Santuario della Madonna delle Lacrime (Ponte Nossa)

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«... una certa immagine della gloriosissima Vergine Maria, nella parete anteriore della chiesa di S. Maria di Campolungo, della parrocchia di S. Andrea di Premolo della diocesi di Bergamo, vicino all'immagine di nostro Signore Gesù, già da molto tempo dipinta, fu vista mutarsi, e rattristarsi, e versare sangue dall' occhio sinistro e aprire e chiudere in modo miracoloso lo stesso occhio; e a motivo di tanta notizia e della divulgazione del prodigio inaudito, molte persone, accorrenti da diversi paesi, ricorsero alla medesima immagine, alla quale con devozione domandarono le grazie rispondenti ai rispettivi desideri...»

Santuario della Madonna delle Lacrime
Esterno del santuario
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàPonte Nossa
IndirizzoPiazza Santuario
Coordinate45°51′45.22″N 9°52′49.04″E / 45.862561°N 9.880289°E45.862561; 9.880289
Religionecattolica di rito romano
TitolareMaria
DiocesiBergamo
Consacrazione1575
Stile architettonicomedievale
Inizio costruzione1525
Completamento1533
Sito webSito del santuario

Il santuario della Madonna delle Lacrime (detta anche Madonna di Campolungo) e contemporaneamente chiesa parrocchiale di Santa Maria Annunciata è un edificio religioso (uno dei pochi in Italia ad essere santuario-parrocchia) situato all'imbocco del paese di Ponte Nossa in val Seriana, in provincia e diocesi di Bergamo. Elevata a parrocchiale il 19 aprile 1583 dal vescovo Gerolamo Ragazzoni.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Sul territorio di Ponte Nossa detto di Campo Lungo vi era un piccolo oratorio dedicato ai Sette fratelli martiri e alla Madonna che aveva sulla facciata l'affresco realizzato da Giacomo Borlone de Buschis raffigurante la Crocefissione con la Madonna e san Giovanni.[2]
Secondo la tradizione, il 2 giugno 1511, alcune pastorelle del paese fissando il quadro, videro il volto di Maria mutare, aprire e chiudere l'occhio sinistro fino a lacrimare sangue. Tra loro vi era una fanciulla della famiglia Bonelli de Ferrari, la quale asciugò con il proprio grembiule le lacrime. La Vergine disse: "Ai primi che passeranno per questa via, farai osservare questa mia apparizione, e dirai che te l'ha detto la Beata Vergine, la quale ordina che a suo onore sia fabbricata una chiesa dove farà molte grazie". Le giovani resero pubblico il miracolo e mostrarono a testimonianza il sangue rimasto sul grembiule della giovane.[3] La tradizione racconta di altri fatti miracolosi, come la storia di quel soldato che derise le giovani mettendo in dubbio quanto da loro raccontato e che risalito a cavallo improvvisamente, si trovò ad essere cieco, lui e pure il suo cavallo, colpito dall'ira di Dio. Il castigo lo fece ravvedere e chiedendo perdono a Dio e alla Madonna riebbe il dono della vista. La testimonianza del miracolo e quanto successe dopo, vennero quindi raccolte dal notaio Guerinoni di Gorno e messa per iscritto. La costruzione della nuova chiesa ebbe l'autorizzazione di un inizio già dal 10 giugno del medesimo anno.[4]

Il nuovo edificio sacro, però venne ufficialmente iniziato nel 1525,. Un atto notarile del 1525 testimonia la presenza di una commissione incaricata alla raccolta e alla gestione dei fondi necessari, testimonia le donazioni da parte di molti privati, e la cospicua offerta di Donato detto Molendo, figlio di Tonol Molendo, originario di Vertova per: esser stato in certa sua infermitate et essendo se' ricorso ala piissima Vergine Maria de dito loco da Campolongo a fato voto de costruire per amor di Dio e dela gloriosissima d.S. Maria: et tuto quello aquistare in dito nome restituirlo et apresentarlo a deta fabrica.[5] L'edificio fu terminato nel 1533, venne edificato in stile romanico lombardo a fianco della chiesetta esistente. Consacrata con il rito della dedicazione a santa Maria Annunziata il 19 aprile 1575 dal coadiutore del vescovo Federico Corner ed elevata a parrocchiale nel 1583, quando si separò da Premolo. L'affresco miracoloso venne inserito come pala d'altare laterale. La precedente chiesa fu quindi demolita nel 1716 al fine di lasciare spazio alla nuova sacrestia del complesso.[6] La costruzione di un nuovo edificio di culto fu ben accolto da vescovo di Bergamo Pietro Lippomano: "... et questo in esecuzione de la libertate a noi atribuita per il Rev.Mo d.d. Piero Lipomani, episcopo electo de Bergamo, como apar per essa libertate scripta per d.zo Batista Buceleno, notaro seu canonico del prefato episcopo" (adi 5 de avo sto 1525).

Il precedente edificio di culto risulta presente ancora nel 1575 quando san Carlo Borromeo visitò il territorio, imponendo che venisse distrutto l'altare e la chiesa adibita ad abitazione del custode, cosa che avvenne solo nel 1716.[7] La precedente chiesa fu quindi demolita nel 1716 al fine di lasciare spazio alla nuova sacrestia del complesso.[6]

Tra il 1880 a il 1902 la chiesa venne modificata con l'allungamento di tre campate su progetto dell'architetto Virginio Muzio,[7] nonché l'aggiunta della nuova cappella laterale che con il tempo cambiò di destinazione d'uso diventando una sala cinematografia, auditorium parrocchiale ora è adibito ad esposizione storica/religiosa ed è possibile acquistare oggetti ricordo del Santuario.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa dal classico orientamento ovest-est, presenta la facciata a capanna in stile romanico in ceppo locale e con un'alta zoccolatura sporgente. Una lesena demarca il lato destro, mentre il sinistro prosegue con un ulteriore fabbricato dedicato ad esposizione storico-culturale del Santuario. Una cornice sagomata ad archetti segue l'andamento degli spioventi del tetto. La Chiesa è totalmente affrescata, nelle pareti si trovano, nella parte centrale delle raffigurazione di Santi, mentre nella parte superiore delle scene riguardanti la storia del Santuario, la vita della Madonna e un compianto sul Cristo Morto. Sopra l'Altare si trova un grande affresco (frontone) che raffigura l'incoronazione della Vergine con attorno una schiera di Santi e Vescovi. Centrale il portale in pietra arenaria risalente alla chiesa precedente l'ampliamento del XX secolo. L'architrave ha una trabeazione ad arco con lunetta affrescata. Superiore vi è il grande rosone strombato con raggiera lignea vetrate piombate. Laterali due finestre centinate e strombate.

Il Coccodrillo[modifica | modifica wikitesto]

Il coccodrillo appeso al soffitto della chiesa

Appeso al soffitto della navata, nella parte destra, di fronte all'altare della Vergine è conservato un coccodrillo. Non vi è documentazione scritta in riferimento al motivo vero della presenza di un coccodrillo all'interno della chiesa. La prima citazione della sua presenta è deducibile da un documento del 24 gennaio 1594 del vescovo Federico Corner che ne chiese l'immediata rimozione: Nella chiesa seu oratorio della Madonna si levi via quella pelle di coccodrillo sotto il tetto come indecente. Questo ordine fu però eluso dall'allora parroco don Celso Lotteri il quale dichiarò. Un errore madornale perché se un lato era per avventura indecente al sacro luogo la pelle di un mostro marino, era dall'altro un reale ornamento ed un mobilissimo trofeo dinotante una segnalata grazia ottenuta mercé l'invocazione di Santa Maria dei Campi da qualche villese trovantesi in riva al mare e miracolosamente preservato dalle zanne di quel vorace mostro.[8]

La testimonianza di questo miracolo rimane quindi solo orale, tramandata dai fedeli. Parrebbe quindi che a Rimini un mercante che si trovava in viaggio per vendere i suoi pannilana certo Bonelli de' Ferrari, si trovò ad affrontare un animale feroce. Affidò le sue preghiere alla Madonna di Campolungo, e riuscì così con il suo archibugio a colpire il mostro alla gola uccidendolo(come mostra il terzo affresco sulla parete destra nella parte alta).[4] Ma molte sono le storie che si tramandano sul coccodrillo.

Altre chiese con coccodrilli sono il Santuario della Beata Vergine delle Grazie a Curtatone (MN) e la Chiesa di Santa Maria delle Vergini a Macerata, ma quello di questo santuario è il meglio conservato.

Tradizioni[modifica | modifica wikitesto]

Ogni anno, dal 1511, la comunità di Ponte Nossa commemora il miracolo, chiamato comunemente dell' “Apparizione”, con una festa. La ricorrenza è un importante appuntamento per la cittadinanza nonché momento di pellegrinaggio dai paesi vicini. Il momento culminante è il rito detto dello scoprimento. L'immagine della Madonna ritenuta miracolosa, viene coperta da un velo che viene poi rimosso durante la celebrazioni delle funzioni eucaristiche.

Fin dal 1682 sono documentati lo svolgersi dei fuochi pirotecnici che accompagnano la festa e lo scoprimento del dipinto. In preparazione a questa festa, nel mese di maggio la comunità si prepara portando sul monte dove è posta la statua della Madonna, un grande albero donato dalla comunità di Ardesio. Il 1º giugno, vigilia della festa, il tronco detto Mas viene bruciato. La tradizione ha sicuramente caratteristiche antiche, precedenti la festa del paese, ricorda infatti la festa delle piante di antichissima origine pagana.[9]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ parrocchia di Santa Maria Annunciata, su lombardiabeniculturali.it, Lombardia Beni Culturali. URL consultato il 9 marzo 2020..
  2. ^ Santuario della Madonna delle Lacrime – Ponte Nossa, su valseriana.eu, Val Seriana Val di Scalve. URL consultato l'8 marzo 2020..
  3. ^ Facchinetti, p. 20.
  4. ^ a b Facchinetti, p 21.
  5. ^ Chiesa di Santa Maria Assunta, su comune.pontenossa.bg.it, Comune di Ponte Nossa..
  6. ^ a b santuario della Madonna delle Lacrime Storia, su santuariopontenossa.it.
  7. ^ a b BeWeB.
  8. ^ parroco Celso Letteri, Villa di Serio e santuario di S. Maria sotto il titolo del Buon consiglio, Bergamo, 1852, p. 51..
  9. ^ Ardesio, tagliato il “Mas” di Ponte Nossa, su myvalley.it, My valley.it. URL consultato il 9 marzo 2020..

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Antonio Riccardi, Memorie della apparizione e del santuario di Maria Vergine a Campo lungo al Ponte di Nossa, Milano, 1850.
  • Simone Facchinetti, Visioni apparizioni miracoli. La pittura di Giovan Paolo Cavagna e la mostruosa meraviglia, Grafica e arte, 2018.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]