Una bruna indiavolata!

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Una bruna indiavolata!
Silvana Pampanini e Ugo Tognazzi nel film
Lingua originaleItaliano
Paese di produzioneItalia
Anno1951
Durata90 min
Dati tecniciB/N
Generecommedia
RegiaCarlo Ludovico Bragaglia
SoggettoAge & Scarpelli
SceneggiaturaMario Amendola, Vittorio Metz, Marcello Marchesi, Alberto Vecchietti
ProduttoreAleandro Di Paolo
Casa di produzioneE.D.I.C.
Distribuzione in italianoE.D.I.C.
FotografiaTino Santoni
MontaggioElsa Dubbini
MusicheCarlo Innocenzi
ScenografiaFlavio Mogherini
Interpreti e personaggi

Una bruna indiavolata! è un film del 1951 diretto da Carlo Ludovico Bragaglia.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Carlo lavora come impiegato in una salumeria di Cremona. Un giorno vince una grossa somma di denaro, 150.000 lire. Siccome non è mai uscito dalla provincia, vuole fare un viaggio in una grande città: parte quindi per Roma. Sul treno un ladro gli ruba il portafogli senza che lui se ne accorga.

Giunto a destinazione, prende un taxi per fare un giro nella città eterna. Appena sale si accorge di non avere più il portafoglio. A Roma non conosce nessuno, ma si ricorda di un suo commilitone, Giulio Scanagatta, che conobbe in prigionia durante l'ultima guerra. Va a cercarlo, ma proprio quel giorno non è in casa perché è andato a sposarsi in Campidoglio. Va dunque in municipio, dove incontra l'amico Giulio, si complimenta con lui e gli chiede 5.000 lire in prestito. Giulio sta per sposarsi, non ha con sé il portafogli, però risolve in poco tempo la questione: presenta a Carlo un invitato, il quale di buon grado si rende disponibile a prestare la somma.

Il signore dispone di una banconota da 10.000 lire, Carlo ne chiede la metà. I due escono dal Comune a cercare qualcuno che possa cambiarla. Mentre l'invitato cerca il cambio, Carlo si siede comodamente sul taxi. Ma proprio in quel momento una ragazza si precipita dentro la vettura e ordina al tassista di partire.
Carlo è di nuovo daccapo: sta viaggiando in taxi e non sa come pagare. L'intrusa dice di essere la promessa sposa di Giulio, che non ha voluto sposare perché non lo ama. Il matrimonio è stato combinato perché la famiglia di Giulio è facoltosa. Lei si chiama Clara ed è invece innamorata di Armando, un ragioniere che lavora in un zuccherificio. Carlo spiega a Clara che non ha i soldi per pagare il taxi. Neanche Clara ha soldi con sé. Decide di andare subito da Armando, così da cogliere l'occasione per dirgli che non si è voluta sposare.

I due giungono nella trattoria dove Armando è solito consumare il pranzo, ma alle due del pomeriggio Armando non si è ancora fatto vivo. Clara ha un'idea: conosce il proprietario della trattoria, Peppino. Sa che la può aiutare se non paga subito. Chiede al cameriere di parlare con lui. Ma il cameriere, con sua sorpresa, le spiega che c'è stato un cambio di gestione. Peppino se n'è andato ed ora il proprietario è proprio il cameriere con cui stanno parlando. A questo punto, vista la mala parata, Carlo decide di risolvere la questione a modo suo.
Ordina una macedonia e poi finge di trovarci dentro una mosca, e poi il laccio di una scarpa. Minaccia di far scoppiare uno scandalo. Il cameriere, per tacitarlo, lo fa uscire dal locale senza fargli pagare il conto.

All'uscita li aspetta sempre il tassista. Clara apprende che Armando ha deciso di partire per Molfetta, deluso per non averla potuta sposare. Ma Armando non sa che Clara non si è sposata. Bisogna andare in stazione prima che parta. Prima di andare in stazione, però, decidono di trovare i soldi per l'autista una volta per tutte. Vanno da un'amica di Clara, Adele. Ma neanche Adele è in casa: è andata da amici, i signori Cartoni, con cui tutti i sabati gioca a canasta. I due si precipitano in casa Cartoni, ma Adele non è ancora arrivata. Carlo ha un'idea: si offre di giocare al posto suo. È campione provinciale di canasta, pensa di vincere al gioco il denaro che gli serve. Purtroppo in quella casa non si usano i soldi: semplicemente chi vince fa pagare una penitenza agli sconfitti. Deluso, Carlo almeno spera di guadagnarsi un nuovo paio di scarpe. Inizialmente è fortunato: vince la prima partita e si prende le scarpe del padrone di casa. Ma alla fine perde ed il padrone gli porta via i suoi pantaloni. Proprio in quel momento Clara scopre che Adele è andata alla stazione con Armando: capisce che il suo innamorato in realtà aveva una relazione con la sua amica. Carlo non vuole uscire dalla casa senza pantaloni, poi si convince e segue Clara. I due risalgono sul taxi e vanno alla stazione Termini. Armando e Adele però sono già partiti. Non c'è più niente da fare.

Giulio intanto si è messo alla ricerca della sua amata. E la trova proprio davanti all'ingresso della stazione. Nello stesso momento due agenti in borghese identificano un ladro che si aggira tra i viaggiatori: è lo stesso che ha derubato Carlo. Comincia l'inseguimento: i poliziotti alla caccia del ladro e Giulio dietro Clara e Carlo. Questi ultimi scappano senza una meta precisa. Il tassista li lascia nei pressi di un teatro, dove si sta svolgendo lo spettacolo di rivista sul ghiaccio Holiday on ice. Mentre sono inseguiti, Carlo bacia Clara per la prima volta. L'inseguimento ha fine proprio sulla pista ghiacciata, dove tutti precipitano a terra scatenando una zuffa generale.

Al commissariato viene ristabilita la giustizia: il ladro viene condotto in prigione, Carlo rientra in possesso del suo portafoglio e paga finalmente il tassista, cui deve ora 22.000 lire. Carlo spera di uscire dalla questura a braccetto con Clara, ma i due litigano e Giulio ne approfitta per riprendersi la fidanzata e convolare nuovamente a giuste nozze.

Il giorno dopo Carlo fa finalmente il giro della città che aveva tanto desiderato, con lo stesso tassista. Alla fine della corsa, gli chiede di portarlo un'ultima volta al Campidoglio. Qui, inaspettatamente, si ripete la stessa scena del giorno precedente, con Clara che esce sola dal municipio ed entra nel suo taxi. I due si guardano negli occhi: Carlo le dice che stavolta non si ferma a Roma ma parte per Cremona.

Stavolta l'intesa tra i due protagonisti si stabilisce definitivamente e lei decide di seguirlo a Cremona.

La critica[modifica | modifica wikitesto]

Gaetano Carancini sul Radiocorriere del 1º gennaio 1956 per il passaggio televisivo del film, " Bragaglia ha costruito un film senza eccessive pretese, che ha il solo compito di divertire e che, a più riprese, in più di un momento, ci riesce. Interpreti della farsetta a lieto fine sono Silvana Pampanini e Ugo Tognazzi.

Incassi[modifica | modifica wikitesto]

Incasso accertato a tutto il 31 marzo 1959 £ 109.161.609

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gianni Rondolino, Catalogo Bolaffi del cinema italiano 1945/1955
  • AA.VV. I registi, Gremese editore, Roma 2002

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