Rift del Golfo di Suez

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Immagine satellitare del Golfo di Suez. Sono chiaramente visibili gli affioramenti scuri dello scudo arabo-nubiano (risalenti al Precambriano) e le strutture lineari del rift su entrambi i lati del golfo.

Il rift del Golfo di Suez è una zona di rift continentale che fu attiva tra il tardo Oligocene (circa 28 milioni di anni fa) e la fine del Miocene (circa 5 milioni di anni fa).[1]

Rappresentava una continuazione del rift del Mar Rosso fino alla separazione avvenuta a metà del Miocene, quando gran parte dello spostamento sul neo formatosi centro di divergenza del Mar Rosso andò a finire nella faglia trasforme del Mar Morto. Durante la breve storia successiva alla formazione del rift, la parte più profonda della topografia residua del rift è stata riempita dal mare, creando così il Golfo di Suez.

A nord del Golfo di Suez, il rift diventa indistinto e la sua esatta geometria diviene incerta, collegandosi alla fine al rift di Manzala, al di sotto del delta del Nilo.[2]

Situazione tettonica[modifica | modifica wikitesto]

La formazione del sistema di rift Mar Rosso-Golfo di Suez fu causata da una rotazione antioraria della placca araba rispetto alla placca africana.[1] Questo modello è in accordo con il rifting quasi ortogonale lungo l'intera lunghezza del sistema di rift. I modelli alternativi che suggeriscono un inizio innescato dallo sviluppo di una faglia trasforme o di un bacino distensivo lungo lungo l'asse del rift, non sono stati supportati da studi dettagliati della geometri del rift.[3]

Verso la fine del Miocene, la placca araba iniziò a collidere con la placca euroasiatica portando a cambiamenti della configurazione della placca, allo sviluppo della faglia trasforme del Mar Morto e alla cessazione dell'attività di rifting nel golfo di Suez.[3]

Basamento cristallino[modifica | modifica wikitesto]

Il basamento cristallino consiste di rocce dello scudo arabo-nubiano risalenti al Precambriano.[3]

Gneiss, rocce vulcaniche e metasedimenti sono intrusi da granito, granodiorite e una serie di dicchi di dolerite. Le rocce contengono zone di taglio, come nella cesura di Rehba ad ovest del Sinai, che si ritiene abbiano parzialmente controllato l'orientazione e la localizzazione delle strutture del rift.[3][4]

Evoluzione storica[modifica | modifica wikitesto]

Situazione precedente al rifting[modifica | modifica wikitesto]

Tra la fine del Cretacico e l'Eocene, nell'area attualmente occupa dal rift era presente un mare poco profondo dove si depositavano carbonati. Il periodo era tettonicamente stabile, ma nella parte settentrionale della regione del golfo si facevano periodicamente sentire gli effetti della lontana orogenesi alpina. Una serie di bacini con estensioni strutturali in direzione WSW-ENE si invertirono, creando sollevamenti isolati e aree di piegature note come strutture dell'arco siriano. Queste strutture erano attive principalmente durante il tardo Santoniano, ma ci sono evidenze di ulteriori movimenti sulle stesse strutture alla fine del Cretacico e durante il Paleogene.[5]

Rifting[modifica | modifica wikitesto]

La formazione del rift iniziò in tutto il sistema di rift del Mar Rosso-Golfo di Suez durante il tardo Oligocene. Nel Golfo di Suez, il rifting raggiunse il culmine durante il Burdigaliano, circa 18 milioni di anni fa, all'inizio del Miocene.

Verso la metà del Miocene avvenne la fratturazione lungo l'intera lunghezza del rift, accompagnata dall'inizio dell'espansione del fondale oceanico nel tardo Miocene. La fratturazione fu associata a una graduale riduzione della velocità di rifting lungo il Golfo di Suez, con l'arresto della maggior parte dell'attività all'inizio del Pliocene.[3]

Situazione post-rift[modifica | modifica wikitesto]

Dalla fine del Miocene, nell'area del rift del Golfo di Suez è iniziato un processo di subsidenza termica accompagnata dall'allagamento delle aree topograficamente più basse della regione.[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b S.M. Khalil e McClay K.R., Tectonic evolution of the NW Red Sea-Gulf of Suez rift system, in Wilson, R.C.L., Whitmarsh, R.B., Taylor, B. e Froitzheim, N. (a cura di), Non-Volcanic Rifting of Continental Margins: A Comparison of Evidence from Land and Sea, Special Publication, vol. 187, Geological Society of London, 2001, pp. 453–473, ISBN 978-1-86239-091-1.
  2. ^ W. Bosworth, P. Huchon e K.R. McClay, The Red Sea and Gulf of Aden Basins (PDF), in Journal of African Earth Sciences, vol. 43, 2005, pp. 334–378, Bibcode:2005JAfES..43..334B, DOI:10.1016/j.jafrearsci.2005.07.020. URL consultato il 27 aprile 2010 (archiviato dall'url originale il 18 agosto 2011).
  3. ^ a b c d e W. Bosworth e McClay K.R., 18 Structural and stratigraphic evolution of the Gulf of Suez Rift, Egypt: a synthesis (PDF), in Ziegler P.A., Cavazza W., Robertson A.H.F. e Crasquin-Soleau (a cura di), Peri-Tethyan Rift/Wrench Basins and Passive Margins, Mem. Mus. natn. Hist. nat., Peri-Tethys Memoir 6, Paris, 2001, pp. 567–606. URL consultato il 27 aprile 2010.
  4. ^ A.I. Younes e McClay K., Development of Accommodation Zones in the Gulf of Suez-Red Sea Rift, Egypt, in AAPG Bulletin, vol. 86, n. 6, 2002, pp. 1003–1026, DOI:10.1306/61EEDC10-173E-11D7-8645000102C1865D.
  5. ^ W. Bosworth, R. Guiraud e L.G. Kessler II, Late Cretaceous (ca. 84 Ma) compressive deformation of the stable platform of northeast Africa (Egypt): Far-field stress effects of the "Santonian event" and origin of the Syrian arc deformation belt, in Geology, vol. 27, n. 7, 1999, pp. 633–636, Bibcode:1999Geo....27..633B, DOI:10.1130/0091-7613(1999)027<0633:LCCMCD>2.3.CO;2. URL consultato il 15 maggio 2010.
  6. ^ W. Bosworth, A high-strain rift model for the southern Gulf of Suez (Egypt), in Rift Structure: Models and Observations, Special Publications, vol. 80, London, Geological Society, 1995, pp. 75–102. URL consultato il 31 maggio 2010.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]