Sofia Schafranov

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Sofia Schafranov (Sara Abranovna Kaufmann) (Jalta, 27 luglio 1891Roma, dicembre 1994) è stata un medico e superstite dell'Olocausto russa naturalizzato italiana, di origine ebraica, autrice nel 1945 di uno dei primi libri di memorie di deportati italiani dal campo di concentramento di Auschwitz.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Sara Abranovna Kaufmann nasce a Jalta in Crimea il 27 luglio 1891 (l'15 luglio secondo il calendario giuliano), da una famiglia ebraica, la figlia di Abramo Kaufmann e di Etta Blinder.[1] Fin da bambina fa esperienza dei pogrom e delle persecuzioni antisemite in Ucraina. Studia medicina a Mosca, specializzandosi nella cura della tubercolosi. Nel 1913 sposa un nobile russo. Con il battesimo assume il nome di Sofia Schafranov.

Morto il marito ucciso durante la Rivoluzione Russa, si rifugia a Costantinopoli e quindi a Parigi, trasferendosi infine nel 1938 con l'anziana madre in Italia dove già vive una delle sorelle con il marito (il giornalista Alberto Cavaliere) e i figli.

Sofia Schafranov, che nel 1933 ha ottenuto l'abilitazione per la professione medica presso l'Università di Palermo[2], si stabilisce a Sondalo, in provincia di Sondrio, dove lavora come medico presso un sanatorio privato per malati di tubercolosi.

È arrestata il 2 dicembre 1943 assieme ad un'altra dottoressa ebrea che lavora nello stesso ospedale, Bianca Morpurgo, e alla madre, Etta Blinder, la quale sfollata nel vicino villaggio di Tresivio si era recata in Questura a Sondrio per avere notizie della figlia.

Il 17 gennaio 1944 i detenuti ebrei nel carcere di Sondrio sono trasferiti nel carcere di San Vittore di Milano e da lì deportati il 30 gennaio con destinazione Birkenau[3]. All'arrivo al campo il 2 febbraio 1944, la madre Etta è subito condotta alla camera a gas mentre Sofia Schafranov (n. 75181) e Bianca Morpurgo (n. 75183) devono la loro sopravvivenza alla professione medica, che le fa impiegare nell'infermeria del campo femminile.

Trasferita nel lager di Ravensbrück, e infine in quello di Mauthausen, Sofia è liberata dall'arrivo dell'esercito statunitense il 5 maggio 1945 (quando l'amica Bianca Morpurgo era stata liberata a Dresda già nell'aprile 1945)

Al suo ritorno in Italia, la testimonianza di Sofia Schafranov è raccolta in una lunga intervista dal cognato Alberto Cavaliere, e pubblicata nel libro I campi della morte in Germania nel racconto di una sopravvissuta (Milano: Sonzogno, 1945), in quella che è una delle prime testimonianze di ebrei deportati pubblicate in Italia. Oltre a Sofia Schafranov, sette furono i deportati ebrei autori di racconti autobiografici pubblicati in Italia nei primi anni del dopoguerra: Lazzaro Levi alla fine del 1945, Giuliana Fiorentino Tedeschi, Alba Valech Capozzi, Frida Misul e Luciana Nissim Momigliano nel 1946, e infine nel 1947 Primo Levi e Liana Millu. Ad essi vanno aggiunti: Luigi Ferri, la cui deposizione (in tedesco) è resa nell'aprile 1945 di fronte ad uno dei primi tribunali d'inchiesta sui crimini nazisti; e Bruno Piazza, il cui memoriale, scritto negli stessi anni, sarà però pubblicato solo nel 1956.[4]

Ripresa nel dopoguerra la sua attività di medico e tisiologa, Sofia Schafranov non tornerà più a ripercorrere pubblicamente le sue memorie di deportata. Trasferitasi a Roma dopo la pensione, vi muore all'età di 103 anni, nel dicembre 1994.

Nel 2010 il libro di Alberto Cavaliere, contenente le memorie di Sofia Schafranov, è ripubblicato a Milano da Paoline Editoriale Libri

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Liliana Picciotto, Il libro della memoria (II ed.; Milano: Mursia, 2001)
  2. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia (2 ottobre 1934) p.4453,
  3. ^ Alberto Cavaliere, I campi della morte in Germania nel racconto di una sopravvissuta (Milano: Sonzogno, 1945)
  4. ^ Anna Baldini (2012), "La memoria italiana della Shoah (1944-2009)", in Atlante della letteratura italiana, Torino, Einaudi, Vol.3, pag. 758-763.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Alberto Cavaliere, I campi della morte in Germania nel racconto di una sopravvissuta (Milano: Sonzogno, 1945). Ristampato a Milano: Paoline Editoriale Libri, 2010.
  • Liliana Picciotto, Il libro della memoria (II ed.; Milano: Mursia, 2001)
  • Fania Cavaliere, Il Novecento di Fanny Kaufmann, 2012, ISBN 978-88-368-1291-2

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN171203938 · ISNI (EN0000 0001 2013 4709 · SBN LO1V329232 · LCCN (ENno2011083742 · GND (DE1017185271 · J9U (ENHE987007313756905171 · WorldCat Identities (ENlccn-no2011083742