Trieste mia!: differenze tra le versioni

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==Produzione==
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Il film è ascrivibile al filone dei melodrammi sentimentali, comunemente detto ''strappalacrime'', molto in voga in quel periodo tra il pubblico italiano (in seguito ribattezzato dalla critica con il termine ''neorealismo d'appendice'').
Il film è ascrivibile al filone dei melodrammi sentimentali, comunemente detto ''strappalacrime'', molto in voga in quel periodo tra il pubblico italiano.


Venne realizzato presso gli stabilimenti romani della [[Centro Safa Palatino|S.A.F.A. Palatino]].
Venne realizzato per gli interni presso gli stabilimenti romani della [[Centro Safa Palatino|S.A.F.A. Palatino]], e per gli esterni a [[Trieste]] e dintorni.


==Distribuzione==
==Distribuzione==

Versione delle 12:32, 7 ott 2020

Trieste mia!
Paese di produzioneItalia
Anno
Durata95 min
Dati tecniciB/N
Generedrammatico, sentimentale, guerra
RegiaMario Costa
SoggettoMario Costa, Anton Giulio Majano
SceneggiaturaMario Costa, Anton Giulio Majano, Fulvio Palmieri
Casa di produzioneS.A.F.A. Palatino
Distribuzione in italianoDear Film
FotografiaAlvaro Mancori, Carlo Carlini
MontaggioOtello Colangeli
MusicheEnnio Porrino
Interpreti e personaggi

[[Categoria:Film italiani del 1951]]

Trieste mia! è un film del 1951, diretto da Mario Costa.

È conosciuto anche con il titolo Trieste del mio cuore.

Trama

Durante la seconda guerra mondiale, Alberto e Luciano, legati da una grande amicizia, combattono nello stesso reggimento. I due sono caratterialmente opposti: Alberto è infatti un dongiovanni impenitente, mentre Luciano, triestino di nascita, è assai timido con le donne. Luciano ha una bella voce, ma con le sue canzoni favorisce soltanto le varie conquiste amorose dell'amico. A Trieste, dove il reggimento viene trasferito, Alberto conosce Anna, la figlia di un medico e se ne innamora: egli non sa che anche Luciano ama la ragazza, che conosce fin da quando era bambino, e ciò causa parecchia tensione tra i due amici. C'è però un terzo contendente per l'amore di Anna, lo slavo Kari, suo ex fidanzato, che non si rassegna alla fine della relazione con la ragazza ed ha intenzione di riprendersela.

Respinto da Anna, Kari si vendica, dopo l'8 settembre, denunciando Luciano ed Alberto ai tedeschi, ed i due vengono così imprigionati. Approfittando di un'imboscata dei partigiani, Alberto e Luciano riescono a liberarsi, ma Luciano viene ferito ad una gamba e viene così ricoverato in ospedale. Quando la città viene occupata dai partigiani slavi, Kari fa arrestare nuovamente Alberto assieme al padre di Anna; poi offre ad Anna la liberazione di entrambi, purché ella gli si conceda. Per rendere impossibile tale ricatto, il padre di Anna si suicida. Alberto evade dalla prigione e si riunisce ad Anna ed a Luciano, ancora convalescente. Mentre fuggono, vengono inseguiti dai partigiani slavi, capeggiati da Kari: nella sparatoria che ne segue, Kari e Alberto rimangono uccisi.

Produzione

Il film è ascrivibile al filone dei melodrammi sentimentali, comunemente detto strappalacrime, molto in voga in quel periodo tra il pubblico italiano.

Venne realizzato per gli interni presso gli stabilimenti romani della S.A.F.A. Palatino, e per gli esterni a Trieste e dintorni.

Distribuzione

Accoglienza

Il film ottenne un ottimo risultato commerciale, incassando 666.200.000 lire dell'epoca, risultando il quarto maggiore introito della stagione cinematografica 1951-52, preceduto solo da Anna di Alberto Lattuada, I figli di nessuno di Raffaello Matarazzo e Core 'ngrato di Guido Brignone, anch'essi tutti appartenenti al filone strappalacrime, all'epoca all'apice del suo successo tra il pubblico italiano, nonostante l'aperta ostilità della critica cinematografica coeva, che solo a partire dagli anni settanta rivaluterà queste pellicole, coniando appositamente il termine neorealismo d'appendice.

La morte di Ermanno Randi

Al film è legato un triste episodio di cronaca nera: Ermanno Randi, co-protagonista della pellicola, che all'epoca era uno dei giovani attori più promettenti ed in ascesa del cinema italiano (in quello stesso anno era stato protagonista di Enrico Caruso, leggenda di una voce, che aveva riscosso anch'esso un grande successo al botteghino), il 1º novembre 1951 (giorno della fine delle riprese di Trieste mia!), dovette ripetere più volte la scena finale, fino ad arrivare a tarda notte; a casa trovò ad aspettarlo il suo fidanzato e convivente Giuseppe Maggiore (Randi era infatti omosessuale, anche se la cosa era a conoscenza solo di pochi intimi); il quale, non credendo che il ritardo del compagno fosse dovuto a motivi di lavoro (immaginando invece che l'uomo avesse passato la serata in compagnia di un amante) in un impeto di gelosia, prese una pistola e gli sparò sei colpi, dei quali tre lo colpirono ed uccisero; la vita di Ermanno Randi fu così stroncata a soli 31 anni.

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