Utente:Inimer/Rada della Repubblica Popolare Bielorussa

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Rada della Repubblica Popolare Bielorussa
(BE) Рада Беларускай Народнай Рэспублікі
Emblema della Repubblica Popolare Bielorussa
Bandiera della Repubblica Popolare Bielorussa
StatoBandiera della Bielorussia Bielorussia
TipoGoverno in esilio
Istituito1917
PresidenteIvonka Survilla
VicepresidenteSjarhej Navumčyk
Ultima elezione31 agosto 1997
Numero di membri14
Sito webwww.radabnr.org/

La Rada della Repubblica Popolare Bielorussa (in bielorusso Рада Беларускай Народнай Рэспублікі?, Rada Bielaruskaj Narodnaj Respubliki, "Consiglio della Repubblica Popolare Bielorussa") è l'organo direttivo supremo dell'ex Repubblica Popolare Bielorussa, operante in esilio dal 1919.[1]

È riconosciuta come una delle organizzazioni politiche di maggiore influenza all'estero tra la diaspora bielorussa,[2] impegnata particolarmente nella promozione e nel sostegno alla democrazia in Bielorussia.[3] Ad oggi, la Rada è il governo in esilio più antico esistente al mondo.[4]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Istituzione[modifica | modifica wikitesto]

Originariamente, la Rada emerse come organo esecutivo centrale del Congresso Generale Bielorusso, che si tenne a Minsk a dicembre 1917, con la partecipazione di oltre 1 900 delegati provenienti da diverse parti della Bielorussia,[1] inclusi rappresentanti di organizzazioni nazionali, zemstva regionali, organizzazioni politiche ebraiche, chiese e altre entità.[5] L'operato del congresso fu interrotto violentemente dalle forze bolsceviche.[1]

Dopo la firma del Trattato di pace tedesco-sovietico di Brest-Litovsk, che pose il territorio bielorusso sotto l'influenza tedesca, la Rada dichiarò l'indipendenza come Repubblica Popolare Bielorussa e cambiò il suo nome in Rada della Repubblica Popolare Bielorussa.

In data 25 marzo 1918, essa contava 77 membri, tra cui:

  • 36 eletti al Congresso Generale Bielorusso
  • 6 rappresentanti della comunità bielorussa di Vilnius
  • 15 rappresentanti di minoranze etniche (russi, polacchi, ebrei)
  • 10 rappresentanti delle autorità locali
  • 10 rappresentanti delle città principali

L'esercito tedesco, giunto a Minsk, non riconobbe tale organo e oppose resistenza attiva alle sue attività. Tuttavia, le autorità bielorusse riuscirono comunque a iniziare a organizzare istituzioni in diverse parti del paese, nonché a istituire un sistema educativo nazionale e un esercito. La Rada stabilì contatti diplomatici ufficiali con i governi di diverse nazioni, tra cui la Finlandia, la Repubblica Popolare Ucraina, la Cecoslovacchia, gli Stati Baltici, la Turchia e altre.

Con l'avanzata dell'Armata Rossa verso ovest, il governo si spostò da Minsk a Vilnius, quindi a Hrodna e, infine, in accordo con il governo della Repubblica di Lituania, a Kaunas.

Esilio[modifica | modifica wikitesto]

Nell'aprile 1919, l'esercito polacco occupò Hrodna e Vilnius. Józef Piłsudski emise la Proclama agli abitanti dell'ex Granducato di Lituania, affermando che la nuova amministrazione polacca avrebbe concesso loro autonomia culturale e politica. Questo annuncio fu accolto con favore dalla leadership bielorussa, specialmente considerando i piani sovietici per la sovietizzazione della Bielorussia. Tuttavia, nelle successive trattative con i leader bielorussi, Piłsudski propose di limitare le funzioni della Rada a questioni puramente culturali, proposta che fu respinta dal primo ministro bielorusso Anton Luckevič. Nonostante ciò, il governo della Bielorussia riuscì a far inserire una dichiarazione sui diritti delle minoranze in Polonia nelle risoluzioni della Conferenza di pace di Parigi.

Il governo della Repubblica Popolare Bielorussa protestò contro la mobilitazione militare polacca nell'area di Vilnius, le elezioni polacche ivi tenute e l'annessione dell'area di Augustów alla Polonia. Venne anche fatto appello alla Società delle Nazioni, al Regno Unito, alla Francia, agli Stati Uniti e ad altri paesi affinché riconoscere l'indipendenza della Bielorussia.

Celebrazione dell'anniversario della Rada nel liceo Pranciškaus Skorina di Vilnius, 1935.

Alla fine del 1920, il governo riprese le trattative con i bolscevichi a Mosca e cercò di persuaderli nel riconoscere l'indipendenza del paese e a liberare i prigionieri politici bielorussi detenuti nelle carceri russe. Tuttavia, le trattative non ebbero il successo sperato.

Il 11 novembre 1920, le autorità bielorusse firmarono un trattato di partenariato con la Repubblica di Lituania per collaborare nella liberazione delle terre bielorusse e lituane dall'occupazione polacca.

Dopo la creazione della Repubblica Socialista Sovietica Bielorussa come parte dell'URSS, diversi membri della Rada rinunciarono ai loro mandati nel 1925 e tornarono in Bielorussia. Ufficialmente, la Rada non riconobbe mai la RSS Bielorussa. La maggior parte dei membri della Rada che tornarono in madrepatria, tra cui l'ex primo ministro Vaclaŭ Lastoŭski, furono successivamente uccisi durante il terrore sovietico in Bielorussia negli anni '30.

Durante la seconda guerra mondiale e l'occupazione tedesca della Cecoslovacchia, la Rada rifiutò di collaborare con i nazisti o di riconoscere il governo collaborazionista della Bielorussia, il Consiglio Centrale Bielorusso.

Dopo la seconda guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

L'avanzata dell'Armata Rossa nel 1945 costrinse la Rada bielorussa a trasferirsi nella parte occidentale della Germania, occupata dalle truppe britanniche e americane.

Nel febbraio 1948, la Rada emise un manifesto speciale con cui dichiarava il suo ritorno all'attività, e successivamente, nel mese di aprile, insieme ai rappresentanti dei rifugiati bielorussi del dopoguerra, tenne una conferenza a Osterhofen, in Baviera.

Le attività principali del governo in esilio nel blocco occidentale consistevano nell'organizzare gruppi di pressione e stabilire contatti con i governi occidentali per garantire il riconoscimento della Bielorussia come paese a sé stante. Insieme ad altre organizzazioni antisovietiche, tra cui i governi in esilio dell'Ucraina e dei Paesi baltici, la Rada protestò contro le violazioni dei diritti umani nell'Unione Sovietica.

Negli anni '50, essa permise la creazione dell'edizione bielorussa di Radio Free Europe. I membri della Rada fornirono sostegno alla Bielorussia dopo il disastro di Cernobyl' del 1986.

Dalla dissoluzione dell'URSS ad oggi[modifica | modifica wikitesto]

In seguito alla caduta dell'Unione Sovietica negli anni '90, i governi in esilio dei paesi confinanti (Lituania, Polonia e altri) restituirono i loro mandati ai corrispondenti governi indipendenti.

Con la dichiarazione di indipendenza della Repubblica di Bielorussia nel 1990, l'interesse per la Repubblica Popolare Bielorussa aumentò tra la società. Il Fronte Popolare di Bielorussia, principale partito di opposizione pro-perestrojka e anticomunista, chiese il ripristino di una Bielorussia indipendente a partire dalla fine degli anni '80. Nel 1991, il parlamento bielorusso adottò la Pahonia e la bandiera bianco-rosso-bianco, come simboli ufficiali.

Manifestanti sventolano bandiere bianco-rosso-bianco a una protesta in Bielorussia del 2020.

Nel 1993, il governo organizzò celebrazioni ufficiali in onore del 75º anniversario della Repubblica Popolare Bielorussa a Minsk. I membri della Rada presero parte alle celebrazioni insieme ai più alti leader politici della Repubblica. In tale occasione i rappresentanti dichiararono che la Rada non era intenzionata a restituire il suo mandato al Soviet Supremo di Bielorussia, originariamente eletto sotto il regime sovietico, ma solo a un parlamento liberamente eletto; tuttavia, questi piani furono annullati dopo che il presidente Aljaksandr Lukašėnka, eletto nel 1994, stabilì un ritorno alle politiche sovietiche riguardanti la lingua e la cultura bielorusse.

Successivamente, l'assemblea ha continuato le sue attività volte a promuovere la democrazia e l'indipendenza della Bielorussia negli Stati Uniti, in Canada, nel Regno Unito e in Estonia. Negli anni 2010, la presidente della Rada Ivonka Survilla ha regolarmente tenuto incontri con diversi legislatori occidentali e ha rilasciato dichiarazioni ufficiali criticando le violazioni dei diritti umani e la continua russificazione della Bielorussia. La Rada è diventata un punto di riferimento per molteplici politici dell'opposizione bielorussa in esilio.

Durante le proteste bielorusse del 2020-2021, la Rada della Repubblica Popolare Bielorussa ha espresso pieno sostegno a Svjatlana Cichanoŭskaja, riconoscendola come la "chiara vincitrice" delle elezioni presidenziali del 2020.

Nel giugno del 2023 è emerso che l'Agenzia per la sicurezza dello Stato della Repubblica Bielorussa ha classificato la Rada come un'organizzazione estremista.

Struttura e funzioni[modifica | modifica wikitesto]

La Rada, pensata come un parlamento provvisorio che avrebbe svolto le sue funzioni fino alla convocazione di un'assemblea costituente, costituì un governo dai suoi membri.

L'organo è guidato dal Presidente della Rada della Repubblica Popolare Bielorussa e da un Praesidium (Consiglio Esecutivo) composto da 14 membri.

Sono inclusi anche diversi Segretariati responsabili di aree specifiche, tra cui:

  • Segretariato per gli affari esteri
  • Segretariato per gli affari interni
  • Segretariato per l'informazione
  • Segretariato per l'istruzione

La sua attività è regolamentata dalla Costituzione Provvisoria della Repubblica Popolare Bielorussa e dallo Statuto della Rada della Repubblica Popolare Bielorussa.

Dal 2017, la Rada si considera portatrice di un mandato simbolico e garante dell'indipendenza della Bielorussia, il cui obiettivo è quello di eleggere un parlamento bielorusso democraticamente eletto.

Presidenti[modifica | modifica wikitesto]

Ivonka Survilla, attuale presidente della Rada
  • Jan Serada (9 marzo 1918 - 14 maggio 1918)
  • Jazėp Lësik (14 maggio 1918 - 13 dicembre 1919)
  • Pëtra Krėčėŭski (13 dicembre 1919 - 8 marzo 1928)
  • Vasil' Zacharka (8 marzo 1928 - 6 marzo 1943)
  • Mikola Abramčyk (6 marzo 1943 - 29 maggio 1970)
  • Vincėnt Žuk-Hryškevič (29 maggio 1970 - 27 novembre 1982)
  • Jazėp Sažyč (27 novembre 1982 - 31 agosto 1997)
  • Ivonka Survilla (31 agosto 1997 - in carica)

Praesidium[modifica | modifica wikitesto]

Al 2024, l'attuale praesidium è formato da:

  • Ivonka Survilla – Presidente
  • Sjarhej Navumčyk – Primo vicepresidente
  • Mikalaj Pačkaeŭ – Vicepresidente
  • Palina Prysmakova – Segretaria
  • Valery Dvornik – Tesoriere
  • Alesja Sëmucha – Segretaria dell'informazione
  • Ala Kuz'mickaja – Segretaria verbalizzante
  • Ala Orsa-Ramana – Segretaria dell'istruzione
  • Vjačaslaŭ Stankevič – Vicepresidente
  • Valjancina Tryhubovič – Archivista
  • Aljaksandr Starykevič
  • Aljaksandr Kot
  • Uladzislaŭ Jan'dzjuk
  • Paval Šaŭcoŭ
  1. ^ a b c (BE) Rada of the Belarusian Democratic Republic – Рада Беларускай Народнай Рэспублікі, su radabnr.org. URL consultato il 3 novembre 2023.
  2. ^ (EN) Heart of darkness, in The Economist, 13 marzo 2008. URL consultato il 3 novembre 2023.
  3. ^ (EN) The BNR Rada as the oldest Belarusian democratic advocacy group – Rada of the Belarusian Democratic Republic, su radabnr.org, 23 novembre 2019. URL consultato il 3 novembre 2023.
  4. ^ (EN) Tristin Hopper, The world’s oldest government-in-exile is in Ottawa, su National Post, 26 maggio 2021. URL consultato il 3 novembre 2023.
  5. ^ Lizaveta Kasmach, The Political Organization of the Belarusian Movement in the Non-Occupied Territories in 1917, Central European University Press, 2023, pp. 127–160, DOI:10.7829/jj.4032518.10, ISBN 978-963-386-633-7. URL consultato il 29 marzo 2024.