Santuario della Madonna Greca

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Santuario della Madonna Greca
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegionePuglia
LocalitàCorato
Coordinate41°09′09.07″N 16°24′33.88″E / 41.15252°N 16.40941°E41.15252; 16.40941
Religionecattolica
Titolaresanta Maria
Arcidiocesi Trani-Barletta-Bisceglie

Il Santuario di Santa Maria Greca (detto anche Chiesa della Madonna Greca) è un importante luogo di culto cattolico della città di Corato, nella Città metropolitana di Bari. La chiesa, sede della parrocchia omonima, è molto importante per il paese poiché strettamente legata ad alcuni avvenimenti di notevole rilevanza per la sua storia; vi si custodisce inoltre una presunta immagine acheropita ed è il luogo di sepoltura della Serva di Dio Luisa Piccarreta.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'evento leggendario alla base della storia della chiesa avvenne una decina d'anni prima della sua costruzione, precisamente nel 1656, anno in cui nell'intero Regno di Napoli si verificò una terribile epidemia di peste; nel luglio dello stesso anno anche Corato ne fu soggetta e in pochi giorni la popolazione fu decimata dall'infezione. A quel tempo la città possedeva ancora una cinta muraria medievale dotata di ben venticinque torri, molte delle quali già in disuso da lungo tempo; la gente cercò scampo dal morbo rifugiandosi nelle segrete di queste torri, invano. In particolare i cittadini si radunarono di fronte a una delle torri più antiche, "La Greca", così denominata perché forse risalente all'epoca bizantina: un'antica tradizione riferiva che nei suoi sotterranei, da tempo inaccessibili, fosse conservata un'icona della Vergine Maria; il popolo credette che riportandola alla luce la Madonna avrebbe concesso il suo patrocinio alla città, salvandola dalla peste. Molta gente accorse presso il piccolo buco che costituiva ormai l'unico accesso agli ambienti sotterranei, senza però riuscire a entrarvi. Il sacerdote Francesco Lojodice, all'epoca di stanza a Corato, temendo che l'assembramento potesse favorire il contagio, fece allargare la buca e vi entrò, alla ricerca dell'immagine sacra. Tuttavia Lojodice non trovò che una nicchietta con tracce di pittura ormai sbiadite. Nella notte del 17 luglio, però, il sacerdote vide in sogno la Vergine Maria, che gli promise la salvezza di Corato se lui avesse dedicato al suo culto il sotterraneo in cui si era calato giorni prima. Il giorno dopo Lojodice chiese e ottenne dall'arcivescovo di Trani Tommaso Sarria il permesso di trasformare il sotterraneo in un oratorio, così fece iniziare i lavori per renderlo adatto alla preghiera; nel frattempo chiamò un pittore perché dipingesse l'immagine di Maria così come gli era apparsa in sogno. Tuttavia, benché il sacerdote si sforzasse di descrivere nei minimi dettagli la figura della Madonna, il pittore non riusciva a riprodurla in alcun modo; il popolo che lo attorniava intanto continuava a pregare la Vergine perché concedesse il suo aiuto. Secondo la leggenda, verso mezzogiorno si udì il suono di un campanello, e una donna cieca lì presente prese a indicare la tavola di legno preparata dal pittore, sulla quale era miracolosamente apparsa un'immagine nella quale Lojodice riconobbe la Madonna esattamente come le era apparsa in sogno. Da quel giorno Corato fu libera dalla peste, a differenza di altre città limitrofe che subirono ingenti perdite.

La prodigiosa icona venne collocata nella nicchietta del sotterraneo della Torre Greca, che divenne mèta di pellegrinaggi e orazioni, tanto che nel 1664 lo stesso Lojodice promosse la costruzione di una chiesa superiore che consentisse l'afflusso di molta gente e ne evitasse la calca in un luogo stretto e chiuso. La vecchia torre fu quindi abbattuta e al suo posto fu eretta una chiesa; il primitivo oratorio fu ampliato e divenne la cripta del nuovo edificio. La chiesa assunse il titolo di "Santa Maria Greca" non solo a causa del nome della vecchia torre, ma anche perché nell'icona la Madonna appare con lineamenti e abiti di foggia greca. Nel corso degli anni tanto la chiesa quanto la cripta subirono numerosi interventi di ristrutturazione; in particolare, quello avvenuto nel 1891 fece assumere all'edificio la forma che ha oggi, ribaltandone completamente la pianta e demolendo la cupola che si innalzava sul transetto. Al giorno d'oggi solo la cripta mantiene quasi intatti gli elementi originali del XVII secolo; della chiesa superiore originaria non rimangono che alcuni decori, i dipinti e il portale originario, oggi murato ma ancora visibile sul prospetto posteriore dell'edificio, in corrispondenza dell'abside.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa si trova lungo Corso Garibaldi, principale anello stradale che cinge il centro storico di Corato e che ricalca la cinta muraria medievale del borgo. Le forme attuali sono quelle assunte tra XIX e XX secolo, che le hanno conferito un aspetto prevalentemente neoclassico con forti elementi eclettici. Originariamente la chiesa presentava un aspetto barocco, ancora oggi riscontrabile nella cripta e in parte nell'absidiola della navata destra, e si estendeva solo per circa metà dell'attuale edificio.

Esterno[modifica | modifica wikitesto]

La facciata dà attualmente su Corso Garibaldi, ribaltata di 180° rispetto a quella originaria che si apriva invece sul centro storico. Essa presenta forme neoclassiche molto semplici: è scandita da paraste che terminano in capitelli ionici e sostengono un timpano non finito. Vi si apre un solo portale centrale, definito da paraste e sovrastato da un timpano. Sul portale c'è un oculo che comunica con l'interno, mentre sui lati si aprono due oculi ciechi. Il portale si trova in posizione rialzata rispetto al piano stradale: ai lati della scalinata d'accesso si aprono due prese d'aria per la cripta, solo parzialmente interrata.

Interno[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa si presenta con una pianta a croce greca suddivisa in tre navate; le campate sono scandite da imponenti pilastri e da archi a ogiva. All'incrocio dei bracci è visibile il tamburo che un tempo sosteneva la cupola, oggi venuta meno. Sulla controfacciata si può ammirare una splendida cantoria lignea adornata dai dipinti dei principali patroni della città e una lunetta raffigurante la Natività, entrambe realizzate nel XVIII secolo; nelle navate sono collocate due statue in cartapesta (Sant'Anna e una Pietà) ascrivibili al medesimo periodo. Sulle scale che conducono alla cripta, inoltre, si può ammirare una statua-manichino con le fattezze della Madonna Greca, riccamente vestito e decorato. Dal 1993 la navata destra ospita il sepolcro della serva di Dio Luisa Piccarreta, in marmo bianco.

Cripta[modifica | modifica wikitesto]

La cripta è costituita da un ambiente unico con volta a crociera, decorata con rilievi barocchi a stucco. Vi sono presenti due tabernacoli settecenteschi, un gruppo scultoreo raffigurante la Madonna di Pompei risalente alla seconda metà del 1800 e una di San Pio realizzata nel 2000. Sull'altare maggiore, fabbricato in marmo nel 1921 con le medesime forme neoclassiche della facciata, è collocata l'icona della Madonna Greca, davanti alla quale arde una lampada votiva perpetua in memoria di quella accesa da Francesco Lojodice nel giorno in cui l'icona vi fu posta. L'ambiente alle spalle dell'altare, oggi quasi completamente spoglio, è in effetti quello originario dove essa fu ritrovata dal sacerdote, e tuttora vi è visibile la finestrella con la primitiva collocazione dell'immagine. La parete ovest della cripta è l'unica non intonacata e presenta ancora le vestigia dell'antica Torre Greca.

L'Icona di Santa Maria Greca[modifica | modifica wikitesto]

L'icona miracolosa conservata nella cripta è dipinta a olio su legno di pioppo; il dipinto presenta forti elementi manieristi e vi è raffigurata la Vergine Maria assisa su un trono di nuvole e attorniata da angeli, recante sul braccio sinistro Gesù Bambino e nella mano destra un pastorale bizantino. La Madonna è ritratta con pelle e capelli scuri e abiti di foggia greca, da cui il suo appellativo. In basso a sinistra è dipinto un piccolo campanello, in ricordo di quello che secondo la leggenda suonò poco prima che l'immagine si disegnasse da sola sulla tavola. La tradizione vuole che, nonostante i cinque secoli d'età e l'umidità costante dell'ambiente in cui si trova, l'icona non abbia mai richiesto interventi di restauro.

Nel 1965, in occasione del terzo centenario del ritrovamento dell'icona, il popolo di Corato donò una riza d'oro in forma di corona che fu apposta con cerimonia solenne sul capo della Madonna Greca; nella medesima occasione ella fu nominata "principale protettrice di Corato".

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giovanni Beltrani, I documenti storici di Corato (1046-1327), Commissione di storia patria, 1923.
  • V. Gioia, Relazione sulla situazione economica e morale del Comune di Corato, Tip. C. Petrone, 1929.
  • Francesco Galise, Corato storia del suo territorio, Tip. Graziani, 1995
  • Francesco Galise, Corato sviluppo urbanistico con note architettoniche, Tip. Graziani, 1985

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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