Reina María Luisa (1791)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Reina Maria Luisa (1791))
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Reina María Luisa
Piano costruttivo di un vascello da 112 cannoni classe Meregildos o Santa Ana
Descrizione generale
Tipovascello a tre ponti
ClasseClasse Santa Ana
ProprietàArmada Española
CantiereReales Astilleros de Esteiro, El Ferrol
Impostazione1790
Varo12 settembre 1791
Entrata in servizio1791
Destino finalepersa per naufragio il 10 settembre 1815
Caratteristiche generali
Dislocamento2308
Lunghezza60,34 m
Larghezza15,5 m
Pescaggio7,9 m
PropulsioneVela
Equipaggio895-982
Armamento
ArtiglieriaAlla costruzione:
  • 30 cannoni da 36 libbre (16,3 kg
  • 32 cannoni da 24 libbre (11 kg)
  • 32 cannoni da 12 libbre (5,4 kg)
  • 18 cannoni da 8 libbre (3,6 kg)

Totale: 112

[1]
voci di navi e imbarcazioni a vela presenti su Wikipedia

Il Reina María Luisa fu un vascello di linea spagnolo da 112 cannoni che prestò servizio nell'Armada Española tra il 1791 e il 1815.

Costruzione[modifica | modifica wikitesto]

Realizzato nei Reales Astilleros de Esteiro di El Ferrol, sui piani costruttivi elaborati dal tenente generale e ingegnere navale José Joaquín Romero y Fernández de Landa fu uno dei 9 vascelli della classe Meregildos o Santa Ana dal nome della prima unità. Le altre unità della classe erano Santa Ana, Mejicano, Conde de Regla, Salvador del Mundo, Real Carlos, San Hermenegildo, Príncipe de Asturias e costituirono il nerbo della flotta spagnola durante le guerre napoleoniche. Dal 18 marzo 1809 il vascello cambiò il nome in Fernando VII.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il vascello di primo rango Reina María Luisa fu realizzato presso il cantiere navale di El Ferrol, ed entrò in servizio con un armamento di 112 cannoni disposti nel seguente ordine: 30 cannoni da 36 libbre[2] nella prima batteria, 32 da 24 nella seconda, 32 da 18 nella terza, 12 da 8 sul cassero e 6 da 8 sul castello di prua. Un errore di costruzione fece sì che il Reina María Luisa risultasse più lungo in chiglia di tre piedi e mezzo rispetto alle altre unità della sua classe. In conseguenza di questo, e valutato il costo e la perdita di tempo che avrebbe comportato rimediare all’errore, su decisione del Capitano generale del Dipartimento di El Ferrol fu deciso di completare il vascello. Una volta varato il Reina María Luisa risultava avere un pescaggio a poppa di 1 piede e 10 pollici in più rispetto alle altre unità della classe, e di 11 pollici in meno a prora, disponendo di migliore tenuta in mare.

La guerra contro la Francia rivoluzionaria[modifica | modifica wikitesto]

Nel marzo del 1793 il governo spagnolo dichiarò guerra alla Repubblica Francese,[3] e il tenente generale Juan de Lángara y Huarte assunse il comando dell'Escuadra del Océano, forte di 18 navi di linea e sei fregate,[4] alzando la sua insegna sul vascello Reina Maria Luisa. Al comando di essa operò nel Mediterraneo in combinazione con quella inglese agli ordini del viceammiraglio Sir Samuel Hood.[4] Nell'agosto[5] dello stesso anno la squadra combinata[5] si impossessò del porto e dell'arsenale di Tolone,[5] catturando parte delle navi francesi presenti in rada. I rapporti tra i due alleati non furono mai dei migliori,[6] e si ebbero anche manovre minacciose da parte della navi spagnole. Nel mese dicembre le truppe dell'esercito francese riconquistarono le posizioni dominanti attorno alla città, rendendo impossibile la permanenza delle truppe e della formazione navale alleata a Tolone.[7] A partire dal 14[7] dello stesso mese gli inglesi iniziarono le operazioni di evacuazione, cui presero parte le sue navi imbarcando molti cittadini francesi di fede monarchica[8] che cercavano di fuggire all'inevitabile rappresaglia repubblicana.[9]

Nel 1794 fece parte della scorta al vascello San Joaquín, al comando di don José de Ezquerra y Guirior, che salpò per Livorno dove imbarcò il Duca di Parma che doveva sposare la principessa Maria Luisa.[10] Il 14 febbraio 1795 partecipò alla difesa della città di Rosas, catturando in combattimento la fregata francese Iphigénie.[3] Nel 1798, alzando l’insegna del tenente generale Domingo de Nava, contribuì alla difesa di Cadice contro l’attacco portato dai britannici e poi si portò a Brest[11] dove rimase fino alla firma della pace di Amiens.[12] Ritornato in Patria nel corso del 1802, l’anno successivo trasportò[13] a Livorno il nuovo Re d’Etruria, ritornando poi a Cartagena.

La guerra contro l'Inghilterra[modifica | modifica wikitesto]

La dichiarazione di guerra contro l'Inghilterra, avvenuta il 2 dicembre 1804, colse il vascello in forza alla squadra di Cartagena,[14] forte di 8 vascelli di linea[15], e di due fregate. Il 2 marzo 1805 venne emesso il piano operativo per le forze navali franco-spagnole. Il 29 marzo dello stesso anno il brigadiere generale José Justo Salcedo y Arauco alzò la sua insegna sul vascello Reina María Luisa.[16] al comando del brigadiere Don Isidoro García del Postigo. Nel mese di maggio, su ordine di Manuel Godoy principe de la Paz, Salcedo salpò da Cartagena il 6 giugno, con l'intenzione di portarsi a Cadice con la sua squadra per riunirsi alla flotta combinata. Diverse avarie alle navi, e la mancanza di addestramento degli equipaggi lo indussero a ritornare a Cartagena, dove diede l'ancora l'11 giugno. Su insistenza di Godoy e di Gravina, egli salpò nuovamente il 7 luglio, ma resosi conto dell'impossibilità delle sue navi a sostenere un combattimento, decise di ritornare in porto, dove venne successivamente bloccato da una squadra inglese agli ordini di Sir Richard Hussey Bickerton.

Dopo il ritorno della flotta combinata a Cadice, nell'ottobre del 1805 fu elaborato un nuovo piano strategico, che riservava alla squadra di Cartagena un funzione secondaria. Gli ordini di Godoy per Salcedo, recapitati per via gerarchica, arrivarono a Gravina da Aranjuez il 10 ottobre,[17] e furono consegnati a Salcedo il 15 ottobre. Gravina non mandò alcun ordine diretto a Salcedo dopo il consiglio di guerra tenutosi sulla nave ammiraglia della flotta combinata, il vascello francese da 80 cannoni Bucentaure, durante il quale si prese la decisione di salpare per portarsi in Mediterraneo.[18] Il 21 dello stesso mese avvenne la battaglia di Trafalgar, che vide la sconfitta della flotta franco-spagnola. Il 10 novembre Salcedo fu promosso al grado di tenente generale, ed in quello stesso mese effettuò con le sue navi alcune crociere di protezione al traffico commerciale, contro i corsari del nordafrica. Il 18 marzo 1809 il vascello cambiò il nome in Fernando VII.

Nel 1810, al comando del brigadiere generale Manuel de Posadas,[19] navigò accanto al vascello San Carlos ed a un'altra nave inglese da Gibilterra a Mahón, ma durante il viaggio si aprì nello scafo una via d’acqua che non poté essere riparata, ed al suo arrivo l'unità fu posta in disarmo.[19] Nel 1815 l’unità risultava in cattive condizioni generali, ma le fu ordinato di recarsi da Mahón a Cartagena per sottoporsi ad un indifferibile carenaggio. Al comando del capitano di fregata Vicente de Lama y Montes l’unità salpò con un piccolo equipaggio composto da 2 ufficiali, un pilota, 40 tra marinai e maestranze, e 60 uomini del Reggimento di Napoli. Tale equipaggio fu integrato da un ufficiale, due midshipmen e 60 marinai assegnati dalla fregata americana United States, il cui capitano John Shaw, dovendo fare lo stesso viaggio,[19] si era offerto di prestare assistenza.[20] Effettuate alcune piccole riparazioni il Reina María Luisa e la United States salparono il 4 dicembre 1815, con tempo bello, insieme alla corvetta americana Ontario e alla nave inglese Boyne. L’United States e il Fernando VII si separarono dalle altre due navi durante il passaggio a sud dell'isola di Cabrera, navigando con il tempo bello fino al 6 dicembre quando incontrarono una forte tempesta.[21]

Nonostante gli sforzi compiuti dall'equipaggio, che gettarono in mare 13 cannoni e la quarta ancora per ridurre il peso, si aprirono nuove vie d’acqua nella carena e si registrarono danni all’albero maestro e avarie alle pompe di sentina.[22] Il vascello naufragò il 10 dicembre al largo della costa africana, nell'insenatura di Bujía, ma tutti i membri dell’equipaggio riuscirono a mettersi in salvo.[23] I membri spagnoli vennero trattenuti dal Bey di Algeri fino a quando non fu rilasciato un brigantino algerino che era stato sequestrato in acque territoriali spagnole, il che ebbe luogo nel maggio 1816.[24] Il consiglio di guerra per la perdita della nave si tenne il 21 giugno dello stesso anno, ed il comandante de Lama y Montes fu assolto da ogni capo di imputazione.[24]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ https://www.todoababor.es/listado/navio-reinamarialuisa.htm Navío Reina María Luisa
  2. ^ A quel tempo il calibro dei cannoni era indicato in funzione del peso dei proiettili in libbre.
  3. ^ a b Duro 1902, p. 31.
  4. ^ a b Donolo 2012, p. 48.
  5. ^ a b c Donolo 2012, p. 49.
  6. ^ Clarke, Jones, Jones 1799, p. 193.
  7. ^ a b Donolo 2012, p. 52.
  8. ^ Tra di essi vi era anche il contrammiraglio Saint-Julien de Chabon fedele alla repubblica, e che aveva, invano, cercato di opporsi all'entrata in porto delle forze navali anglo-spagnole con parte delle navi francesi presenti in rada.
  9. ^ Donolo 2012, p. 53.
  10. ^ Duro 1902, p. 47.
  11. ^ Duro 1902, p. 228.
  12. ^ Duro 1902, p. 241.
  13. ^ Duro 1902, p. 248.
  14. ^ Butrón 2004, p. 180.
  15. ^ Sei pronti a salpare e due in allestimento.
  16. ^ La squadra si componeva di otto vascelli: Reina Luisa (nave ammiraglia), San Carlos (112 cannoni, comandante Brigadiere Don Luis Mesía), San Francisco de Paula (74 cannoni, comandante Brigadiere Don Juan José Martínez), San Joaquín (74 cannoni, comandante Capitán de Navío Don Félix O´Neille), San Ramón (64 cannoni, comandante Capitán de Navío Don Pedro Ruiz Mateos), Asia (74 cannoni, comandante Capitán de Navío Don José Calderón), più il San Pablo (74 cannoni, comandante Capitán de Navío Don Juan José Martinez) e il Guerrero (74 cannoni, comandante Capitán de Navío Don José de la Encina)
  17. ^ Romeo 2005, p. 207.
  18. ^ Romeo 2005, p. 208 , gli strateghi della flotta franco-spagnola pensavano che le navi di Salcedo potessero unirsi alla flotta combinata durante il suo passaggio davanti a Cartagena, contrariamente agli ordini emessi da Godoy.
  19. ^ a b c Duro 1867, p. 245.
  20. ^ Duro 1867, pp. 245-246.
  21. ^ Duro 1867, p. 246.
  22. ^ Duro 1867, p. 247.
  23. ^ Duro 1867, pp. 249-250.
  24. ^ a b Duro 1867, p. 250.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (ES) José María de Juan-Garci Aguado, José Romero Fernández de Landa, Un Ingeniero de Marina del Siglo XVII, La Coruña, Universidad de la Coruña, 1998.
  • (ES) Gonzalo Butrón, Agustín Guimerá Ravina e Alberto Ramos Santana, Trafalgar y el mundo Atlántico, Madrid, Marcial Pons, Ediciones de Historia, S.A., 2004, ISBN 84-95379-86-4.
  • Luigi Donolo, Il Mediterraneo nell'Età delle rivoluzioni 1789-1849, Pisa, Pisa University Press, 2012, ISBN 978-88-6741-004-0.
  • (ES) Cesáreo Fernández Duro, Armada Española desde la unión de los reinos de Castilla y de Aragon. Tomo 8, Madrid, Establecimiento tipográfico de Estrada, Díaz y López, 1902.
  • (EN) William James, The naval history of Great Britain, from the declaration of war by France in 1793, to the accession of George IV : A new ed., with additions and notes, bringing the work down to 1827. Volume 3., London, McMillan and Co., 1902.
  • (ES) Eduardo Lon Romeo, Trafalgar (Papeles de la Campaña de 1805), Zaragoza, Institución Fernando el Católic (CSIC). Excma. Diputación de Zaragoza, 2005.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]