Utente:Archivista militare/Sandbox

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Palazzo di Bonifacio VIII
Esterno del Palazzo di Bonifacio VIII ad Anagni
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Divisione 1Lazio
LocalitàAnagni
IndirizzoStrada Vittorio Emanuele 238
Coordinate41°44′34.24″N 13°09′30.99″E / 41.742845°N 13.158609°E41.742845; 13.158609
Informazioni generali
Condizioni'
CostruzioneX-XI sec.
UsoMuseo
Piani3
Ascensorino
Realizzazione
AppaltatorePapa Bonifacio VIII
Il Carabiniere della Nuova Italia
StatoBandiera dell'Italia Italia
Linguaitaliano
Periodicitàmensile
Generestampa nazionale
FondatoreTaddeo Orlando
Fondazionenovembre 1944
Inserti e allegati
SedeRoma
EditoreComando Generale dell'Arma dei Carabinieri
Diffusione cartaceaall'interno dell'Arma dei Carabinieri
Distribuzione
cartacea
Edizione cartaceasingola copia/
 

Il Carabiniere della Nuova Italia è stato un mensile italiano, con sede a Roma. La testata fu fondata nel novembre 1944 e cessò le pubblicazioni con il numero di dicembre 1947 sostituita da Il Carabiniere (rivista).

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nel novembre 1944 apparve il primo numero del periodico edito a cura del Comando generale dell'Arma dei Carabinieri. Nella presentazione che compariva in prima pagina si faceva espresso riferimento alla tradizione e agli obiettivi: "Il giornale sorge sotto gli auspici del Comando Generale dei Carabinieri Reali allo scopo di tenere accesa nelle file dell'Arma la fiaccola della fede nei destini della nostra Istituzione, nell'affermazione dei più alti e più nobili ideali che in essa trovano concreta espressione. Nuovo nella veste e nello spirito, il giornale si ricollega ad una antica tradizione che ha posto l'Arma, per oltre un secolo, all'avanguardia del pensiero militare"[1]. Il periodico affrontò vari temi e cercò di diffondere in tutta l'Arma dei Carabinieri le attività in corso, nonché fece di tutto per ricordare i caduti, con particolare attenzione per coloro che avevano opposto resistenza all'occupazione tedesca dell'Italia dopo la dichiarazione dell'8 settembre 1943. Un aspetto interessante è quello riservato dalla rivista verso l'attività sportiva che comprendeva sia l'addestramento svolto presso la Legione Allievi Carabinieri, sia presso ogni singolo battaglione carabinieri, sia di vari militari che si distinguevano in manifestazioni sportive. Il periodico cessò le pubblicazioni con il numero di dicembre 1947. La nuova Italia era già nata con il Referendum istituzionale del 1946. Il 2 giugno 1946 rappresentava una nuova data. Oramai non c'era più necessità di mantenere quella denominazione. A questo subentrò più semplicemente Il Carabiniere (rivista). il giornale fu stampato sempre dall'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.


Supplementi[modifica | modifica wikitesto]

Nell'ultimo numero uscito alla fine del 1947 è inserito un supplemento anche se non chiaramente indicato. Si tratta del Bollettino Notiziario del Museo Storico dell'Arma dei Carabinieri che riprese le pubblicazioni dopo la pausa causata degli eventi bellici. Il Museo Storico dell'Arma dei Carabinieri, dunque, si appoggiò al periodico istituzionale per dare alle stampe, nello stesso formato editoriale, il solo n. 27 della serie, datato 20 dicembre 1947 in cui si presentavano in 2 sole pagine le attività principali dell'istituto culturale.








Salvatore Vinci
NascitaBidonì (OR), 12 marzo 1952
MorteSan Giacomo Vercellese (VC), 28 gennaio 1989
Cause della morteucciso in servizio
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataEsercito Italiano (all'epoca)
ArmaCarabinieri
UnitàGruppo Carabinieri di Vercelli
RepartoReparto Operativo
GradoAppuntato
ComandantiMaresciallo Cesare Gallo
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Salvatore Vinci ([[Bidonì]], 12 marzo 1952 – [[San Giacomo Vercellese]], 28 gennaio 1989) è stato un militare italiano, carabiniere assassinato nel corso di un servizio antirapina appena svoltasi a San Giacomo Vercellese.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Salvatore Vinci era nato in provincia di Oristano nel 1952, era sposato e aveva una figlia undicenne all'epoca dei fatti. Abitava a Vercelli dove svolgeva servizio presso il Reparto Operativo del Gruppo Carabinieri. L'Appuntato faceva parte di un gruppo di investigatori attenti e capaci non abituati a "mollare la preda" senza aver tentato di seguire tutte le piste possibili, cresciuti sotto l'occhio attento di un sottufficiale d'eccezionale, il Maresciallo Cesare Gallo[2]. Quest'ultimo era andato da poco in pensione quando quel tragico sabato mattina 28 gennaio i militari dell'Arma di Vercelli erano stati allertati per intervenire su di una rapina svoltasi verso le 7 del mattino. Il trasporto dei valori da parte delle poste, all'epoca, era svolto in proprio. In quel caso il furgone postale carico di denaro, partito poco prima da Greggio, era scortato da un'autoradio dei Carabinieri quando quest'ultima fu speronata e mandata fuori strada da una golf che successivamente raggiunse e riuscì a bloccare il furgone. Con violenza i 3 rapinatori si fecero consegnare il bottino malmenando i 2 operatori presenti a bordo del furgone e si diedero alla fuga. Nel frattempo l'Appuntato Vinci insieme al Maresciallo Antonio Scino raggiusero velocemente la zona e riescono a bloccare due autovetture, una Toyota e una Peugeot. I 2 investigatori del Reparto Operativo di Vercelli si imbattono in altrettanti carabinieri a bordo dei due mezzi. Mentre si dirigono verso di loro per capire le intenzioni e domandare i motivi della loro presenza in zona, il terzo uomo, un civile, Gerardo Mocciola, aggredisce alle spalle il maresciallo che lancia l'allarme all'Appuntato Vinci. Immediatamente, il carabiniere Maurizio Incaudo imbraccia un fucile a canne mozze usato per la rapina e spara su Vinci. Mentre il Maresciallo Scino risponde al fuoco l'altro carabiniere, Alessandro Chieppa, imbraccia un'altra arma lunga e inizia a sparare. Nel frattempo l'Appuntato Vinci, mortalmente ferito, scarica contro i rapinatori il caricatore della sua pistola. A questo punto l'arrivo di uno scuolabus distrae i rapinatori e il Maresciallo si sottrae allo scontro riuscendo a raggiungere una cascina da cui da l'allarme. L'immediato arrivo sul posto di altri militari consente di portare in ospedale l'Appuntato Vinci che però cessa di vivere verso le ore 09.30. La battuta condotta nell'area permette di ritrovare le due auto nei pressi di un capannone abbandonato, dove, al suo interno è ritrovato il cadavere del carabiniere Maurizio Incaudo, suicidatosi. Verso mezzanotte gli altri due componenti della banda si arrendono ai Carabinieri[3]
Alcuni giornalisti sottolinearono il ruolo del militare caduto nelle attività investigative più importanti condotte nella zona come le indagini su Mamma Ebe svolte dai Carabinieri di Vercelli[4]
.

Quando si diffuse la notizia in città, a Vercelli, ci furono numerose testimonianze di solidarietà ai Carabinieri e ai familiari. Un giornalista del quotidiano La Stampa riferì che una ragazza aveva chiamato la redazione cittadina e riferì che "Ho sentito alla tivù che l'appuntato Vinci è stato ucciso. Sono una ex tossicodipendente e ho avuto a che fare con il reparto operativo di Vercelli, come imputata. Ebbene, pur in quel momento così terribile, sono stata trattata con umanità da tutti i carabinieri e, in particolare, da Salvatore Vinci. Lo ricordo con affetto allora lo consideravo un nemico, ma leale e corretto"[5]


Nel 1990, il Presidente della Repubblica Italiana conferì, con suo Decreto del presidente della Repubblica in data 19 aprile, la Medaglia d'oro al valor civile alla memoria all'Appuntato Salvatore Vinci per il comportamento tenuto in occasione dell'intervento in un servizio antirapina [6]. La data di concessione della ricompensa è il 19 aprile 1990 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, serie generale n.147 del 25 giugno 1991[7].


Nel 2014 il comune di Vercelli ha inteso ricordare la memoria dell'Appuntato Vinci onorandolo con una cerimonia di intitolazione della via[8] ove è ubicato il Comando Provinciale Carabinieri[9]. La Sezione dell'Associazione Nazionale Carabinieri di San Giorgio Canavese è stata intitolata alla memoria dell'Appuntato[10].

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor civile (alla memoria) - nastrino per uniforme ordinaria
«Addetto al Nucleo Operativo di Gruppo, nel corso delle ricerche di tre malfattori che avevano rapinato un furgone postale, procedeva, unitamente a sottufficiale, al controllo degli occupanti di due autovetture, dai quali veniva improvvisamente fatto segno a proditoria azione di fuoco. La sua pronta reazione, nonostante le ferite mortali subite, consentiva la cattura dei responsabili, il sequestro di numerose armi ed il recupero dell' intera refurtiva. Nobile esempio di non comune ardimento ed altissimo senso del dovere spinti fino all'estremo sacrificio.»
— San Giacomo Vercellese, 28 gennaio 1989."[11][12]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Presentazione, in Il Carabiniere della Nuova Italia, vol. 1, n. 1, novembre 1944, pp. 1.
  2. ^ http://www.tgvercelli.it/page.php?id=7903
  3. ^ La Stampa, a. 123, n. 23, Domenica 29 gennaio 1989, pp. 1-2
  4. ^ La Stampa, a. 123, n. 23, Domenica 29 gennaio 1989, pp. 1-2
  5. ^ La Stampa, a. 123, n. 23, Domenica 29 gennaio 1989, Cronache di Vercelli, p. II
  6. ^ http://www.carabinieri.it/arma/oggi/medagliere/decorazioni-individuali/medaglia-d'oro-al-valor-civile-alla-memoria/Vinci-Salvatore
  7. ^ http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1991/06/25/091A2722/sg
  8. ^ https://www.google.it/maps/place/Via+Salvatore+Vinci,+13100+Vercelli+VC/@45.32664,8.4261483,18z/data=!4m2!3m1!1s0x47864cf56ee9a52d:0x5ca9c212c190041d
  9. ^ http://www.biellaoggi.it/dett_news.asp?titolo=VERCELLI_-_Venticinque_anni_fa_il_sacrificio_dell’Appuntato_Salvatore_Vinci_-_Il_Carabiniere_ucciso_mentre_contrastava_una_rapina_-_Gli_sarà_dedicata_la_Via_ove_ha_sede_il_Comando_provinciale_dell’Arma&titolo=VERCELLI_-_Venticinque_anni_fa_il_sacrificio_dell’Appuntato_Salvatore_Vinci_-_Il_Carabiniere_ucciso_mentre_contrastava_una_rapina_-_Gli_sarà_dedicata_la_Via_ove_ha_sede_il_Comando_provinciale_dell’Arma&id=54129
  10. ^ http://canavesenews.it/news/san-giorgio-canavese-domenica-22-carabinieri-in-festa-per-la-virgo-fidelis-patrona-dellarma/
  11. ^ http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=3975
  12. ^ http://www.carabinieri.it/arma/oggi/medagliere/decorazioni-individuali/medaglia-d'oro-al-valor-civile-alla-memoria/Vinci-Salvatore
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Ruggero Volpi (Mulazzo, Massa Carrara, 27 novembre 1947 - Genova, 27 ottobre 1977) è stato un carabiniere italiano assassinato nel corso di un conflitto a fuoco in un servizio a tutela della collettività.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Ruggero Volpi si arruolò nell’Arma dei Carabinieri nel marzo 1968. Dopo aver prestato servizio alla Legione Carabinieri di Udine, nel settembre 1970 fu ammesso alla frequenza della Scuola Sottufficiali Carabinieri. Nel 1972, giunto alla Legione di Genova, dapprima alla Stazione Carabinieri Genova Carignano e Stazione Principe, fu trasferito nel 1975 al “Nucleo Tribunali Traduzioni e Scorte” del capoluogo ligure. Il [12 ottobre]] 1977, il Brigadiere dei Carabinieri Ruggero Volpi era a capo di un servizio di traduzione detenuti di un pericoloso pregiudicato, Cesare Chiti, dal carcere di Genova a quello di Trani. All'epoca le traduzioni di detenuti erano svolte dall'Arma dei Carabinieri e generalmente si svolgevano a bordo di autovettura con conducente civile secondo un contratto stipulato dal Ministero di Grazia e Giustizia. In quel caso, l'autovettura, all’imbocco della rampa in prossimità del Casello autostradale di Genova Est, fu tamponata da un'altra autovettura e affiancata da due mezzi per permettere l’evasione del pregiudicato[1]. Nel conflitto a fuoco che ne scaturì rimasero feriti un Carabiniere e l’autista civile oltre a Volpi. Nella circostanza, il sottufficiale ebbe la prontezza di preoccuparsi dei feriti prima di essere soccorso e trasportato in ospedale dove, in seguito alle ferite riportate, morì il 27 ottobre successivo[2]. Del gruppo di assalitori fecero parte Salvatore Cimò poi arrestato nel 2014, Giovanni Misso, poi destinatario di un altro provvedimento restrittivo nel 2015[1]

Nel 1979, il Presidente della Repubblica Italiana conferì, con Decreto del presidente della Repubblica in data 21 maggio la Medaglia d'oro al valor civile alla memoria al Brigadiere Ruggero Volpi per il comportamento tenuto in occasione del ferimento mortale[3]. Nel 2007, in occasione del trentennale del tragico evento, è stata posta una lapide in prossimità del casello autostradale[4]. Il sacrificio del sottufficiale è stato ricordato dai militari dell'Arma e dalle autorità locali nell'anniversario della drammatica ricorrenza[5][6].

Il 27 ottobre 2010, alla presenza del Comandante generale dell'Arma dei carabinieri, Leonardo Gallitelli e delle massima autorità locali, si è svolta la cerimonia di intitolazione della caserma sede della Stazione Carabinieri di Genova Marassi, alla memoria del Brigadiere Volpi[7]. Il comune di Pontremoli ha intitolato al sottufficiale dell'Arma una via[8].

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

File:Https://it.wikipedia.org/wiki/File:Valor civile gold medal BAR.svg
Medaglia d'Oro al Valor Civile


Medaglia d'oro al valor civile
"Capo scorta di un automezzo adibito a trasporto di detenuti, veniva proditoriamente aggredito ed attinto da numerosi colpi di arma da fuoco, unitamente ad altro militare ed all'autista civile, da parte di alcuni malviventi intenzionati a far fuggire il malfattore ivi trasportato. Sebbene mortalmente ferito raccoglieva le sue ultime energie preoccupandosi di far soccorrere gli altri feriti e di fornire utili notizie per l'identificazione degli aggressori. Nobile esempio di grande altruismo e totale dedizione al dovere spinti fino all'estremo sacrificio. Genova, 12 ottobre 1977."[9][10]



Professore Elio Lodolini (Roma, 24 gennaio 1922) è un accademico e archivista italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Roma il 24 gennaio 1922 da Armando e da Ada Francioni.

Inizialmente lavorò come giornalista nell'Agenzia Stefani[11]. Laureato in Scienze politiche con una tesi in Storia moderna nel 1946; laureato in Giurisprudenza con una tesi in Diritto costituzionale nel 1950, si diplomò in Archivistica, Paleografia e Diplomatica presso la scuola annessa all'Archivio di Stato di Roma nel 1953. Ha svolto la sua carriera all'interno dell'Amministrazione archivistica dal 1950 al 1985, ricoprendo gli incarichi di direttore dell'Archivio di Stato di Ascoli Piceno dal 1954 al 1962 e di Ancona dal 1962 al 1964. Direttore del dipartimento archivistico del Ministero dell'Interno dal 1970 al 1974. Nel 1976 assunse le funzioni di direttore dell'Archivio di Stato di Roma che tenne sino al 1985, insieme a quelle di direttore della annessa scuola di archivistica, paleografia e diplomatica[12] Sin dal 1956 si dedicò all'insegnamento dell'Archivistica. In ambito universitario ha tenuto corsi presso l'Università di Roma dal 1961 al 1970 e dal 1978 al 1997, data del suo pensionamento. Nella fase intermedia insegnò la medesima materia presso l'Università di Macerata. Preside della Scuola Speciale per Archivisti e Bibliotecati dal 1990 al 1997. Dichiarato professore emerito dell'Università "La Sapienza" di Roma nel 1999. Riuscì ad accomunare le funzioni di insegnamento con quelle direttive e dirigenziali[13]. In occasione del suo centenario, il 24 gennaio 2022, numerose associazioni ed enti lo hanno celebrato come un maestro indiscusso nel campo dell'archivistica[14][15]. Nel 2019, ha rilasciato una intervista in cui ha ripercorso la sua carriera professionale[16].


Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Ha ricevuto la medaglia d'oro di benemerito della cultura, l’onorificenza di Officier dans l'Ordre des Arts et des Lettres della Repubblica Francese e la qualifica di “membro d'onore” del Consiglio internazionale degli Archivi, attribuitagli a Pechino nel 1996 durante il XIII Congresso internazionale degli archivi, “in riconoscimento dei servigi eminenti da lui resi al progresso dell'Archivistica, allo sviluppo degli Archivi ed al rafforzamento della cooperazione professionale internazionale”. Inoltre, è stato nominato socio onorario di molte organizzazione di categoria come l'Associazione degli Archivisti del Brasile (primo straniero cui sia stata conferita questa nomina), l'Associazione degli Archivisti, Bibliotecari, Museologi e Documentalisti della Spagna. Infine, è stato riconosciuto socio onorario, effettivo o corrispondente di altre istituzioni culturali e scientifiche italiane, straniere e financo internazionali[17].

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Ha pubblicato centinaia di articoli e di saggi dedicati principalmente all'archivistica e suoi contributi sono apparsi anche in altre lingue oltre l'italiano, facendolo conoscere in tutto il mondo[18].

  • Elio Lodolini, Organizzazione e legislazione archivistica italiana : dall'Unità d'Italia alla costituzione del Ministero per i Beni culturali e ambientali, Bologna, Patron, 1980.
  • Elio Lodolini, Archivistica. Principi e problemi, Milano, FrancoAngeli, 1984.
  • Elio Lodolini, Archivistica. Principi e problemi, XV, Milano, FrancoAngeli, 2016.
  • Elio Lodolini, Legislazione sugli archivi. storia, normativa, prassi, organizzazione dell’amministrazione archivistica, 1. dall’Unità d’Italia al 1997, Bologna, Patron, 2004.
  • Elio Lodolini, Legislazione sugli archivi. storia, normativa, prassi, organizzazione dell’amministrazione archivistica, 2. dal 1998 al 2004, Bologna, Patron, 2005.
  • Elio Lodolini, Storia dell’archivistica italiana. Dal mondo antico alla metà del secolo XX, Milano, FrancoAngeli, 2013.
  1. ^ http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2008/10/27/ALWljyAC-brigadiere_ricorda_omicidio.shtml
  2. ^ http://www.genova24.it/2012/10/genova-le-autorita-ricordano-ruggero-volpi-carabiniere-caduto-in-servizio-nel-1977-41810/
  3. ^ http://www.carabinieri.it/arma/oggi/medagliere/decorazioni-individuali/medaglia-d'oro-al-valor-civile-alla-memoria/Volpi-Ruggero
  4. ^ http://www.primocanale.it/notizie/lapide-in-ricordo-brigadiere-volpi-23210.html
  5. ^ http://www.genova24.it/2015/10/genova-stamattina-la-commemorazione-del-brigadiere-ruggero-volpi-97376/
  6. ^ http://www.carabinieri.it/arma/curiosita/non-tutti-sanno-che/v/volpi-ruggero
  7. ^ http://www.genova24.it/2010/10/genova-caserma-intitolata-al-brigadiere-ruggero-volpi-medaglia-doro-al-valor-civile-1483/
  8. ^ https://www.google.it/maps/place/Via+Ruggero+Volpi,+54027+Pontremoli+MS/@44.3777081,9.870228,17z/data=!3m1!4b1!4m2!3m1!1s0x12d4d8f1c124f2bb:0xf3da0ec9b6450644
  9. ^ http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=4079
  10. ^ http://www.carabinieri.it/arma/oggi/medagliere/decorazioni-individuali/medaglia-d'oro-al-valor-civile-alla-memoria/Volpi-Ruggero
  11. ^ tiraccontolastoria, su tiraccontolastoria.cultura.gov.it. URL consultato il 23 gennaio 2023.
  12. ^ Prabook, su prabook.com. URL consultato il 23 gennaio 2023.
  13. ^ Archivaria, su archivaria.ca. URL consultato il 23 gennaio 2023.
  14. ^ Anai, su anai.org. URL consultato il 23 gennaio 2023.
  15. ^ Procedamus, su procedamus.it. URL consultato il 23 gennaio 2023.
  16. ^ tiraccontolastoria, su tiraccontolastoria.cultura.gov.it. URL consultato il 23 gennaio 2023.
  17. ^ Uninetturo, su store.uninettuno.it. URL consultato il 23 gennaio 2023.
  18. ^ Uninetturo, su store.uninettuno.it. URL consultato il 23 gennaio 2023.