Prigionieri dell'oceano: differenze tra le versioni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
YFdyh-bot (discussione | contributi)
m r2.7.3) (Bot: Aggiungo sh:Lifeboat (film)
Addbot (discussione | contributi)
m migrazione automatica di 15 collegamenti interwiki a Wikidata, d:q1170179
Riga 130: Riga 130:
[[Categoria:Film drammatici]]
[[Categoria:Film drammatici]]
[[Categoria:Film diretti da Alfred Hitchcock]]
[[Categoria:Film diretti da Alfred Hitchcock]]

[[ca:El bot salvavides]]
[[de:Das Rettungsboot]]
[[el:Στον ίσκιο του θανάτου]]
[[eml:Prigionieri dell'oceano]]
[[en:Lifeboat (film)]]
[[es:Lifeboat]]
[[fr:Lifeboat]]
[[ja:救命艇 (映画)]]
[[ka:სამაშველო ნავი]]
[[nl:Lifeboat (film)]]
[[pl:Łódź ratunkowa (film)]]
[[pt:Lifeboat]]
[[ru:Спасательная шлюпка (фильм)]]
[[sh:Lifeboat (film)]]
[[uk:Рятувальний човен (фільм)]]

Versione delle 23:00, 12 mar 2013

{{{titolo italiano}}}
File:Prigionieri gip.jpg
Una scena del film
Paese di produzioneStati Uniti d'America
Durata96 min
Generedrammatico, guerra
RegiaAlfred Hitchcock
SoggettoJohn Steinbeck
SceneggiaturaJo Swerling
FotografiaGlen MacWilliams
MontaggioDorothy Spencer
MusicheHugo W. Friedhofer
ScenografiaJames Basevi, Maurice Ransford
Interpreti e personaggi

Prigionieri dell'oceano (Lifeboat) è un film del 1944 diretto da Alfred Hitchcock.

Trama

1943, seconda guerra mondiale, Oceano Atlantico: scontri navali fra tedeschi e americani.

Dalle acque gorgoglianti dell'oceano emerge la cima inclinata della ciminiera di un transatlantico americano che sta affondando, colpito da un sommergibile tedesco: tutt'attorno sulle onde galleggiano relitti sparsi, la cassetta del pronto soccorso, pagine di giornali, banconote, carte da gioco, un morto. Su una scialuppa di salvataggio un'elegante giornalista impellicciata, Connie Porter, ha trovato scampo con la sua valigia e la macchina da scrivere e, malgrado la drammaticità della situazione, scatta fotografie e pensa al suo prossimo reportage. Un altro sopravvissuto sale a bordo: è John Kovac, un giovane ingegnere addetto alla sala macchine, di simpatie comuniste. Inizia subito uno scontro di caratteri e d'idee, una serie di battibecchi: i due si piacciono e si detestano nello stesso tempo.

Altri naufraghi man mano sono imbarcati sulla scialuppa: una donna con bambino salvata da Joe, cameriere di colore; Sergio Rittenhouse, un industriale molto ricco, incallito giocatore di poker; Gus Smith, un marinaio ferito ad una gamba; Stanley Garrett, operatore radio e l’infermiera Alice Mac Kenzie.

Per ultimo sale sulla scialuppa un nemico, un tedesco di nome Willy, dall'identità poco chiara: John sospetta che sia il comandante del sommergibile ma lui nega recisamente. Sembra parlare solo tedesco e le sue parole sono tradotte dalla giornalista. I naufraghi sono combattuti sul comportamento da adottare nei suoi confronti: gettarlo a mare o offrirgli la salvezza? Sospettare delle sue intenzioni o accettare l'aiuto che lui offre?

Prevale la decisione di tenerlo a bordo. Manca qualcuno in grado di navigare con competenza verso le isole Bermude dove si trova la base americana. Il tedesco dichiara di essere capitano esperto nella navigazione e, pur con il parere contrario di Kovac, prende il comando dell'imbarcazione e la scelta della rotta da seguire.

La vita a bordo della scialuppa è molto difficile: la madre comprende che il suo bambino è morto e impazzita dal dolore si suicida; al marinaio Gus va in cancrena la gamba ferita e il tedesco, medico chirurgo nella vita civile, con l'aiuto dell'infermiera procede all'amputazione; una tempesta sconquassa la barca e distrugge le provviste di cibo e d'acqua. Fra i naufraghi serpeggia tensione e nervosismo, ciascuno mette a nudo il proprio carattere, le proprie convinzioni, l'appartenenza sociale, storie e legami della precedente esistenza. Ognuno fa i conti con le proprie qualità e difetti, con il coraggio e con la paura, con la fame e con la sete. Giocano d'azzardo con le pagine del taccuino della giornalista trasformati in carte da gioco, litigano, si scontrano, qualcuno s'innamora.

Spicca in particolare il personaggio della giornalista Connie che appare così sofisticata all'inizio del film e nell'evolvere delle situazioni si dimostra schietta, generosa ed umana: presta la sua calda e morbida pelliccia alla madre disperata che la porterà con sé in fondo al mare, accetta di disfarsi della macchina da scrivere ingombrante e pesante, ha parole di conforto per Gus, infine offre il suo prezioso bracciale di diamanti, portafortuna dal quale aveva giurato di non separarsi mai, come esca par catturare pesce per il gruppo stremato.

L'elemento di contrasto più serio continua ad essere il rapporto con il tedesco. Quando si scopre che non è un orologio quello che spesso consulta ma una bussola nascosta ai compagni, che la rotta da lui seguita porta ad una nave nazista, che è il solo testimone della scomparsa in mare del povero Gus, che comprende e parla perfettamente l'inglese, che beve acqua mentre gli altri ardono di sete, il gruppo esasperato ed unanime esegue la sua condanna a morte.

La scialuppa è in vista della nave tedesca e una sicura detenzione attende i naufraghi. Ma all'improvviso la nave nemica è colpita da un'invisibile corazzata; di nuovo un tedesco in balia delle onde chiede salvezza ottenendola e di nuovo si rivela infido minacciando con una pistola chi lo ha salvato. I naufraghi questa volta si limitano a disarmarlo, decideranno la sua sorte le autorità americane della corazzata che finalmente prenderà a bordo i sopravvissuti.

Produzione

Dopo L'ombra del dubbio Hitchcock diede il suo terzo contributo, gli altri due erano stati Il prigioniero di Amsterdam del 1940 e Sabotatori del 1942, alla propaganda contro il nazismo. Il regista era legato dal contratto al produttore David O. Selznick il quale lo aveva ceduto alla Twentieth Century-Fox per due film, il primo dei quali sarebbe stato Prigionieri dell'oceano. L'incarico di produrre il film fu dato a Kenneth Macgowan. Il film fu girato tutto in studio: un canotto galleggiava in una enorme vasca e cielo e mare erano ottenuti con i trasparenti. Le riprese si completarono entro l'autunno del 1943. La prima a Londra si ebbe il 28 gennaio 1944.

Soggetto

La stesura del soggetto e della sceneggiatura furono complicate: il primo scrittore contattato fu John Steinbeck ma la sceneggiatura da lui presentata fu giudicata insoddisfacente; fu affidata successivamente a Mac Kinley Kantor il quale a sua volta fu messo in libertà due settimane dopo, venne chiamato infine Jo Swerling, esperto professionista che riuscì a dare al materiale già raccolto una forma accettabile anche se poi Hitchcock ci lavorò lui stesso prima di iniziare le riprese.[1]

Il capitano tedesco

Siamo nel 1943 ed ogni tedesco è un nemico, così il capitano del sottomarino tedesco che con un siluro ha affondato una nave di passeggeri americani, viene preso dai 7 superstiti sulla loro scialuppa di salvataggio. Egli è accolto, seppur a malincuore dal gruppo: dapprima sembra aiutare i naufraghi, ma poi li tradirà.

Il regista attraverso questo film lancia un semplice, ma efficace, messaggio: i nemici (e si riferisce ai tedeschi della seconda guerra mondiale), sono preparati, determinati e forti, l'unica maniera per sconfiggerli è che le forze democratiche dell'intero pianeta si alleino.

Oggetti che perde in mare Connie

Con umorismo crudele, il regista priva man mano la giornalista, abituata al successo nella professione e all'agiatezza nella condizione sociale, degli oggetti che le appartengono:

«Poco a poco mi vengono tolti tutti i miei beni terreni», esclama sconsolata ma non vinta. La lotta per la sopravvivenza riduce gli esseri umani all'essenzialità e alla loro identità più profonda.

La condizione di privazione coinvolge tutti i personaggi sulla scialuppa: la madre perde il figlio, Gus perde la gamba, tutti perdono l'orientamento e la rotta, perdute sono le provviste dopo la tempesta.

«Il senso della deriva conferisce al film uno strano tessuto allucinatorio, la sensazione di fluttuare in un incubo senza fine, senza riparo sicuro».[2]

Colonna sonora

Il regista ha voluto che non ci fosse nessuna musica: di volta in volta sono lo stridore della sirena, il silenzio del mare, i rumori naturali dell'acqua, del vento, della pioggia, lo sciacquio delle onde ad accompagnare le parole che si scambiano i naufraghi. Il cameriere nero suona il flauto e anche Rittenhouse, il tedesco rema e canta.

Cameo

Hitchcock non poteva in questo film apparire sulla scialuppa come un passante o una qualsiasi comparsa. Ebbe un'idea originale: apparire in fotografia su una pagina di giornale sfogliato da uno dei naufraghi. Con l' umorismo pungente che esercitava anche su se stesso ironizza sulla sua obesità: aveva appena fatto una dieta che gli aveva fatto perdere parecchi chili. Prese due sue fotografie prima e dopo la cura e le incluse in un annuncio pubblicitario di un miracoloso e fantomatico prodotto dimagrante "Reduco". Racconta divertito che dopo aver visto il film molti spettatori gli scrissero per avere notizie di quel prodotto![3]

Critica

Il film ebbe accoglienze discordi.

Hitchcock dichiarò a Truffaut: «La ragione per la quale i critici americani si sono scagliati contro questo film in modo così veemente, sta nel fatto che avevo mostrato il tedesco superiore agli altri personaggi.»[4]

Il film ebbe un certo successo di pubblico a New York ma, a giudizio dello stesso regista, per le sue caratteristiche tecniche, non poteva essere commerciale. Il film infatti, sottolinea Truffaut[5], "è una scommessa, quella di girare un intero film su una scialuppa di salvataggio... è l'esatto contrario di un thriller, è un film di personaggi". Il regista rispetta rigorosamente l'unità di tempo, di luogo, d'azione, la macchina da presa non riprende mai dall'esterno la scialuppa e non c'è praticamente colonna sonora.

Riconoscimenti

Nel 1944 il National Board of Review of Motion Pictures l'ha inserito nella lista dei migliori dieci film dell'anno.

Note

  1. ^ John Russell Taylor, Hitch, pp. 234-235
  2. ^ Donald Spoto, op.cit.', p. 343.'
  3. ^ John Russell Taylor, op.cit., p. 237.
  4. ^ François Truffaut, Il cinema secondo Hitchcock, p. 130.
  5. ^ François Truffaut, op.cit., p. 128.

Bibliografia

  • François Truffaut, Il cinema secondo Hitchcock, Milano, Il Saggiatore, 2009
  • John Russell Taylor, Hitch, Garzanti, Milano 1980
  • Donald Spoto, Il lato oscuro del genio, Lindau, Torino, 2006

Collegamenti esterni