Tulipano Nero (gergo militare russo)

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Un Antonov An-12 in volo, questo aere fu soprannominato Tulipano Nero dai militari sovietici a causa del triste compito di rimpatrio, via Tashkent, delle salme dei caduti durante la guerra in Afghanistan del 1979-1989, soprannome poi esteso anche ad altri velivoli chiamati a svolgere lo stesso tipo di servizio[1]

Tulipano Nero (in russo «Чёрный тюльпан»?, «Čërnyj tjul'pan») fu l’appellativo usato nell’ambito militare sovietico in riferimento al velivolo Antonov An-12 (nome in codice NATO: Cub[2]), impiegato per il trasporto e rimpatrio delle salme dei soldati caduti durante la guerra in Afghanistan del 1979-1989; trasporto detto, nel gergo militare: carico 200.[3][4][5] Durante il conflitto furono in tutto 11 i Tulipani Neri operanti sugli aeroporti di Bagram, Kabul, Kandahar e Shindand ad essere abbattuti.[6]

Nella cultura popolare[modifica | modifica wikitesto]

Čeljabinsk, statua raffigurante Aleksandr Rosenbaum in uniforme tipo afgano mentre suona la canzone Monologo di un pilota di “tulipano nero”, a fianco a lui una roccia con inciso il testo del suo pezzo e un rilievo montuoso sorvolato da un An-12.
Rosenbaum fu anche colonnello medico della Marina militare sovietica

Nella seconda metà degli anni ottanta, il termine assunse ulteriore notorietà anche grazie alla canzone Monologo di un pilota di "tulipano nero" (Monolog pilota «čërnogo tjulpana»)[7] del cantautore russo Aleksandr Rosenbaum, da lui pubblicato nella raccolta Doroga dlinoju v žizn’ e cantata in una serie di concerti a favore delle truppe direttamente nell’Afghanistan occupato.[8] La medesima canzone fu utilizzata pure in una scena[9] del celebre film di guerra italo-sovietico: Afghan Breakdown del 1990, con Michele Placido attore protagonista nei panni del maggiore dei paracadutisti Miša Bandura.[10]

Nella memoria collettiva[modifica | modifica wikitesto]

“Tulipano Nero” che vede, nell’utilizzo della scultura floreale, uno degli elementi principali del monumento ai caduti di Sysert'

Col passare del tempo, per sineddoche, "Tulipano Nero" iniziò ad essere utilizzato sia come nome proprio, sia come simbolo in elementi scultorei di diversi monumenti ai caduti eretti negli ex paesi dell’Unione Sovietica per tenere viva la memoria collettiva del conflitto.[11]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Yefim Gordon e Dmitry Komissarov, Antonov An-12. The Soviet Hercules, Midland, Hinkley, 2007, ISBN 978-1-85780-255-9.
  • (EN) Yefim Gordon e Dimitri Komissarov, Mil’ Mi-6 and Mi-26. Heavy Lift Helicopters, Barnsley, Pen & Sword, 2016, ISBN 978-1-4738-2389-1.

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]