Pizzo Tambò

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Pizzo Tambò
Il Pizzo Tambò visto da nord-est
StatiBandiera dell'Italia Italia
Bandiera della Svizzera Svizzera
Regione  Lombardia
  Grigioni
Provincia  Sondrio
Altezza3 279 m s.l.m.
Prominenza1 166 m
Isolamento16,85 km
CatenaAlpi
Coordinate46°29′49.06″N 9°16′59.1″E / 46.496962°N 9.283082°E46.496962; 9.283082
Data prima ascensioneluglio 1859
Autore/i prima ascensioneJohann Jacob Weilenmann
Mappa di localizzazione
Mappa di localizzazione: Italia
Pizzo Tambò
Pizzo Tambò
Mappa di localizzazione: Alpi
Pizzo Tambò
Dati SOIUSA
Grande ParteAlpi Occidentali
Grande SettoreAlpi Nord-occidentali
SezioneAlpi Lepontine
SottosezioneAlpi dell'Adula
SupergruppoCatena Mesolcina
GruppoGruppo Tambò-Pian Guarnei
SottogruppoGruppo Tambò-Curciusa
CodiceI/B-10.III-D.9.a

Il Pizzo Tambò (scritto anche Pizzo Tambo) è una montagna delle Alpi alta 3.279 m s.l.m. È la più alta della catena Mesolcina che, staccandosi dalle Prealpi Luganesi verso Nord, ha termine in corrispondenza del Passo dello Spluga, determinando il confine tra l'Italia e la Svizzera (Canton Grigioni).

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

La sua mole rocciosa è formata prevalentemente da rocce metamorfiche con stratificazione verticale (gneiss, micascisti, filladi) di solidità digradante dalla base verso la vetta, poco sotto la quale si trova anche una piccola porzione di dolomia.

Il Pizzo Tambo visto da Madesimo nella Valle Spluga

È formata essenzialmente da tre versanti: il versante nord, svizzero, che scende sulla Tamboalp in territorio di Splügen, presentando una piccola vedretta ormai in quasi completo disfacimento (Tambogletscher) ed un lago che ne raccoglie la fusione; il versante occidentale, ancora svizzero, tanto scosceso quanto sovente sfasciumato e del tutto deglacializzato, del quale fa parte anche la incassata parete sud-ovest che cela alla sua base la minuscola "Vedretta del Tambò"; il versante orientale, italiano, che digrada piuttosto interrotto ma senza vere e proprie pareti sul Passo dello Spluga e sul bacino di Montespluga, presentando la più cospicua Vedretta della Spianata. Verso sud la vetta digrada trasformandosi in una cresta ricca di vette secondarie (Pizzo Zoccone[1], la più rilevante) e andando a congiungersi alla struttura rocciosa del Gruppo del Ferré.

È sostanzialmente impossibile stabilire quando avvenne la prima "vera" ascensione alla vetta del Tambò: la relativa facilità di salita del versante orientale può far senza dubbio supporre l'arrivo sulla sommità di altri prima del conquistatore "ufficiale", Johann Jacob Weilenmann con guida, nel luglio del 1859, proprio da quel versante.

Ascensione alla vetta[modifica | modifica wikitesto]

Panorama dal Piz Tambò

Essendo una delle più alte montagne della regione e dunque offrendo un panorama eccezionale, essa è assai frequentata alpinisticamente, sia d'estate sia d'inverno; la via "normale" di salita, con condizioni atmosferiche stabili, impone qualche cautela solo sulla breve cresta finale di roccioni e sfasciumi che adduce alla vetta. L'inizio di tale via è posto a pochi metri dalla dogana italiana del Passo dello Spluga (un segnale indica l'inizio del sentiero) e percorre interamente il crestone orientale, transitando a lato della tozza sommità del pizzo Tamborello (o Lattenhorn); l'intera via è sprovvista di bolli o segnavia: sono presenti soltanto omini di pietra. È possibile salire anche dal versante svizzero (nord), in questo caso la via si congiunge a quella italiana appena sotto la citata cima del Tamborello.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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