Utente:Jerson Herbas PC01

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Studente Classe V^A IPSIA - Istituto Mattei - Fiorenzuola d' Arda

Partecipante al Progetto Adotta una Parola va a scuola

Ponte Maria Luigia[modifica | modifica wikitesto]

Il Ponte di Maria Luigia

L'inaugurazione del ponte sull'Arda avvenne il 13 agosto 1837; la costruzione del ponte era stata sancita da Maria Luigia sin dal 14 luglio 1833; i lavori cominciarono nel 1834 e terminarono nel 1836. L'opera era particolarmente urgente, in quanto il ponte vecchio, troppo stretto e destinato ai soli pedoni, nonostante le riparazioni del 1734 , rischiava di cadere.

Inoltre, il vecchio ponte si trovava all'imboccatura della porta di Piacenza, invece il nuovo fu ubicato all'altezza della strada Maestra (ora Corso Garibaldi). In quel periodo furono anche demoliti i resti dell'antica rocca viscontea, che appunto ostacolava la strada maestra. Il ponte fu costruito seguendo i progetti del capo Ingegnere Cav. Antonio Cocconcelli, autore dei due ponti sul Taro e sul Trebbia, e sotto la guida dell'Ingegnere Antonio Montecchino e dell'Ingegnere fiorenzuolano Teofilo Rossi. Le dimensioni del ponte dovevano essere di una lunghezza, testate comprese, di 69.70 metri, una larghezza tra i parapetti di 8.00 metri, ed una altezza del piano dell'alveo di 5.30 metri. Sul lato sinistro del ponte fu posata la pietra inaugurale con il deposito, cioè un vaso di metallo contenente varie monete preziose e tre copie, in oro, in argento e in bronzo, della medaglia fatta valutare per la circostanza dalla Sovrana. La medaglia, del diametro di 55 millimetri, è esposta al Museo di Parma. Negli anni '20 il ponte fu ampliato e il parapetto in mattoni fu demolito e sostituito con uno metallico[1].


Integrare con stemma
















Porta Piacenza[modifica | modifica wikitesto]

Porta Piacenza

Il breve vicolo della Madonna dell'Aiuto, che unisce la piazzetta della Rocca a viale Matteotti (via della Emilia), dà accesso all'antica Porta Piacenza, l'unica, tra le quattro che si aprivano nella cinta murata, a essersi conservata fino ai giorni nostri come unica testimonianza del tempo in cui Fiorenzuola , aveva l'aspetto di una grande fortezza militare. Porta Piacenza immetteva direttamente sul ponte dell'Arda che allora era riservato solo ai pedoni ed era anche nominata Porta Nuova perché venne aperta nelle mura dopo la costruzione della Rocca(dove ora giace la Piazza). L'arco posto sopra Porta Piacenza risale al 1814 e ne sostituisce uno più antico; l'iscrizione che vi fu incisa ricorda la pace ottenuta nel 1814 dopo i drammatici anni di bufera napoleonica. Il progetto della Porta fu realizzato dal perito Ermenegildo Gradali, sotto l'arco vi è rappresentata l'immagine della Madonna dell'Aiuto: si tratta di un affresco che raffigura la Vergine col Bambino.

Le altre tre porte erano: Porta Parma, le cui ultime parti restanti vennero portate via nel 1890; Porta Chiusa, che incominciava all'inizio di via Liberazione davanti al sottopassaggio delle scuole e fu demolita nel 1890; infine Porta del Pretorio, che si trovava nelle vicinanze del Macello (largo Garibaldi) e fu demolita verso la fine del '700[2].











Parte sulla colleggiata[modifica | modifica wikitesto]

Presbiterio, parete a sinistra, Due frammenti di affreschi e sinopie[modifica | modifica wikitesto]

Il primo frammento, un santo su sfondo architettonico, fa riferimento a S. Stefano, e si deduce che sia lui per i ciottoli sulle spalle e sulla palma.

Nella sinopia del secondo si pensa sia un guerriero (S.Giuliano?) che si dirige verso due figure giacenti (i genitori?) per ucciderli.

Questi frammenti sono nello stile degli affreschi dell'abside e perciò si possono attribuire allo stesso pittore lombardo del XV secolo.

Abside della navata sinistra, Cappella del Crocifisso[modifica | modifica wikitesto]

Il Crocifisso è opera di un abile scultore piacentino della prima metà del XVIII secolo, stilisticamente vicino al Gheernaert.

La decorazione a fresco eseguita nel 1741 è opera del pittore piacentino Antonio delli Alessandri (v. documenti dell'archivio parrocchiale pubblicati da mons. Antonio Bergamaschi sul Bollettino "L'Idea", 1924). Dello stesso anno è la trasformazione dell'abside in cappella, adattandola con opere murarie, per la collocazione del Crocifisso e dell'ex altare maggiore, rimosso dal presbiterio per sostituirlo con quello attuale, del Panini. La mensa dell'antico altare in marmo rosso di Verona, è stata posizionata sull'altare dell'Oratorio della Morte. Questa cappella fu restaurata nel 1990 a cura del Lions Club Val d'Arda.

Presbiterio, Altare maggiore[modifica | modifica wikitesto]

Fu disegnato dal pittore piacentino Gian Paolo Panini su commissione del canonico fiorenzuolano Pietro francesco Salomoni, che ne sostenne le spese e lo munì della suppellettile d'argento e della pala (v. cappella della trinità, terza della navata sinistra). Questo altare è databile al 1740 e, fu eseguito a Milano dal marmista G.Maria Bignetti e costò L. 16.000.

Prima cappella a destra detta di S.Antonio Abate[modifica | modifica wikitesto]

Madonna col Bambino, S.Antonio abate (a sinistra), S.Francesco (a destra) e l'Eterno Padre, in un nimbo di angeli, due dei quali, incoronano la vergine.

E' un affresco attribuito da Arturo Carlo Quintavalle a Bernardo Gatti, detto il Sojaro, tra il 1556 e il 1560.

L'ancona pittorica in cui è inserito l'affresco, è di epoca successiva, di quadraturista emiliano di fine secolo XVIII.

Due colonne corinzie sorreggono una trabeazione molto ornata, ulla quale sovrasta un arco spezzato. In un medaglione , fra due putti, un simbolo: due verghe incrociate a fiamma.

Nel 1988 la Soprintendenza ai beni artistici e storici di Parma e Piacenza, ha restaurato l'affresco a cura dell'Ing. Ermanno Botti.

  1. ^ Tagliaferri, p.109
  2. ^ Tagliaferri, p.112