Guido Fassò: differenze tra le versioni

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{{quote|Guido Fassò, mi viene a conforto col suo ottimo lavoro, che dà una diligentissima ed acuta interpretazione ed esposizione del corso non già logico ma storico, o per meglio dire, psicologico della formazione della ''Scienza nuova''; esposizione che è utile possedere e che si segue con curiosità. Con pari bravura è condotta la ricerca di quel che il Vico attinse o credette di attingere ai quattro suoi autori.|[[Benedetto Croce]], ''Illusione degli autori sui “loro” autori'', in ''Quaderni della Critica'', luglio [[1949]], n. 14<ref>{{cita web|url=http://www.cognitivephilology.uniroma1.it/index.php/quadernidellacritica/article/view/1945/1942|titolo=Illusione degli autori sui “loro” autori|autore=Benedetto Croce|wkautore=Benedetto Croce|opera=[http://www.cognitivephilology.uniroma1.it/index.php/quadernidellacritica/issue/view/61 Quaderni della Critica]|editore=Laterza|data=luglio 1949, n. 14|formato=PDF|accesso=26 agosto 2016|lingua=it|pagine=89-90}}</ref>}}
{{quote|Guido Fassò, mi viene a conforto col suo ottimo lavoro, che dà una diligentissima ed acuta interpretazione ed esposizione del corso non già logico ma storico, o per meglio dire, psicologico della formazione della ''Scienza nuova''; esposizione che è utile possedere e che si segue con curiosità. Con pari bravura è condotta la ricerca di quel che il Vico attinse o credette di attingere ai quattro suoi autori.|[[Benedetto Croce]], ''Illusione degli autori sui “loro” autori'', in ''Quaderni della Critica'', luglio [[1949]], n. 14<ref>{{cita web|url=http://www.cognitivephilology.uniroma1.it/index.php/quadernidellacritica/article/view/1945/1942|titolo=Illusione degli autori sui “loro” autori|autore=Benedetto Croce|wkautore=Benedetto Croce|sito=[http://www.cognitivephilology.uniroma1.it/index.php/quadernidellacritica/issue/view/61 Quaderni della Critica]|editore=Laterza|data=luglio 1949, n. 14|formato=PDF|accesso=26 agosto 2016|pagine=89-90}}</ref>}}
{{Bio
{{Bio
|Nome = Guido
|Nome = Guido
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== Biografia ==
== Biografia ==
Nato a [[Bologna]] il [[18 ottobre]] [[1915]], da Emesto, un generale dell'esercito, e da Caterina Barbieri, Guido Fassò trascorre i suoi primi anni, fino all'adolescenza, fra il [[Piemonte]] ([[Mondovì]]), l'[[Emilia-Romagna]] ([[Parma]]) e la [[Lombardia]] ([[Mantova]]). Temperamento religioso, ereditato dall'educazione famigliare e dalla frequentazione con un anziano sacerdote<ref name=Tamassia>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/guido-fasso_(Dizionario-Biografico)/|autore=Franco Tamassia|opera=Dizionario Biografico degli Italiani|volume=45|città=Roma|editore=Istituto dell'Enciclopedia Italiana|data=1995|titolo=FASSÒ, Guido}}</ref>, Fassò si caratterizzò sin dalla giovinezza per il rigore negli studi, sicché [[Roberto Mazzetti|Mazzetti]], suo compagno di gioventù, poté definirlo come «schivo degli incontri e quasi della società, teso in un impegno di chiarezza mentale, di serietà e finezza di sentire»<ref>Le parole di Mazzetti sono riportate in {{cita pubblicazione|autore=Carla Faralli|titolo=Il maestro e lo studioso||rivista=Rivista di filosofia del diritto|editore=Il Mulino|città=Bologna|anno=2015|mese=dicembre|p=9|issn=2280-482X|isbn=978-88-15-26112-0}}</ref>. Conseguita, nel [[1932]], la maturità presso il [[liceo classico]] [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]] di Mantova, si laurea, presso l'[[Università di Bologna|Università degli Studi di Bologna]], in [[giurisprudenza]] ([[1936]]) e in [[filosofia]] ([[1940]]), sotto la supervisione di [[Felice Battaglia]]<ref>{{cita pubblicazione|autore=Enrico Pattaro|titolo=Alcuni ricordi personali e cenni sulla gnoseologia, ontologia e concezione della filosofia di Fassò|rivista=Rivista di filosofia del diritto|editore=Il Mulino|città=Bologna|anno=2015|mese=dicembre|p=59, nota 7|citazione=Felice Battaglia fu un grande accademico, perché ebbe allievi di ogni orientamento filosofico e di ogni vocazione disciplinare. A parte i suoi beneamati preti, uno solo dei quali portò in cattedra, tra i suoi allievi si annoverano laici come appunto Guido Fassò in Filosofia del diritto [...]|issn=2280-482X|isbn=978-88-15-26112-0}}</ref>, quindi svolge la professione di [[docente]] di [[storia]] e filosofia, inizialmente come [[supplente]] al [[Liceo ginnasio statale Luigi Galvani|Galvani]] di Bologna ([[1939]]), poi a [[Forlì]] (1939-1940) e, finalmente, al [[liceo scientifico]] [[Augusto Righi]] di Bologna (1949-[[1953]])<ref name=Tamassia/>.
Nato a [[Bologna]] il [[18 ottobre]] [[1915]], da Emesto, un generale dell'esercito, e da Caterina Barbieri, Guido Fassò trascorre i suoi primi anni, fino all'adolescenza, fra il [[Piemonte]] ([[Mondovì]]), l'[[Emilia-Romagna]] ([[Parma]]) e la [[Lombardia]] ([[Mantova]]). Temperamento religioso, ereditato dall'educazione famigliare e dalla frequentazione con un anziano sacerdote<ref name=Tamassia>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/guido-fasso_(Dizionario-Biografico)/|autore=Franco Tamassia|sito=Dizionario Biografico degli Italiani|volume=45|città=Roma|editore=Istituto dell'Enciclopedia Italiana|data=1995|titolo=FASSÒ, Guido}}</ref>, Fassò si caratterizzò sin dalla giovinezza per il rigore negli studi, sicché [[Roberto Mazzetti|Mazzetti]], suo compagno di gioventù, poté definirlo come «schivo degli incontri e quasi della società, teso in un impegno di chiarezza mentale, di serietà e finezza di sentire»<ref>Le parole di Mazzetti sono riportate in {{cita pubblicazione|autore=Carla Faralli|titolo=Il maestro e lo studioso||rivista=Rivista di filosofia del diritto|editore=Il Mulino|città=Bologna|anno=2015|mese=dicembre|p=9|issn=2280-482X|isbn=978-88-15-26112-0}}</ref>. Conseguita, nel [[1932]], la maturità presso il [[liceo classico]] [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]] di Mantova, si laurea, presso l'[[Università di Bologna|Università degli Studi di Bologna]], in [[giurisprudenza]] ([[1936]]) e in [[filosofia]] ([[1940]]), sotto la supervisione di [[Felice Battaglia]]<ref>{{cita pubblicazione|autore=Enrico Pattaro|titolo=Alcuni ricordi personali e cenni sulla gnoseologia, ontologia e concezione della filosofia di Fassò|rivista=Rivista di filosofia del diritto|editore=Il Mulino|città=Bologna|anno=2015|mese=dicembre|p=59, nota 7|citazione=Felice Battaglia fu un grande accademico, perché ebbe allievi di ogni orientamento filosofico e di ogni vocazione disciplinare. A parte i suoi beneamati preti, uno solo dei quali portò in cattedra, tra i suoi allievi si annoverano laici come appunto Guido Fassò in Filosofia del diritto [...]|issn=2280-482X|isbn=978-88-15-26112-0}}</ref>, quindi svolge la professione di [[docente]] di [[storia]] e filosofia, inizialmente come [[supplente]] al [[Liceo ginnasio statale Luigi Galvani|Galvani]] di Bologna ([[1939]]), poi a [[Forlì]] (1939-1940) e, finalmente, al [[liceo scientifico]] [[Augusto Righi]] di Bologna (1949-[[1953]])<ref name=Tamassia/>.
Divenuto assistente volontario nella cattedra di [[Filosofia del diritto]] dell'Ateneo bolognese ([[1947]]), vinse il concorso per la cattedra di professore ordinario all'[[Università degli Studi di Parma|Università di Parma]] ([[1949]]), trasferendosi successivamente a Bologna ([[1963]]), dove insegnò filosofia giuridica (presso la Facoltà di giurisprudenza) e storia delle dottrine politiche (nella Facoltà di Lettere e Filosofia)<ref name=Tamassia/>.
Divenuto assistente volontario nella cattedra di [[Filosofia del diritto]] dell'Ateneo bolognese ([[1947]]), vinse il concorso per la cattedra di professore ordinario all'[[Università degli Studi di Parma|Università di Parma]] ([[1949]]), trasferendosi successivamente a Bologna ([[1963]]), dove insegnò filosofia giuridica (presso la Facoltà di giurisprudenza) e storia delle dottrine politiche (nella Facoltà di Lettere e Filosofia)<ref name=Tamassia/>.
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Fra le altre opere, ''La democrazia in Grecia'', del 1959 (tradotta in greco nel [[1971]] e fatta circolare durante la [[dittatura dei colonnelli]]<ref>Carla Faralli, ''Presentazione'', in {{cita libro|autore=Guido Fassò|titolo=La democrazia in Grecia|editore=Giuffrè|città=Milano|anno=1999|ed=2|curatore=Carla Faralli|curatore2=Enrico Pattaro|curatore3=Giampaolo Zucchini|p=X|isbn=88-14-07833-5|citazione=È importante, infine, sottolineare il valore di impegno civile che il filosofo bolognese riconosceva al testo e che ad esso venne riconosciuto dalla traduzione greca del 1971 [cfr. nota 8: Thessalonike, Poseidonas], all'epoca della dittatura militare in Grecia}}</ref>); ''Il diritto naturale'', del 1964; dello stesso anno è ''La legge della ragione'', considerata una «tra le opere migliori di filosofia del diritto uscite in Italia» al tempo, e consistente in una «appassionata rivalutazione» del diritto naturale<ref>{{cita libro|autore=Norberto Bobbio|wkautore=Norberto Bobbio|titolo=Giusnaturalismo e positivismo giuridico|altri=prefazione di [[Luigi Ferrajoli]]|annooriginale=1965|anno=2011|editore=Laterza|città=Roma-Bari|p=4|isbn=978-88-420-8668-0}}</ref>; ''Società, legge e ragione'', apparso nell'anno della morte (i due ultimi volumi citati, tuttavia, ripropongono scritti precedenti). Le pubblicazioni in cui si esprime con più chiarezza l'ispirazione teoretica di Fassò sono, invece, ''La storia come esperienza giuridica'' del 1953 (in cui, ha commentato Bobbio, si dimostra che «tutti i rapporti che l'uomo ha con gli altri uomini, contengono un germe di organizzazione, e quindi sono istituzioni giuridiche»<ref>{{cita pubblicazione|autore=Norberto Bobbio|titolo=La filosofia del diritto in Italia|rivista=Jus|anno=1957|città=Milano|p=189|url=http://www.erasmo.it/gobetti/copertine/623.pdf|accesso=22 agosto 2016}}</ref>) e ''Cristianesimo e società'' del 1956, che susciterà un vivace dibattito nell'ambiente cattolico, incontrando financo il favore di [[Giuseppe Prezzolini|Prezzolini]]<ref>Carla Faralli, ''I momenti della riflessione critica su Guido Fassò'', in {{cita libro|autore=Guido Fassò|titolo=Scritti di filosofia del diritto|vol=3|editore=Giuffrè|anno=1982|città=Milano|pp=1487-1488|citazione=Prezzolini chiosa ''Cristianesimo e società'' sia in un articolo su ‘Il resto del carlino’ sia nel libro ''Cristo e/o Machiavelli''. ‘Conservo la prima edizione di ''Cristianesimo e società'' — egli scrive —... La volli come compagna perché dovevo moltissimo a quel libro, cioè non dirò l<nowiki>'</nowiki>''apertura'', ma la ''conferma'' dotta, serena, eppure appassionata di un punto di vista importante’. Prezzolini ritiene di aver trovato in Fassò, argomentate con un'alta filologia, sempre al corrente della produzione critica e accompagnata dalla conoscenza dei testi filosofici, quelle stesse idee che anch'egli aveva manifestato fin dal 1908 ‘lanciate piuttosto da un intuito che da un sapere storico’|isbn=no}}</ref>.
Fra le altre opere, ''La democrazia in Grecia'', del 1959 (tradotta in greco nel [[1971]] e fatta circolare durante la [[dittatura dei colonnelli]]<ref>Carla Faralli, ''Presentazione'', in {{cita libro|autore=Guido Fassò|titolo=La democrazia in Grecia|editore=Giuffrè|città=Milano|anno=1999|ed=2|curatore=Carla Faralli|curatore2=Enrico Pattaro|curatore3=Giampaolo Zucchini|p=X|isbn=88-14-07833-5|citazione=È importante, infine, sottolineare il valore di impegno civile che il filosofo bolognese riconosceva al testo e che ad esso venne riconosciuto dalla traduzione greca del 1971 [cfr. nota 8: Thessalonike, Poseidonas], all'epoca della dittatura militare in Grecia}}</ref>); ''Il diritto naturale'', del 1964; dello stesso anno è ''La legge della ragione'', considerata una «tra le opere migliori di filosofia del diritto uscite in Italia» al tempo, e consistente in una «appassionata rivalutazione» del diritto naturale<ref>{{cita libro|autore=Norberto Bobbio|wkautore=Norberto Bobbio|titolo=Giusnaturalismo e positivismo giuridico|altri=prefazione di [[Luigi Ferrajoli]]|annooriginale=1965|anno=2011|editore=Laterza|città=Roma-Bari|p=4|isbn=978-88-420-8668-0}}</ref>; ''Società, legge e ragione'', apparso nell'anno della morte (i due ultimi volumi citati, tuttavia, ripropongono scritti precedenti). Le pubblicazioni in cui si esprime con più chiarezza l'ispirazione teoretica di Fassò sono, invece, ''La storia come esperienza giuridica'' del 1953 (in cui, ha commentato Bobbio, si dimostra che «tutti i rapporti che l'uomo ha con gli altri uomini, contengono un germe di organizzazione, e quindi sono istituzioni giuridiche»<ref>{{cita pubblicazione|autore=Norberto Bobbio|titolo=La filosofia del diritto in Italia|rivista=Jus|anno=1957|città=Milano|p=189|url=http://www.erasmo.it/gobetti/copertine/623.pdf|accesso=22 agosto 2016}}</ref>) e ''Cristianesimo e società'' del 1956, che susciterà un vivace dibattito nell'ambiente cattolico, incontrando financo il favore di [[Giuseppe Prezzolini|Prezzolini]]<ref>Carla Faralli, ''I momenti della riflessione critica su Guido Fassò'', in {{cita libro|autore=Guido Fassò|titolo=Scritti di filosofia del diritto|vol=3|editore=Giuffrè|anno=1982|città=Milano|pp=1487-1488|citazione=Prezzolini chiosa ''Cristianesimo e società'' sia in un articolo su ‘Il resto del carlino’ sia nel libro ''Cristo e/o Machiavelli''. ‘Conservo la prima edizione di ''Cristianesimo e società'' — egli scrive —... La volli come compagna perché dovevo moltissimo a quel libro, cioè non dirò l<nowiki>'</nowiki>''apertura'', ma la ''conferma'' dotta, serena, eppure appassionata di un punto di vista importante’. Prezzolini ritiene di aver trovato in Fassò, argomentate con un'alta filologia, sempre al corrente della produzione critica e accompagnata dalla conoscenza dei testi filosofici, quelle stesse idee che anch'egli aveva manifestato fin dal 1908 ‘lanciate piuttosto da un intuito che da un sapere storico’|isbn=no}}</ref>.


Colpito dalla malattia, Fassò passò di vita il [[30 ottobre]] [[1974]], disponendo al contempo che i suoi scritti inediti non fossero pubblicati, né che quelli già licenziati venissero riproposti<ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/guido-fasso_(Dizionario-Biografico)/|autore=Franco Tamassia|opera=Dizionario Biografico degli Italiani|volume=45|città=Roma|editore=Istituto dell'Enciclopedia Italiana|data=1995|titolo=FASSÒ, Guido|citazione=Nel testamento morale chiese di non essere commemorato, di non raccogliere studi in sua memoria, di non ristampare suoi scritti né di pubblicare inediti (in quanto non curati come avrebbe voluto)|accesso=29 luglio 2016}}</ref>.
Colpito dalla malattia, Fassò passò di vita il [[30 ottobre]] [[1974]], disponendo al contempo che i suoi scritti inediti non fossero pubblicati, né che quelli già licenziati venissero riproposti<ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/guido-fasso_(Dizionario-Biografico)/|autore=Franco Tamassia|sito=Dizionario Biografico degli Italiani|volume=45|città=Roma|editore=Istituto dell'Enciclopedia Italiana|data=1995|titolo=FASSÒ, Guido|citazione=Nel testamento morale chiese di non essere commemorato, di non raccogliere studi in sua memoria, di non ristampare suoi scritti né di pubblicare inediti (in quanto non curati come avrebbe voluto)|accesso=29 luglio 2016}}</ref>.


== Sinossi del pensiero ==
== Sinossi del pensiero ==
[[File:Santi_Romano.gif|thumb|right|230px|upright=0.7|Benché Fassò abbia considerato Romano quale apripista di una concezione del diritto non più [[Normativismo|normativistica]], bensì quale «attività [...] estesa [ai] molteplici aspetti della vita umana», egli non poté non ravvisare il limite del suo istituzionalismo nella mancanza di una «definizione esauriente» di istituzione, scegliendo il Romano di tenersi «deliberatamente fuori dal campo della filosofia, non sfruttando neppure quegli indirizzi di essa, primo fra tutti quello del Croce, che potevano valere a suffragare la sua tesi»<ref>{{cita libro|autore=Guido Fassò|titolo=Storia della filosofia del diritto|curatore=Carla Faralli|volume=3|annooriginale=1970|anno=2006|editore=Laterza|città=Roma-Bari|pp=285-288|isbn=978-88-420-7936-1}}</ref>.]]
[[File:Santi_Romano.gif|thumb|right|230px|upright=0.7|Benché Fassò abbia considerato Romano quale apripista di una concezione del diritto non più [[Normativismo|normativistica]], bensì quale «attività [...] estesa [ai] molteplici aspetti della vita umana», egli non poté non ravvisare il limite del suo istituzionalismo nella mancanza di una «definizione esauriente» di istituzione, scegliendo il Romano di tenersi «deliberatamente fuori dal campo della filosofia, non sfruttando neppure quegli indirizzi di essa, primo fra tutti quello del Croce, che potevano valere a suffragare la sua tesi»<ref>{{cita libro|autore=Guido Fassò|titolo=Storia della filosofia del diritto|curatore=Carla Faralli|volume=3|annooriginale=1970|anno=2006|editore=Laterza|città=Roma-Bari|pp=285-288|isbn=978-88-420-7936-1}}</ref>.]]
Formatosi filosoficamente nella temperie culturale dominata dal [[Neohegelismo#Il neohegelismo italiano|neoidealismo]], Fassò prese successivamente le distanze da quella tradizione, smarcandosi specificamente dallo storicismo assoluto [[Benedetto Croce|crociano]], con ''La storia come esperienza giuridica''<ref>Enrico Pattaro, ''In che senso la storia è esperienza giuridica: l'istituzionalismo trascendentale di Guido Fassò'', in {{cita libro|autore=Guido Fassò|titolo=La storia come esperienza giuridica|curatore=Carla Faralli|annooriginale=1953|anno=2016|p=146|editore=Rubbettino|città=Soveria Mannelli|isbn=978-88-498-4623-2|citazione=L'esperienza che Fassò aveva avuto della filosofia idealistica egemone in Italia nella prima metà del secolo, la quale all'interno dei suoi precedenti studi vichiani, condotti in chiave di storia della filosofia, non necessariamente costituiva un'ipoteca con cui dover fare conti precisi, in sede teoretica — sia pure di filosofia del diritto — venne chiamata ad un inevitabile ''redde rationem''}}</ref>, ispirata dalle suggestioni [[Istituzionalismo|istituzionalistiche]] proposte da [[Santi Romano]] (ma di questi Fassò deplorerà, nella successiva ''Storia della filosofia del diritto''<ref>Il giudizio, tuttavia, è già presente in {{cita libro|autore=Guido Fassò|titolo=La storia come esperienza giuridica|annooriginale=1953|anno=2016|editore=Rubbettino|città=Soveria Mannelli|curatore=Carla Faralli|p=32|citazione=È proprio questo, del resto, il punto debole della dottrina del Romano, che fu subito rilevato dai suoi critici: il circolo vizioso in cui egli si aggira, presupponendo la giuridicità di quella istituzione che poi identifica con il diritto. In altre parole, il Romano afferma che sono istituzione, ossia ordinamento giuridico, ossia diritto, quegli enti o corpi sociali che hanno carattere giuridico|isbn=978-88-498-4623-2}}</ref>, il «circolo vizioso» per cui una «istituzione è giuridica [solo] quando è giuridica»<ref name=Storia287>{{cita libro|autore=Guido Fassò|titolo=Storia della filosofia del diritto|curatore=Carla Faralli|volume=3|annooriginale=1970|anno=2006|editore=Laterza|città=Roma-Bari|p=287|isbn=978-88-420-7936-1}}</ref>). A Croce, che faceva coincidere storia e filosofia, Fassò replicava con l'identificazione di storia e diritto<ref>Enrico Pattaro, ''In che senso la storia è esperienza giuridica: l'istituzionalismo trascendentale di Guido Fassò'', cit., p. 187.</ref>, estendendo il concetto di istituzione — contrariamente a quanto faceva Romano, e risolvendone così il «circolo vizioso» — a «tutti gli aspetti della vita sociale, cioè della vita dell'uomo nella storia, che è sempre vita dell'uomo in società»<ref name=Storia287/>. L'elisione dell'identità fra realtà (storica) e razionalità (filosofica), non implicava per Fassò la rimozione dell'Assoluto, ma egli ne negava ogni possibilità conoscitiva, ricadendo la «concreta unità del reale» (sotto l'aspetto [[Gnoseologia|gnoseologico]]) nell'ambito del privo di senso<ref>Enrico Pattaro, ''In che senso la storia è esperienza giuridica: l'istituzionalismo trascendentale di Guido Fassò'', cit., p. 153. {{citazione|La concreta unità del reale, l'universale concreto, è un residuato della grandiosa retorica metafisica idealistica. Fassò, con l'onore delle armi, lo colloca nella dimensione che gli compete, ossia dell'inconoscibile, indicibile, incomunicabile per definizione: dell'indiscutibile che è tale non perché sia vero o certo di là da ogni ragionevole dubbio, bensì perché non è possibile oggetto di discorso, non è suscettibile di ragionamento, sfugge ad ogni comprensione e spiegazione razionale. Lo colloca nella dimensione del privo di senso}}</ref>, e, tuttavia, restando attingibile in uno slancio mistico, ben descritto in una pagina de ''La legge della ragione'', ove si apprende che «l'uomo partecipa sì del Valore divino, ma solo quando si faccia anch'egli Dio per unirsi a lui, trascendendo la propria umanità, la propria soggettività empirica, storica»<ref>{{cita libro|autore=Guido Fassò|titolo=La legge della ragione|curatore=Carla Faralli|curatore2=Enrico Pattaro|curatore3=Giampaolo Zucchini|editore=Giuffrè|città=Milano|ed=2|anno=1999|annooriginale=1964|p=11|isbn=88-14-07827-0}}</ref>. È importante tener fermo come Fassò, quantunque abbia legato l'Assoluto a uno slancio mistico, non si sia fatto teorico di un irrazionalismo misticheggiante<ref>Enrico Pattaro, ''In che senso la storia è esperienza giuridica: l'istituzionalismo trascendentale di Guido Fassò'', cit., p. 155, nota 10. {{citazione|Resti chiaro, peraltro, che Fassò rinvia sì al piano mistico l'unità del reale, l'assoluto, l'universale concreto, ecc., ma che, non per questo, egli professa una filosofia mistica (intuizionistica)}}</ref>, ma — giusta l'osservazione di [[Luigi Lombardi Vallauri|Lombardi Vallauri]] — abbia formulato un «dittico» in cui si afferma, da un lato, la «sopragiuridicità dell'etica intesa come esperienza religiosa» e, dall'altro, «la funzione essenziale della ragione giuridica nel mondo»<ref>Il giudizio di Lombardi Vallauri è espresso nel suo ''Amicizia, carità, diritto'', Giuffrè, Milano 1969, p. 238 («Considerata nel suo arco complessivo, l'opera di Fassò risulta formare come un dittico, che da un lato ribadisce rigorosamente la sopragiuridicità della esperienza cristiana giunta al suo culmine (identificato nella carità), e dall'altro lato riconosce la funzione preziosa della ragione giuridica ‘nel mondo, dove ogni individuo limita e contraddice l'altro e dove una norma di coesistenza è indispensabile’») e accolto in {{cita libro|autore=Guido Fassò|titolo=Società, legge e ragione|editore=Edizioni di Comunità|città=Milano|anno=1974|pp=8-9|isbn=no}}</ref>. Proprio il riconoscimento della centralità della ragione giuridica nel governo della «concreta molteplicità del reale»<ref>Enrico Pattaro, ''In che senso la storia è esperienza giuridica: l'istituzionalismo trascendentale di Guido Fassò'', cit., p. 158. {{citazione|La ‘(concreta) molteplicità del reale’, il ‘flusso eracliteo dei particolari concrerti’, l'eterogeneo ''continuum'' di cui Fassò parla richiamando [[Alf Ross|Ross]], è la realtà empirica, fenomenica: molteplicità infinita di eventi originali e irripetibili, ‘non essendovi nello spazio, e più ancora nel tempo, due fenomeni perfettamente identici’}}</ref> costituì per Fassò un ulteriore motivo critico nei confronti dell'antigiusnaturalismo crociano, da cui, dopo l'approfondimento della storia del [[giusnaturalismo]], prese più convintamente le distanze<ref>Sulla posizione crociana rispetto al giusnaturalismo cfr., per esempio, {{cita libro|autore=Benedetto Croce|wkautore=Benedetto Croce|titolo=Filosofia della pratica. Economica ed etica|curatore=Maurizio Tarantino|altri=con una nota al testo di [[Gennaro Sasso]]|editore=Bibliopolis|città=Napoli|annooriginale=1909|anno=1996|pp=332-333|isbn=978-88-708-8357-2|citazione=Contraddittorio è altresì il concetto di un codice eterno, di una legislazione-limite o modello, di un diritto universale, razionale o naturale, o come altro lo si è venuto variamente intitolando. Il diritto naturale, la legislazione universale, il codice eterno, che pretende fissare il transeunte, urta contro il principio della mutevolezza delle leggi, che è conseguenza necessaria del carattere contingente e storico del loro contenuto. Se al diritto naturale si lasciasse fare quel che esso annunzia, se Dio permettesse che gli affari della Realtà fossero amministrati secondo le astratte idee degli scrittori e dei professori, si vedrebbe, con la formazione e applicazione del Codice eterno, arrestarsi di colpo lo Svolgimento, concludersi la Storia, morire la Vita, disfarsi la Realtà}}<br>Sulla presa esplicita di distanza di Fassò da Croce, cfr. ''Società, legge e ragione'', cit., pp. 7-8. {{citazione|Ho continuato a ripetere la stessa cosa: che il diritto nasce dalla ''natura'' umana, la quale è natura storica e natura sociale. Ho rifiutato dapprima, sotto la suggestione dell'antigiusnaturalismo del tempo in cui ero cresciuto, di chiamare ''naturale'' un siffatto diritto; più tardi, dopo avere approfondito la conoscenza storica del giusnaturalismo ed essermi meglio chiarito la parte che esso ha avuto nella difesa della libertà contro l'assolutismo politico, mi sono deciso a designare con quell'aggettivo in realtà equivoco il diritto che la ragione trova nella natura della società}}</ref>. La concezione giusnaturalistica fassoiana, infatti, cerca di non cadere nell'errore proprio della tradizione precedente (errore che Fassò, nella ''Storia della filosofia del diritto'', non esitò a indicare quale «difetto capitale» della scuola del diritto naturale, consistente nell'«astrattismo [e nel] conseguente antistoricismo»<ref>{{cita libro|autore=Guido Fassò|titolo=Storia della filosofia del diritto|volume=2|curatore=Carla Faralli|editore=Laterza|città=Roma-Bari|anno=2001|annooriginale=1968|p=91|isbn=978-88-420-6240-0}}</ref>), intendendo il diritto naturale quale «ordine che nasce dalla storia, e nel quale l'uomo non può non essere inserito proprio per la sua dimensione storica, che è la sua dimensione essenziale»<ref>{{cita libro|autore=Guido Fassò|titolo=Sicietà, legge e ragione|editore=Edizioni di Comunità|città=Milano|anno=1974|p=8|isbn=no}}</ref>.
Formatosi filosoficamente nella temperie culturale dominata dal [[Neohegelismo#Il neohegelismo italiano|neoidealismo]], Fassò prese successivamente le distanze da quella tradizione, smarcandosi specificamente dallo storicismo assoluto [[Benedetto Croce|crociano]], con ''La storia come esperienza giuridica''<ref>Enrico Pattaro, ''In che senso la storia è esperienza giuridica: l'istituzionalismo trascendentale di Guido Fassò'', in {{cita libro|autore=Guido Fassò|titolo=La storia come esperienza giuridica|curatore=Carla Faralli|annooriginale=1953|anno=2016|p=146|editore=Rubbettino|città=Soveria Mannelli|isbn=978-88-498-4623-2|citazione=L'esperienza che Fassò aveva avuto della filosofia idealistica egemone in Italia nella prima metà del secolo, la quale all'interno dei suoi precedenti studi vichiani, condotti in chiave di storia della filosofia, non necessariamente costituiva un'ipoteca con cui dover fare conti precisi, in sede teoretica — sia pure di filosofia del diritto — venne chiamata ad un inevitabile ''redde rationem''}}</ref>, ispirata dalle suggestioni [[Istituzionalismo|istituzionalistiche]] proposte da [[Santi Romano]] (ma di questi Fassò deplorerà, nella successiva ''Storia della filosofia del diritto''<ref>Il giudizio, tuttavia, è già presente in {{cita libro|autore=Guido Fassò|titolo=La storia come esperienza giuridica|annooriginale=1953|anno=2016|editore=Rubbettino|città=Soveria Mannelli|curatore=Carla Faralli|p=32|citazione=È proprio questo, del resto, il punto debole della dottrina del Romano, che fu subito rilevato dai suoi critici: il circolo vizioso in cui egli si aggira, presupponendo la giuridicità di quella istituzione che poi identifica con il diritto. In altre parole, il Romano afferma che sono istituzione, ossia ordinamento giuridico, ossia diritto, quegli enti o corpi sociali che hanno carattere giuridico|isbn=978-88-498-4623-2}}</ref>, il «circolo vizioso» per cui una «istituzione è giuridica [solo] quando è giuridica»<ref name=Storia287>{{cita libro|autore=Guido Fassò|titolo=Storia della filosofia del diritto|curatore=Carla Faralli|volume=3|annooriginale=1970|anno=2006|editore=Laterza|città=Roma-Bari|p=287|isbn=978-88-420-7936-1}}</ref>). A Croce, che faceva coincidere storia e filosofia, Fassò replicava con l'identificazione di storia e diritto<ref>Enrico Pattaro, ''In che senso la storia è esperienza giuridica: l'istituzionalismo trascendentale di Guido Fassò'', cit., p. 187.</ref>, estendendo il concetto di istituzione — contrariamente a quanto faceva Romano, e risolvendone così il «circolo vizioso» — a «tutti gli aspetti della vita sociale, cioè della vita dell'uomo nella storia, che è sempre vita dell'uomo in società»<ref name=Storia287/>. L'elisione dell'identità fra realtà (storica) e razionalità (filosofica), non implicava per Fassò la rimozione dell'Assoluto, ma egli ne negava ogni possibilità conoscitiva, ricadendo la «concreta unità del reale» (sotto l'aspetto [[Gnoseologia|gnoseologico]]) nell'ambito del privo di senso<ref>Enrico Pattaro, ''In che senso la storia è esperienza giuridica: l'istituzionalismo trascendentale di Guido Fassò'', cit., p. 153. {{citazione|La concreta unità del reale, l'universale concreto, è un residuato della grandiosa retorica metafisica idealistica. Fassò, con l'onore delle armi, lo colloca nella dimensione che gli compete, ossia dell'inconoscibile, indicibile, incomunicabile per definizione: dell'indiscutibile che è tale non perché sia vero o certo di là da ogni ragionevole dubbio, bensì perché non è possibile oggetto di discorso, non è suscettibile di ragionamento, sfugge ad ogni comprensione e spiegazione razionale. Lo colloca nella dimensione del privo di senso}}</ref>, e, tuttavia, restando attingibile in uno slancio mistico, ben descritto in una pagina de ''La legge della ragione'', ove si apprende che «l'uomo partecipa sì del Valore divino, ma solo quando si faccia anch'egli Dio per unirsi a lui, trascendendo la propria umanità, la propria soggettività empirica, storica»<ref>{{cita libro|autore=Guido Fassò|titolo=La legge della ragione|curatore=Carla Faralli|curatore2=Enrico Pattaro|curatore3=Giampaolo Zucchini|editore=Giuffrè|città=Milano|ed=2|anno=1999|annooriginale=1964|p=11|isbn=88-14-07827-0}}</ref>. È importante tener fermo come Fassò, quantunque abbia legato l'Assoluto a uno slancio mistico, non si sia fatto teorico di un irrazionalismo misticheggiante<ref>Enrico Pattaro, ''In che senso la storia è esperienza giuridica: l'istituzionalismo trascendentale di Guido Fassò'', cit., p. 155, nota 10. {{citazione|Resti chiaro, peraltro, che Fassò rinvia sì al piano mistico l'unità del reale, l'assoluto, l'universale concreto, ecc., ma che, non per questo, egli professa una filosofia mistica (intuizionistica)}}</ref>, ma — giusta l'osservazione di [[Luigi Lombardi Vallauri|Lombardi Vallauri]] — abbia formulato un «dittico» in cui si afferma, da un lato, la «sopragiuridicità dell'etica intesa come esperienza religiosa» e, dall'altro, «la funzione essenziale della ragione giuridica nel mondo»<ref>Il giudizio di Lombardi Vallauri è espresso nel suo ''Amicizia, carità, diritto'', Giuffrè, Milano 1969, p. 238 («Considerata nel suo arco complessivo, l'opera di Fassò risulta formare come un dittico, che da un lato ribadisce rigorosamente la sopragiuridicità della esperienza cristiana giunta al suo culmine (identificato nella carità), e dall'altro lato riconosce la funzione preziosa della ragione giuridica ‘nel mondo, dove ogni individuo limita e contraddice l'altro e dove una norma di coesistenza è indispensabile’») e accolto in {{cita libro|autore=Guido Fassò|titolo=Società, legge e ragione|editore=Edizioni di Comunità|città=Milano|anno=1974|pp=8-9|isbn=no}}</ref>. Proprio il riconoscimento della centralità della ragione giuridica nel governo della «concreta molteplicità del reale»<ref>Enrico Pattaro, ''In che senso la storia è esperienza giuridica: l'istituzionalismo trascendentale di Guido Fassò'', cit., p. 158. {{citazione|La ‘(concreta) molteplicità del reale’, il ‘flusso eracliteo dei particolari concrerti’, l'eterogeneo ''continuum'' di cui Fassò parla richiamando [[Alf Ross|Ross]], è la realtà empirica, fenomenica: molteplicità infinita di eventi originali e irripetibili, ‘non essendovi nello spazio, e più ancora nel tempo, due fenomeni perfettamente identici’}}</ref> costituì per Fassò un ulteriore motivo critico nei confronti dell'antigiusnaturalismo crociano, da cui, dopo l'approfondimento della storia del [[giusnaturalismo]], prese più convintamente le distanze<ref>Sulla posizione crociana rispetto al giusnaturalismo cfr., per esempio, {{cita libro|autore=Benedetto Croce|wkautore=Benedetto Croce|titolo=Filosofia della pratica. Economica ed etica|curatore=Maurizio Tarantino|altri=con una nota al testo di [[Gennaro Sasso]]|editore=Bibliopolis|città=Napoli|annooriginale=1909|anno=1996|pp=332-333|isbn=978-88-7088-357-2|citazione=Contraddittorio è altresì il concetto di un codice eterno, di una legislazione-limite o modello, di un diritto universale, razionale o naturale, o come altro lo si è venuto variamente intitolando. Il diritto naturale, la legislazione universale, il codice eterno, che pretende fissare il transeunte, urta contro il principio della mutevolezza delle leggi, che è conseguenza necessaria del carattere contingente e storico del loro contenuto. Se al diritto naturale si lasciasse fare quel che esso annunzia, se Dio permettesse che gli affari della Realtà fossero amministrati secondo le astratte idee degli scrittori e dei professori, si vedrebbe, con la formazione e applicazione del Codice eterno, arrestarsi di colpo lo Svolgimento, concludersi la Storia, morire la Vita, disfarsi la Realtà}}<br>Sulla presa esplicita di distanza di Fassò da Croce, cfr. ''Società, legge e ragione'', cit., pp. 7-8. {{citazione|Ho continuato a ripetere la stessa cosa: che il diritto nasce dalla ''natura'' umana, la quale è natura storica e natura sociale. Ho rifiutato dapprima, sotto la suggestione dell'antigiusnaturalismo del tempo in cui ero cresciuto, di chiamare ''naturale'' un siffatto diritto; più tardi, dopo avere approfondito la conoscenza storica del giusnaturalismo ed essermi meglio chiarito la parte che esso ha avuto nella difesa della libertà contro l'assolutismo politico, mi sono deciso a designare con quell'aggettivo in realtà equivoco il diritto che la ragione trova nella natura della società}}</ref>. La concezione giusnaturalistica fassoiana, infatti, cerca di non cadere nell'errore proprio della tradizione precedente (errore che Fassò, nella ''Storia della filosofia del diritto'', non esitò a indicare quale «difetto capitale» della scuola del diritto naturale, consistente nell'«astrattismo [e nel] conseguente antistoricismo»<ref>{{cita libro|autore=Guido Fassò|titolo=Storia della filosofia del diritto|volume=2|curatore=Carla Faralli|editore=Laterza|città=Roma-Bari|anno=2001|annooriginale=1968|p=91|isbn=978-88-420-6240-0}}</ref>), intendendo il diritto naturale quale «ordine che nasce dalla storia, e nel quale l'uomo non può non essere inserito proprio per la sua dimensione storica, che è la sua dimensione essenziale»<ref>{{cita libro|autore=Guido Fassò|titolo=Sicietà, legge e ragione|editore=Edizioni di Comunità|città=Milano|anno=1974|p=8|isbn=no}}</ref>.


== Onorificenze ==
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*Enrico Pattaro, ''Sull'Assoluto. Contributo allo studio del pensiero di Guido Fassò'', in {{cita libro|autore=Guido Fassò|titolo=Scritti di filosofia del diritto|curatore=Carla Faralli|curatore2=Enrico Pattaro|curatore3=Giampaolo Zucchini|editore=Giuffrè|città=Milano|anno=1982|volume=1|pp=XIX-LXXX|isbn=no}}
*Enrico Pattaro, ''Sull'Assoluto. Contributo allo studio del pensiero di Guido Fassò'', in {{cita libro|autore=Guido Fassò|titolo=Scritti di filosofia del diritto|curatore=Carla Faralli|curatore2=Enrico Pattaro|curatore3=Giampaolo Zucchini|editore=Giuffrè|città=Milano|anno=1982|volume=1|pp=XIX-LXXX|isbn=no}}
*{{cita pubblicazione|autore=Enrico Pattaro|titolo=In che senso la storia è esperienza giuridica: l'istituzionalismo trascendentale di Guido Fassò|rivista=Rivista trimestrale di diritto e procedura civile|volume=37|numero=2|anno=1983|pp=390-428|editore=Giuffrè|città=Milano}}
*{{cita pubblicazione|autore=Enrico Pattaro|titolo=In che senso la storia è esperienza giuridica: l'istituzionalismo trascendentale di Guido Fassò|rivista=Rivista trimestrale di diritto e procedura civile|volume=37|numero=2|anno=1983|pp=390-428|editore=Giuffrè|città=Milano}}
*{{cita pubblicazione|autore=Antonio-Enrique Pérez Luño|titolo=Razon y historia en la experiencia filosofica y juridica de Guido Fassó|rivista=Reason in Law. Proceedings of the Conference Held in Bologna, 12-15 Dicember 1984|volume=1|anno=1987|curatore=Carla Faralli|curatore2=Enrico Pattaro|editore=Giuffrè|città=Milano|pp=47-62|lingua=spagnolo|isbn=88-14-01245-8}}
*{{cita pubblicazione|autore=Antonio-Enrique Pérez Luño|titolo=Razon y historia en la experiencia filosofica y juridica de Guido Fassó|rivista=Reason in Law. Proceedings of the Conference Held in Bologna, 12-15 Dicember 1984|volume=1|anno=1987|curatore=Carla Faralli|curatore2=Enrico Pattaro|editore=Giuffrè|città=Milano|pp=47-62|lingua=es|isbn=88-14-01245-8}}
*{{cita pubblicazione|autore=Giuliano Marini|titolo=Lo storicismo di Guido Fassò|rivista=Reason in Law. Proceedings of the Conference Held in Bologna, 12-15 Dicember 1984|volume=1|anno=1987|curatore=Carla Faralli|curatore2=Enrico Pattaro|editore=Giuffrè|città=Milano|pp=35-46|isbn=88-14-01245-8}}
*{{cita pubblicazione|autore=Giuliano Marini|titolo=Lo storicismo di Guido Fassò|rivista=Reason in Law. Proceedings of the Conference Held in Bologna, 12-15 Dicember 1984|volume=1|anno=1987|curatore=Carla Faralli|curatore2=Enrico Pattaro|editore=Giuffrè|città=Milano|pp=35-46|isbn=88-14-01245-8}}
*{{cita libro|autore=Dario Quaglio|titolo=Guido Fassò. Della ragione come legge|editore=Edizioni Scientifiche Italiane|città=Napoli|anno=1991|isbn=88-7104-267-0}}
*{{cita libro|autore=Dario Quaglio|titolo=Guido Fassò. Della ragione come legge|editore=Edizioni Scientifiche Italiane|città=Napoli|anno=1991|isbn=88-7104-267-0}}
*{{cita libro|autore=Fernando Higinio Llano Alonso|titolo=El pensamiento iusfilosófico de Guido Fassò|editore=Editorial Tecnos, S.A.|città=Madrid|anno=1997|isbn=978-84-309-2966-5|lingua=spagnolo|url=http://fondosdigitales.us.es/media/thesis/774/B_TD-222.pdf|accesso=28 agosto 2016}}
*{{cita libro|autore=Fernando Higinio Llano Alonso|titolo=El pensamiento iusfilosófico de Guido Fassò|editore=Editorial Tecnos, S.A.|città=Madrid|anno=1997|isbn=978-84-309-2966-5|lingua=es|url=http://fondosdigitales.us.es/media/thesis/774/B_TD-222.pdf|accesso=28 agosto 2016}}
*{{cita libro|autore=Carla Faralli|titolo=Norberto Bobbio e Guido Fassò. Sulla annosa e ricorrente disputa tra positivisti e giusnaturalisti|opera=Metodo, linguaggio, scienza del diritto. Omaggio a Norberto Bobbio (1909-2004)|curatore=Antonio Punzi|pp=145-154|editore=Giuffrè|città=Milano|anno=2007|isbn=978-88-14-12801-1}}
*{{cita libro|autore=Carla Faralli|titolo=Norberto Bobbio e Guido Fassò. Sulla annosa e ricorrente disputa tra positivisti e giusnaturalisti|collana=Metodo, linguaggio, scienza del diritto. Omaggio a Norberto Bobbio (1909-2004)|curatore=Antonio Punzi|pp=145-154|editore=Giuffrè|città=Milano|anno=2007|isbn=978-88-14-12801-1}}
*{{cita pubblicazione|autore=Paolo Grossi|wkautore=Paolo Grossi|autore2=Carla Faralli|autore3=Antonio-Enrique Pérez Luño|autore4=Francesco D'Agostino|wkautore4=Francesco D'Agostino|autore5=Franco Todescan|wkautore5=Franco Todescan|autore6=Luigi Ferrajoli|wkautore6=Luigi Ferrajoli|autore7=Eugenio Ripepe|autore8=Luigi Lombardi Vallauri|wkautore8=Luigi Lombardi Vallauri|autore9=Enrico Pattaro|titolo=Guido Fassò. Una tavola rotonda|editore=Il Mulino|città=Bologna|anno=2015|mese=dicembre|pp=7-69|issn=2280-482X|rivista=Rivista di filosofia del diritto|isbn=978-88-15-26112-0|url=https://www.rivisteweb.it/doi/10.4477/81825|accesso=28 agosto 2016}}
*{{cita pubblicazione|autore=Paolo Grossi|wkautore=Paolo Grossi|autore2=Carla Faralli|autore3=Antonio-Enrique Pérez Luño|autore4=Francesco D'Agostino|wkautore4=Francesco D'Agostino|autore5=Franco Todescan|wkautore5=Franco Todescan|autore6=Luigi Ferrajoli|wkautore6=Luigi Ferrajoli|autore7=Eugenio Ripepe|autore8=Luigi Lombardi Vallauri|wkautore8=Luigi Lombardi Vallauri|autore9=Enrico Pattaro|titolo=Guido Fassò. Una tavola rotonda|editore=Il Mulino|città=Bologna|anno=2015|mese=dicembre|pp=7-69|issn=2280-482X|rivista=Rivista di filosofia del diritto|isbn=978-88-15-26112-0|url=https://www.rivisteweb.it/doi/10.4477/81825|accesso=28 agosto 2016}}



Versione delle 19:54, 8 dic 2016

«Guido Fassò, mi viene a conforto col suo ottimo lavoro, che dà una diligentissima ed acuta interpretazione ed esposizione del corso non già logico ma storico, o per meglio dire, psicologico della formazione della Scienza nuova; esposizione che è utile possedere e che si segue con curiosità. Con pari bravura è condotta la ricerca di quel che il Vico attinse o credette di attingere ai quattro suoi autori.»

Guido Fassò.

Guido Fassò (Bologna, 18 ottobre 1915Bologna, 30 ottobre 1974) è stato un filosofo e giurista italiano.

Biografia

Nato a Bologna il 18 ottobre 1915, da Emesto, un generale dell'esercito, e da Caterina Barbieri, Guido Fassò trascorre i suoi primi anni, fino all'adolescenza, fra il Piemonte (Mondovì), l'Emilia-Romagna (Parma) e la Lombardia (Mantova). Temperamento religioso, ereditato dall'educazione famigliare e dalla frequentazione con un anziano sacerdote[2], Fassò si caratterizzò sin dalla giovinezza per il rigore negli studi, sicché Mazzetti, suo compagno di gioventù, poté definirlo come «schivo degli incontri e quasi della società, teso in un impegno di chiarezza mentale, di serietà e finezza di sentire»[3]. Conseguita, nel 1932, la maturità presso il liceo classico Virgilio di Mantova, si laurea, presso l'Università degli Studi di Bologna, in giurisprudenza (1936) e in filosofia (1940), sotto la supervisione di Felice Battaglia[4], quindi svolge la professione di docente di storia e filosofia, inizialmente come supplente al Galvani di Bologna (1939), poi a Forlì (1939-1940) e, finalmente, al liceo scientifico Augusto Righi di Bologna (1949-1953)[2].

Divenuto assistente volontario nella cattedra di Filosofia del diritto dell'Ateneo bolognese (1947), vinse il concorso per la cattedra di professore ordinario all'Università di Parma (1949), trasferendosi successivamente a Bologna (1963), dove insegnò filosofia giuridica (presso la Facoltà di giurisprudenza) e storia delle dottrine politiche (nella Facoltà di Lettere e Filosofia)[2].

Si occupò di studi vichiani (della cui validità scientifica è testimonianza una epistola di Gioele Solari del 17 maggio 1949, in cui si apprende che «l'interpretazione giuridica della Scienza nuova [proposta da Fassò] [...] supera la visione Croce-Nicolini», ponendosi al livello qualitativo di quelle del Fubini e del Donati[5]) e groziani, della cura e traduzione dei Prolegomeni al diritto della guerra e della pace di Grozio (1949), e scrisse Vico e Grozio (1971), nonché, fra il 1966 e il 1970, la Storia della filosofia del diritto in tre volumi, giudicata da Bobbio come la «storia della filosofia del diritto [...] più completa» esistente «sulla faccia della terra»[6].

Fassò criticò, oltre alla posizione crociana, anche quella di Gentile, la quale, pur essendo una «concezione speculativa indubbiamente grandiosa», si «risolve [tuttavia] in vana retorica», negando la realtà del fenomeno giuridico nella dialettica dello spirito[7].

Fra le altre opere, La democrazia in Grecia, del 1959 (tradotta in greco nel 1971 e fatta circolare durante la dittatura dei colonnelli[8]); Il diritto naturale, del 1964; dello stesso anno è La legge della ragione, considerata una «tra le opere migliori di filosofia del diritto uscite in Italia» al tempo, e consistente in una «appassionata rivalutazione» del diritto naturale[9]; Società, legge e ragione, apparso nell'anno della morte (i due ultimi volumi citati, tuttavia, ripropongono scritti precedenti). Le pubblicazioni in cui si esprime con più chiarezza l'ispirazione teoretica di Fassò sono, invece, La storia come esperienza giuridica del 1953 (in cui, ha commentato Bobbio, si dimostra che «tutti i rapporti che l'uomo ha con gli altri uomini, contengono un germe di organizzazione, e quindi sono istituzioni giuridiche»[10]) e Cristianesimo e società del 1956, che susciterà un vivace dibattito nell'ambiente cattolico, incontrando financo il favore di Prezzolini[11].

Colpito dalla malattia, Fassò passò di vita il 30 ottobre 1974, disponendo al contempo che i suoi scritti inediti non fossero pubblicati, né che quelli già licenziati venissero riproposti[12].

Sinossi del pensiero

Benché Fassò abbia considerato Romano quale apripista di una concezione del diritto non più normativistica, bensì quale «attività [...] estesa [ai] molteplici aspetti della vita umana», egli non poté non ravvisare il limite del suo istituzionalismo nella mancanza di una «definizione esauriente» di istituzione, scegliendo il Romano di tenersi «deliberatamente fuori dal campo della filosofia, non sfruttando neppure quegli indirizzi di essa, primo fra tutti quello del Croce, che potevano valere a suffragare la sua tesi»[13].

Formatosi filosoficamente nella temperie culturale dominata dal neoidealismo, Fassò prese successivamente le distanze da quella tradizione, smarcandosi specificamente dallo storicismo assoluto crociano, con La storia come esperienza giuridica[14], ispirata dalle suggestioni istituzionalistiche proposte da Santi Romano (ma di questi Fassò deplorerà, nella successiva Storia della filosofia del diritto[15], il «circolo vizioso» per cui una «istituzione è giuridica [solo] quando è giuridica»[16]). A Croce, che faceva coincidere storia e filosofia, Fassò replicava con l'identificazione di storia e diritto[17], estendendo il concetto di istituzione — contrariamente a quanto faceva Romano, e risolvendone così il «circolo vizioso» — a «tutti gli aspetti della vita sociale, cioè della vita dell'uomo nella storia, che è sempre vita dell'uomo in società»[16]. L'elisione dell'identità fra realtà (storica) e razionalità (filosofica), non implicava per Fassò la rimozione dell'Assoluto, ma egli ne negava ogni possibilità conoscitiva, ricadendo la «concreta unità del reale» (sotto l'aspetto gnoseologico) nell'ambito del privo di senso[18], e, tuttavia, restando attingibile in uno slancio mistico, ben descritto in una pagina de La legge della ragione, ove si apprende che «l'uomo partecipa sì del Valore divino, ma solo quando si faccia anch'egli Dio per unirsi a lui, trascendendo la propria umanità, la propria soggettività empirica, storica»[19]. È importante tener fermo come Fassò, quantunque abbia legato l'Assoluto a uno slancio mistico, non si sia fatto teorico di un irrazionalismo misticheggiante[20], ma — giusta l'osservazione di Lombardi Vallauri — abbia formulato un «dittico» in cui si afferma, da un lato, la «sopragiuridicità dell'etica intesa come esperienza religiosa» e, dall'altro, «la funzione essenziale della ragione giuridica nel mondo»[21]. Proprio il riconoscimento della centralità della ragione giuridica nel governo della «concreta molteplicità del reale»[22] costituì per Fassò un ulteriore motivo critico nei confronti dell'antigiusnaturalismo crociano, da cui, dopo l'approfondimento della storia del giusnaturalismo, prese più convintamente le distanze[23]. La concezione giusnaturalistica fassoiana, infatti, cerca di non cadere nell'errore proprio della tradizione precedente (errore che Fassò, nella Storia della filosofia del diritto, non esitò a indicare quale «difetto capitale» della scuola del diritto naturale, consistente nell'«astrattismo [e nel] conseguente antistoricismo»[24]), intendendo il diritto naturale quale «ordine che nasce dalla storia, e nel quale l'uomo non può non essere inserito proprio per la sua dimensione storica, che è la sua dimensione essenziale»[25].

Onorificenze

Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola della cultura e dell'arte - nastrino per uniforme ordinaria

Note

  1. ^ Benedetto Croce, Illusione degli autori sui “loro” autori (PDF), su Quaderni della Critica, Laterza, luglio 1949, n. 14, 89-90. URL consultato il 26 agosto 2016.
  2. ^ a b c Franco Tamassia, FASSÒ, Guido, su Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 45, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1995.
  3. ^ Le parole di Mazzetti sono riportate in Carla Faralli, Il maestro e lo studioso, in Rivista di filosofia del diritto, Bologna, Il Mulino, dicembre 2015, p. 9, ISBN 978-88-15-26112-0, ISSN 2280-482X (WC · ACNP).
  4. ^ Enrico Pattaro, Alcuni ricordi personali e cenni sulla gnoseologia, ontologia e concezione della filosofia di Fassò, in Rivista di filosofia del diritto, Bologna, Il Mulino, dicembre 2015, p. 59, nota 7, ISBN 978-88-15-26112-0, ISSN 2280-482X (WC · ACNP).
    «Felice Battaglia fu un grande accademico, perché ebbe allievi di ogni orientamento filosofico e di ogni vocazione disciplinare. A parte i suoi beneamati preti, uno solo dei quali portò in cattedra, tra i suoi allievi si annoverano laici come appunto Guido Fassò in Filosofia del diritto [...]»
  5. ^ Enrico Pattaro, Gli studi vichiani di Guido Fassò, in Bollettino del Centro Studi Vichiani, vol. 5, Napoli, Guida, 1975, pp. 94-95 e nota 12.
    «Tra le carte personali di Guido Fassò ho trovato una cartolina postale, vergata fitta fitta da Gioele Solari. In essa, tra le altre cose, è scritto: ‘Da tempo ero convinto della verità della interpretazione giuridica della S.[cienza] Nuova: ma Lei [Fassò] ne ha dato ampia, profonda, persuasiva dimostrazione. La cautela con cui è sostenuta è frutto della Sua modestia, e della Sua serietà di studioso. Il Suo saggio sui «quattro autori» può stare a paro cogli scritti vichiani del Donati e del Fubini e supera la visione Croce-Nicolini che sul punto della genesi giuridica della S.[cienza] N.[uova] stanno ancora sulle generali’ [cfr. nota 12: La cartolina [...] fu scritta il 17 maggio 1949]»
  6. ^ Guido Fassò, Prefazione, in Carla Faralli (a cura di), Storia della filosofia del diritto, vol. 1, Roma-Bari, Laterza, 2007 [1966], p. V, ISBN 978-88-420-6239-4.
    «‘Finalmente esiste in Italia (dico in Italia, ma potrei dire sulla faccia della terra) una storia della filosofia del diritto, non angustamente scolastica, non puramente nozionistica e per di più completa’: così Norberto Bobbio in due lettere a Guido Fassò del 27 aprile 1966 e del 18 gennaio 1971 salutava l'uscita della Storia della filosofia del diritto»
  7. ^ Guido Fassò, Storia della filosofia del diritto, a cura di Carla Faralli, vol. 3, Roma-Bari, Laterza, 2006 [1970], p. 247, ISBN 978-88-420-7936-1.
    «In tutta la filosofia del Gentile si ha una concezione speculativa indubbiamente grandiosa, ma che si risolve in vana retorica, negante l'esperienza della realtà effettuale. Non è tuttavia dalla negazione della molteplicità dei soggetti che discende la negazione della realtà del diritto nella filosofia gentiliana. Come in quella del Croce, essa è compiuta in relazione alla dialettica dello spirito, cioè del soggetto assoluto»
  8. ^ Carla Faralli, Presentazione, in Guido Fassò, La democrazia in Grecia, a cura di Carla Faralli, Enrico Pattaro e Giampaolo Zucchini, 2ª ed., Milano, Giuffrè, 1999, p. X, ISBN 88-14-07833-5.
    «È importante, infine, sottolineare il valore di impegno civile che il filosofo bolognese riconosceva al testo e che ad esso venne riconosciuto dalla traduzione greca del 1971 [cfr. nota 8: Thessalonike, Poseidonas], all'epoca della dittatura militare in Grecia»
  9. ^ Norberto Bobbio, Giusnaturalismo e positivismo giuridico, prefazione di Luigi Ferrajoli, Roma-Bari, Laterza, 2011 [1965], p. 4, ISBN 978-88-420-8668-0.
  10. ^ Norberto Bobbio, La filosofia del diritto in Italia (PDF), in Jus, Milano, 1957, p. 189. URL consultato il 22 agosto 2016.
  11. ^ Carla Faralli, I momenti della riflessione critica su Guido Fassò, in Guido Fassò, Scritti di filosofia del diritto, vol. 3, Milano, Giuffrè, 1982, pp. 1487-1488, ISBN non esistente.
    «Prezzolini chiosa Cristianesimo e società sia in un articolo su ‘Il resto del carlino’ sia nel libro Cristo e/o Machiavelli. ‘Conservo la prima edizione di Cristianesimo e società — egli scrive —... La volli come compagna perché dovevo moltissimo a quel libro, cioè non dirò l'apertura, ma la conferma dotta, serena, eppure appassionata di un punto di vista importante’. Prezzolini ritiene di aver trovato in Fassò, argomentate con un'alta filologia, sempre al corrente della produzione critica e accompagnata dalla conoscenza dei testi filosofici, quelle stesse idee che anch'egli aveva manifestato fin dal 1908 ‘lanciate piuttosto da un intuito che da un sapere storico’»
  12. ^ Franco Tamassia, FASSÒ, Guido, su Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 45, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1995. URL consultato il 29 luglio 2016.
    «Nel testamento morale chiese di non essere commemorato, di non raccogliere studi in sua memoria, di non ristampare suoi scritti né di pubblicare inediti (in quanto non curati come avrebbe voluto)»
  13. ^ Guido Fassò, Storia della filosofia del diritto, a cura di Carla Faralli, vol. 3, Roma-Bari, Laterza, 2006 [1970], pp. 285-288, ISBN 978-88-420-7936-1.
  14. ^ Enrico Pattaro, In che senso la storia è esperienza giuridica: l'istituzionalismo trascendentale di Guido Fassò, in Guido Fassò, La storia come esperienza giuridica, a cura di Carla Faralli, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2016 [1953], p. 146, ISBN 978-88-498-4623-2.
    «L'esperienza che Fassò aveva avuto della filosofia idealistica egemone in Italia nella prima metà del secolo, la quale all'interno dei suoi precedenti studi vichiani, condotti in chiave di storia della filosofia, non necessariamente costituiva un'ipoteca con cui dover fare conti precisi, in sede teoretica — sia pure di filosofia del diritto — venne chiamata ad un inevitabile redde rationem»
  15. ^ Il giudizio, tuttavia, è già presente in Guido Fassò, La storia come esperienza giuridica, a cura di Carla Faralli, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2016 [1953], p. 32, ISBN 978-88-498-4623-2.
    «È proprio questo, del resto, il punto debole della dottrina del Romano, che fu subito rilevato dai suoi critici: il circolo vizioso in cui egli si aggira, presupponendo la giuridicità di quella istituzione che poi identifica con il diritto. In altre parole, il Romano afferma che sono istituzione, ossia ordinamento giuridico, ossia diritto, quegli enti o corpi sociali che hanno carattere giuridico»
  16. ^ a b Guido Fassò, Storia della filosofia del diritto, a cura di Carla Faralli, vol. 3, Roma-Bari, Laterza, 2006 [1970], p. 287, ISBN 978-88-420-7936-1.
  17. ^ Enrico Pattaro, In che senso la storia è esperienza giuridica: l'istituzionalismo trascendentale di Guido Fassò, cit., p. 187.
  18. ^ Enrico Pattaro, In che senso la storia è esperienza giuridica: l'istituzionalismo trascendentale di Guido Fassò, cit., p. 153.

    «La concreta unità del reale, l'universale concreto, è un residuato della grandiosa retorica metafisica idealistica. Fassò, con l'onore delle armi, lo colloca nella dimensione che gli compete, ossia dell'inconoscibile, indicibile, incomunicabile per definizione: dell'indiscutibile che è tale non perché sia vero o certo di là da ogni ragionevole dubbio, bensì perché non è possibile oggetto di discorso, non è suscettibile di ragionamento, sfugge ad ogni comprensione e spiegazione razionale. Lo colloca nella dimensione del privo di senso»

  19. ^ Guido Fassò, La legge della ragione, a cura di Carla Faralli, Enrico Pattaro e Giampaolo Zucchini, 2ª ed., Milano, Giuffrè, 1999 [1964], p. 11, ISBN 88-14-07827-0.
  20. ^ Enrico Pattaro, In che senso la storia è esperienza giuridica: l'istituzionalismo trascendentale di Guido Fassò, cit., p. 155, nota 10.

    «Resti chiaro, peraltro, che Fassò rinvia sì al piano mistico l'unità del reale, l'assoluto, l'universale concreto, ecc., ma che, non per questo, egli professa una filosofia mistica (intuizionistica)»

  21. ^ Il giudizio di Lombardi Vallauri è espresso nel suo Amicizia, carità, diritto, Giuffrè, Milano 1969, p. 238 («Considerata nel suo arco complessivo, l'opera di Fassò risulta formare come un dittico, che da un lato ribadisce rigorosamente la sopragiuridicità della esperienza cristiana giunta al suo culmine (identificato nella carità), e dall'altro lato riconosce la funzione preziosa della ragione giuridica ‘nel mondo, dove ogni individuo limita e contraddice l'altro e dove una norma di coesistenza è indispensabile’») e accolto in Guido Fassò, Società, legge e ragione, Milano, Edizioni di Comunità, 1974, pp. 8-9, ISBN non esistente.
  22. ^ Enrico Pattaro, In che senso la storia è esperienza giuridica: l'istituzionalismo trascendentale di Guido Fassò, cit., p. 158.

    «La ‘(concreta) molteplicità del reale’, il ‘flusso eracliteo dei particolari concrerti’, l'eterogeneo continuum di cui Fassò parla richiamando Ross, è la realtà empirica, fenomenica: molteplicità infinita di eventi originali e irripetibili, ‘non essendovi nello spazio, e più ancora nel tempo, due fenomeni perfettamente identici’»

  23. ^ Sulla posizione crociana rispetto al giusnaturalismo cfr., per esempio, Benedetto Croce, Filosofia della pratica. Economica ed etica, a cura di Maurizio Tarantino, con una nota al testo di Gennaro Sasso, Napoli, Bibliopolis, 1996 [1909], pp. 332-333, ISBN 978-88-7088-357-2.
    «Contraddittorio è altresì il concetto di un codice eterno, di una legislazione-limite o modello, di un diritto universale, razionale o naturale, o come altro lo si è venuto variamente intitolando. Il diritto naturale, la legislazione universale, il codice eterno, che pretende fissare il transeunte, urta contro il principio della mutevolezza delle leggi, che è conseguenza necessaria del carattere contingente e storico del loro contenuto. Se al diritto naturale si lasciasse fare quel che esso annunzia, se Dio permettesse che gli affari della Realtà fossero amministrati secondo le astratte idee degli scrittori e dei professori, si vedrebbe, con la formazione e applicazione del Codice eterno, arrestarsi di colpo lo Svolgimento, concludersi la Storia, morire la Vita, disfarsi la Realtà»

    Sulla presa esplicita di distanza di Fassò da Croce, cfr. Società, legge e ragione, cit., pp. 7-8.

    «Ho continuato a ripetere la stessa cosa: che il diritto nasce dalla natura umana, la quale è natura storica e natura sociale. Ho rifiutato dapprima, sotto la suggestione dell'antigiusnaturalismo del tempo in cui ero cresciuto, di chiamare naturale un siffatto diritto; più tardi, dopo avere approfondito la conoscenza storica del giusnaturalismo ed essermi meglio chiarito la parte che esso ha avuto nella difesa della libertà contro l'assolutismo politico, mi sono deciso a designare con quell'aggettivo in realtà equivoco il diritto che la ragione trova nella natura della società»

  24. ^ Guido Fassò, Storia della filosofia del diritto, a cura di Carla Faralli, vol. 2, Roma-Bari, Laterza, 2001 [1968], p. 91, ISBN 978-88-420-6240-0.
  25. ^ Guido Fassò, Sicietà, legge e ragione, Milano, Edizioni di Comunità, 1974, p. 8, ISBN non esistente.
  26. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.

Bibliografia

L'ordine delle opere, ivi comprese le curatele e la letteratura critica, segue l'anno originario di pubblicazione. Laddove, invece, si è riscontrata coincidenza cronologica, si è preferito seguire l'ordine alfabetico.

Opere

  • Guido Fassò, I «quattro auttori» del Vico. Saggio sulla genesi della Scienza nuova, Milano, Giuffrè, 1949, ISBN non esistente.
  • Guido Fassò, La storia come esperienza giuridica, a cura di Carla Faralli, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2016 [1953], ISBN 978-88-498-4623-2.
  • Guido Fassò, Cristianesimo e società, 2ª ed., Milano, Giuffrè, 1969 [1956], ISBN non esistente.
  • Guido Fassò, La democrazia in Grecia, a cura di Carla Faralli, Enrico Pattaro e Giampaolo Zucchini, 2ª ed., Milano, Giuffrè, 1999 [1959], ISBN 88-14-07833-5.
  • Guido Fassò, Il diritto naturale, 2ª ed., Torino, ERI, 1972 [1964], ISBN non esistente.
  • Guido Fassò, La legge della ragione, a cura di Carla Faralli, Enrico Pattaro e Giampaolo Zucchini, 2ª ed., Milano, Giuffrè, 1999 [1964], ISBN 88-14-07827-0.
  • Guido Fassò, Storia della filosofia del diritto, a cura di Carla Faralli, vol. 1, Roma-Bari, Laterza, 2005 [1966], ISBN 88-420-6239-1.
  • Guido Fassò, Storia della filosofia del diritto, a cura di Carla Faralli, vol. 2, Roma-Bari, Laterza, 2001 [1968], ISBN 88-420-6240-5.
  • Guido Fassò, Storia della filosofia del diritto, a cura di Carla Faralli, vol. 3, Roma-Bari, Laterza, 2009 [1970], ISBN 978-88-420-7936-1.
  • Guido Fassò, Vico e Grozio, Napoli, Guida, 1971, ISBN non esistente.
  • Guido Fassò, Società, legge e ragione, Milano, Edizioni di Comunità, 1974, ISBN non esistente.
  • Guido Fassò, Scritti di filosofia del diritto, a cura di Carla Faralli, Enrico Pattaro e Giampaolo Zucchini, vol. 1, Milano, Giuffrè, 1982, ISBN non esistente.
  • Guido Fassò, Scritti di filosofia del diritto, a cura di Carla Faralli, Enrico Pattaro e Giampaolo Zucchini, vol. 2, Milano, Giuffrè, 1982, ISBN non esistente.
  • Guido Fassò, Scritti di filosofia del diritto, a cura di Carla Faralli, Enrico Pattaro e Giampaolo Zucchini, vol. 3, Milano, Giuffrè, 1982, ISBN non esistente.

Curatele

  • Ugo Grozio, Prolegomeni al diritto della guerra e della pace, traduzione, introduzione e note di Guido Fassò; aggiornamento di Carla Faralli, 3ª ed., Napoli, Morano, 1979 [1949], ISBN non esistente.

Letteratura critica

  • Enrico Pattaro, Gli studi vichiani di Guido Fassò (PDF), in Bollettino del Centro Studi Vichiani, vol. 5, Napoli, Guida, 1975, pp. 87-121. URL consultato il 23 agosto 2016.
  • Antonio-Enrique Pérez Luño, L'itinerario intellettuale di Guido Fassò, in Rivista internazionale di filosofia del diritto, vol. 53, n. 3, Milano, Giuffrè, 1976, pp. 372-381.
  • Enrico Pattaro, Sull'Assoluto. Contributo allo studio del pensiero di Guido Fassò, in Guido Fassò, Scritti di filosofia del diritto, a cura di Carla Faralli, Enrico Pattaro e Giampaolo Zucchini, vol. 1, Milano, Giuffrè, 1982, pp. XIX-LXXX, ISBN non esistente.
  • Enrico Pattaro, In che senso la storia è esperienza giuridica: l'istituzionalismo trascendentale di Guido Fassò, in Rivista trimestrale di diritto e procedura civile, vol. 37, n. 2, Milano, Giuffrè, 1983, pp. 390-428.
  • (ES) Antonio-Enrique Pérez Luño, Razon y historia en la experiencia filosofica y juridica de Guido Fassó, in Carla Faralli e Enrico Pattaro (a cura di), Reason in Law. Proceedings of the Conference Held in Bologna, 12-15 Dicember 1984, vol. 1, Milano, Giuffrè, 1987, pp. 47-62, ISBN 88-14-01245-8.
  • Giuliano Marini, Lo storicismo di Guido Fassò, in Carla Faralli e Enrico Pattaro (a cura di), Reason in Law. Proceedings of the Conference Held in Bologna, 12-15 Dicember 1984, vol. 1, Milano, Giuffrè, 1987, pp. 35-46, ISBN 88-14-01245-8.
  • Dario Quaglio, Guido Fassò. Della ragione come legge, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1991, ISBN 88-7104-267-0.
  • (ES) Fernando Higinio Llano Alonso, El pensamiento iusfilosófico de Guido Fassò (PDF), Madrid, Editorial Tecnos, S.A., 1997, ISBN 978-84-309-2966-5. URL consultato il 28 agosto 2016.
  • Carla Faralli, Norberto Bobbio e Guido Fassò. Sulla annosa e ricorrente disputa tra positivisti e giusnaturalisti, a cura di Antonio Punzi, collana Metodo, linguaggio, scienza del diritto. Omaggio a Norberto Bobbio (1909-2004), Milano, Giuffrè, 2007, pp. 145-154, ISBN 978-88-14-12801-1.
  • Paolo Grossi, Carla Faralli, Antonio-Enrique Pérez Luño, Francesco D'Agostino, Franco Todescan, Luigi Ferrajoli, Eugenio Ripepe, Luigi Lombardi Vallauri e Enrico Pattaro, Guido Fassò. Una tavola rotonda, in Rivista di filosofia del diritto, Bologna, Il Mulino, dicembre 2015, pp. 7-69, ISBN 978-88-15-26112-0, ISSN 2280-482X (WC · ACNP). URL consultato il 28 agosto 2016.

Collegamenti esterni

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