Corpo celeste (film): differenze tra le versioni
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Versione delle 12:05, 2 set 2012
{{{titolo italiano}}} | |
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Yle Vianello in una scena del film | |
Paese di produzione | Italia |
Durata | 100 min |
Genere | drammatico |
Regia | Alice Rohrwacher |
Sceneggiatura | Alice Rohrwacher |
Produttore | Carlo Cresto-Dina, Jacques Bidou, Marianne Dumoulin, Tiziana Soudani |
Fotografia | Hélène Louvart (additional photography Vittorio Omodei Zorini) |
Montaggio | Marco Spoletini |
Scenografia | Luca Servino |
Costumi | Loredana Buscemi |
Trucco | Giovanna Turco |
Interpreti e personaggi | |
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Corpo celeste è un film del 2011 scritto e diretto da Alice Rohrwacher, all'esordio cinematografico.
È stato presentato nella Quinzaine des réalisateurs del Festival di Cannes 2011.[1]
Ispirato, ma solo nel titolo, all'omonimo libro di Anna Maria Ortese.
Trama
Marta è una tredicenne che, dopo dieci anni vissuti in Svizzera, fa ritorno, insieme alla madre, al Sud Italia della sua prima infanzia.
Reggio Calabria, oltre che città di sua madre, è anche il suo luogo di nascita: della città non conserva però alcun ricordo, ma a essa la lega un vago senso di appartenenza.
Marta cerca di adattarsi a questa sua nuova esistenza, sullo sfondo di un sud devastato dalla bruttezza edilizia, dalla speculazione e dall'abbandono del territorio, culturalmente degradato dalla subalternità dei suoi abitanti agli invasivi modelli televisivi.
Il degrado umano e sociale non risparmia nemmeno la parrocchia, ambiente che dovrebbe orientare la sua crescita spirituale e accompagnare il percorso della bambina fino al sacramento della Cresima: questo itinerario è affidato, infatti, a don Mario, uno spregiudicato prete carrierista, galoppino elettorale per candidati politici, e alla figura di una patetica catechista (Santa), in compagnia di coetanee che sognano il mondo delle «veline». In questo mondo dominato dalla cultura televisiva di massa, non si salva neanche il catechismo, trasformato e degradato in una sorta di gioco a quiz, né, tanto meno, si salva la musica sacra, svilita dallo squallore musicale e letterario dei moderni canti di chiesa di ispirazione pop (significativo, a questo riguardo, è il refrain ripetuto dai bambini: «Mi sintonizzo con Dio / è la frequenza giusta»).
Marta si ritrova spaesata ed estranea a quell'ambiente, di cui è attenta spettatrice, ma che tuttavia non arriva a comprendere. La ragazza trova una risposta alle sue inquietudini esistenziali proprio nel mondo della Chiesa cattolica, grazie al breve e casuale incontro persona di Don Lorenzo (Renato Carpentieri), un anziano e marginale prete, insediato in un paese di montagna in totale abbandono, dal quale riceverà l'iniziazione alla conoscenza del Cristo e ai misteri della fede. Da lui imparerà che, pur nel suo squallore, anche il pianeta Terra (parafrasando la Ortese) è "corpo celeste o oggetto del sovramondo".
Riconoscimenti
- 2011 - Nastro d'argento
- Miglior regista esordiente a Alice Rohrwacher
- Nomination Migliore attrice non protagonista a Anita Caprioli e Pasqualina Scuncia
- Nomination Miglior montaggio
- 2012 - David di Donatello
- Nomination Miglior regista esordiente a Alice Rohrwacher
- Nomination Migliore attrice non protagonista a Anita Caprioli
Note
- ^ (FR) Quinzaine 2011, su quinzaine-realisateurs.com. URL consultato il 30 dicembre 2011.
Collegamenti esterni
- (EN) 1886502, su IMDb, IMDb.com.
- (FR) Bruno Bouvet, « Corpo celeste », un regard d’enfant sur la religion des adultes, la-croix.com, 28/12/2011
- Paolo Mereghetti, Corpo celeste. Il Sud visto da una ragazzina: intreccio tra sacro e profano, Corriere della Sera, 26 maggio 2011