Utente:Creatoreoccasionale/Sandbox

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Gentile Burgundo, mi accingo a riformulare progressivamente la "proposta di pagina" secondo i criteri che mi hai indicato; le fonti autorevoli e controllabili non mancano, anche se trattasi di pubblicazioni locali e libri "di nicchia" comunque pienamente verificabili; in particolare ricordo la collaborazione con autori già "enciclopedici" come Antonio Simon Mossa e Giovanni Lilliu. La violazione di copyright comunque non sussisteva in quanto sono io l'autore della pagina indicata; prendo il tuo avviso come stimolo a fare meglio e a dimostrare l'enciclopedicità del politico/autore in oggetto (Giampiero Marras noto Zampa), molto noto almeno in Sardegna (verificabile su Google), che si condividano o meno le sue idee.

Questo il messaggio che mi avevi inviato:

Nel riscrivere la voce considera che una voce d'enciclopedia non è un saggio e pertanto deve contenere soltanto i fatti salienti della carriera, deve essere neutrale e quanto scritto deve essere confermato da fonti autorevoli e controllabili. Ti consiglio la lettura di Aiuto:Come scrivere una voce, Aiuto:Cita le fonti, Aiuto:Note e WP:NPOV.--Burgundo(posta) 22:11, 22 lug 2014 (CEST)

Ciao, ti segnalo che fonti autorevoli non sono i blog personali come quello che hai posto a fine della voce. Per quanto riguarda inoltre le pubblicazioni quando scrivono fonti controllabili, significa che devono essere disponibili in una biblioteca. Ti segnalo quindi il catalogo regionale per fare la verifica. Ciao --Susanna Giaccai (msg) 12:36, 23 nov 2015 (CET)

Si accettano consigli per ampliamenti/riduzioni/evidenziazioni/rielaborazioni eccetera, soprattutto da parte degli amministratori valutatori di enciclopedicità.

Segue l'elaborazione della voce

Giampiero Marras

Giovanni Pietro Agostino Francesco Maria Giuseppe Volfango Marras-Meloni (Ozieri, 5 dicembre 1935), è un politico e intellettuale sardo (in virtù delle sue idee indipendentiste rifiuta di essere considerato “italiano”), noto in particolare per essere stato nel 1977 il primo in assoluto ad ottenere di essere processato in lingua sarda.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Giampiero Marras (Zuanne Pedru ‘e Marras) detto “Zampa” (acronimo dei suoi primi tre nomi in lingua sarda e successivamente suo “nome di battaglia”) è un intellettuale e politico sardo nato a Ozieri nel 1935, discendente da parte materna da un ramo di un casato nobiliare risalente al dominio spagnolo. Laureato in Economia e Commercio a Cagliari nel 1960, nonché in Lettere e Filosofia nell’Università di Pisa nel 1965, lavorò dapprima come insegnante di contabilità e meccanografia in corsi professionali regionali, poi come funzionario di banca. Ha insegnato dal 1971 linguistica generale, glottologia comparata e filologia romanza nei corsi organizzati dall’ISES-Institudu Soberanu Éhitinu-limbìstigu Sardu (Istituto Superiore Etnolinguistico Sardo) con particolare riguardo alla storia, alla lingua, alla cultura e alle tradizioni popolari della Sardegna. Nella sua attività pubblicistica ha tra l’altro collaborato con Antonio Simon Mossa, Giovanni Lilliu e Manlio Brigaglia.

Il periodo nel PSd’Az[modifica | modifica wikitesto]

Giampiero Marras si impegnò nel Partito Sardo d'Azione dal 1951, costituendo nel 1953 la nuova Federazione regionale del Movimento Giovanile Sardista, elaborandone lo Statuto e divenendone ben presto segretario politico, e dal 1954 al 1959 facendo parte del Direttorio provinciale.

Nel luglio del 1957, interrompendo una tradizione di famiglia che voleva che tutti i figli maschi frequentassero il Corso ufficiali, una volta ricevuta la cartolina precetto, partì come “soldato semplice di leva” per una Patria che non voleva servire, dal momento che egli non si è mai considerato italiano, ma ha sempre considerato la Sardegna come la sua «unica, vera Patria». Concluse la sua carriera militare nel dicembre del con il grado di sergente; durante questo periodo si occupò tra l’altro di far conseguire la licenza elementare a una trentina di militari sardi semianalfabeti.

Tra il 1958e il 1960 partecipò alle lotte degli operai e dei minatori dell'Argentiera e di Canaglia, due frazioni periferiche di Sassari, contro la chiusura delle miniere.

Fin dal 1959 assunsero rilievo le sue battaglie per la lingua sarda che, «come qualunque altro sistema linguistico del pianeta, è in grado di “veicolare” qualsiasi esperienza culturale, ma soltanto se gliene si dà l’opportunità»; in tale contesto strinse amicizia e collaborazione con l’architetto Antonio Sìmon Mossa, del divenne in seguito biografo. Con lui approfondì difesa e promozione dei valori fondamentali della comunità nazionale sarda, tenendo conto anche della questione delle “Nazioni senza Stato” e delle “Comunità etniche e linguistiche” in ambito europeo. Entrambi furono tra i fondatori nel 1964 del MIRSA-Muimentu Indipendhentístigu Revolussionàriu Sardu (Movimento Indipendentista Rivoluzionario Sardo), che fu il primo Movimento indipendentista, nazionalitario, sardista-progressista e socialista-rivoluzionario, politicamente organizzato, creato in Sardegna nel XX secolo. Marras fu poi eletto all’unanimità a far parte del Consiglio regionale del partito, del Direttorio regionale e della Segreteria e successivamente venne eletto, per la “Lista indipendentista” capeggiata dallo stesso Simon Mossa, a far parte del Direttorio provinciale. Si occupò anche di problemi legati al mondo agro-pastorale.

Nel 1968 sposò Maria Bonaria Mazzuzi (1945-2011) dalla quale ebbe nello stesso anno il suo unico figlio Augusto, cresciuto anch’egli indipendentista.

Partecipò inoltre alle lotte del Movimento studentesco e operaio del Sessantotto e negli anni Settanta promosse a Sassari la nascita di un Comitato popolare per la casa, ottenendo alloggi per un centinaio di famiglie indigenti.

Nel settembre del 1968 il Consiglio comunale di Sassari lo nominò a far parte del primo Consiglio d’Amministrazione dell’Azienda Consortile Trasporti Pubblici, ma al termine del primo mandato di dimise in polemica contro l’attribuzione di un appannaggio.

Nel giugno del 1969 partecipò alla lotta degli abitanti di Orgosolo contro l'installazione a Pratobello (località situata nel Supramonte orgolese, a pochi chilometri dal centro abitato) di un poligono di tiro e di un distaccamento militare permanente, a difesa dei terreni comunali da pascolo.

Negli anni dal 1969 al 1974 partecipò inoltre alla lotta vittoriosa degli abitanti di Lula, guidati dal sindaco Giuseppe Piras, contro l'insediamento nel loro territorio di uno stabilimento petrolchimico foriero di inquinamento ambientale.

Le lotte per la questione della lingua sarda[modifica | modifica wikitesto]

A partire dal 1962 Giampiero Marras portò avanti con Antonio Sìmon Mossa la battaglia per il bilinguismo; su invito di Simon Mossa nel 1965 entrò a far parte come segretario del Comitadu pro sa defensa de sa Limba Sarda (Comitato per la difesa della Lingua Sarda).

Nel 1971 dette vita a “S'Iscola Sarda” – Fundhassyone Éhitinu-curturale de sa Nassyone Sarda (“La Scuola Sarda” – Fondazione Etno-culturale della Nazione Sarda), al fine di promuovere la lingua, la storia e la cultura isolana, (della quale era «Presidente emerito» fino all’anno della sua morte il Prof. Giovanni Lilliu), e di cui egli è presidente sin dalla fondazione e principale animatore.

Dal 1971 insegnò come docente di filologia romanza, linguistica generale e glottologia comparata nei corsi organizzati dell’ISES-Institudu Soberanu Éhitinu-limbìstigu Sardu (Istituto Superiore Etnolinguistico Sardo), con particolare riguardo alla civiltà, alla lingua, alla letteratura, alla storia, alla cultura e alle tradizioni popolari della Sardegna.

Marras sostenne la lotta per la lingua sarda agendo sotto molti aspetti, sia in ambito di promozione culturale sia lottando per il riconoscimento del suo uso pubblico. Nel 1995 fu il primo a portare alla luce la sentenza numero 375 del 13-25 luglio 1995 della Corte Costituzionale, presieduta allora da Antonio Baldassarre, che modificò radicalmente la materia della tutela delle minoranze linguistiche, rendendola non più di esclusiva competenza dello Stato: così si aprirono di fatto le porte al «bilinguismo» nell’Isola. In base a ciò egli sollecitò una pronta applicazione, attraverso la riproposizione immediata della Legge regionale sulla Lingua Sarda, precedentemente bocciata dal Governo. Il 15 ottobre del 1997 fu approvata la legge regionale n. 26 per la «Promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna».

Tra l’altro nel corso della sua perdurante battaglia per il bilinguismo colse l’occasione di esprimersi in sardo in processi a lui intentati (Genova 1977, Serramanna 1981 e Sassari 2002) per accuse di scarsa importanza o per le sue gesta politiche, per affermare il diritto dei sardi di potersi esprimere in limba anche nei tribunali (diritto riconosciuto dalla legge statale n. 482 del 15 dicembre 1999, contenente una serie di “Norme in materia di tutela delle Minoranze linguistiche storiche”). Da tutti i processi fu poi assolto con formula piena «perché il fatto non sussiste».

Continua la sua opera dirigendo l'ISES (Institudu Soberanu Éhitinu-limbístigu Sardu - Istituto Superiore Etnolinguistico Sardo), ove ha insegnato nel corso degli anni, e tuttora vi insegna: "Lingua, storia, cultura e tradizioni nazional-popolari della Sardegna", nonché Linguistica generale, Glottologia comparata e Filologia romanza.

Il periodo dopo la militanza nel PSd’Az[modifica | modifica wikitesto]

Influenzato dalla lezione politica dell’architetto Antonio Simon Mossa, Marras maturò posizioni sovraniste, indipendentiste ed etnofederaliste: nel 1976 abbandonò il Partito Sardo d’Azione e fu tra i fondatori, con Antonio Lepori, dell'O.S.S.N.-«Organisassyone Sotzialista “Sardínnya Nassyone”» (Organizzazione Socialista “Sardegna Nazione”), di cui divenne Segretario Nazionale, che si sciolse nel 1982.

La seconda militanza nel PSd’Az e la militanza in Sardigna Natzione Indipendéntzia[modifica | modifica wikitesto]

Giampiero Marras militò nuovamente nel PSd'Az tra il 1984 e il 1994, anno nel quale abbandonò definitivamente tale partito. Nel 1985 partecipò alla fondazione della CSS-Cunfederassione Sindhicale Sarda-Sindhicadu de sa Nassione Sarda (Confedera zione Sindacale Sarda-Sindacato della Nazione Sarda). In queste organizzazioni stette costantemente in posizioni di vertice.

Nella sua vicenda politica è sempre rimasto nell'area sardista-indipendentista, nazionalitaria e sovranista, e ritenne di lottare meglio per questa causa passando nel 1994 alla militanza in S.N.I. - Sardigna Natzione Indipendéntzia, movimento politico "anticolonialista, sovranista e indipendentista", fondato dal professor Angelo Caria di Nuoro.

Dal 1995 partecipò con Sardigna Natzione Indipendentzia a varie battaglie politiche: per la continuità territoriale e contro le servitù militari; all'occupazione della Termocentrale di Fiume Santo per contestare la disparità di trattamento riservato ai sardi riguardo all'energia elettrica: a Marce per la pace, lotte per la giusta remunerazione del latte ovino, lotte per il lavoro, per la cultura, per l'ambiente, e in particolare contro il passaggio delle petroliere attraverso le Bocche di Bonifacio, la cementificazione selvaggia delle coste e le questioni relative all'inquinamento e alle scorie industriali di provenienza non sarda, accusando tra l'altro di colonialismo lo Stato italiano. Con tale movimento si candidò più volte come sindaco di Sassari e come presidente della relativa Provincia, come consigliere regionale e come senatore, ottenendo buoni risultati, ma non venendo mai eletto.

Dal 1996 iniziò a vestirsi esclusivamente con l’abito etnico tradizionale in velluto e la “berrita” al fine di ricomporre nella sua persona il disperso «mosaico dell’identità sarda» (nazionale, culturale, linguistica e storica) con il tassello allora mancante della “identità vestimentaria dei Sardi”. Con Umberto Cocco pubblicò nel 2000 Una moda fuorilegge. Il fascino del pastore in velluto. La riscoperta di uno stile etnico, con prefazione di Giovanni Lilliu, sull'abbigliamento tradizionale sardo.

Dal giorno 31 maggio 2010 è unico consigliere comunale di opposizione a Ittiri per la lista “Sinistra Identitaria Sarda pro Ittiri”, con rilevanti incarichi di controllo dell’operato della giunta; di pèarticolare importanza è stato un intervento esclusivamente in lingua sarda il 22 aprile 2015, per la prima volta documentabile nella storia del Comune.

Nel 2011 si è schierato per il reintegro dei lavoratori licenziati un società locale di nettezza urbanza operante in più comuni, avvenuto infine nel 2012. Sempre tra il 2011 e il 2012 ha partecipato all’occupaziopne dell’Ospedale “Giovanni Andrea Alivesi” (dove erano coinvolti Sardigna Natzione Indipendéntzia sia la Confederazione Sindacale Sarda), per impedirne la chiusura. Il nosocomio è stato infine salvato integrandone le funzioni col resto del sistema ospedaliero locale.

Negli anni dal 2000 al 2012 ha partecipato inoltre attivamente a tutte le battaglie a sostegno del “Movimento Pastori Sardi”, dei contadini, degli “Artigiani e commercianti liberi”, degli autotrasportatori sardi, del “Popolo delle partite IVA, del Movimento anti-Equitalia, dei lavoratori dell’industria contro la chiusura delle aziende, della sanità, contro il Galsi e il nucleare in Sardegna, contro il pullulare delle pale eoliche, contro le servitù militari, per la «Zona Franca Integrale»: (doganale, fiscale, alla produzione, all’occupazione e al consumo); per la continuità territoriale; per la sovranità monetaria, economica, creditizia, alimentare e impositiva; per la difesa dell’ambiente e la bonifica del territorio; per l’acquisizione della Tirrenia e di Meridiana come Compagnie di bandiera e per il potenziamento dello Statuto regionale.

Nel mese di giugno del 2013 ha contratto un’emiparesi laterale sinistra, che lo ha parzialmente invalidato, non impedendogli tuttavia di continuare attivamente la sua partecipazione alla vita politica.

Bibliografia essenziale[modifica | modifica wikitesto]

• F. Pasini Frassoni (a cura di), Libro d’oro della Nobiltà italiana, [«Nell’Elenco definitivo delle famiglie nobili e titolate della Sardegna è riportata la famiglia dei Meloni di Santulussùrgiu, Mamojada, Orani, Olzai e Cagliari»], Istituto Araldico Romano, Roma, Collegio Araldico, Stabilimento F.lli Capaccini, Volume III, 1914-15, Edizione del 1916, pp. 414-15.

• A. Simon Mossa, F. Oggiano, A. Càmbule, G. Marras, (a cura di) L’autonomia politica della Sardegna 1965, [«Con la pubblicazione degli “Atti del Congresso Provinciale del Partito Sardo d’Azione” in Ozieri, svoltosi il 21 Novembre del 1965»], Edizioni di “Sardegna Libera”, volume stampato dalla Tipografia di G. Gallizzi, Sassari, 22 gennaio 1966.

• G.P. Marras, Statuto sociale di “S’Iscola Sarda” - Fondazione Etno-culturale della Nazione Sarda, Sassari, Edizione a ciclostile di “S’Iscola Sarda”, Ottobre 1971 (Prima edizione a stampa, Sassari, Arti Grafiche Editoriali «Chiarella», 14 Gennaio 1972. Ristampe 30 Marzo 1977 e 5 Novembre 1986. Riedizione, Tipografia Moderna, Sassari, 30 Gennaio 2000, Ristampa, Edizioni “S’Iscola Sarda”, Tipografia Moderna, Sassari, 2004, pp. 11-20 su complessive pp. 80).

• G.P. Marras, Gramàtiga de sa «Limba Sarda Nassionale» (LSN), [«Venne realizzata in ‘dispense settimanali’ e fu adottata nei vari “Corsi di lingua, storia, cultura e letteratura sarda”, organizzati dall’ISES, per l’insegnamento delle diverse discipline previste dai piani di studio, e poi raccolte in un unico volume»], Testo dattiloscritto e ciclostilato in proprio, Sassari, aprile 1971, pp. 217.

• G.P. Marras, Relazione introduttiva a Giampiero Marras, Proposta di legge d’iniziativa popolare per la “sardizzazione” degli impieghi e per l’introduzione della Cultura e della Lingua Nazionale Sarda nelle scuole della Sardegna di ogni ordine e grado, nelle banche, nei tribunali e nei pubblici uffici, Dattiloscritto inedito, Sassari, 21 ottobre 1974, ora nel volume Etnia Lingua Cultura del 1977.

• M. Pittau, La questione della lingua sarda oggi, saggio apparso in “L’Europa delle diversità-Identità e culture”. [«A pag. 94, il Pittau così scrisse: “Non si può tralasciare di citare Giampiero Marras (…) autore di una fortunata rubrica radiofonica condotta naturalmente in sardo”»].

• Antonino Cambule, Renzo Giagheddu, Giampiero Marras (a cura di), Le ragioni dell'indipendentismo. Il Partito Sardo d'Azione e la lotta di liberazione anticolonialista, [Raccolta di due saggi di Antonio Simon Mossa], Edizioni “S'Iscola Sarda”, stampato dalle Arti Grafiche Editoriali Chiarella, Sassari 1984, pp. 80.

• U. Cocco, G.P. Marras, Una moda fuorilegge. Il fascino del pastore in velluto. La riscoperta di uno stile etnico, con Prefazione di Giovanni Lilliu, Napoli, Cuen, 2000,

• U. Cocco, G.P. Marras, La maschera e l’identità. Il fascino del pastore in velluto, “Sa República Sarda”, Periodico mensile, Anno XXIII, N. 7/8, In primo piano, Cagliari, Luglio-Agosto 2001, p. 3.

• G.P. Marras, Simon Mossa visto da vicino dal 1960 fino all'anno della sua morte (con Introduzione di Giovanni Lillìu), Quartu S. Elena, Alfa Editrice, 2003, pp. 280.

• F. Francioni, G.P. Marras (a cura di), AA.VV., Antonio Simon Mossa [(1916-1971). L'architetto, l'intellettuale, il federalista. Dall'utopia al progetto, Cagliari, Condaghes, 2004, pp. 600.

• F. Floris (a cura di), La Grande Enciclopedia della Sardegna. Volume 5: Grondona-Melas, [«Scheda su Giampiero Marras, p. 549»], Sassari, Editoriale La Nuova Sardegna S.p.A., 2007 (edizione speciale dell'edizione originale Newton & Compton Editori S.r.l. in 29 Volumi), anche in F. Floris (a cura di ), La Grande Enciclopedia della Sardegna. [«Eventi storici, politici e culturali, personaggi religiosi, sportivi, soldati e attori, bellezze naturali, gastronomia e costume dalle culture prenuragiche fino ai grandi avvenimenti del nostro secolo»]. Volume unico di pp. 1451. (Quest’Italia. Collana di storia, arte e folclore), Roma, Newton & Compton, 2002..

• G.P. Marras, Introduzione (a cura e con note biografiche di) ad AA.VV., Antonio Simon Mossa. Un intellettuale rivoluzionario. Un uomo di idee nato nel futuro e un combattente per la Sardegna, ribelle ad ogni soggezione, Quartu S. Elena, Alfa Editrice, 2007, pp. 190.

• G.P. Marras, Antoni Sìmon Mossa. Un’òmine de ideas revolussionàrias, arrempellu a donzi terachìa (introduzione ad Antonio Simon Mossa, Le ragioni dell’indipendentismo. La lotta del Popolo Sardo per la liberazione nazionale e la giustizia sociale), Quartu S. Elena, Alfa Editrice, 2008, pp. III-XL.

Di Giampiero Marras e delle sue iniziative si è spesso occupata negli anni la stampa locale e occasionalmente quella nazionale italiana; maggiori informazioni biografiche e sulle fonti sono reperibili al link http://zampamarras.altervista.org