Utente:G dallavecchia
Il concetto di storia di genere nasce nella seconda metà degli anni '70 del Novecento con lo scopo di rendere visibili le imprese di un soggetto storico, le donne, che è stato tenuto al margine della storiografia tradizionale.
Introduzione
[modifica | modifica wikitesto]Nell’arco della storia la condizione della donna è quasi sempre stata inferiore rispetto a quella dell’uomo.
In molti contesti e per periodi anche vicini alla contemporaneità gli uomini hanno goduto di tutti i diritti politici che alla donna erano contemporaneamente vietati: diritto di voto, possibilità di accedere alle cariche pubbliche e piena libertà di scelta nell’ambito lavorativo.
Nella storia occidentale per alcuni millenni la donna è stata considerata innanzitutto se non esclusivamente come madre di famiglia, con il compito di occuparsi della casa e di pensare all’educazione dei figli che in futuro sarebbero diventati parte attiva della società.
In questa concezione le donne sono state considerate dagli storici alla pari di quei gruppi subalterni che la storiografia otto-novecentesca ha ignorato, come per esempio i contadini, gli operai e i criminali. A partire dagli anni '70 del XX secolo una linea storiografica si è data lo scopo di recuperare la memoria delle azioni compiute dalle donne nel corso della storia e di farne un oggetto di studio.
La <<Storia delle donne>> o di genere nasce appunto con l’intento di aggiungere e integrare gli argomenti trattati nella storia corrente, tramite uno sguardo al femminile declinato in diversi modi.
Per raggiungere questo scopo lo studio della Storia di genere ha portato a vere e proprie riletture del passato che rendevano noto quale fosse stato il contributo e la visione femminile della storia.
L’Enciclopedia Einaudi è stata forse la prima ad impegnarsi attivamente in questo settore in Italia, dato che gli stessi curatori dell’Enciclopedia hanno affidato ad una donna il compito di redigere la voce relativa alle donne come soggetto di storia.
Il cammino tuttavia è stato lungo.La prima difficoltà si è ad esempio riscontrata nella definizione del termine "donna", che tende storicamente a qualificarsi unicamente in relazione all'uomo. Nella storiografia infatti la parola donna portava con sé la difficoltà di riconoscere autonomia culturale ad un soggetto che è sempre stato considerato in rapporto al maschio, in quanto spesso la definizione di donna era appunto quella di “maschio mancato”.La donna era di fatto esente dalla storia e trovava la sua collocazione originaria accanto all'uomo, come femmina della specie; il ruolo della donna era definito esclusivamente nell'ambito matrimoniale e del privato, codificandone l’irrilevanza come soggetto storico.
In occidente una delle ragioni principali di questa concezione la si riscontra nei fondamenti della religione cristiana che fin dagli esordi ha stabilito una netta prevalenza del sesso maschile su quello femminile pur conservandone i diritti di uguaglianza. Il problema che ha messo per primo in luce la necessità di un riconoscimento dei diritti delle donne sul piano politico e civile è l’impiego di manodopera sotto costo, il lavoro dalle operaie veniva retribuito con un salario inferiore rispetto a quello degli uomini nonostante le ore di lavoro fossero le medesime. Questa problematica farà da pilastro portante per la giustificazione delle rivendicazioni in materia di tutela del lavoro e la richiesta di parità del salario. La prima svolta significativa nel ruolo della donna è avvenuta grazie ai movimenti femministi sviluppatesi negli Stati Uniti e successivamente in Europa per combattere contro l’esclusione delle donne dalla politica, il risultato principale dei movimenti femministi sfocerà nel suffragio universale.
Il Suffragismo
[modifica | modifica wikitesto]Il suffragismo è un movimento che nasce per rendere giustizia al lavoro delle donne e rivendicare pari diritti e opportunità per la popolazione femminile. Nel primo decennio del Novecento raggiungono un alto grado di mobilitazione promuovendo una federazione delle associazioni, istituendo un Congresso Nazionale della donna, nato nel 1908, attive soprattutto nell'ambito sociale avviarono lotte per l’approvazione di importanti leggi di assistenza. La prima associazione femminile di massa risponde al nome di Gioventù femminile di Azione Cattolica, fondato da Armida Barelli all'indomani del primo conflitto mondiale. L’associazione aveva una finalità prevalentemente religiosa ma è da considerare importante per la storiografia dei diritti delle donne in quanto aveva riconosciuto il valore educativo e di associazione delle aggregazioni femminili. La presenza delle donne nel mondo del lavoro e l’ingresso nella vita pubblica subiscono una svolta negativa durante il Fascismo, la cui politica è rivolta a far tornare il ruolo delle donne solo nella sfera privata incrementando il mito della famiglia tradizionale. Va ricordato però che con l’ascesa della Seconda Guerra Mondiale si vede un rientro delle donne nella vita sociale e politica, fu proprio nel 1945 che viene consentito alle donne di essere elette negli organismi rappresentativi della nascente repubblica. In Italia infatti la prima votazione a suffragio universale avvenne il 2 giugno 1946 per la votazione della repubblica.
Le origini del concetto di genere
[modifica | modifica wikitesto]La nascita del movimento femminista è il pilastro fondamentale da cui parte la storia delle donne come disciplina a sé stante. La riflessione storica e la ricostruzione della storia della donna costituiscono infatti l’aspetto più vasto del movimento femminista, che nasce da istanze politiche e si mobilita per il conseguimento di precisi obbiettivi legislativi..
La prima riflessione femminista viene fatta risalire ad un gruppo milanese che fu artefice della pubblicazione di un documento che prese il nome di Demau, acronimo di demistificazione autoritarismo, stilato nel 1969. La tematica principale consisteva nel trovare una risposta all'oppressione della donna. Secondo questo documento la risposta doveva ricercarsi nella conquista dell’autonomia da parte delle donne, non nelle analisi della mera emancipazione sociale di uguaglianza con gli uomini che aveva pervaso i secoli precedenti. L’anno 1969 è da considerarsi importante anche per la formazione del Movimento della liberazione della donna che aveva ripreso le ideologie dei movimenti femministi, infatti lo scopo del movimento femminista era quello di porre il problema dell’uguaglianza dei sessi all'origine del dato storico dell'oppressione delle donne. Il femminismo italiano si basava su tre pilastri fondamentali:
- L’importanza della tradizione di emancipazione sociale.
- Il ruolo delle figure femminili intellettuali.
- La centralità della famiglia e della figura materna.
Il primo periodo femminista va collocato negli anni 1970-1974 ed è contrassegnato dal separatismo, ovvero dalla negazione e dall'estraneità della figura della donna nella politica attiva, per attuare una pratica sociale che mirasse alla modificazione delle strutture socio-economiche. Come obbiettivo finale vi era la liberazione delle donne e la formazione di una nuova identità femminile. Il risultato più significativo del movimento femminista si avrà tuttavia negli anni successivi, specialmente nel 1975 quando ebbe inizio la fase di diffusione delle tematiche femminili. Successivamente a questa fase segue quella del riconoscimento dei valori femminili che sfocerà con l’impegno a costruire una visibilità delle donne sul piano storico dando luogo ad indagini sulla solidarietà femminile. Dalla fine degli anni Settanta la parte storica della concezione della donna avrà i principali impulsi culturali da discipline come psicanalisi e filosofia. Sempre verso la fine di quegli anni una spinta al femminismo italiano viene data dal movimento femminista americano, in quanto vengono ripresi i concetti di ricostruzioni delle basi dell’intellettualismo femminile e di inserimento nella storia delle donne secondo nuovi quadri concettuali.
Storia delle donne e storia di “genere”
[modifica | modifica wikitesto]La storia demografica aveva dei risvolti negativi sulla storia delle donne, perché negli studi sul numero della popolazione veniva preso in considerazione un numero limitato del soggetto femminile, lo studio sulla popolazione veniva fatto solamente sulle famiglie e si tendeva ad escludere le donne che ancora non erano sposate. Solo alla fine degli anni Quaranta i demografi si accorsero che le informazioni dovevano essere completate, dovettero cambiare direzione aprendosi a campi di indagine che completavano tutta la gamma della popolazione femminile. La storia delle donne inizia ad ampliarsi notevolmente grazie alla rivista francese “Anales”, dopo gli anni Trenta del nostro secolo, la quale ha portato la concezione storica femminile ad estendersi anche nell'ambito economico e sociale, si introdussero nell'analisi storica tematiche fino a quel momento inesplorate come lo studio delle strutture, delle categorie sociali e della lotta di classe. Tra il 1920 e il 1960 la storia delle donne era il campo di pochi e isolati studiosi, tra cui Alice Clark e Léon Abensour. La prima scrisse nel 1919 sullo studio del lavoro delle donne, il secondo scrisse nel 1923 un libro sulle donne e sul femminismo prima della Rivoluzione francese.
Sempre in questi anni si ebbero notevoli mutamenti nello studio della storia, la nascita dell’antropologia storica concentrava il proprio studio sulle famiglie e sui ruoli sessuali all'interno di esse, lo studio innovativo della storia vuole dare conto anche ai fatti quotidiani, dal comportamento fino alla mentalità della popolazione femminile all'interno della vita famigliare.
La fase "Femminista"
[modifica | modifica wikitesto]Negli anni Sessanta il movimento femminista aveva chiesto soprattutto una storia che fornisse eroine, che potesse mostrare l’azione delle donne, che mostrasse i motivi della loro oppressione, si pone enfasi soprattutto sulla ricostruzione del passato storico delle donne nel tentativo di dare visibilità ad un sesso escluso della storia. Gli obbiettivi di questa ideologia furono mirati alla modificazione della storia in generale.Questi obbiettivi percorsero delle tappe ben definite: il primo passo fu quello di considerare le donne come soggetto storico, di cambiare l’ideologia storica di prevalenza maschile e presentare la storia come una storia universale che vedeva come soggetti alla pari sia gli uomini che le donne. Si denunciava la priorità data alla storia maschile, si rivendicava il ruolo delle donne come soggetti attivi di scrittura storica. In questa prima fase si mirava a una legittimazione della storia delle donne come impresa storica affermando la separata esperienza delle donne in campo storico basata sulla costituzione di un’identità femminile collettiva.
Fino alla metà degli anni Settanta la storia delle donne era ancora in fase di sperimentazione e concettualizzazione. Importante per la storiografia delle donne sono gli anni che intercorrono tra il 1970 e il 1975 in quanto furono gli anni di maggiore impiego politico del movimento di liberazione delle donne e della nascita della stampa femminile, proprio a questi anni infatti risalgono le prime importanti riflessioni sulla storia delle donne come disciplina specifica.
Da storia delle donne a storia di genere
[modifica | modifica wikitesto]Un’ulteriore svolta nella storia della donna la si risconta nell'anno 1976, grazie a Natalie Zamon Davis che scrisse una riflessione storica delle donne all'interno di un saggio reso pubblico in Italia nel 1977 “La storia delle donne in transizione: il caso europeo”. Fu appunto lei la prima studiosa ad usare il termine Storia di genere e a definirne i caratteri fondamentali, nel suo saggio espone l’ideologia che quando si guarda la storia è importante considerare sia la storia delle donne si quella degli uomini, lo scopo era quello di capire l’importanza dei sessi, del gruppo degli uomini e delle donne del passato. Nel suo articolo aveva mostrato consapevolezza sul fatto che la storia delle donne ha avuto un notevole impatto sulla storia in generale.
Nel 1983 importante divenne il saggio pubblicato da Gianna Pomata intitolato “Una questione di confine” che presentava la storia delle donne come rivalutazione di un sapere disciplinare come risultato dello scompaginamento delle tradizionali divisioni tra storia e antropologia. Inoltre Pomata in questo suo scritto aveva individuato con chiarezza alcune delle ragioni culturali che spiegano l’assenza delle donne dalla storia. Il diverso collocamento delle donne e degli uomini rispetto al mutamento ha determinato l’esclusione delle donne dalla storia, assegnando all'antropologia il compito di studiare l’evoluzione teorica dei processi sociali che coinvolgono le donne. La storia delle donne è stata inizialmente la storia del loro corpo motivata dalla convinzione che la donna deve trovare la sua identità assumendo e proclamando il suo sesso, si avvertiva la necessità di un superamento di questa ideologia mettendo in rilievo l’importanza della relazione tra i sessi e l’opportunità di uno studio parallelo dei ruoli femminili e dei ruoli maschili.
Per questo motivo è importante porre attenzione sul termine “gender”.Il termine gender viene introdotto per la prima volta dalle femministe americane per ribadire la qualità sociale delle distinzioni basate sul sesso e l’aspetto relazionale delle definizioni normative della femminilità. Secondo quanto detto gli uomini e le donne venivano definiti in termini di reciprocità. Grazie alle ideologie americane anche in Italia iniziava a diffondersi il concetto di Storia di Genere che venne poi assunta come insieme di concetti di classe e di razza, come categoria analitica per scrivere una nuova storia. Il genere viene considerato come una costruzione sociale definita dal ruolo, dalle pratiche culturali e dalle rappresentazioni simboliche.
Il concetto di genere
[modifica | modifica wikitesto]Ad un primo livello il concetto di genere viene definito come un elemento costitutivo delle relazioni sociali fondate su una cosciente differenza tra i sessi, successivamente viene considerato come un fattore primario del manifestarsi dei rapporti di potere. Come elemento costitutivo delle relazioni sociali, il genere, coinvolge quattro elementi correlati:
- Simboli culturali e miti.
- Concetti normativi.
- Politica, come riferimento alle istituzioni e alle organizzazioni sociali.
- Identità soggettiva.
Il compito della ricerca è quello di individuare piste d’indagine che consentano di analizzare questi elementi inserendoli in uno specifico contesto che introduca il “genere” come fattore fondamentale della disciplina storica. Rilevante rimane il fatto che il “gender” non deve sostituire la storia delle donne che rimane ancora essenziale per superare la scarsa presenza dei fatti.
Fonti storiche
[modifica | modifica wikitesto]Gran parte di quello che oggi il mondo sa sulla storia delle donne lo si deve alla trasmissione degli uomini, queste testimonianze devono essere decodificate e affiancate ad altri tipi di fonti capaci di trasmettere in maniera più chiara e concisa quella parte di storia che riguarda le donne, va tuttavia notato che non sono molti i testi che possono essere ricondotti a scrittrici femmine. Occorre superare la metodologia storia tradizionale seguendo particolari indizi sull'esistenza ignorata delle donne del passato non solamente nelle fonti documentarie ma anche in fonti orali.
Fonti documentarie
[modifica | modifica wikitesto]Per quanto riguarda la storia delle donne le fonti documentarie sono in grado di fornire maggiori informazioni rispetto a tutti gli altri tipi di fonti. Per attingere direttamente a fonti femminili si deve ricorrere a Processo, ovvero gli archivi della repressione, in particolar modo ad archivi inquisitori, criminali e delle magistrature ecclesiastiche e civili. Immagini delle donne oppresse e ribelli, indagate soprattutto nei primi periodi che caratterizzano la storia delle donne. Gli archivi ecclesiastici consentono di far luce su aspetti della vita matrimoniale e della sessualità, essi contengono infatti le cause matrimoniali discusse dinnanzi a vescovi per la discussione di divorzio, maltrattamenti e concubinato.
La supplica
[modifica | modifica wikitesto]Una fonte di particolare importanza per la testimonianza scritta da parte delle donne la si riscontra nella supplica, ovvero una particolare lettera rivolta a superiori ecclesiastici o a magistrature per particolari richieste o protezione.
Fonti iconografiche
[modifica | modifica wikitesto]Le fonti iconografiche sono rappresentate da dipinti, stampe su foglio e altre rappresentazioni artistiche. Sono fonti importanti perché si prestano per ricostruire modelli femminili socialmente diffusi.
Fonti orali
[modifica | modifica wikitesto]Le fonti orali sono particolarmente importanti per l’epoca moderna, la storia delle donne nell'epoca moderna usufruisce particolarmente delle interviste fatte direttamente a personaggi femminili che possono portare testimonianza di quelle che sono state le tappe fondamentali della storia. Vengono messe a fuoco soprattutto esperienze di vita vissute in prima persona dalle donne intervistate che vengono poi trasformate in una sorta di bibliografia.
IL Rinascimento femminile
[modifica | modifica wikitesto]A questo punto occorre chiedersi se la storia della donna abbia avuto dei ritmi differenti pur andando in parallelo con la storiografia tradizionale. A tale proposito è importante citare il ruolo delle donne durante il periodo delle Rinascimento, la testimonianza più importante la possiamo riscontrare nei movimenti femministi ma non solamente. Durante il Rinascimento il ruolo delle donne è stato di grande rilevanza. Il rinascimento fu un periodo che vide il rifiorire dell’arte e del pensiero, proprio per questo motivo anche le donne parteciparono a questo periodo favorevole, di fatti era diventata accessibile l’istruzione. Importante per il riconoscimento di questi avvenimenti fu Jacob Burckhardt, il quale scrisse in un suo volume intitolato “La civiltà del Rinascimento in Italia” che la donna in questo periodo veniva considerata alla pari dell’uomo, infatti con l’avvento della possibilità d’istruzione le donne cominciarono a specializzarsi nella letteratura, nella filosofia e ad avere una partecipazione attiva nella poesia, si può constatare una nuova classe emergente che crea opportunità di scelte femminili.
Soggettività
[modifica | modifica wikitesto]Un altro tema teorico connesso alla storia delle donne è la soggettività. Nel contesto di storia delle donne di Paola Di Cori, pubblicato nel 1990, vengono messi in luce molteplici significati del termine soggettività:
- Intesa come oggetto ed è del tutto indifferente all'appartenenza sessuale di chi la studia.
- La soggettività indica la piena capacità di decidere e di volere, come protagonista la coscienza di sé da parte dei soggetti femminili.
- Il termine viene fatto coincidere con “identità”.
L’uso più diffuso viene fatto coincidere con la seconda definizione di soggettività espressa da Paola Di Cori ovvero quello in cui la parola soggettività viene assegnata al prevalere di un soggetto specifico, ovvero il soggetto femminile.
Attualità
[modifica | modifica wikitesto]Importanti per la ricerca storica della storia delle donne sono stati i movimenti femministi degli anni Sessanta e Settanta, ma tuttavia non bisogna sottovalutare un altro aspetto fondamentale per lo studio storiografico della storia femminile. La ricerca storica sulle donne era stata anche al centro del panorama di studi precedenti ai movimenti femministi, in quanto studi sulla femminilità, sulla famiglia, sulla sessualità, sulla politica e sulla Religione avevano permesso di accumulare una serie di informazioni che si sono rilevate in seguito fondamentali per la ricerca in questo ambito. Per comprendere a fondo le attuali tendenze della storia delle donne bisogna tenere conto delle profonde trasformazioni dell’ultimo decennio sia sul piano politico-culturale sia su quello delle ricerche. Queste trasformazioni coprono molteplici ambiti ma bisogna citare i più importanti: per prima cosa l’attenuarsi dei movimenti femministi ha allentato la pressione sulla ricerca stessa, la quale si è potuta poi concentrare secondo proprie dinamiche di indagine. Importante è anche ricordare che la progressiva istituzionalizzazione della storia delle donne ha trasferito in ambito accademico la riflessione teorica. L’ambito più importante che ha segnato in modo radicale la ricerca attuale è la concettualizzazione del termine gender che ha consentito di porre le basi di una riscrittura della storia.
La concezione del corpo femminile
[modifica | modifica wikitesto]La concezione del corpo della donna è stato l’argomento centrale della riflessione femminista. La ricerca ha dimostrato che il corpo delle donne veniva inteso come una realtà soggetta alla trasformazione di cui si possono analizzare i mutamenti ciclici e irreversibili. Nasce la necessità di riconoscere il corpo femminile come una categoria socioculturale. Il rapporto delle donne con il loro corpo è stato posto al centro di interventi sulla vita che si sono sviluppati in seguito al dibattito sull'aborto e dei nuovi problemi che sono suscitati dalle tecniche innovative di manipolazione genetica.
La sessualità
[modifica | modifica wikitesto]La sessualità è stato un altro argomento di rilevante importanza nello studio della storia delle donne, in origine la sessualità veniva collegata alla storia della famiglia e all'indagine demografica, successivamente la prospettiva si indirizza verso lo studio dell’omosessualità, infine arrivando ad oggi è vista prevalentemente come una costituzione sociale. La storia di genere ha suscitato particolare interesse verso le figure di attraversamento di genere, come ad esempio i travestiti o gli ermafroditi, e verso l’analisi di particolare tipologie di società antiche.
Pubblicazioni
[modifica | modifica wikitesto]Molte sono state le riviste, le associazioni e i centri di ricerca che si sono impegnati nel riconoscimento della storia delle donne e della relativa diffusione. Per primo è importante citare gli Stati Uniti, che fin dall'epoca del femminismo sono stati i protagonisti del riconoscimento della storia delle donne e delle lotte per il riconoscimento delle pari opportunità. È importante quindi citare tre riviste specializzate che si sono distinte per le argomentazioni trattate: “Feminist Studies” del 1972, “Women’s Studies” del 1972 ed “Signs” del 1975. Nel medesimo periodo in Francia viene pubblicato “Le cahiers du Grif” nel 1973 e in Italia “DWF Donnawomanfemme” nel 1975. Queste pubblicazioni sono importanti perché hanno svolto un ruolo fondamentale nello sviluppo delle prime riflessioni sulla storia delle donne. Un forte impulso alla produzione di studi sulla storia delle donne è avvenuta nell'ultimo decennio nell'editoria. In Italia importanti furono le iniziative promosse dagli Editori Laterza che hanno contribuito a favorire la ricerca sulle donne e sulla trasmissione delle scoperte a chiunque fosse interessato.
Italia
[modifica | modifica wikitesto]In Italia la produzione intellettuale femminile si esprime attraverso una molteplicità di aggregazioni di donne che promuovono manifestazioni culturali, producono un processo di socializzazione e diffusione del femminismo. Maria Luisa Boccia distingue sei diversi tipi di associazioni, tra i più importanti vanno citati: Centri di documentazione e iniziative culturali, le Cooperative e i centri di ricerca. Questi centri hanno la caratteristica di organizzarsi e trasformarsi in associazioni culturali grazie anche all'intervento di molte amministrazioni locali. Per quanto riguarda le amministrazioni locali sono state parecchie le città in cui la storiografia delle donne è stata oggetto di interesse:
- Milano dove si costituisce un Centro di studi storici sul movimento di liberazione della donna.
- Cagliari dove si costituisce un Centro studi e documentazione per la donna.
- Ferrara
- Pisa
- Bologna
- Verona
- Avellino
- Aquila
Annesse a questi centri di studi possiamo trovare la costruzione di notevoli biblioteche specializzate nel possesso di libri che trattavamo ampiamente la storia delle donne.
Società delle donne
[modifica | modifica wikitesto]La Società delle donne ha sede a Bologna e consiste in una associazione rivolta all'inserimento delle donne in ambito professionale che vede la presenza di insegnanti e donne che sono interessate ad approfondire la storia delle donne sotto il profilo professionale.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Gabriella Zeri, La memoria di lei, storia delle donne, storia di genere, Torino, SEI-Società Editrice Internazionale, 1996.
- Simona Feci, Storia di genere, Dizionario di Storia, 2010.