Gregorio Barbarigo
Gregorio Barbarigo cardinale di Santa Romana Chiesa | |
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Incarichi ricoperti |
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Nato | 16 settembre 1625 a Venezia |
Ordinato presbitero | 21 dicembre 1655 dal patriarca Gianfrancesco Morosini |
Nominato vescovo | 9 luglio 1657 da papa Alessandro VII |
Consacrato vescovo | 29 luglio 1657 dal cardinale Marcantonio Bragadin |
Creato cardinale | 5 aprile 1660 da papa Alessandro VII |
Deceduto | 18 giugno 1697 (71 anni) a Padova |
San Gregorio Barbarigo | |
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Vescovo e cardinale | |
Nascita | 16 settembre 1625 a Venezia |
Morte | 18 giugno 1697 (71 anni) a Padova |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Beatificazione | 6 luglio 1761 da papa Clemente XIII |
Canonizzazione | 26 maggio 1960 da papa Giovanni XXIII |
Ricorrenza | 18 giugno; 17 giugno (messa tridentina) |
Attributi | Bastone pastorale |
Gregorio Giovanni Gaspare Barbarigo (Venezia, 16 settembre 1625 – Padova, 18 giugno 1697) è stato un cardinale e vescovo cattolico italiano che è venerato come santo dalla Chiesa cattolica.
Biografia[modifica | modifica wikitesto]
Nacque in una ricca e influente famiglia veneziana. Sua madre, Chiara Lion, morì di peste quando Gregorio aveva appena due anni. Suo padre, Giovanni Francesco Barbarigo, era senatore della Repubblica di Venezia e fervente cattolico.
Il padre lo iniziò all'educazione nelle scienze belliche e nelle scienze naturali e gli fece completare un corso di diplomazia.
Nel 1643 accompagnò l'ambasciatore veneziano Alvise Contarini a Münster in Germania per le negoziazioni in preparazione della Pace di Vestfalia che pose termine alla Guerra dei trent'anni. A Münster conobbe l'arcivescovo Fabio Chigi, nunzio apostolico in Germania e futuro papa Alessandro VII, che partecipava alle negoziazioni. Dopo tre anni, nel 1646, tornò a Venezia, e continuò gli studi a Padova.
All'Università degli Studi di Padova studiò greco, matematica, storia, filosofia, e ottenne un dottorato in utroque iure il 25 settembre 1655.
Nei suoi progetti, desiderava diventare religioso, ma il suo direttore spirituale gli consigliò di intraprendere la via per diventare prete diocesano, perché vedeva in lui le doti del parroco. Fu ordinato presbitero il 21 dicembre 1655 all'età di trent'anni.
Il papa Alessandro VII lo chiamò poco tempo dopo a Roma nel 1656. Gli conferì l'incarico di "prelato domestico di sua santità" e gli affidò altri incarichi tra i quali la guida del Tribunale della Segnatura Apostolica.
Quando nel maggio del 1656 scoppiò a Roma l'epidemia di peste, il papa lo pose a capo della speciale commissione che aveva il compito di portare soccorso agli appestati. Barbarigo si dedicò assiduamente a tale missione visitando personalmente i malati, organizzando in modo scrupoloso la sepoltura dei deceduti, ed aiutando in modo particolare le vedove e gli orfani.
Vescovo di Bergamo[modifica | modifica wikitesto]
Terminata l'epidemia di peste nel 1657, il papa gli offrì il vescovado della importante diocesi di Bergamo. Prima di acconsentire, Gregorio Barbarigo chiese che lo si lasciasse celebrare prima una Messa nella quale chiedere a Dio che gli rivelasse ciò che doveva fare. Durante questa Messa avvertì che il Signore lo invitava ad accettare il nuovo incarico. Fu così eletto vescovo il 9 luglio e ordinato il 29 luglio 1657.
Giunto a Bergamo chiese che si desse ai poveri ciò che si sarebbe speso per i festeggiamenti del suo ricevimento. In seguito vendette tutti i suoi averi e li distribuì ai bisognosi. Suo desiderio era imitare in tutto il grande arcivescovo di Milano san Carlo Borromeo.
Diede disposizioni affinché si aumentasse la diffusione della stampa religiosa tra il popolo e raccomandò specialmente gli scritti di San Francesco di Sales. Nelle sue visite missionarie alloggiava in casa di gente povera e mangiava con loro adattandosi a uno stile austero e dimesso. Di giorno si dedicava all'insegnamento del catechismo, e di notte passava lunghe ore in preghiera. Dette ordine al portiere del palazzo vescovile di svegliarlo a qualunque ora della notte se ci fosse stato da visitare qualche malato. Al medico che gli consigliava di non sciuparsi visitando i malati rispose: «È il mio dovere, e non posso fare altrimenti!».
Papa Alessandro VII lo creò cardinale il 5 aprile 1660 con il titolo di San Tommaso in Parione (opterà per il titolo di San Marco il 13 settembre 1677).
Vescovo di Padova[modifica | modifica wikitesto]

Il 24 marzo 1664 il papa lo mandò vescovo a Padova, diocesi che guiderà per trentatré anni fino alla morte.
Si dedicò personalmente ad organizzare le lezioni di catechismo e ad invitare tutti alla celebrazione della Messa.
Visitò le 320 parrocchie della diocesi, includendo le più lontane e difficili da raggiungere. Organizzò i parroci e formò i catechisti.

Fece aumentare il numero delle stamperie di libri religiosi, e si interessò in modo particolare affinché i futuri sacerdoti fossero ben formati. Il suo seminario arrivò a essere considerato uno dei migliori d'Europa. In qualità di cancelliere dello Studio di Padova, rifiutò in un primo momento, nel 1678, di concedere la laurea in teologia a Elena Lucrezia Cornaro, affermando che sarebbe stato «uno sproposito dottorar una donna» e avrebbe significato «renderci ridicoli a tutto il mondo».[1]
Come cardinale partecipò ai conclavi del 1667, 1676, 1689 e 1691, ma non a quello del 1669-70. Papa Innocenzo XI, eletto nel 1676, lo trattenne a Roma per tre anni e mezzo come suo consigliere, e gli affidò la supervisione dell'insegnamento cattolico nella città.
Lavorò per la riunificazione con le Chiese orientali.
Morì il 18 giugno 1697 e fu esposto e sepolto nella cattedrale di Padova.
Culto[modifica | modifica wikitesto]
Fu beatificato il 16 luglio 1761 da papa Clemente XIII e canonizzato il 26 maggio 1960 da papa Giovanni XXIII con commemorazione liturgica al 17 giugno. Dopo il Concilio Vaticano II la data della memoria è stata spostata al 18 giugno.
Genealogia episcopale e successione apostolica[modifica | modifica wikitesto]
La genealogia episcopale è:
- Cardinale Guillaume d'Estouteville, O.S.B.Clun.
- Papa Sisto IV
- Papa Giulio II
- Cardinale Raffaele Riario
- Papa Leone X
- Papa Paolo III
- Cardinale Francesco Pisani
- Cardinale Alfonso Gesualdo
- Papa Clemente VIII
- Cardinale Pietro Aldobrandini
- Cardinale Laudivio Zacchia
- Cardinale Antonio Barberini, O.F.M.Cap.
- Cardinale Marcantonio Bragadin
- Cardinale Gregorio Giovanni Gaspare Barbarigo
La successione apostolica è:
- Vescovo Niels Stensen (1677)
- Cardinale Marcantonio Barbarigo (1678)
- Vescovo Carlo Felice de Matta (1678)
- Vescovo Marcantonio Zollio (1678)
- Vescovo Gherardo Gherardi (1679)
- Cardinale Giovanni Alberto Badoer (1688)
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ S. Serena, S. Gregorio Barbarigo e la vita spirituale e culturale nel suo seminario di Padova, I, 1963, p. 215.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- M. O'Callaghan, Barbarigo, Gregory, St., in New Catholic Encyclopedia, vol. 2, New York, McGraw-Hill, 1967, New Catholic Encyclopedia (1967).
- L'itinerario biografico di Gregorio Barbarigo dal contesto familiare all'episcopato. Lettere ai familiari, a cura di Pierantonio Gios, Padova 1996;
- Liliana Billanovich, Fra centro e periferia. Vicari foranei e governo diocesano di Gregorio Barbarigo vescovo di Padova. 1664-1697, Padova 1999;
- Liliana Billanovich e Pierantonio Gios (a cura di), Gregorio Barbarigo patrizio veneto vescovo e cardinale nella tarda Controriforma (1625-1697). Atti del Convegno di studi (Padova, 7-10 novembre 1996), Padova, 1999, ISBN 978-8897835035.
- Sebastiano Serena, S. Gregorio Barbarigo e la vita spirituale e culturale nel suo seminario di Padova, 2 voll., Padova, Antenore, 1963;
- Pierluigi Giovannucci, Governare una diocesi a un secolo dal Tridentino: il cardinale Barbarigo a Padova tra uniformazione istituzionale e pastoralità, Ricerche di storia sociale e religiosa : 82, 2, 2012 (Roma: Storia e letteratura, 2012);
- Antonio Menniti Ippolito, Il processo di canonizzazione di Gregorio Barbarigo. Riflessioni su un volume recente, in Rivista di storia della Chiesa in Italia, vol. 57, n. 1, 2003, pp. 185-196, JSTOR 43050089.
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Gregorio Barbarigo
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Gregòrio Barbarigo, santo, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Pio Paschini, BARBARIGO, Gregorio, beato, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1930.
- Gregòrio Barbarigo, su sapere.it, De Agostini.
- Gino Benzoni, GREGORIO Barbarigo, santo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 59, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2002.
- Gregorio Barbarigo, su accademicidellacrusca.org, Accademia della Crusca.
- Gregorio Barbarigo, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana.
- (EN) Opere di Gregorio Barbarigo, su Open Library, Internet Archive.
- (EN) David M. Cheney, Gregorio Barbarigo, in Catholic Hierarchy.
- Gregorio Barbarigo, su Santi, beati e testimoni, santiebeati.it.
- Gregorio Barbarigo, su causesanti.va, Congregazione delle cause dei santi.
- Marco Perletti, Gregorio Barbarigo, il modello del "Buon vescovo" nella seconda stagione controriformista, su mmps.it. URL consultato il 20 luglio 2006 (archiviato dall'url originale il 28 gennaio 2012).
Controllo di autorità | VIAF (EN) 20486022 · ISNI (EN) 0000 0001 1022 2967 · SBN SBLV150880 · BAV 495/7164 · CERL cnp00550471 · LCCN (EN) nb98016208 · GND (DE) 119223155 · BNF (FR) cb133373305 (data) · WorldCat Identities (EN) lccn-nb98016208 |
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