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Assalonne, Assalonne!
Titolo originaleAbsalom, Absalom!
1ª ed. originale1936
GenereGotico
Sottogeneregotico
Lingua originaleInglese americano
ProtagonistiThomas Sutpen
Altri personaggiQuentin Compson, Rosa Coldfield, Ellen Coldfield, Charles Bon, Judith Sutpen, Jim Bond
Preceduto daPylon
Seguito daIl ribelle di Algeri

Assalonne, Assalonne! (Absalom, Absalom!) è un romanzo dell'autore statunitense William Faulkner, pubblicato per la prima volta nel 1936.
Ambientato prima, durante e dopo la guerra di secessione americana, è la storia di tre famiglie del sud degli attuali Stati Uniti d'America, focalizzata in particolare sulla vita di Thomas Sutpen.[1]

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Assalonne, Assalonne! riprende la saga familiare dei Sutpen, narrata in toni da epopea che assumono via via le suggestioni della leggenda. Il capostipite, di cui si narra l'ascesa e la caduta, è lo sconosciuto Thomas Sutpen, uomo bianco nato in povertà nella Virginia Occidentale che si trasferisce nel Mississippi con gli obiettivi complementari di guadagnare ricchezza e diventare un potente patriarca di famiglia. Il narratore di cornice è principalmente Quentin Compson, rivolto al suo compagno di stanza all'Università di Harvard, Shreve, il quale spesso contribuisce inoltre con suoi suggerimenti e congetture; in più, il racconto procede interamente per via di flashback.
Il nucleo del racconto di Compson, via via reinterpretato dai due, è costituito a sua volta dalle narrazioni di Rosa Coldfield e sia del padre sia del nonno di Quentin.
Elemento narrativo che complica una tale stratificazione di narratori e interpretazioni, è che gli eventi della storia vengano ripresi senza rispettare un ordine cronologico e in più con dettagli diversi, similmente a “La coscienza di Zeno”.
Rosa Coldfield dunque inizialmente narra la storia, con lunghe digressioni e memoria distorta, a Quentin Compson, il cui nonno era amico di Sutpen. Il padre di Quentin poi narra alcuni dei dettagli al figlio. Infine, Quentin racconta la storia al suo compagno di stanza Shreve e, in ogni rivisitazione, il lettore apprende ulteriori dettagli e parti della storia.
Il finale resta oscuro giacché narrazioni e intrecci si sono resi più evidenti rispetto al soggetto narrato.[2]
Thomas Sutpen arriva a Jefferson, Mississippi con alcuni schiavi e un architetto francese costretto a lavorare per lui. Sutpen riesce ad ottenere cento miglia quadrate di terra da una tribù di nativi americani locali e inizia immediatamente a costruirvi una grande piantagione chiamata "Sutpen's Hundred", che comprende anche una villa, di cui egli è orgoglioso. Sutpen ritiene a questo punto di aver bisogno di una moglie che gli dia un figlio maschio come erede, così riesce ad ingraziarsi un mercante locale e ne sposa la figlia, Ellen Coldfield. Ellen dà alla luce due bambini: Henry e Judith.

Henry frequenta l'Università del Mississippi e vi incontra Charles Bon, compagno di studi che ha dieci anni più di lui. Henry conduce a casa propria per Natale Charles e questi vi si innamora di Judith. I due sembrano avviati al fidanzamento, tuttavia Thomas Sutpen si rende invece conto che Charles è il figlio da lui avuto da un precedente matrimonio e si affretta a troncare l'unione.[3]

William Faulkner nel 1954

Sutpen aveva infatti lavorato in una piantagione nelle Indie occidentali francesi come sorvegliante e, dopo avervi domato una rivolta di schiavi, gli era stata offerta la mano della figlia del proprietario, Eulalia Bon. Costei gli aveva dato un figlio, Charles. Quando però, dopo la nascita del bambino, Sutpen aveva scoperto che Eulalia era meticcia e di essere stato ingannato, aveva considerato nullo il matrimonio e aveva lasciato sia moglie e figlio che la piantagione. Nello stesso periodo giovanile, inoltre, analogamente in Sutpen si era radicata la convinzione che il principio fondante della società fosse che il valore dell'uomo si basava sul denaro.

Quando Sutpen rivela ad Henry che Charles è il loro fratellastro, per cui a Judith non è concesso di sposarlo, Henry si rifiuta di crederci, ripudia il proprio diritto di nascita e accompagna Charles a casa sua a New Orleans. Quindi tornano in Mississippi per arruolarsi nella loro compagnia universitaria, unendosi all'esercito confederato per combattere nella guerra civile.
Durante la guerra, Henry lotta con la propria coscienza e infine decide di consentire il matrimonio del fratellastro e della sorella; questa risoluzione cambia, tuttavia, quando Sutpen rivela a Henry che Charles è in parte nero. Alla conclusione della guerra, Henry sigilla in maniera definitiva la proibizione del padre rispetto al matrimonio dei due figli, uccidendo Charles alle porte della villa e poi esiliandosi nella fuga.

Thomas Sutpen ritorna dalla guerra e comincia a riparare la propria casa, le cui centinaia di miglia quadrate sono state razziate dai carpetbagger e devastate dalle azioni punitive dei nordisti; altrettanto cerca di fare quanto alla propria dinastia, proponendosi a Rosa Coldfield, la sorella minore della moglie morta (e più giovane dei figli di Thomas). La donna dapprima accetta ma, quando rimane offesa dalla richiesta di Sutpen di dargli un figlio prima che il matrimonio abbia luogo, lascia "Sutpen's Hundred".
Sutpen inizia quindi una relazione con Milly, la nipote quindicenne di Wash Jones. Questi, un rifiuto[4] della società bianca, rimasto civile durante la guerra, è una trista figura di perdente, uno scarno squatter roso dalla malaria, dalla miseria, dal malcontento, dalla furia di rivalsa, che vive in una stamberga entro i confini della piantagione di Thomas e gli fa da servo e da sorvegliante. Quando però Milly rimane incinta e dà alla luce una figlia, Sutpen ne resta terribilmente deluso, perché sulla nascita di un maschio riposava l'ultima speranza di riparare la dinastia. Egli dunque scaccia Milly e la bambina, dicendo che non sono degne di dormire nelle stalle con il suo cavallo, che aveva invece appena partorito un maschio. Infuriato, Wash Jones uccide Sutpen, Milly e la neonata, ed infine viene ucciso mentre tenta di resistere all'arresto[5]
.

La narrazione della tensione all'eredità materiale e insieme al retaggio di Thomas Sutpen si conclude in tragedia. Quentin riconduce Rosa a "Sutpen's Hundred": la piantagione è apparentemente abbandonata ma vi trovano invece Henry Sutpen e Clytemnestra (Clytie), figlia che Thomas ha avuto da una schiava. Henry, però, è tornato alla tenuta per morire e tre mesi dopo, quando Rosa torna con un medico per il nipote, Clytie li scambia per forze dell'ordine e provoca un incendio doloso che devasta la piantagione, uccidendosi insieme ad Henry. L'unico dei Sutpen superstite è Jim Bond, il nipote nero di Charles Bon, giovane con gravi handicap mentali, che rimane alla Sutpen's Hundred.

Analisi[modifica | modifica wikitesto]

Come altri romanzi di Faulkner, Absalom, Absalom! costituisce un'allegoria della storia degli stati sudisti: il titolo stesso è un'allusione alla storia biblica del re Davide e di Assalonne, il figlio ribelle che combatte l'impero costruito dal padre;[6] la storia di Thomas Sutpen rispecchia l'ascesa e la caduta della cultura delle piantagioni del sud; più particolarmente, i fallimenti di Sutpen riflettono necessariamente le debolezze di un sud idealista. Rigidamente impegnato nel suo "progetto" di vita, Sutpen si dimostra riluttante a onorare il suo matrimonio con una donna meticcia anche solo in parte nera, mettendo in moto la propria distruzione.

Parlando di Assalonne, Assalonne!, Faulkner stesso dichiarò che la maledizione sotto la quale il Sud si dibatteva era la schiavitù, e che la maledizione personale di Thomas Sutpen era in realtà la sua orgogliosa e caparbia convinzione di essere troppo forte per aver bisogno di far parte di una famiglia.[7]

Classico tipo di piantagione negli Stati Confederati d'America, 1850.

Assalonne, Assalonne! giustappone fatti apparenti, supposizioni basate su informazioni e assolute speculazioni con l'implicazione che le ricostruzioni del passato rimangono irrecuperabili e quindi fantasiose. Faulkner ha affermato che, sebbene nessuno dei narratori abbia avuto pienamente ragione poiché "nessun individuo può guardare la verità imparzialmente", esiste una verità oggettiva che il lettore avrebbe potuto alla fine conoscere.[8] La maggior parte dei critici ha cercato di ricostruire questa verità dietro le narrazioni mutevoli, o di mostrare che una tale ricostruzione non può essere fatta con certezza o anche di dimostrare che certe incongruenze fattuali e logiche non possono essere superate. Ma alcuni critici hanno affermato che, essendo la verità fittizia un ossimoro, se si considera la storia narrata sul piano del mito e dell'archetipo, questa costituisce una favola mitologica che lascia intravedere i livelli più profondi dell'inconscio, così da comprendere meglio le persone che da quel mito sono governate, ovvero soprattutto i sudisti e lo stesso Quentin Compson.[9]

Usando vari narratori che esprimono le loro interpretazioni, "il romanzo allude allo zeitgeist storico-culturale del Sud di Faulkner, dove il passato è sempre presente e costantemente in stato di revisione da parte delle persone che raccontano e raccontano la storia nel tempo"; il romanzo quindi esplora quindi anche il processo di creazione del mito e la messa in discussione della verità.

L'uso di Quentin Compson come personaggio principale (se non esattamente il fulcro) del romanzo lo rende una sorta di complemento del precedente lavoro di Faulkner L'urlo e il furore, che racconta la storia della famiglia Compson, con Quentin come protagonista. Sebbene l'epoca di quel romanzo non sia mai esplicitamente citata, la lotta della famiglia Sutpen con la dinastia, la caduta e il potenziale incesto è parallela agli eventi e alle ossessioni familiari che spingono Quentin e la signorina Rosa Coldfield ad assistere all'incendio del Sutpen's Hundred.[10] In maniera più ancora stringente proprio l'identità di Quentin con il personaggio de L'urlo e il furore può essere considerata il focus attraverso il quale interpretare il carattere, l'animo e le pulsioni del personaggio con cui egli si identifica nel racconto, Henry.[11]

Influenza e significato[modifica | modifica wikitesto]

  • Il titolo si riferisce alla storia biblica di Assalonne, figlio di Davide che si ribellò al padre (allora re del regno di Israele) e fu ucciso dal generale di questi, Ioab, in violazione dell'ordine di Davide di risparmiarlo, causando così immenso dolore al padre.
  • Il Guinness dei primati del 1983 stima che la frase più lunga della letteratura inglese, contenente 1.288 parole, appartenga ad Absalom, Absalom!.[15] La frase si trova nel capitolo 6: inizia con le parole "Proprio esattamente come il padre" e termina con "l'occhio non poteva vedere da nessun punto". Il passaggio è interamente in corsivo e incompleto.[16]
  • La parte finale del testo di Distant Early Warning, singolo pubblicato dalla rock band canadese Rush, è la parola "Absalom" ripetuta tre volte. Il batterista Neil Peart, il paroliere della band, ha affermato di "amare il suono" del titolo del romanzo di Faulkner e che era stato ispirato a conoscere la storia biblica di Absalom dalla lettura del romanzo. Ha detto in seguito: "Poiché uno dei temi principali della canzone era la compassione, mi è venuto in mente che la storia biblica era utilizzabile".[17]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Absalom, Absalom!, su www.goodreads.com. URL consultato il 5 agosto 2021.
  2. ^ Quiet And Busy, Quiet and Busy: Absalom, Absalom! by William Faulkner, su Quiet and Busy, 24 maggio 2021. URL consultato il 5 agosto 2021.
  3. ^ Rui Martins, Tertúlia Bibliófila: FAULKNER, William – Absalom, Absalom., su Tertúlia Bibliófila, sexta-feira, 25 de maio de 2018. URL consultato il 5 agosto 2021.
  4. ^ J. Rodden, "The Faithful Gravedigger": The role of 'innocent' Wash Jones and the invisible "white trash" in Faulkner's "Absalom, Absalom!”, su www.jstor.org. URL consultato il 18 novembre 2021.
  5. ^ "The Digital Yoknapatawpha Project" Wash Jones, su https://faulkner.drupal.shanti.virginia.edu. URL consultato il 18 novembre 2021.
  6. ^ biblegateway.com, https://www.biblegateway.com/passage/?search=2+Samuel+15. URL consultato il 2 febbraio 2018.
  7. ^ Fred Hobson, Remarks on Absalom, Absalom!, su books.google.com, 2003, ISBN 9780195154788.
  8. ^ Fred Hobson, Remarks, p. 290, 2003, ISBN 9780195154788.
  9. ^ {{url=https://books.google.com/books?id=qYt3TO9KL0QC&pg=PA68&lpg=PA66&dq=%22Absalom,+Absalom%22&lr=&as_brr=3&ie=ISO-8859-1&output=html%7Ctitolo=The Reflexive Novel: Fiction as Critique|autore=M. Boyd||pp=68 ff.
  10. ^ According to count by R. Poplett Jan 2016.
  11. ^ (EN) Zender K.F., Kartiganer DM e Abadie A.J., Faulkner's career: concept and practice, su https://books.google.it/books?id=gh6EXWY7gzkC&pg=PA114, Univ. Press of Mississippi, 2009, p. 114. .
  12. ^ William Faulkner premio Nobel letteratura 1949, su libri.icrewplay.com. URL consultato il 5 agosto 2021.
  13. ^ Oxford American: The Best Southern Novels of All Time (138 books)
  14. ^ Virginia V. Hlavsa, The Vision of the Advocate in "Absalom, Absalom!", in NOVEL: A Forum on Fiction, vol. 8, n. 1, 1974, pp. 51–70, DOI:10.2307/1345197. URL consultato il 5 agosto 2021.
  15. ^ openculture.com, http://www.openculture.com/2014/07/5-very-long-literary-sentences.html. URL consultato il April 19, 2017.
  16. ^ (EN) When William Faulkner Set the World Record for Writing the Longest Sentence in Literature: Read the 1,288-Word Sentence from Absalom, Absalom!, su openculture.com. URL consultato il 5 agosto 2021.
  17. ^ (EN) www.songfacts.com, https://www.songfacts.com/facts/rush/distant-early-warning. URL consultato il 23 March 2019.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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