Ahmad al-Jazzar Pascià: differenze tra le versioni

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Figlio di un cristiano [[bosgnacchi|bosniaco]], fu venduto come schiavo in [[Egitto]]. Entrato al servizio del Gran [[Vizir]] ottomano, Hakīmoğlu ʿAlī Pascià (Hekimoğlu Ali Paşa), riuscì a elevarsi dal rango di suo semplice [[mamelucco]] (schiavo avviato alla carriera militare) alla dignità di [[Wali (governatore)|Governatore]] del [[Il Cairo|Cairo]], poi dell<nowiki>'</nowiki>''eyalet'' (suddivisione amministrativa ottomana, equivalente alla ''[[wilaya]]'') di [[Beirut]] nel [[1773]].
Figlio di un cristiano [[bosgnacchi|bosniaco]], fu venduto come schiavo in [[Egitto]]. Entrato al servizio del Gran [[Vizir]] ottomano, Hakīmoğlu ʿAlī Pascià (Hekimoğlu Ali Paşa), riuscì a elevarsi dal rango di suo semplice [[mamelucco]] (schiavo avviato alla carriera militare) alla dignità di [[Wali (governatore)|Governatore]] del [[Il Cairo|Cairo]], poi dell<nowiki>'</nowiki>''eyalet'' (suddivisione amministrativa ottomana, equivalente alla ''[[wilaya]]'') di [[Beirut]] nel 1773.


Nel [[1756]] servì sotto ʿAbd Allāh Bey e gli succedette quando questi fu ucciso da rivoltosi beduini egiziani della provincia di al-Buḥayra, nel delta del [[Nilo]]. Nel [[1768]] dovette rifugiarsi al Cairo per sfuggire agli intrighi dell'ambiente in cui operava, per recarsi successivamente a [[Istanbul]], entrando nell'amministrazione ottomana. Nel [[1772]] fu invitato a difendere la città di [[Beirut]] dall'attacco dei russi che, con l'appoggio di ʿAli Bey in Egitto e di {{unicode|Ḍ|}}āhir al-ʿUmar (Zahir Ömer) in [[Galilea]], miravano a rovesciare gli Ottomani.
Nel 1756 servì sotto ʿAbd Allāh Bey e gli succedette quando questi fu ucciso da rivoltosi beduini egiziani della provincia di al-Buḥayra, nel delta del [[Nilo]]. Nel 1768 dovette rifugiarsi al Cairo per sfuggire agli intrighi dell'ambiente in cui operava, per recarsi successivamente a [[Istanbul]], entrando nell'amministrazione ottomana. Nel 1772 fu invitato a difendere la città di [[Beirut]] dall'attacco dei russi che, con l'appoggio di ʿAli Bey in Egitto e di {{unicode|Ḍ|}}āhir al-ʿUmar (Zahir Ömer) in [[Galilea]], miravano a rovesciare gli Ottomani.


Nominato [[Pascià]] (governatore militare), ''beylerbeyi'' dell<nowiki>'</nowiki>''eyalet'' di [[Rumelia]] e, nel [[1775]], ''mutasarrif'' del [[Sangiaccato (suddivisione amministrativa)|Sangiaccato]] di Qara Hisar (Anatolia), al-Jazzār divenne quello stesso anno ''beylerbeyi'' dell<nowiki>'</nowiki>''eyalet'' di [[Sidone]],<ref>K. S. Salibi, nel lemma «al-<u>Dj</u>azzār Pa<u>sh</u>a», sull<nowiki>'</nowiki>''Encyclopédie de l'Islam'' <sup>2</sup>, ricorda come (fatto unico nella storia ottomana) al-Jazzār fosse conservato nella funzione di governatore di Sidone per ben 29 anni.</ref> stabilendosi ad [[Acri (Israele)|Acri]]. Qui domò nel [[1790]] una rivolta di suoi mamelucchi, finanziata e rifornita dai francesi, ottenendo anche il governo di [[Damasco]].
Nominato [[Pascià]] (governatore militare), ''beylerbeyi'' dell<nowiki>'</nowiki>''eyalet'' di [[Rumelia]] e, nel 1775, ''mutasarrif'' del [[Sangiaccato (suddivisione amministrativa)|Sangiaccato]] di Qara Hisar (Anatolia), al-Jazzār divenne quello stesso anno ''beylerbeyi'' dell<nowiki>'</nowiki>''eyalet'' di [[Sidone]],<ref>K. S. Salibi, nel lemma «al-<u>Dj</u>azzār Pa<u>sh</u>a», sull<nowiki>'</nowiki>''Encyclopédie de l'Islam'' <sup>2</sup>, ricorda come (fatto unico nella storia ottomana) al-Jazzār fosse conservato nella funzione di governatore di Sidone per ben 29 anni.</ref> stabilendosi ad [[Acri (Israele)|Acri]]. Qui domò nel 1790 una rivolta di suoi mamelucchi, finanziata e rifornita dai francesi, ottenendo anche il governo di [[Damasco]].


La sua fama si diffuse ben fuori del contesto [[islam]]ico, quando dimostrò di saper difendere efficacemente la sua città-capitale contro il possente tentativo di assedio operato da [[Napoleone Bonaparte]] ([[Assedio di San Giovanni d'Acri (1799)|assedio di Acri del 1799]]), nell'ambito della sua [[Campagna d'Egitto]], grazie anche al consistente aiuto delle navi britanniche comandate dal commodoro [[William Sidney Smith|Smith]] e dall'emigrato francese [[Antoine Le Picard de Phélippeaux|Phélippeaux]].
La sua fama si diffuse ben fuori del contesto [[islam]]ico, quando dimostrò di saper difendere efficacemente la sua città-capitale contro il possente tentativo di assedio operato da [[Napoleone Bonaparte]] ([[Assedio di San Giovanni d'Acri (1799)|assedio di Acri del 1799]]), nell'ambito della sua [[Campagna d'Egitto]], grazie anche al consistente aiuto delle navi britanniche comandate dal commodoro [[William Sidney Smith|Smith]] e dall'emigrato francese [[Antoine Le Picard de Phélippeaux|Phélippeaux]].


Dopo aver strappato ai mamelucchi il controllo dell'Egitto, con la [[Battaglia delle Piramidi]] del 21 luglio [[1798]], l'esercito francese repubblicano tentò d'invadere la Siria e la Palestina ottomane. Malgrado i francesi riuscissero a conquistare [[al-Arish|al-ʿArīsh]] e [[Giaffa]] e vincessero ogni battaglia in campo aperto contro gli [[Ottomani]], non furono in grado di superare le fortificazioni murarie di Acri, il cui governatore poteva contare sul sostegno britannico di Smith e Phélippeaux. L'esercito francese così fu indebolito dalle inevitabili epidemie ([[Tifo esantematico|tifo]] e [[colera]], che in quei climi e in quei tempi regolarmente si producevano) e dalla mancanza di rifornimenti, causati dal blocco navale imposto da [[Horatio Nelson]] dopo la sua vittoria navale di [[Battaglia navale di Abukir|Abukir]].
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Sebbene Napoleone e al-Jazzār Pascià ricevessero qualche rifornimento da [[Bashir Shihab II|Bashīr]], esponente principale della famiglia [[Emiro|emirale]] del [[Monte Libano]], gli [[Shihab (famiglia)|Shihāb]], rimasto però formalmente neutrale, la situazione non consentì a Napoleone di protrarre oltre il suo assedio, tanto che dovette infine ritirarsi, vanificando dal punto di vista strategico la sua intera [[Campagna d'Egitto|Campagna di conquista dell'Egitto]] e del [[Vicino Oriente]] [[islam]]ico.
Sebbene Napoleone e al-Jazzār Pascià ricevessero qualche rifornimento da [[Bashir Shihab II|Bashīr]], esponente principale della famiglia [[Emiro|emirale]] del [[Monte Libano]], gli [[Shihab (famiglia)|Shihāb]], rimasto però formalmente neutrale, la situazione non consentì a Napoleone di protrarre oltre il suo assedio, tanto che dovette infine ritirarsi, vanificando dal punto di vista strategico la sua intera [[Campagna d'Egitto|Campagna di conquista dell'Egitto]] e del [[Vicino Oriente]] [[islam]]ico.

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Ahmad al-Jazzār
Ritratto di al-Jazzār Pascià
NascitaStolac
1722
MorteDamasco
23 aprile 1804 (82 anni)
Dati militari
GradoPascià ottomano
GuerreCampagna d'Egitto
BattaglieDifesa di Beirut del 1772
Assedio di San Giovanni d'Acri
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Ahmad al-Jazzār (in arabo أحمد الجزار?; Stolac, 1722Damasco, 23 aprile 1804) è stato un militare ottomano, di origine bosniaca, fu dal 1775 governatore di Acri (città costiera palestinese, oggi nello Stato d'Israele), di Damasco e della Galilea (Jalīl) durante il periodo ottomano.

Biografia

al-Jazzār mentre giudica un criminale.
La moschea di al-Jazzār (San Giovanni d'Acri).

Figlio di un cristiano bosniaco, fu venduto come schiavo in Egitto. Entrato al servizio del Gran Vizir ottomano, Hakīmoğlu ʿAlī Pascià (Hekimoğlu Ali Paşa), riuscì a elevarsi dal rango di suo semplice mamelucco (schiavo avviato alla carriera militare) alla dignità di Governatore del Cairo, poi dell'eyalet (suddivisione amministrativa ottomana, equivalente alla wilaya) di Beirut nel 1773.

Nel 1756 servì sotto ʿAbd Allāh Bey e gli succedette quando questi fu ucciso da rivoltosi beduini egiziani della provincia di al-Buḥayra, nel delta del Nilo. Nel 1768 dovette rifugiarsi al Cairo per sfuggire agli intrighi dell'ambiente in cui operava, per recarsi successivamente a Istanbul, entrando nell'amministrazione ottomana. Nel 1772 fu invitato a difendere la città di Beirut dall'attacco dei russi che, con l'appoggio di ʿAli Bey in Egitto e di āhir al-ʿUmar (Zahir Ömer) in Galilea, miravano a rovesciare gli Ottomani.

Nominato Pascià (governatore militare), beylerbeyi dell'eyalet di Rumelia e, nel 1775, mutasarrif del Sangiaccato di Qara Hisar (Anatolia), al-Jazzār divenne quello stesso anno beylerbeyi dell'eyalet di Sidone,[1] stabilendosi ad Acri. Qui domò nel 1790 una rivolta di suoi mamelucchi, finanziata e rifornita dai francesi, ottenendo anche il governo di Damasco.

La sua fama si diffuse ben fuori del contesto islamico, quando dimostrò di saper difendere efficacemente la sua città-capitale contro il possente tentativo di assedio operato da Napoleone Bonaparte (assedio di Acri del 1799), nell'ambito della sua Campagna d'Egitto, grazie anche al consistente aiuto delle navi britanniche comandate dal commodoro Smith e dall'emigrato francese Phélippeaux.

Dopo aver strappato ai mamelucchi il controllo dell'Egitto, con la Battaglia delle Piramidi del 21 luglio 1798, l'esercito francese repubblicano tentò d'invadere la Siria e la Palestina ottomane. Malgrado i francesi riuscissero a conquistare al-ʿArīsh e Giaffa e vincessero ogni battaglia in campo aperto contro gli Ottomani, non furono in grado di superare le fortificazioni murarie di Acri, il cui governatore poteva contare sul sostegno britannico di Smith e Phélippeaux. L'esercito francese così fu indebolito dalle inevitabili epidemie (tifo e colera, che in quei climi e in quei tempi regolarmente si producevano) e dalla mancanza di rifornimenti, causati dal blocco navale imposto da Horatio Nelson dopo la sua vittoria navale di Abukir.

Sebbene Napoleone e al-Jazzār Pascià ricevessero qualche rifornimento da Bashīr, esponente principale della famiglia emirale del Monte Libano, gli Shihāb, rimasto però formalmente neutrale, la situazione non consentì a Napoleone di protrarre oltre il suo assedio, tanto che dovette infine ritirarsi, vanificando dal punto di vista strategico la sua intera Campagna di conquista dell'Egitto e del Vicino Oriente islamico.

Un risultato di storica portata però fu comunque prodotto dalla presenza napoleonica in quelle terre, ricordato dallo storico egiziano, perché di lì a pochi anni l'albanese ottomano Mehmet Ali, inviato in Egitto per recuperarlo alla Sublime Porta, avviò un profondo processo di ammodernamento, specie delle regioni egiziane.

Jazzār in arabo significa "macellaio" e si vuole che questo soprannome gli fosse stato attribuito a causa della durezza del suo governo ma il laqab divenne un cognome per i suoi discendenti, tuttora presenti in Siria.

Nella cultura di massa

Note

  1. ^ K. S. Salibi, nel lemma «al-Djazzār Pasha», sull'Encyclopédie de l'Islam 2, ricorda come (fatto unico nella storia ottomana) al-Jazzār fosse conservato nella funzione di governatore di Sidone per ben 29 anni.

Bibliografia

  • Shaykh ʿAbd al-Raḥmān al-Jabartī, ʿAjāʾib al-āthār fī l-tarājim wa l-akhbār, Būlāq (Il Cairo), 1880 (trad. franc. di Chefik Mansour et alii, Merveilles biographiques et historiques ou chronique du Cheikh Abd-El-Rahman El-Djabarti, Il Cairo, 1888-96).
  • Haydar Shihāb, Taʾrīkh Aḥmad Bāshā al-Jazzār (Storia di Aḥmad Pascià al-Jazzār), Beirut, 1955.
  • Lemma «al-Djazzar Pasha» (K. S. Salibi), in: Encyclopédie de l'Islam 2, Supplément, pp. 267b-269a.

Voci correlate

Altri progetti

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