Utente:NiccoloRinaldo/Esame

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Salvador Allende in un'immagine della rivista argentina "7 Dias Ilustrados"

Il Governo Allende si insediò dopo le elezioni presidenziali in Cile del 1970, vinte da Salvador Allende, il 3 novembre 1970 e restò in carica fino al golpe militare dell'11 settembre 1973.

Allende in Politica

[modifica | modifica wikitesto]

Prima del 1970

[modifica | modifica wikitesto]

Allende si candidò tre volte alle elezioni prima del 1970: nel 1952, quando la sua coalizione 'Frente del Pueblo' venne sconfitta da Carlos Ibañez del Campo, che prese il 47% delle preferenze, instaurando un governo di destra populista e progressista. La seconda volta Allende perse nel 1958, contro Jorge Alessandri, candidato appoggiato dalle forze di destra e figlio dell'ex presidente Arturo Alessandri, che ricevette più del 31% delle preferenze contro il quasi 29% di Allende. Nel 1964 il politico di Valparaíso si candidò nuovamente ma venne questa volta sconfitto da un'alleanza sotterranea tra conservatori, liberali e radicali che appoggiando il candidato democristiano Eduardo Frei evitarono che un socialista come Allende arrivasse alla presidenza.

[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1969 nasce Unidad Popular, alleanza formata dai partiti socialista, comunista, socialdemocratico, l’Acción Popular Independiente (API), una piccola formazione composta da ex sostenitori di Ibañez del Campo e del suo populismo, e il MAPU, ovvero il Movimiento de Acción Popular Unitario (nato da una scissione della sinistra democristiana). Nel panorama politico nazionale operavano anche altri piccoli partiti come il MIR (Movimiento Izquierda Revolucionaria), l’Usopo (Unión Socialista Popular) e il gruppo comunista Spartaco, che appoggiarono il nuovo cartello delle sinistre, senza però figurarne tra gli elementi costituenti. Il programma di Unidad Popular fu approvato il 17 dicembre 1969.

Il programma della nuova coalizione riguardava la crisi cilena, la dipendenza dagli Stati Uniti, la loro politica imperialista, il fallimento della politica riformista e desarrollista promossa dal governo Frei. Il programma si articolava in cinque punti, che riguardavano i problemi istituzionali, l’istruzione, le relazioni internazionali, la promozione di un nuovo sistema economico e l’agenda sociale.

Il programma elettorale era, come spesso accade, abbondante di promesse, senza proporre un vero e dettagliato calcolo dei costi e delle risorse necessarie per la sua attuazione: era dunque di dubbia applicabilità. Tra le molte promesse fatte dai candidati della Unidad Popular si ricorda, per esempio quella di distribuire «mezzo litro di latte al giorno a tutti i bambini del Cile», che ebbe un costo spropositato.

Dal 1966 al 1969 Allende fu presidente del Senato e diede prova di una politica moderata che, tuttavia, non prese le distanze dell’operato del Che Guevara, di Fidel Castro o da chiunque sostenesse la via armata.

Alle porte delle elezioni del 1970, Allende era convinto che la sinistra avesse potuto vincere; era reduce da due elezioni presidenziali molto promettenti, dove aveva conquistato ottime percentuali di preferenza.

Le elezioni del 1970

[modifica | modifica wikitesto]

Poco prima delle elezioni del 1970, che si prospettavano molto favorevoli per la Unidad Popular, la CIA intensificò la sua ostilità nei confronti della formazione guidata da Allende tramite finanziamenti ai partiti alternativi, alle radio e alla stampa anticomunista. Come si evince anche da alcuni documenti del Senato statunitense, la CIA promuove una serie di iniziative che mirano ad ostacolare l’elezione di Allende. Si tratta delle cosiddette ‘covert action’, azioni più o meno esplicite che vanno ad influenzare il clima politico (nel 1964, per esempio, gli Stati Uniti avevano finanziato la campagna politica della Democrazia Cristiana per 2,6 milioni di dollari).

Questi provvedimenti hanno inizio nel 1963 e dureranno 10 anni, fino al colpo di stato del 1973. Il clima del periodo è quello della guerra fredda, la rivoluzione cubana è alle spalle da pochi anni e gli Stati Uniti non possono permettere che si formi un altro baluardo sovietico nel continente: tutte le iniziative «controrivoluzionarie» sono prese in considerazione.

Allende si candidò dunque per la quarta volta consecutiva nel 1970, suscitando anche qualche polemica come tra chi lo considerava ormai superato, o alla propaganda di altri esponenti politici, come Jorge Alessandri che lo definì fautore di «dottrine criminali» che avrebbero portato il Cile ad una perdita di tutte le libertà e dei valori morali basata sul comunismo.

Allende Presidente

[modifica | modifica wikitesto]

Allende venne democraticamente eletto tra il 4 e il 5 settembre 1970 con la coalizione di Unidad Popular: prese il 36,6% dei voti, pari a circa 1.070.000 preferenze, che rappresentavano una maggioranza relativa. Il secondo candidato per preferenze ottenute fu Jorge Alessandri, il vero favorito delle elezioni, che ottenne solamente 39.000 voti in meno di Allende. La Democrazia cristiana, a questo punto, terza forza elettorale, decise di appoggiare Unidad Popular. Il momento era particolarmente delicato, sia perché il paese aveva gli occhi della stampa internazionale puntati addosso come mai prima di allora, sia per ragioni di sicurezza, in quanto andavano assolutamente evitate azioni violente che avrebbero potuto degenerare in attentati e addirittura in un colpo di stato.

Allende assume la presidenza il 3 novembre 1970 e si dimostra subito un presidente inconsueto: spesso veste in maniera informale, indossa solo una camicia, lontano da quella che era la classica figura di un Presidente della Repubblica. Egli si distacca anche dalla storia precedente grazie alla sua coerenza con il programma precedentemente concordato, al suo attivismo politico, alla sua voglia di agire velocemente e infine per non voler instaurare un governo personale. Allende concorda ogni scelta di governo con il suo partito.

Allende fu il primo presidente marxista latino-americano ad essere democraticamente eletto. I primi provvedimenti attuati dal nuovo presidente, infatti, consistono nel cosiddetto «superamento del capitalismo» e nella preparazione verso il socialismo. Secondo Allende solo alla fine dei sei anni di mandato si sarebbe ottenuto qualche risultato che, un nuovo presidente, sempre socialista, avrebbe poi consolidato.

Il programma di governo consisteva in tre fasi: la prima, della durata di poco più di un anno, prevedeva grandi riforme strutturali come la redistribuzione del reddito, la nazionalizzazione dell’industria del rame e delle banche, la riforma agraria, l’adozione di una nuova politica internazionale e l’inserimento del paese nell’economia globale. La seconda fase consisteva nel consolidamento di ciò che si era attuato nella prima fase e nello sviluppo della produzione industriale: questa misura avrebbe reso l’area di proprietà sociale, come le industrie nazionalizzate, il settore trainante dell’economia. Solo alla fine, dopo aver limitato l’influenza straniera, modernizzato l’economia, la cultura e la realtà cilena si sarebbe giunti alla terza fase, la cosiddetta «via cilena al socialismo».[1]

La prima fase si realizzò, effettivamente in larga parte, grazie alle riforme del “piano Vúskovic”, dal nome del ministro dell’economia. Fu realizzata con estrema rigidità e rigore: ciò porterà all’ostilità della destra, per esempio da Pinochet che incolpò Vúskovic della situazione di crisi in cui imperversava il paese.

In questo periodo il Cile diventa un paese «non allineato» a causa delle sue relazioni via via più intense con i paesi socialisti. In particolare, il governo riprese i contatti con Cuba, (interrotti da Frei nel 1964), con la Cina, con la Repubblica Democratica del Vietnam, con l’Afghanistan, con la Repubblica Democratica Tedesca, ma anche con i paesi dell’Europa occidentale. Nel frattempo, diminuirono sempre più quelli con gli Stati Uniti. Questo nuovo orientamento, più diversificato rispetto al passato, compenserà la riduzione degli scambi con gli Stati Uniti.

I salari aumentarono in maniera considerevole nel primo anno di governo (del 28% circa) e vennero creati 200.000 nuovi posti di lavoro, ma si registrò un aumento della spesa pubblica del 70%, da 19 a 33 miliardi di pesos alla fine del 1971.[2]

La riforma agraria cilena, nonostante la portata massiccia, fu tra le più pacifiche del Novecento, perché al contrario di quanto accadde in Nicaragua, Messico, Cuba e Bolivia non si inseriva in un contesto di violenza e rivoluzione armata, ma nella legalità.

La politica da adottare riguardo la nazionalizzazione delle industrie dell’area di proprietà sociale era alquanto vaga: non si specificava nel particolare quali settori avrebbe investito, limitandosi a definirli «attività che condizionano lo sviluppo economico del paese».[3]

Il governo Allende al momento dell'insediamento
Ruolo Nome Periodo
Ministro degli Interni José Tohá 1970-1972
Alejandro Ríos Valdivia 1972
Hernán del Canto 1972
Jaime Suárez 1972
Carlos Prats 1972-1973
Gerardo Espinoza 1973
Carlos Briones 1973
Orlando Letelier 1973
Carlos Briones 1973
Ministro degli Esteri Clodomiro Almeyda 1970-1973
Orlando Letelier 1973
Clodomiro Almeyda 1973
Ministro dell'Economia e delle Finanze Pedro Vuskovic 1970-1972
Carlos Matus 1972
Fernando Flores 1972
Orlando Millas 1972-1973
José Cademártori 1973
Ministro della Proprietà Américo Zorrillas Rojas 1970-1972
Orlando Millas 1972
Fernando Flores 1972-1973
Raúl Montero Cornejo 1973
Daniel Arellano 1973
Ministro dell'Educazione Pubblica Mario Astorga 1970-1972
Alejandro Ríos Valdivia 1972
Aníbal Palma 1972
Jorge Tapia 1972-1973
Edgardo Enríquez 1973
Ministro della Giustizia Lisandro Ponce 1970-1972
Manuel Sanhueza 1972
Jorge Tapia Valdés 1972
Sergio Insunza 1973
Ministro della Difesa Alejandro Ríos 1970-1972
José Tohá 1972-1973
Clodomiro Almeyda 1973
Carlos Prats 1973
Orlando Letelier 1973
Ministro delle Opere Pubbliche e dei Trasporti Pascual Barraza 1970-1972
Ismael Huerta 1972-1973
Daniel Arellano 1973
Humberto Martones 1973
César Ruiz Danyau 1973
Humberto Maglochetti 1973
Ministro dell'Agricoltura Jacques Chonchol 1970-1972
Rolando Calderón 1972-1973
Pedro Hidalgo 1973
Ernesto Torrealba 1973
Jaime Tohá 1973
Ministro della Terra e delle Colonizzazioni Humberto Martones 1970-1973
Roberto Cuéllar 1973
José María Sepúlveda 1973
Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale José Oyarce 1970-1972
Mireya Baltra 1972
Luis Figueroa 1972-1973
Jorge Godoy Godoy 1973
Ministro della Salute Pubblica Óscar Jiménez Pinochet 1970-1971
Juan Carlos Concha Gutiérrez 1971
Arturo Jirón 1972
Mario Lagos 1973
Ministro delle Miniere Orlando Cantuarias 1970-1972
Mauricio Yungk 1972
Pedro Palacios 1972
Alfonso David 1972
Claudio Sepúlveda 1972-1973
Sergio Bitar 1973
Pedro Felipe Ramírez 1973
Ministro dell'Ambiente e dell'Urbanizzazione Carlos Cortes 1970-1971
Julio Benítez Castillo 1971-1972
Orlando Cantuarias 1972
Luis Matte 1972-1973
Aníbal Palma 1973
Pedro Felipe Ramírez 1973
Segretario Generale Jaime Suárez 1970-1973
Vicepresidente Carlos Prats 1973 (dimissionario ad agosto)
  1. ^ Luciano Aguzzi, Salvador Allende. L'uomo, il leader, il mito, Milano, Biblion Edizioni, 2023, pp. 227-228.
  2. ^ Maria Rosaria Stabili, Il Cile: dalla repubblica liberale al dopo Pinochet (1861-1990), Firenze, Giunti, 1991, p. 151.
  3. ^ Salvador Allende, La via cilena al socialismo, Roma, Editori Riuniti, 1971, pp. 82-83.