bizantino. Il suo esercito, tuttavia, risultava ancora molto piccolo e antiquato, e, per tale ragione, fece molto affidamento sulla diplomazia. Un enorme apparato fiscale sostenne le sue ambiziose e vigorose politiche sia nei confronti della sua nazione sia nei confronti delle altre. Pose Bisanzio sulla strada per una rinascita, tuttavia i suoi progressi erano ancora molto fragili e andavano ben preservati.

Il regno di Andronico II Paleologo (1282–1328)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Andronico II Paleologo.

Figlio secondo genito di Michele VIII Paleologo e Teodora Ducas Vatatzina, Andronico II fu acclamato co-imperatore nel 1261 insieme al padre e basileus dei Romei ufficialmente l'11 dicembre 1282 all'età di 24 anni.

Politica estera[modifica | modifica wikitesto]

Andronico II fu impegnato sui fronti sia occidente sia orientali. Infatti, i serbi, comandati dal re Stefano Uroš II Milutin, avevano ripreso la campagna contro i Balcani, conquistando Skopje nel 1282 e lanciando, durante gli anni novanta del XIII secolo, continui e duri attacchi nel territorio macedone. I contrattacchi bizantini non erano in grado di indebolire sufficientemente le truppe serbe e di conseguenza Andronico fu costretto a servirsi della diplomazia. Il nuovo imperatore fece infatti sposare la figlia Simonida, che all'epoca aveva 5 o 6 anni, con il re serbo, all'epoca sulla quarantina, donando in "dote" a quest'ultimo le roccaforti di Ocrida, Stip e Strumica come "dote". Ciò assicurò alcuni decenni di pace, rotti dalle politiche espansioniste dei Serbi qualche decennio dopo.

A differenza di suo padre, che aveva completamente sottovalutato gli sconvolgimenti politico-militari che avvenivano in Anatolia, Andronico II seppe riconoscere l'importanza degli avvenimenti che si stavano verificando in Asia Minore, cercando di ostacolare il più possibile l'avanzata turca. Per far fronte a tale situazione, Andronico spostò la sua corte in Asia Minore, ove poté meglio supervisionare la costruzione di nuove fortificazioni e amministrare meglio le truppe. Ad accompagnarlo in questo compito c'era l'abile generale Alessio Filantropeno, che riuscì a condurre con successo una campagna contro i turchi presso il fiume Meandro. Tuttavia, l'esercito bizantino perse tale importante risorsa quando Filantropeno, avendo ricevuto molta influenza, organizzò un colpo di stato contro l'imperatore. Il complotto fu scoperto e Alessio Filantropeno fu arrestato e successivamente esiliato. Per far fronte a questo nuovo vuoto che si era venuto a creare nell'esercito, Andronico inviò sul campo di battaglia il figlio Michele IX (già co-basileus) e l'eterarca Giorgio Muzalon. I due intrapresero un'azione militare contro l'esercito turco che assediava Nicomedia, tuttavia subirono una grave sconfitta nella battaglia di Bafeo nel 1302.

A questo punto, Andronico decise di assodare delle truppe di ventura, prendendo a nolo la così detta Compagnia Catalana, composta da 6.500 Almogàver e comandata da Ruggero da Fiore. Tali truppe mercenarie erano state addestrate a combattere contro i Mori nella penisola iberica e, per tale motivo, Ruggero da Fiore, che si trovava ora a dover scacciare i turchi dall'Asia Minore, si fece pagare a un prezzo straordinariamente alto. Tuttavia, quest'iniziale ripresa dal punto di vista militare terminò quando Ruggero da Fiore fu assassinato in circostanze poco chiare mentre si recava per incontrare Andronico; i catalani, senza più una leadership che li guidasse, si ribellarono all'autorità imperiale, iniziando a saccheggiare e razziare molte città bizantine attraverso la Tracia. Successivamente, Andronico si rivolse all'Ilkhanato di Persia, chiedendo l'invio di truppe contro i turchi che ormai devastavano a piede libero quasi tutta l'Asia minore. Sfortunatamente per l'imperatore, tale alleanza non fu accolta dai Persiani.

Politica interna[modifica | modifica wikitesto]

Per accontentare il popolo e i ceti più alti, Andronico II ruppe drasticamente il dialogo che suo padre aveva formato con la Chiesa cattolica. Questa mossa piacque lo fece diventare un imperatore popolare fra molti cittadini, tuttavia cancellò ogni speranza di un possibile sostegno economico-militare da parte dell'occidente nella campagna contro i Turchi.

Sempre al fine di accontentare il popolo, Andronico II ridusse enormemente le tasse che gravavano sui cittadini più comuni, tuttavia, per poter compiere ciò, egli fu costretto a vendere la quasi totalità delle navi che componevano la marina bizantina e che suo padre aveva pochi anni prima fatto costruire. Tuttavia, il quasi scioglimento della marina portò le coste di Bisanzio ad essere molto indifese contro gli attacchi esterni, come quelli dei Turchi e dei pirati. Inoltre, Andronico II svalutò l'hyperpyron, tassando invece pesantemente le élite militari, il che ridusse ulteriormente le capacità belliche di Bisanzio.

Mentre suo padre si concentrò molto sull'aspetto militare, Andronico II si dedicò principalmente al sostegno della politica interna.

Guerra civile e abdicazione[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra civile bizantina del 1321-1328.

Le politiche militari di Andronico II si stavano rivelando essere un disastro per la sopravvivenza di Bisanzio e, per tale ragione, il basileus si fece diversi nemici, primo fra tutti suo nipote Andronico III. All'epoca appena ventenne, quest'ultimo nel 1320 fu diseredato e allontanato da corte dallo stesso imperatore. Lo stesso anno, il fratello di Andronico III, Manuele Paleologo, fu assassinato da dei sicari di Andronico III a causa di un sospetto "scandalo" avvenuto nella corte bizantina (inoltre, è possibile sostenere che anche il padre, Michele IX, sia stato ucciso da Andronico II, anche se la leggenda narra che morì d'infarto quando venne a sapere che suo figlio Manuele era stato ucciso).

A questo punto, Andronico III, organizzando un'opposizione armata con un suo esercito personale (composto principalmente da mercenari e oppositori della politica di Andronico II), riuscì a ottenere il consenso di molti bizantini, promettendo un'ulteriore riduzione delle tasse. Andronico II, capendo l'influenza socio-militare del nipote, tentò di fermarlo nel 1321 offrendogli il titolo di "re della Tracia", mentre l'anno successivo quello di co-imperatore. In entrambi i casi Andronico III rifiutò.

Dopo una serie di battaglie, in cui è doveroso ricordare che parteciparono anche i Bulgari (che sostenevano Andronico II) e i Serbi (che sostenevano il nipote), Andronico II fu costretto, nel 1328, ad abdicare, decidendo di farsi monaco e di ritirarsi in un convento, ove morì nel 1332.

Giudizio storico[modifica | modifica wikitesto]

La politica di Andronico II, rispetto a quella di suo padre, fu concentrata sulla politica interna e la riduzione fiscale, tuttavia tale scelte portarono a un drastico indebolimento nell'esercito di Bisanzio. Infatti, egli minò le basi militari e finanziarie dell'impero, generando una crisi che il suo successore farà fatica ad affrontare.

Il regno di Andronico III (1328–1341)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Andronico III Paleologo.

Figlio primogenito di Michele IX Paleologo (co-imperatore fino alla sua morte insieme ad Andronico II) e Rita d'Armenia, Andronico III ottenne la corona di Costantinopoli dopo una guerra civile combattuta contro il nonno. All'epoca aveva 31 anni.

Politica estera[modifica | modifica wikitesto]

Il regno di Andronico III è caratterizzato come l'ultimo autentico tentativo di restaurare le fortune bizantine. I suoi tentativi furono vicini al successo, ma i numerosi vicini ostili di Bisanzio alla fine misero a dura prova un impero in declino.

La sua prima preoccupazione fu quella dell'Asia Minore. Nicea, fino al 1261 capitale dell'Impero, era sotto assedio da parte dei turchi ottomani. Nell'estate del 1329, Andronico III lanciò un tentativo di soccorso che culminò nella sconfitta nella battaglia di Pelekanon il 10 giugno  e nel 1331 la città cadde. Non volendo vedere Nicomedia o gli altri pochi forti rimasti in Asia Minore subire lo stesso destino, Andronico III cercò di ripagare gli Ottomani con un tributo: gli Ottomani non si fermarono a questo e conquistarono anche Nicomedia nel 1337.

Nonostante ciò, Andronico III ottenne alcuni successi nell'Egeo: nel 1329, Chios fu recuperata,  e nel 1335, Andronico stipulò un'alleanza che prevedeva indennizzi finanziari con l' emiro turco Bahud-din Umur , Bey di Aydın , e poté per recuperare Lesbo e Focea dai latini.

In Europa, Andronikos III ha avuto risultati contrastanti; La Tessaglia tornò sotto il dominio imperiale nel 1333, ma la Serbia iniziò nuovamente ad espandersi verso sud: guidate dal rinnegato bizantino Syrgiannes Paleologo , le forze serbe presero cinque forti chiave da Bisanzio nel 1334 e la costrinsero a riconoscere i nuovi confini.  Andronico fu quindi costretto a riconoscere il dominio serbo in Macedonia. Inoltre, Andronico affrontò un ulteriore capovolgimento quando guidò il suo esercito a Rousokastron dove fu sconfitto dai bulgari sotto il loro leader Ivan Alexander. Tuttavia, Andronico riuscì a riportare l'Epiro nell'ovile nel 1341 attraverso l'uso della diplomazia.  Il risultato fu che mentre l'Impero era ridotto ai suoi territori europei, era riuscito a portare gran parte della Grecia sotto il suo controllo. Sfortunatamente per Bisanzio appena ampliato, Stefano Dusan (che governò la Serbia dal 1331) decise di prendere anche queste terre da Bisanzio. La morte di Andronico III e il conseguente caos non lasciarono l'Impero nella posizione di reagire.

Eredità [ modifica fonte ][modifica | modifica wikitesto]

Anche se alla fine non ebbe successo, il regno di Andronico III fu uno degli ultimi momenti luminosi della storia bizantina, poiché la posizione dell'Impero stava diventando sempre più precaria. Andronico riuscì a ottenere alcuni successi nella sua vita mentre conduceva una vigorosa campagna contro i genovesi con successo e ristabilì un certo controllo sull'Epiro e sulla Tessaglia. Durante il suo regno, poté anche lavorare con amministratori competenti come Giovanni Cantacuzeno che, insieme a molti nobili, sostenne Andronico durante la guerra civile con Andronico II. Tuttavia, numerosi capovolgimenti contro i nemici di Bisanzio come la Serbia e gli ottomani in ascesa in battaglie come Pelekanon prosciugarono ulteriormente il potere che Bisanzio aveva rispetto ai suoi vicini. Questa sarebbe una situazione che non sarebbe stata aiutata dalla sua morte improvvisa nel 1340 che provocò una guerra civile tra la reggenza di Giovanni V (una coalizione di Anna di Savoia, Alessio Apocauco e il patriarca di Costantinopoli, Giovanni XIV) e il nobiltà che promosse Giovanni Cantacuzeno come imperatore.  Inoltre, la diplomazia divenne meno utile, poiché i nemici di Bisanzio si resero conto che l'imperatore non aveva la forza militare o addirittura economica per sostenere la sua parola. Mentre ci fu un generale declino nelle fortune dell'Impero, la morte di Andronico III sarebbe stato il colpo di grazia per l'Impero: suo figlio di 10 anni era guidato da una reggenza che fu dilaniata dalle rivalità dinastiche che portarono alla Seconda Civiltà Paleologa. La guerra e il riconoscimento di Giovanni Cantacuzeno come imperatore e una catastrofe dalla quale Bisanzio non si sarebbe mai ripresa.

L'ascesa e la caduta di Cantacuzeno, 1341–1357 [ modifica fonte ][modifica | modifica wikitesto]

L'Impero bizantino entrò in una nuova era di decadenza nel 1341. L'Impero fu devastato da molteplici e gravi disastri  : insieme a guerre e guerre civili, rinnovate epidemie di peste bubbonica spazzarono le sue terre ridotte. La prima epidemia si verificò nel 1347 e tra il 1360 e il 1420 si registrano ulteriori otto epidemie di peste. Le città erano piene di disordini sociali tra i ricchi corrotti (che avevano sfruttato il sistema fiscale a proprio vantaggio) e gli innumerevoli contadini senza terra gravati dalle richieste del governo.  La controversia religiosa, il cancro di Bisanzio nel VII e VIII secolo, emerse ancora una volta sotto forma di controversia sull'esicasmo ,  che alla fine divenne una dottrina della Chiesa ortodossa orientale. Ci furono numerosi terremoti che distrussero le infrastrutture di Bisanzio : la fortezza di Gallipoli fu distrutta nel 1354 da un simile terremoto  e i turchi ottomani non persero tempo nel prenderla e stabilire una testa di ponte in Europa. Nel frattempo, i serbi continuavano a premere verso sud, rimuovendo ogni controllo imperiale nominale sull'Epiro.

La guerra civile del 1341–1347 [ modifica fonte ][modifica | modifica wikitesto]

Articolo principale: guerra civile bizantina del 1341–1347

Giovanni V, dieci anni al momento della sua ascensione, fu guidato da una reggenza composta da sua madre, Anna di Savoia , Giovanni VI Cantacuzeno e dal Patriarca di Costantinopoli ( Giovanni XIV Kalekas ).

Il Patriarca, aiutato dall'ambizioso Alessio Apocauco , scatenò il conflitto civile quando convinse l'Imperatrice che il governo di Giovanni V era minacciato dalle ambizioni di Cantacuzeno. Nel settembre del 1341, mentre Cantacuzeno era in Tracia, Kalekas si dichiarò reggente e lanciò un feroce attacco contro Cantacuzeno, i suoi sostenitori e la sua famiglia.  Nel mese di ottobre, Anna ordinò a Cantacuzeno di dimettersi dal suo comando.  Cantacuzeno non solo rifiutò, ma si dichiarò imperatore a Didymoteichon , presumibilmente per proteggere il governo di Giovanni V da Kalekas. Non è noto se Kantakouzenos desiderasse o meno diventare imperatore, ma le azioni provocatorie del Patriarca costrinsero Kantakouzenos a combattere per mantenere il suo potere e iniziarono la guerra civile.

All'epoca non c'erano abbastanza truppe per difendere i confini di Bisanzio e certamente non ce n'erano abbastanza per dividere le due fazioni; di conseguenza, furono introdotti mercenari stranieri. Cantacuzeno assunse turchi e serbi: la sua principale fornitura di mercenari turchi proveniva dal Bey di Aydın , un alleato nominale stabilito da Andronico III. Anche la reggenza di Giovanni V faceva affidamento su mercenari turchi. Tuttavia, Kantakouzenos iniziò a trarre sostegno dal sultano ottomano Orhan, che sposò la figlia di Kantakouzenos nel 1345. Nel 1347, Kantakouzenos aveva trionfato ed era entrato a Costantinopoli. Tuttavia, nel momento della vittoria, giunse ad un accordo con Anna e suo figlio, Giovanni V: Giovanni V (che ora ha 15 anni) e Cantacuzeno avrebbero regnato come co-imperatori, sebbene Giovanni V sarebbe stato il minore in questa relazione. .  Questa improbabile partnership non era destinata a durare a lungo.

Regno e caduta di Giovanni VI Cantacuzeno, 1347–1357 [ modifica fonte ][modifica | modifica wikitesto]

Kantakouzenos aveva un figlio, Matthew Kantakouzenos - e ogni speranza di mantenere la pace tra Giovanni V e Matteo divenne più remota man mano che i due crescevano e diventavano più indipendenti. Giovanni V sposò la figlia di Cantacuzeno, divenendo così suo genero,  in una mossa destinata a legare le due famiglie, ma era destinata a fallire.

Nel 1353, Cantacuzeno sperava ancora che la pace sarebbe stata mantenuta, ma in quell'anno Giovanni V lanciò un attacco militare contro Matteo,  riaccendendo così la guerra civile. Giovanni V fu retrocesso ed esiliato nell'isola di Tenedo , una delle poche isole dell'Egeo ancora sotto il controllo bizantino, mentre Cantacuzeno nominò co-imperatore suo figlio Matteo. Tuttavia Giovanni V non si arrese così facilmente e nel 1354 le truppe ottomane iniziarono ad attraversare la Tracia in suo sostegno. I cittadini di Costantinopoli furono presi dalla paura e nel novembre dello stesso anno Giovanni V lanciò un colpo di stato riuscito con l'aiuto dei genovesi . Cantacuzeno abdicò e si ritirò in un monastero, dove scrisse le sue memorie e i suoi pensieri fino alla sua morte nel 1383.

Matteo Cantacuzeno, senza dubbio deluso dal fallimento del padre, continuò a resistere a Giovanni V. Poiché suo cognato era il sultano ottomano Orhan , riuscì a ottenere truppe da lui, ma aveva appena iniziato la sua campagna quando fu catturato nel nell'estate del 1356. Fu costretto a rinunciare alle sue pretese nel 1357 ed esiliato in Morea tra il 1361 e il 1383,  sebbene altre fonti indichino il 1391 come data possibile. A 25 anni, Giovanni V era riuscito ad imporsi saldamente come sovrano dell'Impero, a costo di dissanguarne tutte le risorse.

Immigrazione turca [ modifica fonte ][modifica | modifica wikitesto]

Le terre devastate e spopolate dalla guerra civile furono riempite dall'arrivo dei turchi che colonizzarono il paese attraverso un misto di conquista e commercio.  Il risultato fu che il potere di Bisanzio fu indebolito in modo irreparabile: duecento anni fa Bisanzio poteva contare sulle persone che vivevano nelle terre dell'Anatolia, della Grecia, della Macedonia e di diverse grandi isole come Cipro e Creta. Ora la popolazione sotto il suo controllo era limitata alle poche città rimaste in possesso bizantino, vale a dire Salonicco e Costantinopoli e le campagne circostanti, e al Despotato della Morea . L’immigrazione dei turchi sarebbe stata decisiva per la sopravvivenza dell’Impero poiché avrebbe dato al suo più acerrimo nemico, gli Ottomani, una nuova base di potere, non in Asia ma ora in Europa.

Giovanni V, 1354–1391 [ modifica fonte ][modifica | modifica wikitesto]

Giovanni V Paleologo dovette ora affrontare la grave minaccia che gli Ottomani rappresentavano per Bisanzio. Nel 1360, i turchi continuarono a invadere la Tracia, conquistando insediamenti bizantini, bulgari e serbi.

Appello all'Occidente [ modifica sorgente ][modifica | modifica wikitesto]

Come i suoi predecessori Alessio I Comneno e Michele VIII, Giovanni V si rivolse ora al Papa e offrì la promessa di un'unione delle due Chiese nella speranza di ricevere assistenza militare. Come garanzia di conformità, Giovanni V offrì suo figlio Manuele. In passato, il grido di aiuto di Bisanzio ricevette risultati contrastanti: i crociati saccheggiatori avrebbero licenziato sia amici che nemici, ma la Prima Crociata era stata ampiamente benefica e senza dubbio Giovanni V immaginava una ripetizione di una simile crociata. Questa volta, tuttavia, il papato rimase impassibile di fronte alla calamità in cui si trovava l’Impero bizantino.

Fortunatamente per Giovanni V, aveva altri legami europei: sua madre era Anna di Savoia e suo nipote (essendo cugino di Giovanni V) era preoccupato per la sicurezza della sua controparte greca.  Salpando da Venezia nel giugno del 1366 con il sogno di iniziare un'altra crociata, Amedeo VI di Savoia arrivò e sequestrò la fortezza di Gallipoli agli Ottomani e la restituì ai Bizantini, sperando che ciò avrebbe arginato l'ondata dell'emigrazione turca. in Tracia.  Tuttavia i turchi si erano ormai saldamente stabiliti in Tracia. Amadeo e John trascorsero molto tempo tra il 1367 e il 1369 a pensare a come evitare la sconfitta. Amedeo tornò in Europa via Roma e portò con sé inviati bizantini. Il Papa ancora una volta non fu interessato, ma chiese a Giovanni V di fargli visita.  Nel 1369, quando gli Ottomani conquistarono finalmente Adrianopoli (sebbene alcune fonti indichino il 1365),  Giovanni V si precipitò a Roma e confessò la sua fede cattolica sia in privato che in uno spettacolo pubblico.

Tuttavia, nel 1371 Giovanni V tornò a mani vuote, dopo essersi umiliato e non aver fatto nulla per migliorare la situazione deteriorata nei Balcani.

Vassallaggio ottomano di Giovanni V [ modifica sorgente ][modifica | modifica wikitesto]

Nel 1371, i serbi radunarono le loro forze e si prepararono a lanciare un attacco per respingere i turchi dalla Tracia. Con una vittoria schiacciante, gli Ottomani annientarono l'esercito serbo nella battaglia di Maritsa ,  e in seguito, molti signori sopravvissuti si sottomisero al sultano ottomano Murad I. Bisanzio non era in una posizione migliore e dopo aver preso Serres dai serbi sconfitti, Giovanni V giurò fedeltà come vassallo a Murad.

Terza guerra civile paleologa, 1373–1379 [ modifica fonte ][modifica | modifica wikitesto]

Articolo principale: guerra civile bizantina del 1373–1379

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Il governo di Giovanni V fu infelice, tanto da renderlo vassallo di Murad I. Tuttavia, le cose dovettero essere ancora peggiori quando il suo figlio maggiore ed erede al trono, Andronico IV Paleologo, si ribellò contro suo padre nel 1373.  Curiosamente, questa ribellione coincise con la ribellione del figlio di Murad I, Savci Celebi  ed i due si adoperarono per fomentare la rivoluzione nei loro popoli. Di conseguenza, sia i governanti bizantini che quelli ottomani si trovarono ad affrontare i loro figli e, di conseguenza, furono compiuti sforzi coordinati per sconfiggerli entrambi.  Giovanni V fece parzialmente accecare il figlio maggiore, Andronico IV, insieme al figlio di quest'ultimo, Giovanni VII, mentre Murad I sconfisse suo figlio, Savci, e lo fece giustiziare.  Manuele , il secondo figlio di Giovanni V, fu nominato co-imperatore ed erede al trono.

Sfortunatamente per Giovanni V, Andronico IV e suo figlio Giovanni VII fuggirono. Con l'aiuto genovese e turco, tornarono a Costantinopoli e riuscirono a rovesciare Giovanni V, imprigionando lui e Manuele.  In cambio dell'aiuto ottomano, Andronico IV consegnò la fortezza di Gallipoli agli Ottomani, rendendo così inutile l'unico vero aiuto europeo, fornito da Amedeo di Savoia . Ancora una volta, l'evasione divenne l'evento successivo con Giovanni V e Manuele in fuga da Costantinopoli, offrendo al sultano ottomano un tributo più alto di quello normalmente pagato, in cambio dell'aiuto nella presa di Costantinopoli.  Andronico IV, sconfitto ancora una volta, sfuggì alla cattura e si infilò nel quartiere genovese di Galata con la sua famiglia e gli ostaggi. Giovanni V, interessato solo ad assicurarsi il trono e la stabilità, arrivò a concludere un patto con Andronico IV nel 1381, riconoscendolo come erede con Giovanni VII come erede legittimo, [24]  così Manuele dalla linea di successione.

Naturalmente Manuele si sentì tradito da questa mossa che lo declassò da co-imperatore. Ritornato a Salonicco nel 1382, si ribellò e stabilì il suo dominio sulla Tessaglia e sull'Epiro, "espandendo" così l'Impero, almeno nominalmente, e attirando così l'attenzione del sultano ottomano.  Murad I assediò Salonicco nel 1383, dando inizio a un assedio che sarebbe durato fino al 1387. Nel frattempo, Andronico IV morì e suo figlio, Giovanni VII, iniziò a litigare con suo nonno, Giovanni V.

Con la resa di Salonicco nel 1387 e la sua posizione piuttosto disperata, Manuele tornò da Giovanni V e, con il consenso del Sultano, iniziò a fare offerte concilianti a suo padre.  Giovanni V si rese conto che riaccettare il suo secondo figlio avrebbe fatto sì che suo nipote si ribellasse a sua volta, e quindi mantenne semplicemente Manuele in esilio a Lemno .  Alla fine, Giovanni VII si ribellò contro suo nonno: la notizia dell'arrivo di Manuele a Costantinopoli e i colloqui di riconciliazione di Giovanni V con lui spinsero Giovanni VII a dirigersi a Genova e poi dal nuovo sultano ottomano, Bayezid il Fulmine , per cercare aiuto per rovesciare John V.

La ribellione di Giovanni VII inizialmente ebbe successo, prendendo Costantinopoli da Giovanni V,  ma Manuele reagì sollevando il resto dell'impero e le sue poche risorse militari rimanenti e rivoltandole contro Giovanni VII. Manuele ricevette aiuto anche dai Cavalieri di San Giovanni di stanza a Rodi , dove "donò loro" reliquie religiose fatte di metalli preziosi per il loro sostegno.  Giovanni rifiutò di rinunciare al suo diritto di governare come imperatore di Bisanzio fino alla sua morte nel 1408. A quel punto, tuttavia, il sultano ottomano Bayezid aveva riconosciuto Manuele II Paleologo come co-imperatore di Bisanzio insieme a suo padre Giovanni V e, infine, quando Giovanni V morì nel 1391, come unico imperatore.

Manuele II Paleologo, 1391–1420 [ modifica fonte ][modifica | modifica wikitesto]

Ulteriori informazioni: Manuele II Paleologo

Il regno di Manuele II vide un'altra tregua temporanea per i bizantini. Per un impero in tali difficoltà, riuscì a riconquistare parte del territorio e a mantenerlo fino alla fine del suo regno. Il suo limitato successo deriva in gran parte dalla resurrezione del potere mongolo in Oriente e dalla grande amicizia raggiunta tra Manuele II e Mehmed I. Tuttavia, visse abbastanza a lungo per vedere suo figlio annullare gran parte dei suoi successi.

Vassallaggio fino al 1394 [ modifica sorgente ][modifica | modifica wikitesto]

La prima priorità di Manuele II era stabilire un accordo con Bayezid I . Giovanni VII era uno dei preferiti di Bayezid, quindi Manuele II si trovava in una posizione pericolosa. Alla fine ha siglato un accordo. Tuttavia, il sultano ottomano si infuriò per i tentativi di Manuele II di riconciliare suo nipote Giovanni VII.  Manuele era preoccupato che Giovanni VII potesse lanciare ancora una volta un colpo di stato contro di lui, quindi desiderava porre fine alla minaccia diplomaticamente. Bayezid ordinò l'esecuzione di Manuele, ma poi ridusse la sua risposta furiosa e chiese invece che Costantinopoli costruisse un'altra moschea e che fosse fondata una colonia di turchi.

Ribellione; Bisanzio sopravvive, 1394–1402 [ modifica fonte ][modifica | modifica wikitesto]

I passi successivi di Manuele furono audaci e apparentemente sciocchi: non solo si rifiutò di pagare il tributo al Sultano, ma si rifiutò di rispondere ai messaggi del Sultano e Bayezid iniziò a porre l'assedio a Costantinopoli.  Nel 1394 iniziò il suo assedio che sarebbe continuato per otto anni. Manuele II si rese conto che, sebbene la città potesse sopportare un tiepido blocco, non aveva le risorse militari per presidiare le mura di Costantinopoli . All’inizio la situazione non era così terribile: un massiccio contrattacco da parte dell’Occidente doveva essere lanciato come la Crociata di Nicopoli.  In una battaglia titanica , Bayezid fece marciare con la forza il suo esercito verso una vittoria straordinaria ma costosa. Migliaia di persone furono uccise, ma ora Bayezid fu in grado di rivolgere completamente i suoi eserciti contro Costantinopoli.

La situazione era disastrosa; tanto che Giovanni VII, il terribile avversario di Manuele, fu lasciato a capo di Costantinopoli. Fece un grande giro d'Europa nel 1399, fermandosi a Venezia , Padova , Milano , Parigi e Londra, dove incontrò il re inglese Enrico IV ; in Inghilterra fu ben accolto  e gli fu offerto un torneo di giostre. Tuttavia, Manuele non fu in grado di ottenere alcun aiuto dalla cristianità occidentale.

La pressione apparentemente insormontabile è stata infine allentata a seguito degli eventi in Anatolia. Bayezid, con la sua posizione sicura in Europa, rivolse la sua attenzione all'Anatolia e tentò di portare le varie tribù turcomanne sotto il controllo formale ottomano. Queste azioni offesero molto Timur , leader dell'Impero Timuride, che vedeva l'Anatolia come nella sua sfera di influenza. In risposta, Timur invase l'Anatolia e sconfisse Bayezid nel 1402 vicino ad Ankara.  La sconfitta causò il panico tra i turchi in Anatolia, che iniziarono freneticamente a raggiungere l'Europa, con l'assistenza di navi veneziane e genovesi.

Manuele, che era ancora in Europa, arrivò nel 1403 in uno spettacolo accogliente: Costantinopoli libera dall'assedio ottomano. Giovanni VII era rimasto fedele, restituendo il controllo della capitale a Manuele. Inoltre, Salonicco fu restituita ai bizantini dal principe Suleyman come gesto di buona volontà e nel tentativo di ingraziarsi il favore in un momento in cui l'Impero Ottomano era indebolito dalla guerra con Timur e di fatto diviso in due .

Interregno ottomano, 1402–13 [ modifica fonte ][modifica | modifica wikitesto]

La sconfitta degli Ottomani cambiò notevolmente l'umore a Costantinopoli. I frutti raccolti dall'Impero furono eccezionali considerando che era passato solo poco tempo da quando la città (e forse l'Impero stesso) era sull'orlo della distruzione. Sembra che Giovanni VII abbia ottenuto numerosi altri benefici per Bisanzio. Il primo era un trattato di non aggressione tra le potenze cristiane locali (che erano anche libere dalla servitù ottomana), il che significava che i disastri del successivo governo di Andronico III non si sarebbero ripetuti. Successivamente ci fu un trattato tra Bisanzio e il successore di Bayezid, Solimano che si trovava in Asia Minore, confermando la libertà di Bisanzio dal pagamento di tributi. L'Impero conquistò anche il Monte Athos e le terre costiere del Mar Nero da Costantinopoli a Varna . Come ulteriore vantaggio, l'autorità imperiale fu affermata su un certo numero di isole dell'Egeo . L'importanza di questi ultimi non dovrebbe essere sottovalutata poiché servirebbero in futuro come rifugio per chiunque cerchi di sfuggire all'espansione ottomana, anche se solo come rifugio temporaneo.

I figli di Bayezid non persero tempo a combattere tra loro per il regno distrutto del padre. Nel 1413, Mehmed I era emerso come il vincitore. Tuttavia, i bizantini si erano assicurati di sostenere il vincitore e Mehmed I non dimenticò la gentilezza dei bizantini e fu in grado di "controllare" che i suoi sudditi turchi si espandessero nel territorio bizantino.

Ripresa delle ostilità [ modifica sorgente ][modifica | modifica wikitesto]

Manuele II Paleologo aveva 70 anni nel 1421 e credeva che fosse giunto il momento per lui di ritirarsi e dare al figlio maggiore, Giovanni VIII, l'opportunità di governare in modo più aggressivo di quanto avesse fatto prima. Allo stesso tempo, un Murad II molto meno riservato , figlio di Mehmed I, salì al trono ottomano nel maggio di quell'anno. Con due uomini disinteressati alla diplomazia sui troni di Bisanzio e del Sultanato ottomano, la guerra era inevitabile.

I bizantini furono i primi a fare una mossa quando Giovanni VIII e i suoi consiglieri presero una decisione rischiosa incitando una ribellione all’interno del Sultanato ottomano. Nell'agosto del 1421, appoggiarono un uomo di nome Mustafa che affermava di essere il figlio perduto da tempo di Bayezid il Fulmine. In Europa, la ribellione di Mustafa ha funzionato bene e ha raccolto un certo sostegno. Tuttavia, nell'agosto del 1422, Murad II fece reprimere questa ribellione e Mustafa ricevette la tradizionale esecuzione (impiccagione) poco dopo, qualcosa che qualsiasi ribelle si sarebbe aspettato. Murad II era infuriato e fece inviare un esercito a Costantinopoli e Salonicco , quest'ultima caduta nel 1430. Murad II non fu in grado di prendere Costantinopoli con la forza. Tuttavia, la situazione nella capitale era abbastanza terribile da permettere a Manuele II di ritirarsi dalla pensione e incitare un'altra ribellione in Asia Minore sotto il fratello di Murad II, Kucuk Mustafa . Il successo iniziale dei ribelli, compreso l'assedio di Bursa, fu troppo perché Murad II potesse ignorarlo, quindi l'assedio di Costantinopoli fu revocato per affrontare questa minaccia e, con grande disperazione dei bizantini, la affrontò con successo.

Manuele II era ormai a corto di risorse per salvare l'errato governo di suo figlio, Giovanni VIII. Nel settembre del 1423, Salonicco si arrese ai veneziani, senza dubbio sperando di coinvolgere le potenze occidentali in una nuova crociata e, in caso contrario, almeno la loro ricchezza avrebbe permesso loro di difenderla. Nel febbraio 1424, Manuele II Paleologo ristabilì Bisanzio come vassallo degli Ottomani: 300.000 monete d'argento dovevano essere pagate al Sultano su base annua. Il fatto che l’Impero sia riuscito a raggiungere questo obiettivo nel suo momento più basso è notevole. Tuttavia, fino al 1450, gli Ottomani non fecero alcuno sforzo concertato per superare le mura di Costantinopoli, e la città mantenne una debole sicurezza per i due decenni successivi.

Giovanni VIII subentra [ modifica fonte ][modifica | modifica wikitesto]

Ulteriori informazioni: Giovanni VIII Paleologo

Gli ultimi anni di Manuele II videro i suoi guadagni sprecati e lo status quo dell'Impero ante 1391. Giovanni VIII sperava ancora di poter emulare il successo di suo padre e altro ancora. Come i suoi predecessori, i suoi tentativi furono vani. E proprio come i suoi predecessori, ha fatto troppo affidamento su un Papa non disposto a dare, ma solo a prendere; prendiamo cioè la Chiesa di uno stato miserabile circondato dagli Ottomani, che presto diventerà il più acerrimo nemico della cristianità.

Unione con Roma [ modifica sorgente ][modifica | modifica wikitesto]

Unire la Chiesa di Bisanzio con quella di Roma era una questione semplice, poiché tutte le carte di scambio erano nelle mani dell’Occidente cattolico romano . Giovanni VIII, in quanto capo de facto della Chiesa bizantina, ordinò alla Chiesa bizantina di accettare il primato papale e dichiarò che la disputa sul Filioque nasceva da una confusione semantica. Pochi da parte di Bisanzio rimasero colpiti dall'Unione tra il 1438 e il 1439 tenutasi tra Ferrara e Firenze , non solo per i termini ai quali dovette piegarsi la Chiesa bizantina, ma anche per gli inesistenti aiuti a Bisanzio. Si può tranquillamente affermare che l'effetto più notevole dell'Unione fu l'aumento del risentimento tra la popolazione di Bisanzio e il governo imperiale.

Varna [ modifica sorgente ][modifica | modifica wikitesto]

Alla fine degli anni Quaranta del Quattrocento, gli Ottomani incontrarono difficoltà nel riportare in linea i loro vassalli cristiani nei Balcani. L'Ungheria iniziò a lanciare campagne di successo contro i turchi in Serbia, portando il despota serbo e il leader della resistenza albanese George Kastrioti Skanderbeg in diretta opposizione con i loro ex padroni. Ciò portò a una delle ultime grandi crociate della cristianità occidentale unita: la Crociata di Varna . Murad II non era in grado di fermare questi fastidiosi occidentali poiché era sopraffatto dai problemi degli orientali in Anatolia, il nucleo del regno ottomano. Pertanto, Murad concluse frettolosamente un trattato di pace nei Balcani. Gli ungheresi ruppero presto il trattato, ma a Varna un esercito ottomano frettolosamente riunito schiacciò i crociati e lasciò i Balcani in balia della vendetta ottomana.

Giovanni VIII morì nel 1448. Il suo regno durò due decenni. Il suo risultato fu la continua sopravvivenza dell'Impero. Eppure Bisanzio era ormai appeso a un filo. Con una forza militare insufficiente per la propria difesa, un'economia rovinata da anni di guerra, una capitale spopolata e un territorio insufficiente per fornire una base per la ripresa, la posizione dell'Impero stava diventando insostenibile. Giovanni fu gravemente limitato dalle sue circostanze e si dimostrò incapace di migliorare le fortune dello stato. Gli successe il fratello Costantino XI . Il nuovo imperatore sarebbe l'ultimo sovrano sovrano di Bisanzio.

Costantino XI [ modifica sorgente ][modifica | modifica wikitesto]

Ulteriori informazioni: Costantino XI

Il regno di Costantino fu breve; dal 1448 (alcune fonti dicono 1449) fino al 1453. Costantino XI, come molti dei suoi predecessori che presero sul serio l'unione tra la cristianità orientale e quella occidentale, visse da cattolico. Non si sa molto del suo regno, tranne che morì con i suoi soldati nella battaglia finale per Costantinopoli.

Sfida, difesa e sconfitta [ modifica fonte ][modifica | modifica wikitesto]

Articolo principale: caduta di Costantinopoli

Costantino XI fu il despota della Morea prima della sua ascesa al trono. Da questa posizione, aveva continuato la politica aggressiva di suo padre e dei suoi fratelli contro gli Ottomani e i loro vassalli, il Ducato di Atene , ma era stato costretto a fare marcia indietro da Murad II . Nel 1451, Mehmed II succedette a suo padre Murad. Dopo la sua successione al trono, ricevette una richiesta da parte di Costantino XI di sussidi, insieme alla minaccia di ribellarsi se questi non fossero stati soddisfatti. Mehmed II rispose con queste audaci dichiarazioni costruendo una fortezza sulla sponda europea del Bosforo per controllare meglio il traffico attraverso il Bosforo.

Mehmed II radunò un enorme esercito per assalire le mura interne di Costantinopoli: alcune fonti suggeriscono 80.000 soldati, mentre altre suggeriscono cifre fino a 100.000 o addirittura 200.000, compresi i seguaci del campo. Una caratteristica importante dell'esercito ottomano era la sua artiglieria di alta qualità. Tra gli altri, figuravano una serie di "super cannoni" costruiti da Orban , un ingegnere ungherese che originariamente aveva offerto i suoi servizi a Costantino, il quale li rifiutò per mancanza di denaro.  Dopo il rifiuto delle condizioni di resa da parte di Costantino, l'assedio iniziò il 2 aprile 1453, con i cannoni ottomani che spararono a partire dal 6 aprile. I difensori erano pochi, ma le possenti mura permisero loro di resistere all'assedio per qualche tempo. tempo. Alla fine, però, il 29 maggio, gli Ottomani riuscirono ad aprire una breccia e la città cadde. Costantino XI attaccò l'esercito ottomano in arrivo; l'ultimo imperatore romano morì combattendo e, poiché il suo corpo non fu mai riconosciuto, si presume sia stato sepolto in una fossa comune.

Conclusione [ modifica fonte ][modifica | modifica wikitesto]

Il governo di Costantino è difficile da valutare a causa della brevità del suo regno. Come despota, aveva dimostrato abilità, ma la caduta dell'Impero nelle mani dei turchi era ormai inevitabile, non importa quanto abile ed energico un imperatore sedesse sul trono. Ciò che più si ricorda di lui è l'ostinata difesa della sua città contro le avversità, e la sua morte in battaglia, grazie alla quale entrò nella leggenda popolare. Nonostante la sua confessione cattolica, è considerato un santo da molti ortodossi e sono state create molte leggende sul destino finale dell'ultimo Costantino.

L'apprendimento sotto i Paleologi [ modifica sorgente ][modifica | modifica wikitesto]

Secondo Rinascimento bizantino/paleologo [ modifica sorgente ][modifica | modifica wikitesto]

Ulteriori informazioni: Rinascimento

Nonostante il gran caos nell’Impero, i Bizantini sperimentarono una rinascita della cultura e dell’arte all’interno del loro dominio. Verso il XIV secolo, quando l'Impero entrò in una fase di crisi terminale, tali conquiste iniziarono a perdere valore. Non tutto era perduto per questi studiosi apparentemente rifiutati: molti in Italia che erano stati aperti a Bisanzio dalle espansioni marittime di Genova e Venezia arrivarono ad apprezzare i loro risultati, facilitando il Rinascimento. In quanto tali, questi studiosi si ritrovarono nelle istituzioni italiane, esprimendo la loro cultura greco-romana dietro compenso. L'immigrazione in Italia fu resa meno attraente dall'idea di abbandonare la fede ortodossa per praticare il cattolicesimo. Ciononostante, un numero significativo e crescente di greci iniziò a viaggiare in Italia, prima temporaneamente verso colonie italiane come Creta o Cipro prima di tornare a Bisanzio, poi, quando l'Impero cominciò a fallire orribilmente, in modo più permanente. La caduta di Costantinopoli fu segnata da un gran numero di profughi greci in fuga dal dominio turco in Europa attraverso l'Italia, accelerando così il Rinascimento.

Restauro dei Classici [ modifica sorgente ][modifica | modifica wikitesto]

La Quarta Crociata vide la distruzione di molte case a Costantinopoli e gran parte della città in fiamme. È difficile determinare quali libri furono bruciati nelle biblioteche di Costantinopoli, anche se si può solo immaginare che pochi sarebbero disponibili oggi se non fosse per le opere di Demetrius Triclinius , Manuel Moschopoulos , Thomas Magister e Maximos Planudes . Furono realizzate nuove edizioni di poeti, come Esiodo e Pindaro, e i loro sistemi metrici furono ricostruiti con competenza. Hanno scritto di opere come Scholia e Pindaro . Sono incluse anche innumerevoli opere, come i tragediografi di Sofocle ed Euripide , la Geografia di Tolomeo, le Dionisiache di Nonno di Panaopoli , modifiche e "riscoperte" su Plutarco e l'Antologia greca degli epigrammi. Le opere raccolte da Theodore Metochites al Monastero di Chora si trovano nelle biblioteche di Istanbul , Oxford , Vaticano e persino Parigi.

Bisanzio greco [ modifica sorgente ][modifica | modifica wikitesto]

In passato, al suo apice, l'impero bizantino era composto da molti territori, che si estendevano dall'Iraq moderno alla Spagna moderna . Man mano che i confini dell'Impero si restringevano, anche la sua diversità culturale si restringeva. Verso la fine del XIII secolo, l'Impero era costituito quasi esclusivamente da territorio tradizionalmente greco (abitato dai greci fin dall'antichità ). Di conseguenza, questa cultura greca arrivò presto a dominare l'Impero e le opere dell'età classica come quelle di Sofocle e Teocrito furono meticolosamente copiate e annotate.

Tra i filosofi degni di nota figura Planude che caratterizzò l'interesse per la scienza e la matematica dell'epoca. Anche l'astronomia era un campo di interesse, come illustra Niceforo Gregoras con la sua proposta di modificare il calendario prima che i cambiamenti fossero introdotti dalla riforma gregoriana.

Inoltre, alcune personalità di spicco proposero anche la modifica del titolo imperiale in 'Imperatore degli Elleni ', invece che dei Romani. Questo entusiasmo per il glorioso passato conteneva elementi che erano presenti anche nel movimento che portò alla creazione del moderno Stato greco , nel 1830, dopo quattro secoli di dominio ottomano.

Entra la scienza persiana, intorno al 1300 [ modifica fonte ][modifica | modifica wikitesto]

A quel tempo gli astrologi dovevano basarsi sulle tavole di Tolomeo per i calcoli. Tuttavia, questi si sono rivelati imprecisi rispetto all’astronomia araba . Di conseguenza, le tavole persiane furono usate più spesso, anche se insieme a quelle di Tolomeo. L'accettazione dell'astronomia araba fu resa più difficile dal fatto che dovette essere tradotta e introdotta solo attraverso "canali sociali più bassi", vale a dire da uomini che viaggiavano tra Costantinopoli e Trebisonda . Tali uomini includevano Gregory Choniades e il suo seguace George Chrysokokkes , che familiarizzarono con questa scienza. Verso la metà del XIV secolo, quando Bisanzio fu sopraffatta dai guai, le tavole di Tolomeo furono considerate dai professionisti inadeguate e lentamente abbandonate per le tavole persiane. [ citazione necessaria ]

Nonostante ciò, opere persiane come quelle sull'astrolabio furono tradotte in greco già nel 1309. Nel 1352, Teodoro Metochita pubblicò i suoi pensieri utilizzando tavole persiane e tolemaiche.

Tali opere, pur essendo non cristiane e in molti casi non ellenistiche, furono coltivate dagli ecclesiastici greco-ortodossi. Sia Choniades che Metochites si stabilirono nella Chiesa greco-ortodossa; il primo divenendo vescovo di Tabriz e il secondo capo della scuola patriarcale.

Non tutti i pensatori erano i benvenuti a Bisanzio. Alcuni che avessero aperto la loro mente ad altre credenze si sarebbero allontanati dall'" unica vera Religione ", come l'avrebbero vista i Bizantini. Uno di questi esempi è quello di Pletone . I suoi lavori sull'astronomia computazionale utilizzando tabelle ebraiche e persiane furono oscurati dalle credenze neopagane che adottò nella sua vecchiaia. Proclamò la sua fede nei "Sette Re Magi", il messaggio di Zoroastro e il fatalismo . Di conseguenza, la sua opera su un Pantheon greco modificato, Le Leggi, fu bruciata dal Patriarca di Costantinopoli. Le ceneri di Pletone riposano nel Tempio Malatestiano di Rimini .

Altri arrivarono al punto di suggerire che Bisanzio non sarebbe vissuta per sempre – una convinzione fondamentale per ogni suddito della Chiesa ortodossa bizantina. I metochiti non vedevano la civiltà bizantina come superiore alle altre e consideravano addirittura i tartari " infedeli " più illuminati in alcuni aspetti, come la moralità, rispetto ai suoi correligionari cristiani.

Patrocinio [ modifica sorgente ][modifica | modifica wikitesto]

I filosofi dovevano trovare il modo di portare il cibo in tavola. L'occupazione più comune nell'Impero bizantino sarebbe stata basata sull'agricoltura o, prima nell'Impero, sul commercio. Al contrario, i filosofi avevano bisogno del mecenatismo per sopravvivere. La fonte più importante proveniva dalla corte imperiale, soprattutto prima delle distruttive guerre civili caratterizzate da Andronico III e suo figlio Giovanni V. Altre fonti provenivano da corti minori, da ricchi e dalla Chiesa, se non da singoli clero della Chiesa. , sebbene solo i vescovi disponessero di tali risorse.

Mentre l’Impero precipitava nel caos, non poteva risparmiare denaro nei suoi sforzi per difendere i propri confini. Gli studi nei campi della scienza e della matematica scomparvero naturalmente dalle menti di coloro le cui terre furono saccheggiate e sequestrate. Fu a causa di questa mancanza di mecenatismo che spinse molti studiosi a fuggire in Occidente. Viaggi notevoli furono registrati da John Argyropoulos e Manuel Chrysoloras , che tra loro avevano viaggiato a Firenze, Pavia, Roma, Padova e Milano. La fine dell’Impero bizantino coincise con l’inizio del Rinascimento.

Conclusione [ modifica fonte ][modifica | modifica wikitesto]

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La fine dell’Impero bizantino non sembrava inevitabile ai contemporanei. Ancora nel 1444, appena nove anni prima della caduta di Costantinopoli , c’erano grandi speranze che i turchi sarebbero stati cacciati dall’Europa. I bizantini che affidavano i loro sogni di restaurazione all'Occidente speravano di poter raccogliere i benefici di un'altra " Prima Crociata " che avrebbe tagliato una fascia attraverso l'Asia Minore e avrebbe consentito alle truppe bizantine di rioccupare l'antico cuore dell'impero. Tuttavia, alla fine del XIV secolo, l'Impero bizantino non possedeva risorse sufficienti per il compito, e in ogni caso tali imprese occidentali avrebbero richiesto la sottomissione di Bisanzio a Roma. Se il prezzo della libertà politica era la libertà religiosa, alcuni imperatori come Michele VIII erano disposti a pagarlo. Alla lunga, però, i bizantini non furono disposti ad abbandonare volontariamente le loro antiche usanze e credenze.

La causa immediata del problema risiedeva nei numerosi nemici di Bisanzio, che si unirono nel corso del XIV secolo per sopraffare ciò che restava dei territori centrali dell'impero. Con il passare dei decenni, l'impero bizantino si indebolì e perse sempre più terre. C'erano meno risorse disponibili per affrontare gli oppositori dell'Impero. Di conseguenza la sua base di potere fu rovinata. Mentre l'impero aveva incontrato difficoltà in precedenza (nell'VIII secolo gran parte delle terre di Bisanzio erano occupate da Avari e Arabi), alla fine del XIV secolo l'impero non possedeva più alcun territorio significativo (come l'Asia Minore) su cui costituire la base per una ripresa. . Di conseguenza, molti tentativi di respingere ottomani e bulgari fallirono, mentre la mancanza di territorio, entrate e manodopera fece sì che gli eserciti di Bisanzio diventassero sempre più obsoleti e in inferiorità numerica.

Tuttavia i problemi più seri sorsero dall’organizzazione politica e militare interna dell’impero. Il sistema politico dell'impero, basato com'era attorno a un imperatore autocratico e semidivino che esercitava il potere assoluto, era diventato obsoleto, mentre le guerre civili che il sistema produsse indebolirono gravemente l'impero dall'interno, lasciandolo disastrosamente esposto agli attacchi esterni. Inoltre, il sistema militare dell'impero era diventato sempre più disorganizzato e caotico, in seguito alla scomparsa del sistema tematico nei secoli XI-XIII. Il risultato fu un persistente fallimento e sconfitta su ogni frontiera.

Bisanzio non poteva che perdere e declinare per un certo periodo prima di distruggerla; alla fine del XIV secolo la situazione era diventata così grave che Bisanzio rinunciò alla sua indipendenza politica. Entro la metà del XV secolo, ripristinare la libertà religiosa e politica di Bisanzio era in definitiva una causa impossibile.

Vedi anche [ modifica fonte ][modifica | modifica wikitesto]

  • Bisanzio sotto gli Angeloi
  • Bisanzio sotto i Doukidi
  • Bisanzio sotto Eraclio
  • Bisanzio sotto gli Isaurici
  • Bisanzio sotto la dinastia di Giustiniano
  • Bisanzio sotto i Comneni
  • Bisanzio sotto i Macedoni
  • Albero genealogico degli imperatori bizantini
  • Dinastia Kantakouzenos e relativo albero genealogico

Note [ modifica fonte ][modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Mango, pag. 255
  2. ^ John Joseph Saunders, pp.79
  3. ^Salta a:a b c d e Mango, p. 254
  4. ^ Madden, pp.110–113
  5. ^Salta a:a b Mango, pag. 256
  6. ^Salta a:a b Madden, pag. 179
  7. ^ Lowe, Steven e Martin Baker. "Selgiuchidi di Rum". 21 febbraio 1992. 29 maggio 2007
  8. ^Salta a:a b Mango, pag. 257
  9. ^Salta a:a b c d e Mango, p. 258
  10. ^ Madden, pag. 162
  11. ^
  12. ^ Shepherd, William R. "L'impero bizantino nel 1265." Biblioteca Perry-Castañeda. 1926. Biblioteche dell'Università del Texas. 15 giugno 2007. Vedere [1] .
  13. ^Salta a:a b c d e f Mango, p. 260
  14. ^Salta a:a b c d Mango, p. 261
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  17. ^ Redattori della Britannica, editore. "Andronicus III Paleologo", Encyclopædia Britannica, Encyclopædia Britannica, inc., 11 giugno 2018, https://www.britannica.com/biography/Andronicus-III-Palaeologus
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  19. ^ Mango, pag. 266
  20. ^Salta a:abc Mango , pag . 267
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Riferimenti [ modifica fonte ][modifica | modifica wikitesto]

  • Madden, Thomas F. Crusades la storia illustrata. 1a ed. Ann Arbor: Università del Michigan P, 2005
  • Mango, Cirillo. La storia di Oxford di Bisanzio. 1a ed. New York: Oxford UP, 2002
  • John Joseph Saunders, La storia delle conquiste mongole, (University of Pennsylvania Press, 1971), 79.

Ulteriori letture [ modifica fonte ][modifica | modifica wikitesto]

  • Parker, Geoffrey. Storia compatta del mondo. 4a ed. Londra: Times Books, 2005
  • Turnbull, Stefano. L'impero ottomano 1326-1699 . New York: Osprey, 2003.
  • Haldon, John. Bisanzio in guerra 600-1453 . New York: Osprey, 2000.
  • Healy, Marco. Gli antichi Assiri. New York: Osprey, 1991.
  • Bentley, Jerry H. e Herb F. Ziegler. Tradizioni e incontri: una prospettiva globale sul passato. 3a ed. vol. 1.New York: McGraw-Hill, 2006.
  • Dinamiche storiche in tempo di crisi: tarda Bisanzio, 1204–1453
  • Philip Sherrard , Le grandi età dell'uomo di Bisanzio, Time-Life Books, 1975
  • Raybaud, LP (1968) Le gouvernement et l'administration centrale de l'empire Byzantin sous les premiers Paléologues (1258-1354). Parigi, pp. 202–206

Link esterni [ modifica sorgente ][modifica | modifica wikitesto]

  • Museo Bizantino e Cristiano, Il periodo paleologo: la fioritura finale di Bisanzio