Chiesa di San Giacomo Maggiore Apostolo (Piazzatorre): differenze tra le versioni

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Secondo lo storico monsignor Luigi Pagnoni, la chiesa intitolata a san Giacomo fu edificata sulle rovine di un oratorio presente sul territorio di Piazzatorre già nel [[XIII secolo]].<ref>{{cita libro|nome=Luigi | cognome=Pagnoni | titolo=Le chiese parrocchiali della Diocesi di Bergamo|anno=1974|editore=Il Conventino|città=Bergamo }}</ref>
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Secondo la relazione allegata alla [[visita pastorale]] del Settecento del vescovo di Bergamo [[Giovanni Paolo Dolfin]] la chiesa ottenne l'autonomia con decreto del 1532 del vescovo [[Pietro Lippomano]] che la visitò nel 1536 e indicandola come “nullius plebis” stacca dalla [[Chiesa di San Martino (Piazza Brembana)|chiesa di San Martino]] di [[Piazza Brembana]].
Secondo la relazione allegata alla [[visita pastorale]] del Settecento del vescovo di Bergamo [[Giovanni Paolo Dolfin]] la chiesa ottenne l'autonomia con decreto del 1532 del vescovo [[Pietro Lippomano]] che la visitò nel 1536 e indicandola come “nullius plebis” stacca dalla [[Chiesa di San Martino (Piazza Brembana)|chiesa di San Martino]] di [[Piazza Brembana]].
San [[Carlo Borromeo]] [[Arcidiocesi di Milano|arivescovo]] di [[Milano]] visitò la chiesa il 7 ottobre 1575. Negli atti la parrocchia è indicata di "Sancti Iacobi in loco Piazzatorii", er ainserita nella pieve di Piazza Brembana e non aveva reddito. Il parroco aveva uno stipendio annuo di 280 lire di cui 24 doveva versarli alla curia di Bergamo "pro comenda". Nel registro delle commendi di Bergamo sono indicatiinfattii parroci mercenari che non avevano beneficio conincarico semestrale. La chiesa vi erano le scuole del Santissimo Sacramento che gestiva l'altare maggiore.<ref name=LBC/>
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Dalla relazione della visita di san [[Gregorio Barbarigo]] si deduce che la chiesa era compresa della vicaria foranea di Piazza Brembana godeva di un reddito e i vicini provvedevano a stipendiare il parroco, Vi erano le scuola del Santissimo Sacramento del Santo Rosario e di San Carlo rette dai sindaci nominati direttamente dai vicini.<ref>{{cita libro|autore=Daniele Montanari|titolo= Gregorio Barbarigo a Bergamo (1657-1664)|anno=1997}}</ref>
Dalla relazione della visita di san [[Gregorio Barbarigo]] si deduce che la chiesa era compresa nella vicaria foranea di Piazza Brembana, godeva di un reddito e i vicini provvedevano a stipendiare il parroco; vi erano le scuole del Santissimo Sacramento del Santo Rosario e di San Carlo rette dai sindaci nominati direttamente dai vicini.<ref>{{cita libro|autore=Daniele Montanari|titolo= Gregorio Barbarigo a Bergamo (1657-1664)|anno=1997}}</ref>


Nel 1666 la chiesa fu inserita nel “Sommario delle chiese di Bergamo”, elenco redatto dal cancelliere della curia vescovile Giovanni Giacomo Marenzi e indicata sotto l'invocazione di San Giacomo apostolo, si trovava in Valle Brembana Superiore e parte dalla pieve di "San Martino oltre la Gogia". La chiesa era "mercenaria" e vi erano le scuole del Santissimo Sacramento che reggeva l'altare maggiore e del Rosario che gestiva l'altare omonimo. Sussidiare della [[Chiesa parrocchiale|parrocchiale]] vi era l'oratorio intitolato a Santa Lucia.<ref>{{cita libro|autore=Giovanni Giacomo Marenzii|titolo=Sommario delle chiese di Bergamo|editore=Archivio della curia Vescovile|città=Bergamo|anno=1666}}</ref><ref>{{cita testo|autore=Giulio Orazio Bravi|titolo=Le fonti di Donato Calvi per la redazione dell'Effemeride, 1676-1677 - Donato Calvi e la cultura a Bergamo nel Seicento|editore=Archivio Bergamasco - Camera di Commercio di Bergamo|data=novembre 2013}}</ref>
Nel 1666 la chiesa fu inserita nel “Sommario delle chiese di Bergamo”, elenco redatto dal cancelliere della curia vescovile Giovanni Giacomo Marenzi e indicata sotto l'invocazione di San Giacomo apostolo, si trovava in Valle Brembana Superiore e parte dalla pieve di "San Martino oltre la Gogia". La chiesa era "mercenaria" e vi erano le scuole del Santissimo Sacramento che reggeva l'altare maggiore e del Rosario che gestiva l'altare omonimo. Sussidiare della [[Chiesa parrocchiale|parrocchiale]] vi era l'oratorio intitolato a Santa Lucia.<ref>{{cita libro|autore=Giovanni Giacomo Marenzii|titolo=Sommario delle chiese di Bergamo|editore=Archivio della curia Vescovile|città=Bergamo|anno=1666}}</ref><ref>{{cita testo|autore=Giulio Orazio Bravi|titolo=Le fonti di Donato Calvi per la redazione dell'Effemeride, 1676-1677 - Donato Calvi e la cultura a Bergamo nel Seicento|editore=Archivio Bergamasco - Camera di Commercio di Bergamo|data=novembre 2013}}</ref>
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== Descrizione ==
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=== Esterno ===
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L'edificio di culto è preceduto dal [[sagrato]] asfaltato e si presenta con la [[facciata a salienti]] molto semplice intonacata divisa in tre parti di cui quella centrale molto più alta e le due laterali minori ad anticipare le tre navate dell'aula. Centrale l'ingresso principale con contorno in marmo con mensole che reggono il timpano curvo. Due aperture rettangolari sono poste a lato del portone con contorno sagomato e chiuse di inferriate. La parte superiore ha un'apertura centinata e tripartita atta a illuminare l'aula. Il frontone termina con il tetto a due falde.
L'edificio di culto è preceduto dal [[sagrato]] asfaltato e si presenta con la [[facciata a salienti]] molto semplice, intonacata divisa in tre parti di cui quella centrale molto più alta e le due laterali minori ad anticipare le tre navate dell'aula. Centrale l'ingresso principale con contorno in marmo con mensole che reggono il timpano curvo. Due aperture rettangolari sono poste a lato del portone con contorno sagomato e chiuse di inferriate. La parte superiore ha un'apertura centinata e tripartita atta a illuminare l'aula. Il frontone termina con il tetto a due falde.
=== Interno ===
=== Interno ===
L'interno a tre navate è a [[Pianta (architettura)|pianta]] rettangolare. Le campate sono divise in tre campate da lesene complete di basamento e capitello che reggono il cornicione su cui s'imposta la [[volta a botte]] mentre nella parte terminale a tazza.
L'interno a tre navate è a [[Pianta (architettura)|pianta]] rettangolare. Le campate sono divise in tre campate da lesene complete di basamento e capitello che reggono il cornicione su cui s'imposta la [[volta a botte]] mentre nella parte terminale a tazza.
La zona presbiteriale è preceduta dall'arco trionfale e da tre gradini con volta a botte e termina con coro absidato da catino.
La zona presbiterale è preceduta dall'arco trionfale e da tre gradini con volta a botte e termina con coro absidato da catino.


== Note ==
== Note ==

Versione delle 11:38, 15 gen 2021

Chiesa di San Giacomo Maggiore Apostolo
Chiesa di San Giacomo Maggiore
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàPiazzatorre
Indirizzopiazza IV novembre
Coordinate45°59′25.7″N 9°40′35.66″E / 45.990472°N 9.676572°E45.990472; 9.676572
ReligioneCristiana cattolica di rito romano
TitolareGiacomo Maggiore
Diocesi Bergamo

La chiesa di San Giacomo Maggiore Apostolo è il principale luogo di culto cattolico di Piazzatorre, in provincia e diocesi di Bergamo; fa parte del vicariato di Branzi-Santa Brigida-San Martino oltre la Goggia.[1][2]

Storia

Secondo lo storico monsignor Luigi Pagnoni, la chiesa intitolata a san Giacomo fu edificata sulle rovine di un oratorio presente sul territorio di Piazzatorre già nel XIII secolo.[3] Secondo la relazione allegata alla visita pastorale del Settecento del vescovo di Bergamo Giovanni Paolo Dolfin la chiesa ottenne l'autonomia con decreto del 1532 del vescovo Pietro Lippomano che la visitò nel 1536 e indicandola come “nullius plebis” stacca dalla chiesa di San Martino di Piazza Brembana. San Carlo Borromeo arcivescovo di Milano visitò la chiesa il 7 ottobre 1575. Negli atti la parrocchia è indicata di "Sancti Iacobi in loco Piazzatorii", er ainserita nella pieve di Piazza Brembana e non aveva reddito. Il parroco aveva uno stipendio annuo di 280 lire di cui 24 doveva versarli alla curia di Bergamo "pro comenda". Nel registro delle commendi di Bergamo sono indicati infatti i parroci mercenari che non avevano beneficio con incarico semestrale. Presso la chiesa vi era la scuola del Santissimo Sacramento che gestiva l'altare maggiore.[2]

Dalla relazione della visita di san Gregorio Barbarigo si deduce che la chiesa era compresa nella vicaria foranea di Piazza Brembana, godeva di un reddito e i vicini provvedevano a stipendiare il parroco; vi erano le scuole del Santissimo Sacramento del Santo Rosario e di San Carlo rette dai sindaci nominati direttamente dai vicini.[4]

Nel 1666 la chiesa fu inserita nel “Sommario delle chiese di Bergamo”, elenco redatto dal cancelliere della curia vescovile Giovanni Giacomo Marenzi e indicata sotto l'invocazione di San Giacomo apostolo, si trovava in Valle Brembana Superiore e parte dalla pieve di "San Martino oltre la Gogia". La chiesa era "mercenaria" e vi erano le scuole del Santissimo Sacramento che reggeva l'altare maggiore e del Rosario che gestiva l'altare omonimo. Sussidiare della parrocchiale vi era l'oratorio intitolato a Santa Lucia.[5][6]

Nella seconda metà del Seicento la chiesa fu ricostruita e consacrata del vescovo Daniele Giustiniani

Descrizione

Esterno

L'edificio di culto è preceduto dal sagrato asfaltato e si presenta con la facciata a salienti molto semplice, intonacata divisa in tre parti di cui quella centrale molto più alta e le due laterali minori ad anticipare le tre navate dell'aula. Centrale l'ingresso principale con contorno in marmo con mensole che reggono il timpano curvo. Due aperture rettangolari sono poste a lato del portone con contorno sagomato e chiuse di inferriate. La parte superiore ha un'apertura centinata e tripartita atta a illuminare l'aula. Il frontone termina con il tetto a due falde.

Interno

L'interno a tre navate è a pianta rettangolare. Le campate sono divise in tre campate da lesene complete di basamento e capitello che reggono il cornicione su cui s'imposta la volta a botte mentre nella parte terminale a tazza. La zona presbiterale è preceduta dall'arco trionfale e da tre gradini con volta a botte e termina con coro absidato da catino.

Note

  1. ^ Beweb.
  2. ^ a b Parrocchia di San Giacomo Maggirore, su lombardiabeniculturali.it, LombardiaBeniCulturali. URL consultato il 26 dicembre 2020.
  3. ^ Luigi Pagnoni, Le chiese parrocchiali della Diocesi di Bergamo, Bergamo, Il Conventino, 1974.
  4. ^ Daniele Montanari, Gregorio Barbarigo a Bergamo (1657-1664), 1997.
  5. ^ Giovanni Giacomo Marenzii, Sommario delle chiese di Bergamo, Bergamo, Archivio della curia Vescovile, 1666.
  6. ^ Giulio Orazio Bravi, Le fonti di Donato Calvi per la redazione dell'Effemeride, 1676-1677 - Donato Calvi e la cultura a Bergamo nel Seicento, Archivio Bergamasco - Camera di Commercio di Bergamo, novembre 2013.

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