Real Albergo dei Poveri

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Albergo dei Poveri
Real Albergo dei Poveri (parte della facciata)
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàNapoli
IndirizzoPiazza Carlo III
Coordinate40°51′48.47″N 14°15′55.66″E / 40.863465°N 14.26546°E40.863465; 14.26546
Informazioni generali
Condizioniin restauro
Stilebarocco napoletano
Usodidattico
Piani5
Realizzazione
ArchitettoFerdinando Fuga
ProprietarioComune di Napoli
CommittenteCarlo III di Spagna

«Albergo dei Poveri, primo edificio. È molto più impressionante di quella bomboniera, tanto vantata, che si chiama a RomaPorta del Popolo”»

Il Real Albergo dei Poveri o Palazzo Fuga o, nell'uso popolare, Reclusorio o Serraglio, è il maggiore palazzo monumentale di Napoli ed una delle più grandi costruzioni settecentesche d'Europa.[2]

Cenni storici

Nel 1749 Ferdinando Fuga[3] fu chiamato a Napoli, nell'ambito del programma di rinnovamento edilizio del nuovo re Carlo III di Borbone, con l'incarico di progettare il gigantesco Albergo dei Poveri rivolto ad accogliere le masse di poveri del Regno. L'opera si inserisce in un contesto storico non lontano dalle finalità per le quali fu creato. Nella prima metà del XVIII secolo, infatti, Napoli fu caratterizzata dalla coraggiosa opera di rinnovamento del ministro Bernardo Tanucci, con i decreti sull'abolizione del feudalesimo e dei privilegi ecclesiastici, e dei primi vagiti dell'illuminismo napoletano, tra i quali si annoverano Antonio Genovesi e Ferdinando Galiani.

Albergo dei Poveri: veduta aerea

L'opera rimase incompiuta per cui la sua attuale mole (oltre 100.000 metri quadri di superficie utile) rappresenta solo un quinto del progetto originale[4]. Tra le cause della sospensione, oltre all'ingente cifra necessaria al completamento, occorre risalire alla rivoluzione del 1799 quando Ferdinando IV impresse una svolta in senso pragmatico rispetto a quella prettamente assistenziale decisa dal suo avo Carlo III; si decise pertanto di adottare un nuovo progetto, elaborato dall'architetto Francesco Maresca, che prevedeva un numero limitato di camerate rispetto a locali più ampi dove allocare le macchine di produzione manifatturiera[4].

Gioacchino Murat in visita all'ospedale

Uno degli scopi di questa istituzione caritatevole fu di garantire i bisogni di sicurezza urbana, legato allo sviluppo della prima industrializzazione, che a Napoli aveva conosciuto uno sviluppo eccezionale, riprendendo le teorie della “città modello rinascimentale” sulla rieducazione dei detenuti e sul valore terapeutico del lavoro[4]. Un altro scopo fu di assicurare agli orfani della Santa Casa dell'Annunziata, accolti a partire dal 1802, i mezzi di sussistenza e l'insegnamento di un mestiere che li avrebbero potuti rendere autonomi nella vita quotidiana[4]. Nonostante i buoni propositi, l'Albergo dei Poveri, tuttavia, divenne un vero e proprio carcere, essendo etichettato come “serraglio”, cioè di un luogo dal quale non sarebbe stato più possibile uscire. Nel 1838, nelle sale dell'Albergo trovò posto la Scuola di Musica che fornì per vari anni suonatori provetti alle compagnie militari e dove si avvicendarono insegnanti celebri, tra i quali Raffaele Caravaglios, ed importanti amministratori, tra cui Rodrigo Nolli. Sorse anche una scuola per sordomuti, senza mai perdere la sua primitiva impronta assistenziale. Nel corso degli anni si avvicendarono nei suoi locali un Centro di Rieducazione per Minorenni, un Tribunale competente a giudicare le cause riguardanti i minori di diciotto anni, un cinema, delle officine meccaniche, una palestra, un distaccamento dei Vigili del fuoco e l'Archivio di Stato civile.

Nel 1938 ospitò alcuni rappresentanti del Congresso internazionale di criminologia[5].

Importanti crolli dell'ala su via Tanucci furono registrati nel 1929, un terremoto del 23 novembre 1943 provocò il distacco di alcuni solai dai muri laterali. Nel crollo a seguito del terremoto del 1980 persero la vita alcune anziane donne e due persone che le assistevano. La proprietà dell'edificio, quindi, passò al Comune, che avviò il restauro nel 1999.

Istituto di Rieducazione per Minorenni

Nel 1937 sotto l'impulso del Prefetto Marziali, fu operato un radicale rinnovamento venendo incontro alle necessità segnalate dal ministro di Grazia e Giustizia Arrigo Solmi e dal Direttore Generale delle Carceri Giovanni Novelli per la realizzazione di un istituto di tutela, assistenza e protezione dei minorenni soggetti a misure di sicurezza. Questi piccoli ospiti, sottoposti ad osservazione, selezioni e curati in relazione alle condizioni ambientali ed economiche in cui erano nati e cresciuti, ed alle cause fisiologiche e sociali che ne avevano determinato la devianza, erano avviati al laboratorio d'istruzione ed alla classe professionale dove ricevevano una preparazione tale da essere poi assunti come operai specializzati nelle aziende pubbliche o private.

Il Tribunale per i Minorenni ed il centro di rieducazione occupavano tutta l'ala occidentale del palazzo. I locali all'epoca utilizzati comprendevano il salone di udienza preliminare con annesso ufficio del Presidente di Tribunale, l'ufficio del Procuratore del Regno, le sale per gli avvocati, la camera di consiglio, la camera dei testimoni e vari uffici annessi. Il resto del palazzo era adibito a centro di osservazione che comprendeva una vasta sala di ricezione, l'infermeria per le visite mediche, una sala per le esposizioni, un refettorio con annessa cucina, ampie camerate di pernottamento, due palestre, due giardini, un'officina, un laboratorio artigianale, una cappella per le funzioni religiose, una scuola elementare, una scuola di psicotecnica e, infine, la Direzione Didattica.

Architettura

La facciata del palazzo, fine '800

Il progetto prevedeva l'edificazione di una struttura capace di accogliere e rieducare secondo lo spirito della Prammatica di fondazione circa ottomila tra poveri mendicanti, vagabondi e oziosi di tutto il Regno che, seppure abili al lavoro, non avevano dimora e occupazione stabile. Qui gli ospiti erano divisi in quattro categorie: uomini, donne, ragazzi e ragazze. Ogni categoria era relegata in settori separati senza possibilità di contatto, eccetto gli orari di lavoro, si decise in tal modo di evitare la promiscuità che si era verificata nell'ospizio di San Gennario extra-moenia, più piccolo ma con le medesime finalità dell'Albergo[4]. Il progetto originario prevedeva un complesso edilizio molto più grande di quello attuale. Doveva estendersi su una vasta superficie con un prospetto di 600 metri di lunghezza e una larghezza di 135 metri e comprendere cinque grossi cortili in linea, uno dei quali, quello centrale, dotato di una cappella con pianta radiale a sei bracci.

Esterno

Il Real Albergo de' Poveri nella sua veste attuale si estende su di una superficie di 103.000 metri quadri ed ha una facciata lunga 400 metri[2] - circa un centinaio di metri in più rispetto al prospetto della Reggia di Caserta - intervallata da un doppio ordine di lesene, caratterizzata inoltre da cinque ordini di finestre e tre marcapiani con timpano centrale: monumentale è la scalinata a doppia rampa che segna l’ingresso principale alla struttura. Sul fronte d'ingresso è scolpita in epigrafe la dedica dettata da Alessio Simmaco Mazzocchi (1684-1771) noto umanista ed epigrafista:

«REGIVM TOTIVS REGNI PAVPERVM HOSPICIVM»

Interni

L'ingresso (interno)

L'interno è articolato attorno a tre cortili. Il cortile centrale è occupato dal corpo a croce di Sant'Andrea costituito da un solo piano che sarebbe dovuto essere la base della grande chiesa a pianta radiale con navata centrale e quattro bracci (navate laterali) che collegano detto cortile ai corpi laterali.

I cortili laterali, erano adibiti a giardini, con aiuole per la parte centrale, mentre perimetralmente per uno larghezza di circa dieci/otto metri costituivano spazi ricreativi con campetti di calcio, palla a volo, ecc. Il cortile dell'ala prospiciente via Bernardo Tanucci, allo stato attuale è utilizzato come parcheggio.

L'edificio è, inoltre, dotato di ben 430 stanze di differenti dimensioni a seconda della posizione: le più grandi, che occupano i volumi delle ali laterali, misurano su tutti i livelli 40 metri di lunghezza, sono larghe ed alte 8 metri.[6]

Prospettive sull'Albergo dei Poveri

L'ingresso (esterno)

Sulla struttura attualmente gravano una serie di vincoli giuridici che ne condizionano la destinazione d'uso, afferenti a quattro sub categorie.[7]

Vincolo di destinazione socio-assistenziale

Tale vincolo affonda le proprie radici nella Legge Regionale 1980 n. 65 con la quale si obbliga ad assicurare la continuazione delle attività istituzionali per le quali l'Albergo è stato costruito. Ad oggi, la struttura ospita la sede cittadina dell'associazione Kodokan, collocata nel quadro del progetto "La città dei giovani" e di numerose altre associazioni. Inoltre, è regolarmente utilizzato come sede per alcuni spettacoli del Napoli Teatro Festival Italia.

Vincolo di destinazione storico-artistico

Essendo vincolato come bene immobile al D.lgs 1999 n. 490, l'Albergo è soggetto ad una serie tutele quali il divieto di effettuare restauri che ne pregiudichino l'aspetto sostanziale, la conservazione e l'integrità strutturale. Per tali ragioni sono state avanzate diverse ipotesi per il suo recupero quali, ad es., l'istituzione di un Museo dell'artigianato e dell'antiquariato per esporre e promuovere l'economia locale e di una Città della Musica per valorizzare la tradizione canora partenopea.

Recentemente il Comune di Napoli ha avanzato un'ipotesi in un Masterplan, che cerca di soddisfare tutti i vincoli è la “Città dei giovani” che prevede spazi didattici e ricreativi per la popolazione minorile del quartiere[8].

Il restauro dell'edificio è stato affidato, giusta gara europea, dal Comune di Napoli, proprietario, ad un gruppo internazionale di professionisti guidati dallo strutturista romano Giorgio Croci e dall'architetto specialista francese Didier Repellin. Fra i membri del gruppo architetti di livello europeo del calibro di Paolo Rocchi, Pascal Prunet, Francesca Brancaccio, Nicolas Detry. Fra i consulenti i professori Elio Giangreco e Giovanni Carbonara. I progetti e i lavori in corso, in ossequio ai principi del restauro critico, mirano al recupero filologico delle parti perdute o danneggiate che sono individuabili ed alla proposta di nuovo materiale e nuove tecnologie laddove la conoscenza non è più recuperabile, in nome dei principi di eco-compatibilità e sostenibilità. L'attuale copertura ad esempio, è sostituita da una copertura in vetro con elementi di captazione dell'energia solare, i materiali originari come tufo, mattoni, calce sono reimpiegati, si restaurano gli antichi infissi in legno, si recuperano le acque piovane attraverso un sistema di cisterne.

Note

  1. ^ Stendhal (1817) Rome, Naples, Florence, Delaunay, Parigi
  2. ^ a b D. Mazzoleni, I palazzi di Napoli, Arsenale Editrice (2007) ISBN 88-7743-269-1.
  3. ^ Dopo la sua scomparsa nel 1782, i lavori furono proseguiti da Mario Gioffredo e da Carlo Vanvitelli
  4. ^ a b c d e D'Arbitrio N., Ziviello L., (1999) Il Reale Albergo dei Poveri di Napoli. Un edifizio per le arti della città, Napoli, Edizioni Savarese, p. 13, 21, 27, 47, 53, ISBN non esistente
  5. ^ 8 ottobre. La gita a Napoli, “Rassegna di diritto penitenziario”, 1938, 6, p. 1267.
  6. ^ Real Albergo dei Poveri (Palazzo Fuga), su danpiz.net. URL consultato il 24 luglio 2009.
  7. ^ Speciale sull'Albergo dei Poveri, “Volinforma:rivista bimestrale di cultura ed informazione per Napoli Città Sociale, Comune di Napoli. Assessorato agli Affari Sociali, 13, 2004, pp. 9-14, p. 14
  8. ^ La città dei giovani nel Real Albergo dei poveri, su comune.napoli.it. URL consultato il 24 luglio 2009.

Bibliografia

  • Andrea Guerra, L'albergo dei poveri di Napoli, in AA.VV., Il trionfo della miseria: gli alberghi dei Poveri di Genova, Palermo e Napoli, Electa, Milano, 1995, pp. 153-223.
  • Centro ricerche e studi sui problemi del lavoro, economia e sviluppo, Studio di fattibilità delle destinazioni d'uso del Real Albergo dei Poveri, Napoli, Cles., 1995
  • Commissione per lo studio di riordinamento del Reale Albergo, Disegno di riforma del R. Albergo dei Poveri: edilizia, igiene, educazione al lavoro, Napoli, E. Pietrocola, 1905.
  • Francesco Lucarelli, La vita e la morte, dal Real Albergo dei Poveri al Cimitero della 366 Fosse, Edizioni Del Grifo, Lecce.
  • Gino Chierici, (1931) L’Albergo dei Poveri di Napoli, in «Bollettino d’arte», XXV, serie III, 1, Ministero dell’Educazione Nazionale, 1999, pp. 439-45.
  • Giovanni Filioli, Del Reale Albergo de’ Poveri in Napoli, in «Annali Civili del Regno delle Due Sicilie», 7, fascicolo XIV, marzo-aprile 1835, pp. III-XXXVI.
  • Giulio Pane, Ferdinando Fuga e l’Albergo dei Poveri, in «Napoli Nobilissima», V, fascicolo I, 1966, pp. 72-84.
  • Giuseppe Moricola, L’industria della carità: l’Albergo dei Poveri nell’economia e nella società napoletana tra ’700 e ‘800, Edizione Liguori, Napoli, 1994.
  • Maurizio Montone, Pauperismo e Stato. Il real albergo dei poveri. Vita dell'opera (Napoli, 1751-1951), La scuola di Pitagora Editrice, Napoli, 2010.
  • Paolo Giordano, Ferdinando Fuga a Napoli. L'Albergo dei Poveri, il Cimitero delle 366 fosse, i Granili, Edizioni del Grifo, Lecce, 1997.
  • Paolo Greco, Il Centro di Rieducazione di Napoli nell'Albergo dei Poveri, “Rassegna di diritto penitenziario”, 6, 1938, pp. 1180-1183.
  • Roberto Pane, Ferdinando Fuga, Napoli, Edizioni scientifiche italiane, 1956.
  • ”Il Mattino”, 22 ottobre 2011, A Palazzo Fuga una biblioteca con 300 mila libri.
  • ”Il Mattino”, 8 luglio 2011, Dal degrado a sede universitaria, così riparte l'Albergo dei poveri.
  • ”Il Mattino”, 8 marzo 2009, L'albergo dei poveri dove il tempo non scorre.
  • Nicoletta D'Arbitrio Luigi Ziviello,Il reale Albergo dei Poveri di Napoli - Carteggi 1752 1896 EDISA 2001
  • Nicoletta D'Arbitrio Luigi Ziviello, Il Reale Albergo dei Poveri di Napoli, Un edificio per le arti della città, EDISA 1999 (Ministero dei Beni Culturali)

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