Jakob Ignaz Hittorff: differenze tra le versioni

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Ritornato a Parigi, ebbe numerosi incarichi pubblici e divenne architetto della città di Parigi, nel periodo del rinnovamento urbano di [[Barone Haussmann|Haussmann]]. Si sposò con la figlia dell'architetto [[Jean-Baptiste Lepère]] con il quale collaborò.
Ritornato a Parigi, ebbe numerosi incarichi pubblici e divenne architetto della città di Parigi, nel periodo del rinnovamento urbano di [[Barone Haussmann|Haussmann]]. Si sposò con la figlia dell'architetto [[Jean-Baptiste Lepère]] con il quale collaborò.
Rimase in Francia anche dopo il [[Congresso di Vienna]], acquistando la nazionalità frencese nel [[1842]], per candidarsi all'[[Institut de France]].
Rimase in Francia anche dopo il [[Congresso di Vienna]], acquistando la nazionalità francese nel [[1842]], per candidarsi all'[[Institut de France]].


==Opere==
==Opere==

Versione delle 11:35, 6 set 2013

Jakob Ignaz Hittorff

Jakob Ignaz Hittorff (Colonia, 20 agosto 1792Parigi, 25 marzo 1867) è stato un architetto e archeologo francese di origine tedesca.

Biografia

Figlio di un modesto artigiano che lo indirizzò all'architettura facendogli studiare matematica e disegno, Hittorff nacque a Colonia come cittadino tedesco, ma con l'occupazione francese del 1794 diventò un cittadino francese. Quindi per proseguire gli studi si recò a Parigi nel 1810 per frequentare l'École impériale et spéciale des Beaux-Arts, seguendo i corsi di Charles Percier.

Durante il viaggio in Italia iniziato nel 1822, quasi un obbligo per gli architetti europei della sua generazione, dopo Roma proseguì nel 1823 per la Sicilia accompagnato da Karl Ludwig Wilhelm Zanth e da Wilhelm Stier. Nell'isola, sulle orme del suo antico professore Léon Dufourny, si fermò a lungo studiando le vestigia antiche. Il soggiorno siciliano fu centrale nella sua esperienza professionale ed estetica come per molti altri architetti dell'epoca. Dopo aver scoperto a Selinunte delle tracce di stucco colorato, sia sugli elementi architettonici che su quelli scultorei, fu tra i primi a dare evidenza architettonica alla policromia dell'architettura greca, già teorizzata in precedenza; le tavole e gli acquarelli di Hittorff e Zanth che ricostruiscono i templi siciliani daranno all'immaginario neoclassico una concreta e nuova visione dell'architettura greca[1], segnando la crisi delle candide visioni di Johann Joachim Winckelmann o di Antonio Canova.

In Sicilia, in modo del tutto inconsueto per l'epoca, si interessò anche dell'architettura del XVI e del XVII secolo e di quella a lui contemporanea, di transizione tra barocco e neoclassicismo;[2] studiò e rilevò in particolare i palazzi palermitani e l'opera di Giuseppe Venanzio Marvuglia.[3]

Ritornato a Parigi, ebbe numerosi incarichi pubblici e divenne architetto della città di Parigi, nel periodo del rinnovamento urbano di Haussmann. Si sposò con la figlia dell'architetto Jean-Baptiste Lepère con il quale collaborò. Rimase in Francia anche dopo il Congresso di Vienna, acquistando la nazionalità francese nel 1842, per candidarsi all'Institut de France.

Opere

Parigi, interno della chiesa di S. Vincenzo de' Paoli
Parigi, la facciata della Stazione Nord (Gare du Nord)

Le sue opere principali sono la chiesa di San Vincenzo de' Paoli a Parigi, che progettò con il suocero, l'architetto francese Jean-Baptiste Lepère, e la Stazione Nord di Parigi. La chiesa fu progettata da Lepère nel 1824, ma i lavori furono avviati nel corso degli anni trenta, quando il disegno fu interamente revisionato da Hittorff. L'edificio fu quindi ultimato nel 1844. Particolarità del complesso è l'accessa policromia dell'interno, dove l'architetto-archeologo concretizzò la sua teoria secondo la quale l'architettura antica doveva essere ricca di colore. Infatti, all'esterno classicheggiante, preceduto da un portico ionico, si contrappongono le eleganti navate ispirate alla policromia dell'architettura paleocristiana, ed in particolare al Duomo di Monreale.

La sua opera più celebre, la Stazione Nord di Parigi (1861-65), presenta all'esterno un involucro nel quale confluiscono elementi classicheggianti, sebbene in scala sproporzionata, sotto l'influenza del Neoclassicismo retorico e grandioso della École nationale supérieure des beaux-arts. Sul retro invece dispose delle pensiline metalliche provenienti direttamente dal Regno Unito. Peraltro, questo suo interesse per i nuovi materiali da costruzione era già emerso in alcune cupole in ferro e vetro realizzate per alcuni edifici parigini.

A lui si deve anche la trasformazione di Place de la Concorde (1838-1840), dove aggiunge due fontane monumentali ai lati dell'obelisco, nonché lampioni e colonne rostrali lungo il perimetro.

Pubblicazioni

A partire dal 1827 Hittorff fece incidere numerose tavole sulla base dei suoi disegni e di quelli di Zanth. L'esperienza siciliana portò infatti alla pubblicazione di alcune importanti opere che ebbero un gran rilievo nel dibattito teorico del periodo:

  • Architecture antique de la Sicile, 1827; una prima raccolta di tavole ricavate dai disegni eseguiti rilevando i resti dei templi greci che ebbe gran successo e fu recensita da Johann Wolfgang Goethe;
  • De l'architecture polychrôme chez les Grecs, ou restitution complète du temple d'Empedocle dans l'Acropolis de Sélinunte, 1830; dedicato a quello che considerava il suo maggior contributo al dibattito architettonico. La pubblicazione fu accompagnata da una mostra al Salon di acquerelli con ricostruzioni ipotetiche di monumenti greci in Sicilia che fecero un certo scalpore[4];
  • Architecture moderne de la Sicile, 1835; una raccolta di disegni di edifici siciliani che manifestano un'apertura d'interessi insolita per un architetto neoclassico;
  • Restitution du temple d'Empédocle à Séinonte, ou l'Architecture polychrôme chez les Grecs, 1851;
  • Architecture antique de la Sicile, ou Recueil des monuments de Ségeste et de Sélinonte, 1870 (postumo).

Note

  1. ^ M. Cometa, L'architettura italiana tra policromia e storicismo, in "Italia e Italie. Fra Rivoluzione e Restaurazione, Atti del Convegno di Studi", 1999.
  2. ^ tali studi saranno poi pubblicati nell' Architecture moderne de la Sicile,1835.
  3. ^ Stefano Piazza, Architettura e nobiltà. I palazzi del Settecento a Palermo, pag.16, 2005,ISBN 88-8302-252-1
  4. ^ M. Cometa, Op. cit., 1999.

Bibliografia

  • Robin Middleton, David Watkin, Architettura dell'Ottocento, Martellago (Venezia), Electa, 2001. ISBN 88-435-2465-8
  • Nikolaus Pevsner, John Fleming, Hugh Honour, Dizionario di architettura, Torino, Einaudi, 2005. ISBN 9788806180553

Altri progetti

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