Curva di Laffer: differenze tra le versioni

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→‎Nuove proposte: a parte i due problemi elencati, la curva di Laffer non prende in considerazione l'eventuale struttura a scaglioni, e quindi nulla può dire su di essa!
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== Nuove proposte ==
== Nuove proposte ==
Alcuni fiscalisti, in base a questa curva, propongono il ritorno a un sistema di tassazione ad aliquota unica ([[flat tax]]), pari al valore ottimo che massimizza il gettito fiscale. Il problema, però, è duplice:
{{cn|Alcuni fiscalisti, in base a questa curva, propongono il ritorno a un sistema di tassazione ad aliquota unica ([[flat tax]]), pari al valore ottimo che massimizza il gettito fiscale.}} Il problema, però, è duplice:
# Calcolare [[A priori - a posteriori|a priori]] quale sia l'''optimum'' per un dato sistema fiscale richiede una conoscenza troppo dettagliata delle psicologie individuali, ossia quanto ognuno ritiene "giusto" pagare, e non è detto che un sistema ad aliquota unica sia più valido di uno a più aliquote.
# Calcolare [[A priori - a posteriori|a priori]] quale sia l'''optimum'' per un dato sistema fiscale richiede una conoscenza troppo dettagliata delle psicologie individuali, ossia quanto ognuno ritiene "giusto" pagare, e non è detto che un sistema ad aliquota unica sia più valido di uno a più aliquote.
# La flat tax, dove tutti pagano la stessa aliquota, è secondo alcuni ingiusta in quanto richiede che i meno abbienti, pur pagando in funzione del proprio reddito, subiscano la stessa percentuale di prelievo dei ricchi.<ref>[http://epistemes.org/2007/12/03/gli-effetti-della-flat-tax/ ''Gli effetti della flat tax'']. Antonio Mele. Epistemes. 3 dicembre 2007.</ref>
# La flat tax, dove tutti pagano la stessa aliquota, è secondo alcuni ingiusta in quanto richiede che i meno abbienti, pur pagando in funzione del proprio reddito, subiscano la stessa percentuale di prelievo dei ricchi.<ref>[http://epistemes.org/2007/12/03/gli-effetti-della-flat-tax/ ''Gli effetti della flat tax'']. Antonio Mele. Epistemes. 3 dicembre 2007.</ref>

Versione delle 09:08, 14 giu 2018

Distribuzione del gettito in funzione della pressione fiscale: superato un certo limite t*, a cui corrisponde il gettito massimo Tmax, ulteriori aumenti dell'imposta causerebbero un aumento di evasione ed elusione, tale da ridurre il valore dello stesso. La forma reale e il valore t* sono sconosciuti e dipendono probabilmente da molti fattori.

La curva di Laffer è una curva che mette in relazione l'aliquota di imposta (asse delle ascisse) con le entrate fiscali (asse delle ordinate). Fu impiegata da Arthur Laffer, economista dell'University of Southern California (Usa) per convincere l'allora candidato repubblicano alle elezioni presidenziali del 1980, Ronald Reagan, a diminuire le imposte dirette.

Teoria

Laffer ipotizzò che esistesse un livello del prelievo fiscale oltre il quale l'attività economica non è più conveniente e il gettito fiscale si azzera, quanto meno se il prelievo raggiunge il 100% del reddito, e quindi che le due grandezze siano legate da una curva continua a forma di campana che ha un massimo (per il teorema di Weierstrass), ovvero un'aliquota fiscale che massimizza il gettito fiscale.

Nella teoria dell'economia keynesiana invece il disavanzo pubblico è pari alla differenza fra spesa pubblica e tasse; il gettito fiscale è dato dall'aliquota moltiplicata per il PIL o reddito nazionale, ed è direttamente collegata alla produzione della ricchezza.

Secondo Laffer esiste un'aliquota, corrispondente all'ascissa del punto più alto della curva a campana, oltre la quale un aumento delle imposte avrebbe disincentivato l'attività economica e quindi ridotto il gettito, in misura crescente, fino al punto in cui il prelievo fiscale, se raggiungesse il 100%, causerebbe l'azzeramento del gettito.

È noto l'andamento qualitativo della curva, mentre esiste un dibattito fra economisti riguardo al valore dell'aliquota che ottimizza le entrate pubbliche. La riduzione del gettito è a sua volta interpretabile come cessazione delle attività economiche a causa di una pressione fiscale eccessiva, o come aumento dell'evasione ed elusione fiscale.

Oltrepassata l'aliquota ottimale il gettito fiscale tende a diminuire per tre fenomeni: evasione, elusione, sottrazione.

Evasione

L'evasione consiste nel sottrarsi illegalmente al pagamento di un'imposta; uno dei metodi per attuarla consiste nel dichiarare una base imponibile minore rispetto a quella reale con lo scopo di pagare all'erario un importo inferiore[1].

Elusione

L'elusione consiste nel "truccare" la natura dell'operazione con lo scopo di beneficiare di minori imposte. A differenza dell'evasione l'elusione non si presenta come illegale; essa infatti formalmente rispetta le leggi vigenti, ma le aggira nel loro aspetto sostanziale frustrando il motivo per il quale sono state approvate. Ad esempio, se le imposte sulla vendita di un immobile sono del 35% e quelle sulla vendita di azioni del 20%, il possessore dell'immobile può conferirlo in una società per azioni al solo scopo di vendere poi le azioni della società proprietaria dell'immobile con fortissimo risparmio fiscale. Qui l'elusione sta nell'uso dello strumento società per azioni non per svolgere un'attività d'impresa, ma solo per trasferire la proprietà sostanziale dell'immobile, infatti in questo caso l'acquirente delle azioni in realtà ha acquistato l'immobile, ma in questo modo il venditore ha beneficiato di un'aliquota impositiva fortemente ridotta.

Sottrazione

La sottrazione consiste nel sottrarre l'imponibile dalla tassazione eliminandolo o spostandolo. È l'effetto di cui gli economisti della supply side economics (cioè politica dell'offerta) più si preoccupavano. L'offerta è composta dalla produzione delle imprese, il reddito derivante dall'allocazione di tale produzione è soggetto a imposta. Per sottrarre l'imponibile è necessario non produrre più questo reddito, o produrlo altrove. In entrambi i casi l'effetto è un calo della produzione complessiva e cioè della crescita del paese in questione.

Nuove proposte

Alcuni fiscalisti, in base a questa curva, propongono il ritorno a un sistema di tassazione ad aliquota unica (flat tax), pari al valore ottimo che massimizza il gettito fiscale.[senza fonte] Il problema, però, è duplice:

  1. Calcolare a priori quale sia l'optimum per un dato sistema fiscale richiede una conoscenza troppo dettagliata delle psicologie individuali, ossia quanto ognuno ritiene "giusto" pagare, e non è detto che un sistema ad aliquota unica sia più valido di uno a più aliquote.
  2. La flat tax, dove tutti pagano la stessa aliquota, è secondo alcuni ingiusta in quanto richiede che i meno abbienti, pur pagando in funzione del proprio reddito, subiscano la stessa percentuale di prelievo dei ricchi.[2]

Nel mondo

Negli Stati Uniti d'America

Gli USA si trovavano nel 1980, secondo Laffer e secondo gli economisti della supply side economics, a destra di tale punto, e pertanto una riduzione delle aliquote avrebbe prodotto un aumento dell'attività economica e quindi delle entrate fiscali.

Reaganomics

Una prima evidenza empirica avvenne durante la presidenza Reagan, quando il tetto massimo dell'aliquota fiscale scese dal 70% al 31%, mentre le entrate continuarono ad aumentare ogni anno dal 1980 (8.858 miliardi di dollari) al 1990 (1,93 trilioni di dollari).[3] Secondo i dati storici forniti dall'Ufficio di bilancio del Congresso (CBO, Congressional Budget Office) le entrate governative in percentuale sul PIL aumentarono dal 31,8% nel 1980 al 33,2% nel 1989.[4]

Conferma empirica

Altri economisti sono scettici e sostengono che questa teoria non abbia avuto nessuna conferma empirica. Anzi si è dimostrato che per far scattare l'effetto Laffer il tasso minimo delle imposte sul reddito doveva raggiungere almeno il 70% negli USA: solo in questo caso la sua diminuzione avrebbe procurato gli effetti previsti,[5] ma già oggi il tasso delle imposte sul reddito, negli USA, è di circa tre volte meno alto.[6]

Critiche

Si dice, ironicamente, che una delle maggiori qualità della Curva di Laffer è che può essere spiegata a un membro del Congresso americano in mezz'ora e questo ne può parlare per sei mesi[7]. Il premio Nobel per l'economia Joseph E. Stiglitz l'ha definita, nel suo libro I ruggenti anni Novanta, "una teoria scarabocchiata su un foglio di carta".[5]

In Italia

Secondo diversi commentatori, l'aumento delle tasse in Italia, di cinque punti superiore alla media europea[8] avrebbe portato ad una diminuzione dei consumi e una corrispondente diminuzione dell'introito fiscale[9], il consumo dei carburanti sarebbe diminuito e lo Stato avrebbe perso 1 miliardo di euro di mancato introito fiscale;[10] lo stesso processo sarebbe accaduto (ma per ragioni diverse) con la vendita di sigarette[11], l'aumento del 30% in 16 mesi di tasse sugli alcolici avrebbe fatto diminuire i consumi e il relativo introito fiscale.[12]

Note

  1. ^ Evasione, tassazione e corruzione: il danno e l'inganno. Nexus Eduzioni.
  2. ^ Gli effetti della flat tax. Antonio Mele. Epistemes. 3 dicembre 2007.
  3. ^ (EN) Federal State Local Government Tax Revenue in United States for 1990 - Charts Tables. US Government Revenue.
  4. ^ (EN) Government Tax and Revenue Chart: United States 1980-1990 - Federal State Local Data. US Government Revenue.
  5. ^ a b Joseph E. Stiglitz, I ruggenti anni Novanta, Torino, Einaudi, 2005 [2003], p. 32, ISBN 88-06-17651-X.
  6. ^ Voodoo Economics E Tremonti Archiviato il 18 febbraio 2013 in Internet Archive.. Tito Boeri e Fausto Panunzi. lavoce.info. 27 ottobre 2009.
  7. ^ (EN) Intermediate Microeconomics Archiviato il 29 novembre 2014 in Internet Archive.. (PDF). Hal Varian. pag. 288
  8. ^ Ridurre le tasse si deve. Renzo Orsi, Davide Raggi e Francesco Turino. La Voce. Archivio. 13 dicembre 2013.
  9. ^ Siete in un controsenso tasse su, ma incassate meno Pagare poco, pagare tutti. Repubblica. Archivio. 12 settembre 2014.
  10. ^ 2013: il Fisco incassa 1 miliardo in meno dai carburanti. La colpa? Troppe tasse. Auto Moto. Fiscalità.
  11. ^ Matteo Renzi si riprende gli ottanta euro con le sigarette. Franco Bechis. Libero Quotidiano. Politica. 4 settembre 2014
  12. ^ Nuove tasse sugli alcolici, a rischio 6700 lavoratori. La Stampa. Economia. 6 ottobre 2014.

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